Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: oceanidilacrime    07/07/2013    0 recensioni
Faith.
Un nome, mille pazzie, mille risate, mille avventure.
Conor.
Un nome, mille misteri, mille intrighi, mille curiosità.
Questa storia parla di questi due ragazzi, che, dopo tredici anni, si rincontrano.. e questa volta, non li lasciano mai piu.
Amicizie, amori, problemi, sorrisi: ecco di cosa parla questa storia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Vagare di nuovo per quella piccola casetta, esplorare quel giardino sempre vivo e colorato, alzare lo sguardo verso quel cielo apparentemente più infinito e limpido, avvertire il profumo della legna bruciata la sera prima, vedere piccole memorie qua e là della mia spensierata infanzia, sentire l’aroma dei miei fiori preferiti, ricordasi la forma e la grandezza di tutte le nuvole accanto al tetto delle case dei miei vicini... tutte sensazioni che avevo provato tornando nella mia vera e unica casa
: quella della mia povera nonnina, con cui avevo vissuto i miei primi cinque anni di vita più belli del mondo.
In seguito mi ero trasferita in città a causa del lavoro di mio papà, lasciando per sempre tutto quello a cui tenevo di più.
E adesso, dopo tredici anni, ero finalmente tornata: per poter passare gli ultimi momenti felici con mia nonna.
Il cancro era una brutta malattia, ma solo adesso capivo quanto dolorosa fosse.
Sapevo che qualsiasi cosa facessi non c’era via di scampo, un giorno, ormai non troppo lontano, avrei dovuto salutare una delle persone più importanti della mia vita.
Ricordavo ancora le sue squisite fritelle al cioccolato che ogni giorno, dopo aver giocato fino allo sfinimento con i miei piccoli amici, mangiavo fino a scoppiare.
Ricordavo i pomeriggi persi a spazzolarmi i lunghi capelli lisci che si aggrovigliavano sempre correndo come una matta sugli alberi o sui prati.
Ricordavo l’odore delle lenzuola del mio letto appena lavate: sapevano di lavanda, come il profumo che ogni mattina si spruzzava sul collo.
Ricordavo la sua candida voce quando mi raccontava le fiabe.
E ricordavo anche quando mi faceva indossare i suoi bellissimi abiti da principessa, i suoi stupendi gioielli che brillavano sempre alla luce del sole.
Era come una mamma per me, quella figura materna di cui il destino aveva voluto privarmi appena nata.
Aurora si chiamava, il mio angelo: la mia mamma.
Ogni sera, dal piccolo terrazzo di camera mia, la nonna ammirava una stella e mi diceva che quella era la mia bellissima mamma che si mostrava durante la notte per guardarmi domire e non farmi sentire mai sola durane il buio.
La sua dolcezza era infinita, proprio come il suo sorriso.
Ogni volta che le sue labbra tendevano ad un sorriso, una minuscola fossetta le compariva  sulla sua guancia rosea: esattamente come a me.
Questo era il ricordo della mia splendida nonna, che mai mi avrebbe abbandonato.
Adesso le cose erano un po’ cambiate: non cucinava più le sue deliziose frittelle, non passava più il pomeriggio ad annaffiare i suoi fiori colorati, non indossava neanche più i suoi stupendi vestiti.
Adesso era anziana, preferiva stare a riposare tutto il giorno sul terrazzo, coricata su una piccola sdraio, ammirando il suo piccolo paesino che non aveva mai lasciato.
Appena mi vide dopo così tanto tempo, così cambiata, così cresciuta, i suoi occhi tornarono a brillare come un tempo.
-Faith-
Il mio nome fu la prima parola che pronunciò.
Si alzò piano piano dalla sdraio in cui era distesa.
Le sorrisi e corsi ad abbracciarla.
Adesso non ero più una bambina, dovevo anche stringerla attorno a me con più cura.
Era fragile adesso, dovevo prendermi cura di lei.
Il suo volto era così felice, come se il suo ultimo desiderio prima di morire si fosse avverato.
La aiutai ad andare verso la cucina, per poter parlare con lei con più tranquillità, magari accanto ad una scodella di gelato al caffè: il mio preferito.
Eravamo nel mese di Giugno ormai, si moriva dal caldo.
La mia nonna era ancora come me la ricordavo: solare, premurosa, gentile, dolce.
-Faith come sei cambiata- continuava a ripetere.
-Sei diventata una donna ormai-
-Assomigli sempre di più alla tua meravigliosa mamma-
Mi riempì di complimenti insomma.
-Dovresti fare un giro per il paese, sono cambiate tante cose da quando te ne sei andata...e potresti suonare ai campanelli dei tuoi vecchi amici-
-Vuoi venire con me?-
-No no, preferisco restare qui adesso-
-Uhmm...sicura?-
-Sicura tesoro-
-Allora torno tra tre ore: per l’ora di cena-
-Va bene Faith-
Le diedi un dolce bacio sulla fronte e andai in camera mia.
Il viaggio era stato davvero lungo, prima di uscire avevo assolutamente bisogno di una doccia fredda.
E così mi lavai, mi asciugai i capelli, mi preparai e subito dopo uscii di casa.
Passai accanto ad alcune casette che non avevo mai dimenticato: quella di Charlotte per esempio, la mia migliore amica d’avventura.
Se tredici anni prima qualcuno in paese aveva qualche problema la colpa era solo di due bambine: noi.
Poi c’era Mattew: il bimbo più tranquillo e dolce a questo mondo, a cui venivano riservati gli scherzi più belli.
Jacob e Rebecca: i due gemelli più dispettosi, ma anche i più spiritosi e pazzi, senza di loro era impossibile divertirsi davvero.
Trisha e la sua sorellastra Katie: non si sa perché, ma litigavano sempre.
Alla fine spettava sempre a noi altri bambini farle riappacificare.
E poi c’era lui..l’ultimo ma non meno importante: Conor.
Il mio migliore amico, il bambino dagli occhi magici come diceva mia nonna: color ghiaccio.
Era stato il mio primo piccolo amore.
Quando ero dovuta partire non lo avevo nemmeno salutato, ma lui mi aveva lasciato una letterina.
Era stato dolce, come sempre.
Mi era mancato quando mi ero trasferita in città, a volte qualche lacrima era caduta dai miei occhioni da bambina al suo ricordo.
Ma con il tempo riuscii a dimenticarlo, più o meno.
-LEVATI DI MEZZOOOOOOOOOOOO-
Mi girai dall’altro lato della stradina che portava al centro della piazza del paese.
Non feci in tempo neanche a muovermi che uno strano ragazzo mi investì con i suoi pattini a rotelle.
Mi cadde addosso.
-Ahia..-
-Oddio, scusami, non volevo! Ti sei fatta male? Cazzo che stupido, devo stare più attento, devo andare più lento quando sono qui in piazza, stai male? Hai bisogno di andare all’ospedale? Sei ferita?-
-Tranquillo, sto bene-
Non smetteva di scusarsi.
Sembrava non avesse freno con quella lingua.
-HO DETTO CHE STO BENE!- alzai il tono della voce.
Si fermò finalmente.
-Sicura?- sorrise.
-SI, SICURISSIMA-
-Ok, ok.. ma non ti scaldare tanto! Come ti chiami?- mi aiutò ad alzarmi.
-Faith-
Aggrottò le folte sopracciglia, come per pensare o ricordare qualcosa di lontano e familiare.
-QUELLA FAITH?- urlò.
-Ehmm...sì-
In quel momento il suo sorriso occuppò la maggior porzione del suo viso.
-É TORNATA FAITH RAGAZZI! É TORNATA FAITH-
Mi faceva piacere vedere quel ragazzo contento...ma io non ricordavo assolutamente chi fosse.
Stavo immobile affianco a lui, sentendomi leggermente in imbarazzo.
Vedi arrivare, dal lato opposto della piazza, da un piccolo bar, circa una decina di ragazzi e ragazze.
Mi fissarono tutti.
E odio essere fissata, decisamente.
-Sono così cambiata? Non sono un alieno eh-
Alla pronuncia di quella frase iniziarono tutti a bisbigliare qualcosa tra di loro.
-Sicuri che sia lei?-
-Faith non aveva i capelli lisci?-
-Mi sembra troppo tranquilla per essere lei-
-Ma no, non é lei!-
-La riconoscerei tra mille se fosse lei...-
Un ragazzo si fece avanti, tutti lo guardarono.
Era abbastanza alto, magro, con i capelli misti tra cera e oro, qualche brigola qua e là sul viso da adolescente...
...ma la prima cosa che notai, senza incertezze o dubbi, furono i suoi occhi...
QUEGLI OCCHI. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: oceanidilacrime