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Autore: AlwaysAttract    07/07/2013    9 recensioni
Il ragazzo è così tremendamente vicino, Harry sbircia attentamente i movimenti delle sue braccia forti, le mani piccole e i capelli castani sulla fronte. Poi succede ed Harry ne rimane estasiato.
I suoi occhi sono celesti, più che celesti, sono esattamente dello stesso colore del mare alle prime luci del mattino e non può fare altro che trovarli bellissimi e mozzafiato.
Si allunga un altro po’, nel tentativo di osservare meglio quel ragazzo che gli fa battere forte il cuore, e, purtroppo, fa lo sbaglio di appoggiare una mano sulla parte muschiosa dello scoglio, che lo fa scivolare e agitare leggermente nell’acqua tiepida di agosto.
Resta immobile quando incontra, per la prima volta, lo sguardo del ragazzo e sgrana gli occhi appena nota il suo volto trasformarsi in un’espressione stupita e agitata.
«Liam, Zayn!» lo sente gridare mentre si mette in piedi su quelle che gli umani chiamano gambe, «eccolo!».

Mermen (Hunter!AU), Circus!AU, Louis/Harry, 3543 parole
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oneshot partecipante all’iniziativa AU!Larry/Ziam Fest del gruppo Facebook “Wanki!Fic

«Harry, è pericoloso, ti stai spingendo troppo oltre» gli ripete per l’ennesima volta Niall mentre raggiungono la riva, costeggiando gli scogli del golfo. Il tritone più piccolo non lo ascolta, continua a nuotare e a nascondersi dietro gli scogli più grossi tenendo sempre gli occhi puntati sulla spiaggia, dove tre umani in abiti scuri parlottano tra di loro. Harry riconosce subito l’umano a cui ha salvato la vita la settimana prima. Lo aveva visto scivolare dagli scogli e cadere in acqua e non aveva esitato prima di raggiungerlo, per controllare se stesse bene. Riuscì a notare sin da subito l’alone rosso sangue attorno al corpo svenuto del ragazzo e, preoccupato che gli squali si avvicinassero, aveva avvolto le braccia attorno al suo busto e lo aveva portato velocemente sulla riva deserta. Non aveva fatto altro che pensare a quanto fosse bello quell’umano mentre cercava di tamponare con le mani la ferita sulla spalla destra. Avrebbe voluto vedere i suoi occhi ma non ne aveva avuto il tempo perché le voci di altri due ragazzi lo avevano costretto a ritornare in acqua.
Questa volta Harry è determinato, vuole vedere i suoi occhi per poterli sognare la notte ed innamorarsene.
Sa che è sbagliato e pericoloso ma non può fermarsi proprio adesso, è riuscito ad arrivare quasi vicino alla  spiaggia e tornare indietro adesso sarebbe un’assurdità.
«Harry!»
Niall lo prende per un braccio e lo costringe a voltarsi: ha un cipiglio nervoso ed arrabbiato sul volto ed Harry si scosta immediatamente.
«Non torno indietro»sussurra appoggiando la schiena agli scogli e dando le spalle agli umani «e tu non sei obbligato a venire, puoi restare qui».
«È proprio quello che farò» dice con ovvietà Niall «non sono mica stupido come te, non voglio rischiare la mia vita per uno stupido umano».
Harry non risponde, annuisce soltanto e si volta per sbirciare cosa  stanno facendo gli umani sulla spiaggia. Due di loro stanno armeggiando con delle assi e una tela verde, Harry non capisce cosa sia, mentre il ragazzo con i capelli castani e una benda attorno alla spalla sta ammucchiando dei rametti e dei sassi.
Il sole sta quasi tramontando e non c’è molta luce, Harry è sicuro di farcela senza essere scoperto. Gli basterà guardare quegli occhi e riconoscerne il colore, poi scapperà via.
Cauto, muove la coda lunga e squamosa lentamente per non far troppo rumore e allunga le braccia per afferrare l’ultimo scoglio che divide il mare dalla spiaggia. Si nasconde sedendosi sulla base rocciosa e a tratti muschiosa e si rannicchia dietro lo scoglio per non essere visto.
Il ragazzo è così tremendamente vicino, Harry sbircia attentamente i movimenti delle sue braccia forti, le mani piccole e i capelli castani sulla fronte. Poi succede ed Harry ne rimane estasiato.
I suoi occhi sono celesti, più che celesti, sono esattamente dello stesso colore del mare alle prime luci del mattino e non può fare altro che trovarli bellissimi e mozzafiato.
Si allunga un altro po’, nel tentativo di  osservare meglio quel ragazzo che gli fa battere forte il cuore, e, purtroppo, fa lo sbaglio di appoggiare una mano sulla parte muschiosa dello scoglio, che lo fa scivolare e agitare leggermente nell’acqua tiepida di agosto.
Resta immobile quando incontra, per la prima volta, lo sguardo del ragazzo e sgrana gli occhi appena nota il suo volto trasformarsi in un’espressione stupita e agitata.
«Liam, Zayn!» lo sente gridare mentre si mette in piedi su quelle che gli umani chiamano gambe, «eccolo!».
Ed è lì che Harry si rende conto di essere in pericolo.
Si agita nelle acque basse e cerca di afferrare la sabbia nel fondale per darsi la giusta spinta verso il mare aperto.
Riesce a percepire la voce di Niall che grida «Harry, Harry!» ed è quasi certo di averla fatta franca prima che una rete gli si avvinghi contro e che qualcosa gli punga un punto della coda.
Stringe forte gli occhi e non capisce cosa sta succedendo, riesce a vedere solamente mille forme diverse e colorate e piano piano gli occhi gli si chiudono. Diventa tutto nero l’attimo dopo e Niall sta ancora urlando il suo nome.
 
Harry si sveglia in un luogo al buio e per un secondo non capisce cosa sta succedendo e come sia finito lì dentro, poi due occhi azzurri appaiono nella sua mente e tutto viene a galla.
Disperato, si agita nelle acque scure, troppo basse per lui, e tasta con le mani alla cieca le pareti di quella che deve essere una grande vasca. Morirà, ne è certo, è stato così stupido
Inizia ad urlare e a piangere quando capisce l’errore che ha fatto e sbatte forte la coda nell’acqua per far rumore. Vuole ritornare nel suo mare, nelle acque azzurre del suo regno e sulla spiaggia della piccola isoletta dove si diverte insieme a Niall e agli atri tritoni e sirene, vuole ritornare da sua sorella e da sua madre, abbracciarle e ripetere che le ama con tutto se stesso.
Smette di urlare e di agitarsi nel momento in cui un forte rumore dall’esterno gli fa accapponare la pelle e si rifugia contro la parte più lontana della vasca.
Deve chiudere forte gli occhi appena la luce lo investe e li riapre solamente quando dei passi incerti si fanno più vicini. Gli occhi bruciano e lacrimano per la troppa luce ma Harry, anche se ha la vista un po’ sfocata, riesce ad intravedere una sagoma che si avvicina.
Sbatte le palpebre più volte nel tentativo di poter guardare meglio e il suo cuore fa un balzo nel petto appena si accorge che la sagoma è quella del ragazzo dagli occhi celesti.
Harry muove la coda velocemente appena il ragazzo si accovaccia pericolosamente vicino al bordo della vasca e si allontana verso l’altro lato scivolando con facilità tra le acque che, sorprendentemente, sono limpide e rispecchiano il colore delle pareti azzurre. 
«Tranquillo, tranquillo» dice il ragazzo alzando le mani verso il petto «non voglio farti del male»continua sporgendosi sul bordo della vasca per immergere le dita.
Harry non gli crede: se lo ha catturato è ovvio che vuole fargli del male.
Rimane fermo contro la parete e guarda il ragazzo: non ha più gli abiti scuri addosso, il suo busto adesso è nudo e anche le sue gambe, ha solamente un pantaloncino e luna benda bianca attorno alla spalla.
«Ti ho portato da magiare, scommetto che hai una fame assurda!» ride il ragazzo puntando con un dito una bacinella, «vengo io o vieni tu?».
Harry sobbalza e scuote la testa, ancora un po’ rintontito dal suono della risata del ragazzo.
«Vengo io, ho capito» dice l’umano scavalcando la parete della vasca con il secchio in mano «comunque il mio nome è Louis. Tu sai dirmi qual è il tuo? Altrimenti sarò costretto a dartene uno io e, ti avviso, non sono per niente bravo con i nomi!».
Harry lo fissa ma, anche questa volta, non dice una parola. Ogni suo passo più vicino è una carica elettrica al cuore di Harry e crede che il suo volto vada a fuoco appena fa scendere lo sguardo sulle gambe dell’umano, Louis -oh, Louis. Sono belle e.. strane. Dev’essere bello avere delle gambe.
«Allora, me lo dici il tuo nome?».
Quando alza gli occhi, Louis è più vicino di quanto dovrebbe essere ed Harry si allontana istintivamente.
«Mi ammazzerai» mormora piano, trovando appoggio con le mani sul bordo della piscina e subito dopo inizia a singhiozzare.
«Oh, no, no» fa Louis sedendosi sul fondo della piscina col secchio in grembo «nessuno ti ucciderà, te lo prometto».
«Lasciami tornare in mare, allora» piagnucola Harry «ti prego».
Louis sospira e scuote la testa, «non posso, non sono io che comando, mi dispiace».
Harry non si preoccupa di sembrare ridicolo, piange più forte e sbatte la coda, costringendo il ragazzo a ripararsi il viso con le braccia dagli schizzi. Si dimena urlando e si aggrappa al bordo della vasca iniziando a scuoterla. L’acqua si agita in un secondo ed Harry è sicuro che riuscirà a rompere la piscina.
«Fermo, fermo!» grida Louis lasciando il secchio fuori dalla vasca per avvicinarsi più in fretta al tritone «non risolvi nulla in questo modo!».
Ed è quando lo tocca che Harry smette di muoversi.
«Scusami»borbotta il ragazzo accovacciandosi al suo fianco e ritraendo le mani. Harry è ancora fermo, con gli occhi sgranati e il cuore a mille.
«Ascolta» fa Louis appoggiando le mani sulle cosce «questo è il mio lavoro, sono un cacciatore e mi pagano per questo».
Harry non capisce.
«Non sei il primo che catturo e non sarai neanche l’ultimo» spiega cauto «e ti giuro che non permetto mai a nessuno di far del male a quelli come te quindi devi solamente stare tranquillo, tra poco ti trasferiremo in una vasca più grande e più bella e starai meglio, credimi».
Al tritone trema il labbro inferiore ma annuisce ugualmente, non avendo altre soluzioni e «Harry» sussurra distendendo la lunga coda dai colori brillanti.
Louis, perso nei movimenti del tritone, alza lo sguardo e «cosa?» chiede stupefatto.
«Il mio nome è Harry» dice, questa volta con voce più alta, e subito dopo fa un grosso respiro.
«Sei stato tu, non è vero?».
Harry alza gli occhi verdi, dello stesso colore della sua coda e si acciglia, «a fare cosa?» chiede.
Louis sorride, «a portarmi sulla spiaggia, la settimana scorsa»  spiega azzardandosi ad alzare un braccio per sistemare una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio di Harry.
Il tritone arrossisce violentemente e annuisce, «gli squali avrebbero sentito l’odore del tuo sangue, saresti morto se non ti avessi portato sulla spiaggia» dice cercando di non pensare alla mano di Louis, che è ancora lì, appoggiata sulla sua guancia.
«Mi hai salvato, grazie».
«E tu mi hai catturato» singhiozza ritraendosi all’istante dal suo tocco.
«Mi dispiace».
 
La vasca nuova è molto più grande e profonda. Ad Harry, in qualche modo, piace.
Louis resta con lui ogni giorno per qualche ora, a volte entra in acqua e altre volte rimane seduto sul bordo della piscina. Con lui, qualche rara volta, ci sono gli altri due ragazzi, Liam e Zayn.
Harry non lo dice ma la compagnia di Louis gli fa piacere, se non ci fosse lui non saprebbe con chi parlare o che fare in quella vasca tutto da solo.
Louis è ogni giorno sorridente e gli chiede sempre se il cibo che gli danno è buono e se l’acqua è alla giusta temperatura. Harry risponde sempre di sì alle sue domande e a volte ride quando il ragazzo fa delle battute o quando fanno le gare di nuoto.
«Sai perfettamente che non puoi vincere, perché ti ostini a volermi battere?» gli chiede un giorno avvicinandosi a Louis, che è ansimante contro il bordo della piscina.
Louis sorride e fa spallucce «perché mi piace vederti felice» dice solamente sporgendosi per posare un bacio sulla guancia di Harry.
Poi ci sono le giornate no. In quelle Harry non mette la testa fuori dall’acqua per ore intere e rimane sul fondo della piscina a piangere e a chiedersi se lo hanno già dato tutti per morto.
Louis cerca di raggiungerlo in quelle giornate, al massimo delle sue capacità fisiche, ma viene sempre spinto lontano da un colpo di coda del tritone.
E’ dicembre quando Louis gli dice che presto sarà portato in un posto più bello, Harry spera che sia il mare.
 
«Mi stai vendendo» singhiozza aggrappandosi al collo di Louis appena un paio di uomini lo fanno scivolare in una vasca più grande di un posto che non ha mai visto. Louis lo afferra e lo tiene per i fianchi mentre si siede sul bordo della piscina, «qui starai meglio, Harry» gli sussurra all’orecchio.
«No, mi stai vendendo» ripete stringendosi più forte al corpo del ragazzo «non lasciarmi qui, ti prego, portami di nuovo con te, voglio stare con te» continua petulante.
Louis gli accarezza la schiena a posa dei baci sulle sue spalle, per confortarlo, «non posso, non sono io che decido, fosse per me ti terrei accanto per sempre, Haz» gli rivela in un soffio.
 Harry freme e scuote la testa, «non lasciarmi qui, ho paura».
«Starai bene, te lo prometto, conoscerai tanta gente nuova e non sarai mai da solo» gli dice «e verrò a trovarti appena posso».
«E’ una bugia» mormora Harry piangendo contro il suo orecchio «portami con te, ti prego, ti prego».
«Non è una bugia, Harry, verrò a trovarti molto presto».
«Domani?».
«No, domani, no.. tra un po’, okay? Io.. io devo stare in un posto adesso».
Harry annuisce e lascia andare la sua presa attorno al collo di Louis, sta ancora piangendo quando si immerge fino alle spalle nell’acqua «è fredda» borbotta.
«Dirò di farla riscaldare» gli dice Louis allungando un piede per potergli toccare il braccio e «vieni qui» sussurra facendogli segno di avvicinarsi di nuovo.
Harry si spinge in avanti e gli circonda il busto con le braccia. Louis lo bacia sulla guancia e Harry vorrebbe dirgli che lo ama ma non ne ha il coraggio.
«Ci vediamo presto, uhm?» fa Louis abbracciandolo stretto, forse nel tentativo di stritolarlo.
«Per favore, presto».
 
Passano tre mesi prima che Louis vada a fargli visita e quel posto in cui lo ha lasciato è un inferno. Cherrie, una bambina che è specializzata in nuoto artistico e l’unica persona con cui Harry parla in quel posto, gli ha detto, la seconda volta che hanno parlato, che si trova in un circo acquatico. Harry ha annuito ma ancora non sa cos’è un circo, però sa che deve fare delle cose davanti a tanta gente e a lui non piace per niente, anche perché, se non le fa bene, degli uomini gli urlano contro e gli fanno del male.
Quando vede Louis, in una muta nera, avvicinarsi con un sorriso larghissimo alla sua piscina, Harry gli da le spalle.
Si sente offeso e ingannato: gli aveva detto che sarebbe andato a trovarlo presto, gli aveva promesso che sarebbe stato bene e gli aveva anche detto che nessuno gli avrebbe mai fatto del male.
«Harry!»grida Louis ma Harry si è già spinto in profondità, verso il fondo della piscina.
Ci resta per qualche minuto, a volte alza lo sguardo e vede le gambe di Louis appoggiate contro la parete della piscina, poi incontra il suo sguardo deformato dall’acqua e riabbassa immediatamente gli occhi.
Purtroppo gli manca tantissimo e quindi risale in superficie più presto di quanto credesse.
Lo abbraccia di slancio, facendo cadere entrambi sul pavimento della stanza e Louis ride. Harry, però, sta piangendo.
«Mi avevi detto che saresti venuto presto»singhiozza stringendo tra le dita i suoi capelli «mi hai mentito, sei un bugiardo».
Louis gli prende il volto tra le mani e gli asciuga le lacrime «ho avuto molto da fare ma adesso sono qui, Harry»gli dice prima di baciargli la fronte.
«Portami via»lo prega Harry «qui non mi piace, lo odio, mi fa star male».
«Harry…».
«Avevi detto che nessuno mi avrebbe mai fatto del male»singhiozza contro il suo petto «e mi hai mentito di nuovo».
Si sente prendere dalle guance l’attimo dopo e quando alza gli occhi Louis lo sta guardando severo, «qualcuno ti ha fatto del male?».
Harry annuisce e «mi fanno fare delle cose che non mi piacciono e se non le faccio l’uomo che mi allena tira una colpo di frusta sull’acqua, due o tre volte mi ha colpito sulla schiena»spiega poi ritorna in acqua e gli da le spalle per fargli notare i segni rossi «mi fano ancora male».
«Oh mio Dio, Harry, mi dispiace tantissimo»dice Louis prima di buttarsi in acqua e stringerlo di nuovo «ora me ne occupo io, stai tranquillo». L’attimo dopo sta già correndo verso l’uscita della stanza.
 
Quando Louis ritorna, lo fa con una barella e alcuni collaboratori del circo che gli urlano contro.
«Su, Harry, vieni»gli dice allungando le braccia verso la piscina. Harry lo guarda confuso ma non osa spostarsi.
«Mi porti via?»chiede timoroso, le lacrime proprio sotto gli occhi e il cuore che potrebbe scoppiargli dalla felicità da un momento all’altro. Louis annuisce e ci vuole un attimo per Harry per nuotare in avanti e successivamente per allacciare le braccia al collo di Louis.
«Non sei più loro».
Il ragazzo fa forza sui fianchi di Harry per poterlo tirare su ed Harry cerca di non perdere la presa quando è completamente fuori dall’acqua. Si sente al sicuro appena Louis lo appoggia sulla barella e gli sorride esageratamente, grato di quello che sta facendo.
I collaborati del circo urlano ancora ma Louis continua ad ignorarli e solo quando raggiungono l’uscita del tendone Louis si ferma, «c’era un contratto da rispettare!»grida ponendosi davanti ad Harry per proteggerlo «credete che lui non sappia parlare? Vi sbagliate di grosso!».
 
Harry sgrana gli occhi appena Louis lo prende in braccio, appena scesi dal furgoncino che li ha ospitati per ore. Si aggrappa alle sue spalle con le braccia e non può crederci che lo abbia portato sulla spiaggia su cui lo ha catturato quasi un anno prima. È inverosimile.
«Cosa ci facciamo qui?»domanda confuso. Perché Louis non lo ha portato nel primo posto in cui è stato? Lì stava bene, con lui, con la sua risata e i suoi bacini sulla guancia.
«Ti porto a casa»risponde Louis con il respiro affannato, causato dallo sforzo di trasportare Harry fino alla riva. Non sembra, ma la sua coda pesa abbastanza.
«Perché?»chiede spaventato guardando le onde abbattersi contro gli scogli, il sole alto nel cielo e la sabbia alzarsi con il vento.
«Perché è giusto così».
Appena raggiungono la fine della spiaggia, Louis crolla atterrando sulle ginocchia e Harry cade inevitabilmente dalle sue braccia, finendo sulla sabbia bagnata.
Si guardano per interminabili secondi senza sapere cosa dire, Louis continua ad accarezzargli i capelli e Harry non riesce a far altro che guardargli gli occhi celesti. Tutto questo gli sembra un addio e lui non vuole assolutamente un addio, vuole Louis, vuole rimanere con lui per sempre, vuole nuotare con lui e batterlo per ridere fino a quando non gli manca il fiato.
«Il primo giorno»dice Louis ancora con il respiro affannoso «mi hai detto che volevi tornare in mare»continua scendendo con le mani sul petto del tritone.
Harry scuote la testa disperato, «no, non voglio più il mare, voglio restare con te» mormora tirandosi su con i gomiti per guardarlo implorante, «io voglio te, Louis, voglio solamente te» sussurra e si avvicina più di quanto dovrebbe al suo volto. Louis ha la tristezza dipinta negli occhi.
«E’ qui che devi restare. Ascoltami, ora tu vai in acqua e ritorni dalla tua famiglia e.. e mi devi promettere che non ti avvicinerai mai più qui, okay? Mai più» gli dice stringendogli il volto con le mani e l’attimo dopo dai suoi occhi stanno scendendo lacrime salate.
«No, Louis, no… come farò a rivederti?».
Harry non riceve nessuna risposta, in cambio, riceve un bacio sulle labbra.
Fa un verso di sorpresa appena se ne accorge e poi chiude immediatamente gli occhi assaporando il momento, l’attimo in cui Louis schiude le sue labbra e il secondo in cui decide che lo amerà per sempre.
Si baciano a lungo, sotto il sole a scaldargli i volti e vicino le acque calme.
Harry non ha mai baciato nessuno, è stata Cherrie a dirgli che gli umani, quando si amano, uniscono le loro labbra e il tritone aveva riso dell’assurdità per minuti interi. E ora, questo bacio, sembra la cosa più bella del mondo e di tutte le acque messe insieme.
Quando Louis si allontana, Harry vorrebbe già chiederne altri.
«Sei tanto per me, Harry» gli sussurra il ragazzo sulle labbra e il tritone appoggia la fronte alla sua, guardandolo dritto negli occhi.
«Volevo solamente sapere il colore dei tuoi occhi, quel giorno» ammette in un soffio.
Louis sorride, «sono celesti, tesoro».
«Sono più che celesti, hai le mie acque racchiuse lì dentro, è come essere a casa» dice accarezzandogli una guancia, «ti amo».
Il ragazzo singhiozza ancora e «anch’io» risponde prima di baciarlo di nuovo, ripetute volte, «ti amo, mi mancherai, ti amo».
«Non voglio andarmene» sussurra il tritone stringendogli le mani «portami con te».
«Ti porteranno via, Harry, è in acqua che devi stare, dalla tua famiglia!».
Harry rimane immobile e quando Louis fa per alzarsi gli stringe più forte le mani «no, non te ne andrai fin quando non mi dici che ci rivedremo!» esclama.
Louis scuote la testa, «non devi più avvicinarti qui, piccolo, intesi? Mi prometti che non lo farai?».
«Ma..».
«Io non verrò a cercarti, non verrò più qui».
Ad Harry gli si bloccano le parole in bocca, colpito da quelle di Louis, che non hanno mai fatto così male.
Si fa stringere ancora una volta dalle braccia del ragazzo e rimane con i singhiozzi intrappolati in gola mentre Louis gli bacia la fronte, le labbra e gli sussurra un triste «addio» nell’orecchio.
Non lo guarda ritornare indietro ma «ti amo» sussurra al vento.
 
E Louis, si sa, dice un sacco di bugie.
Infatti è sempre lì, sulla spiaggia, ed Harry ovviamente è sempre dietro gli scogli, a guardarlo con il cuore che batte forte e un ti amo sulle labbra.

   
 
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