Serie TV > Flor - speciale come te
Segui la storia  |       
Autore: Saphira96    07/07/2013    3 recensioni
Tomas e Roberta hanno oramai sedici anni. Si sa, questa è l'età in cui si scoprono i primi amori che sono magari quelli veri, che durano tutta la vita. Uno dei due si trova innamorato dell'altro, che è piuttosto restio a contraccambiare.
La narrazione è basata sulla canzone - tradotta - 'Me da igual' degli Erreway. Buona lettura.
'< Roberta devi dirglielo, ne ha tutto il diritto! > diceva Dominique con tono esasperato.
< Non posso. E se poi non mi vuole più? > domandò Roberta preoccupata.'
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Indifferente.


Mi è indifferente,
 rimanere o andare via.
 Mi è indifferente,
Piangere o ridere.
Mi è indifferente,
se tu non ci sei.

 
Quella sera non scesi a cena e il mattino seguente non andai a scuola. Flor mi vide un po’ turbato e dopo avermi ricordato che se avessi avuto problemi avrei potuto rivolgermi a lei, mi lasciò in pace. I gemelli erano a scuola, Dominique era a scuola, Roberta era a scuola.
Stavo mettendo in ordine la stanza, per tenere la mente impegnata, quando qualcuno bussò alla mia porta.
< Flor non ho bisogno di nulla, te l’ho già detto > risposi al nulla.
La porta si aprì ugualmente, ignorandomi. < Non sono Flor > la sua voce era candida, dolce, entusiasta.
< Roberta, non dovresti essere a scuola? > domandai, ero stato preso alla sprovvista.
< E da quando tu non vai a scuola e io si? > mi rispose scherzando.
Per la prima volta dopo tanto tempo le ricambiai il sorriso, e mi affrettai a farle spazio sul letto. Lei ne approfittò e si sedette, non prima di essersi chiusa la porta alle spalle.
< E’ da ieri sera che stai chiuso qui dentro, mi dici cos’hai? > mi chiese diventando seria.
< Nulla, volevo stare un po’ solo > feci spallucce < tu, perché non sei andata a scuola? > aggiunsi.
< Non sto bene > questa volta fu lei a fare spallucce.
A quella risposta non riuscii più ad aprire bocca, la mia ipotesi si era tramutata in certezza. Passò qualche minuto di completo silenzio, non ci eravamo mai trovati in una situazione imbarazzante.
Una ciocca di capelli le andò davanti il viso e si affrettò a spostarla, al che notai un braccialetto legato al suo polso.
< Te l’ha regalato lui? > domandai.
Annuì.
< Allora le cose vanno bene? > insistetti, soffrivo si, ma volevo indagare. Volevo capire se lei lo aveva già detto del bambino ed era scappato via.
< Si > si limitò a rispondere.
Era poco, non potevo capirlo con quel monosillabo.
< Come … come vi siete conosciuti? > dissi un po’ titubante. Non volevo saperlo, e non sapevo neanche il motivo per cui l’avevo chiesto. C’erano un sacco di domande, ma non proprio quella.
Roberta si alzò e si avvicinò a me, mi prese la mano e la strinse tra le sue, come uno scrigno custodisce un gioiello prezioso.
< Tommy, non ora … > mi sussurrò guardandomi negli occhi.
I suoi occhi color nocciola, che tanto mi facevano pensare al cioccolato che dividevamo sempre da bambini.
Volevo ringraziarla per aver capito che non ero realmente pronto, per rompere il ghiaccio le domandai se aveva  voglia di giocare e lei annui entusiasta.
Aprii l’armadio e tirai fuori una vecchia scatola con un gioco da tavola, mi aiutò a posizionarlo sul tappeto e poi iniziammo a giocare.
Ero felice, mi scordai del mio dolore, di Pablo e soprattutto della sua gravidanza. Di cui ne ebbi conferma a metà partita: diventò bianca come il latte e, toccandosi la pancia corse in bagno.
 

Mi è indifferente.
Tutto, tutto mi è indifferente.
Mi è indifferente trovarti o perderti,
mi è indifferente.
 

Tre settimane prima della fine della scuola presi a controllare, senza farmi notare, Roberta da lontano e notai che non nominava più Pablo e che non portava più il braccialetto. Ma non aveva appetito e quando Flor o Greta la convinceva a mangiare qualcosa, veniva colta dalla nausea e correva in bagno a vomitare. La sua pancia però non faceva alcun cambiamento, anzi diventava sempre più magra.
< Dominique quando hai finito con Morena vieni nella mia stanza? > domandai un pomeriggio, ero deciso a chiederle spiegazioni. Perché mentre la sua amica soffriva in quel modo non alzava un dito? Doveva, dovevamo se necessario, fare qualcosa.
Quando la mia amica si stancò di cullare Morena, la nuova nascitura figlia di Franco e Olivia, mi raggiunse la feci sedere e chiusi la porta e le finestre della mia camera.
< Tomas è successo qualcosa? > domandò preoccupata.
< Devi dirmelo tu! > dissi con tono di minaccia.
< Lo dicevo io che Roberta ti avrebbe portato alla pazzia! > scherzò.
< NON. PARLARE. DI. ROBERTA > dissi urlando < SOPRATTUTTO. DOPO. QUELLO. CHE. STA. PASSANDO > aggiunsi abbassando il tono.
< Cosa? Che sta passando? > mi chiese stranita.
< Non fare la finta tonta. Lo so che è per colpa di quel Pablo > mi ero arreso.
< Ah, adesso è tutto chiaro. Hai saputo che lei lo ha lasciato? Chi te lo ha detto, Roberta? > disse.
Roberta aveva lasciato Pablo? Ma perché? Prima aveva paura che potesse lasciarla e poi e lei a farlo?
< Cosa, e perché lo ha fatto? > domandai.
< Apri gli occhi amico mio! > rispose lei, uscendo con aria disinvolta.
Dovevo capire qualcosa, così presi la giacca e scesi in salotto. Roberta era seduta sul divano che giocava con i gemelli. Pallida in volto, le occhiaie sotto gli occhi … chissà da quando tempo non riusciva a dormire bene.
< Flor! > urlai, aspettando che si facesse viva.
< Floricienta essere impegnata in questo momento. Cosa volere pampino mio? > domandò Greta venendo in salotto dopo il mio urlo.
< Volevo solo avvertirla che sto uscendo > risposi, mi infilai la giacca e aprii la porta.
Greta protestò, ma io la ignorai.
< Tomas, piove a dirotto ti beccherai un raffreddore! > mi voltai e vidi Roberta, davanti la porta di casa, che mi urlava di tornare indietro. Mi voltai e tirai dritto, ignorandola.
 

Mi è indifferente
se piove, se c’è il sole,
se fa freddo o caldo.
 Mi è indifferente.

 
 
Una volta avevo sentito dire che Pablo lavorava in un chiosco di bibite, il problema era che non ricordavo quale.
Ero bagnato e fradicio e preso dallo sconforto andai verso il passaggio dei baci, almeno mi sarei potuto riparare al capannone.
Roberta era incinta e aveva lasciato Pablo. Perché? Questo lo dovevo ancora scoprire.
Arrivai ad un incrocio, la strada a destra portava al passaggio dei baci e quella di fronte a me… ad un tratto ricordai quando una mattina accompagnando i gemelli a scuola, Margarita urlò che da quella parte lavorava Pablo. Santa bambina, prima di tornare a casa le avrei comprato una lecca-lecca che a lei piacevano tanto.
Così tirai dritto.
La pioggia cadeva insistente, e grosse gocce mi bagnavano il viso. Chiusi gli occhi e provai a ad asciugarli con la mano, bagnata anche quella.
< Ehy Tomas! > il nemico mi stava chiamando. Era sempre stato il mio nemico, da quando aveva messo piede in casa mia qualche mese prima.
Mi voltai e lo salutai con la mano, ma non gli andai incontro. Doveva venire lui da me, doveva bagnarsi come stavo facendo io.
Infatti, dopo aver servito un cliente mi raggiunse. Indicandomi un albero lì vicino.
< Non è prudente ripararsi sotto un albero con un temporale del genere > lo ammonii.
Pablo sorrise beffardo.
< Come mai da queste parti? > mi domandò.
< Non sono qui per caso > dissi gelido.
Mi guardò un po’ stranito, come aveva fatto Dominique un’ora fa. Vedendo che non apriva bocca, rimediai.
< Perché Roberta ti ha lasciato? > domandai.
Pablo abbassò lo sguardo, rassegnato.
< Mi ha detto che ama un altro … > rispose tristemente.
Cosa voleva dire che amava un altro? Prima Pablo e poi voleva farmi soffrire con un altro?
< Cosa? E chi è? > urlai incredulo.
< Sai da quando ci siamo conosciuti mi ha sempre parlato di te … > continuò lui con il suo tono rassegnato.
< Che eri idiota lo sapevo, ma … aspetta, davvero parlava di me? > domandai.
Perché mi aveva detto quella cosa? I miei nervi saltraono, erano mesi che tentavo di tenerli a bada ma non potevo più reggere quella situazione. Erano mesi che soffrivo per lei, per colpa sua e non intendevo farlo ancora.
Un uomo, probabilmente il capo, chiamò Pablo e lui si scusò e corse via.
Mi buttai a terra, con la schiena poggiata all’albero e iniziai a piangere, ma le lacrime non si notavano perché si mischiavano con la pioggia. Flor mi aveva sempre detto che piangere non era sinonimo di debolezza, ma di coraggio; ci avevo sempre creduto, ma in quel momento mi accorsi che avevo sbagliato a farlo. Io non ero forte, ero debole. E non lo ero perché stavo piangendo, lo ero perché non avevo avuto il coraggio di dichiararmi a Roberta.
Ero un vigliacco, perché avevo sofferto tutti quei mesi quando potevo benissimo lottare per meritarmi il suo amore.
 

Mi è indifferente
restare o andare via.
Mi è indifferente
piangere o ridere.
Mi è indifferente
se tu non ci sei.
 

Una macchina si fermò sul marciapiede accanto, qualcuno mi correva incontro ma io ero sempre lì con le spalle poggiate al tronco, le ginocchia al petto e la testa nascosta tra le braccia. Era calata la luna.
< Tommy! > Flor mi raggiunse e mi abbracciò. Io la lasciai fare passivamente.
< Tommy > ripetè, quella che ormai era diventata da anni la mia mamma < tesoro, cosa ti succede? Sono mesi che sei strano. Freddo. Triste > continuò.
Forse era l’unica ad essersene accorta.
< Tutti ci siamo accorti di questo cambiamento > disse come si avesse letto nel pensiero.
Come non detto non era l’unica ad essersene accorta, pensai.
< Cosa ti succede? > domandò di nuovo, con un tono pieno d’amore.
 

Oggi tutto, tutto mi è indifferente.
 Tutto mi è indifferente se tu non ci sei.                                               

 

< Sto soffrendo, Flor > confidai.
Lei mi strinse più forte.
< Sai, Roberta ti sta aspettando a casa. Credo deve dirti qualcosa >
Mi divincolai e la guardai negli occhi, nei suoi occhi non c’era cattiveria, non c’era mai stata; ma perché mi stava parlando di Roberta?
 

Oggi tutto, tutto mi è indifferente.
Tutto mi è indifferente se tu non ci sei.  

 
< Tommy tu scotti, dobbiamo andare a casa… > disse ad un tratto.
< No, continua a parlarmi di lei. Tu sai cosa deve dirmi? > chiesi ignorandola.
Mi ricattò dicendo che se non salivo in macchina non mi avrebbe raccontato nulla, mi alzai e obbedii. Lei si sistemò nel sedile posteriore accanto a me.
< Circa mezz’ora fa è venuto Pablo a casa. Ci ha avvertiti del vostro incontro e ci ha chiesto di venirti a prendere, ha detto che stavi molto male. E devo dire che non aveva tutti i torti… guardati sei bagnato come un pulcino, scotti come una tazza di cioccolata calda, tremi come … > stava iniziando a divagare, Flor non era cambiata neanche una virgola da quando aveva messo piede in casa.
La lasciai alle sue osservazioni, certo che prima o poi sarebbe arrivata al dunque.
< Io non stavo origliando, ti ho sempre detto che non si fa, ma i muri sono sottili e ho sentito che Pablo e Roberta hanno parlato di questioni molto serie … in cui tu sei implicato > rivelò ad un tratto, appena in tempo perché eravamo arrivati davanti casa.
Flor mi aiutò ad entrare in casa, poi l’oblio.
 
 

(oggi tutto, tutto mi è indifferente)
Oggi tutto, tutto mi è indifferente
(piangere, ridere mi è indifferente)
Tutto mi è indifferente se tu non ci sei.
 

Mi risvegliai nel mio letto, Roberta occupava il letto di Martin sorrisi e mi riaddormentai.
Mi svegliai poco dopo e lei, questa volta, era accanto a me con un panino tra le mani e intenta a parlottare con Dominique.
< Finalmente posso mangiare senza problemi! > diceva allegra Roberta.
< Se solo avessimo saputo subito che i tuoi problemi erano solamente un’improvvisa intolleranza ad alcuni ingredienti presenti nel cibo, ti saresti evitata mesi di parziale digiuno > rispose allegra l’amica.
Roberta addentava il panino con voracità. Quindi non era incinta, era solamente intollerante. Quanto ero stato stupido.
< Nana, fammi dare un morso > esclamai mettendomi a sedere, improvvisamente la testa prese a girarmi e Roberta mi aiutò a poggiarmi sul cuscino che aveva alzato affinché potessi appoggiare la schiena.
 

Oggi tutto, tutto mi è indifferente
(se c’è il sole mi è indifferente).
Tutto mi è indifferente se tu non si sei. 

 
Roberta mi abbracciò commossa e Dominique la seguì, poi si staccò e andò ad avvisare gli altri.
< Sei stato un’idiota! > mi sussurrò Roberta.
< Approfittane adesso che sono malato > risposi lasciandola poggiata sulla mia spalla.
< Tommy, io … scusa > disse piano piano.
< Per l’idiota? > chiesi un po’ frastornato.
< No, per Pablo. E’ che stavo bene con lui ed ero convinta che se avessimo continuato, la nostra amicizia si sarebbe distrutta … invece è successo ugualmente > rivelò piangendo.
La zittii e presi a passarle una mano tra i capelli, poi quando avvicinò il volto al mio mi scostai.
Non doveva accadere in quel modo.
 

(piangere, ridere mi è indifferente)
Oggi tutto, tutto mi è indifferente
tutto mi è indifferente se tu non ci sei.
(se tu non ci sei mi è indifferente)    

 
Quando guarii completamente, iniziai a studiare aiutato da Dominique e da Roberta recuperai gli ultimi giorni di scuola persi e la mia amica si preparava – a malincuore – a tornare dai genitori; promettendo di tornare l’anno prossimo.
Stavamo facendo la cena di arrivederci per Dominique, quando annunciai che il giorno dopo io e Roberta saremmo andati a festeggiare. Lei rimase stupita e tentò in tutti i modi di farsi dire dove l’avrei portata, ma inutilmente.
Dominique, prima di andare a dormire per svegliarsi presto la mattina successiva e prendere il volo, mi preparò uno zaino con le cose di Roberta.
Preparai il pranzo, facendo attenzione a non utilizzare i cibi a cui si era scoperta intollerante e il mattino seguente chiesi a Roberta di raggiungermi in garage, dove ci attendeva l’autista di famiglia (ero riuscito ad averlo io quel giorno).
Il viaggio sembrò corto, lo passammo a ridere, ricordare, scherzare.
La portai in spiaggia e la gettai subito in mare, ci bagnammo come l’estate scorsa e proprio come quella volta ci baciammo …
< Accidenti, Roberta avevamo bevuto l’estate scorsa? > domandai.
< Non lo so, è come baciare Franco o Martin… insomma è come baciare un fratello! > disse.
La schizzai e lei fece altrettanto, finché finalmente riuscii a sussurrarle le parole che avevo sempre desiderato dedicarle: < ti amo! > e fui felice quando lei mi rispose che sentiva la stessa cosa.
 

Oggi tutto, tutto mi è indifferente.
Tutto mi è indifferente se tu non ci sei.

 

Vi sembra che questo lasci intendere un ‘vissero felici e contenti’?
Non vi siete mai sbagliati tanto in vita vostra.
In famiglia ci misero un po’ ad abituarsi al nostro legame,
soprattutto Flor, che qualche anno dopo pianse a dirotto per accompagnarmi all’altare.
Io e Roberta litighiamo spesso.
La vecchia casa Fritzenwalden ha dovuto accogliermi diverse volte dopo il matrimonio, e anche il divano di casa è diventato il mio migliore amico.
Con il tempo quella che era stata la mia compagna di giochi, diventò un po’ schizzinosa, tanto da non volere più il mio serpente, i miei ragni e la mia iguana in casa.
Per non farla vincere del tutto mi giustifico dicendo che un Pablo qualunque potrebbe attenderla in ogni angolo.
E lei, anche se adesso è ricoperta di rughe e ha i capelli bianchi, sorride con la stessa ilarità che aveva a otto anni.

 Angolo Saphira96 ~ Ecco conclusa questa storia che ho diviso in due parti, perchè l'ho reputata troppo lunga da racchiudere in un capitolo solo. Spero sia stata di vostro gradimento, a giudicare dalle recensioni - seppure poche fino adesso - che ho ricevuto è piaciuta, e non posso che esserne felice. Ho scritto su quasi tutti i fandom di cui io sono appassionata, ma mai su Floricienta, e allora è uscita fuori questa che ho scritto perchè ho sempre visto i piccoli Tomas e Roberta bene insieme. Ma nella serie erano troppo piccini! Volevo ricordare che le parole che dividono un periodo dall'altro, sono i versi della canzone 'me da igual' degli Erreway. L'ho tradotta da sola, senza l'aiuto di nessun traduttore, perciò mi scuso se trovate qualche errore.
Non è nel mio stile, ma vorrei invitare chi ha letto la storia ed è arrivato fin qui, a lasciare una recensione. Mi farebbe piacere sapere il vostro parere. Spero di tornare in questo fandom, perciò a presto!

Autrice ~ Saphira96
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Flor - speciale come te / Vai alla pagina dell'autore: Saphira96