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Autore: Super Husbands    08/07/2013    3 recensioni
- Berry, e questo lo chiami estremo? Non credo proprio. Chi perde dovrà sgattaiolare nella Sala Comune Serpeverde e sottrarre qualcosa per dimostrare di esserci stato. Ovviamente solo il capitano della squadra perché due studenti intrusi danno nell'occhio. O forse avete paura di essere stracciati? - domandò Artie.
- Accettiamo! Accettiamo! - esclamò Rachel, senza un secondo di riflessione, guadagnandosi una gomitata dal suo compagno di squadra.
- Ehi, no, aspetta Rachel, il capitano sono io! - protestò Blaine.
- Ormai è deciso. - sentenziò Brittany.
- Be', la prima mossa sta sempre ai bianchi. - concluse Artie, indicando con un gesto le loro pedine.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Ehm, salve a tutti ♥
Allora, premetto con il fatto che probabilmente questo tipo di cross over sarà sicuramente già stato fatto, non era mia intenzione risultare monotona o banale.
È che, dato che sia la Seblaine che Hogwarts occupano un posticino speciale nel mio cuore, quando la mia bella compare mi ha chiesto di scriverle una Seblaine non ho potuto resistere.
Anche perchè - anticipazione random - abbiamo da più di un anno un work in progress su un'intera fan fiction a più capitoli sullo stesso crossover, che inizieremo a pubblicare appena conclusa la Stony.
Be', che altro dire? La parola d'ordine del Ritratto Serpeverde è palesemente rubata al secondo libro (mi piaceva).
E dovrebbe essere ambientata nel loro quinto anno. Dunque spero di aver messo in chiaro tutto e... non so, fatemi sapere che ne pensate! Ah, ovviamente è interamente dedicata alla mia compare. Grazie di tutto. ♥ - Cap. ♥



Locked in.
 


- Okay, okay. Bene. Chi perde questo fa qualcosa di estremo. - Brittany scrutò i presenti con un sopracciglio che quasi le sfiorava l'attaccatura dei capelli tanto era alzato, e un'espressione indagatrice dipinta in volto.
Non avrebbe avuto alcuna possibilità di vincere una partita a scacchi magici se Artie non fosse stato dalla sua.
Blaine guardò Rachel, indeciso sul da farsi.
- E va bene, qualcosa di estremo! Come... saltare la lezione di Pozioni! Che ne dici? -
Artie e Brittany si guardarono per appena un istante prima di scoppiare a ridere. Poi tornarono seri e si sporsero sopra la scacchiera, in modo da essere faccia a faccia con gli avversari.
- Berry, e questo lo chiami estremo? Non credo proprio. Chi perde dovrà sgattaiolare nella Sala Comune Serpeverde e sottrarre qualcosa per dimostrare di esserci stato. Ovviamente solo il capitano della squadra perché due studenti intrusi danno nell'occhio. O forse avete paura di essere stracciati? - domandò Artie.
- Accettiamo! Accettiamo! - esclamò Rachel, senza un secondo di riflessione, guadagnandosi una gomitata dal suo compagno di squadra.
- Ehi, no, aspetta Rachel, il capitano sono io! - protestò Blaine.
- Ormai è deciso. - sentenziò Brittany.
- Be', la prima mossa sta sempre ai bianchi. - concluse Artie, indicando con un gesto le loro pedine.
 
 
- Ti pare che devo farlo DAVVERO? - strepitò Blaine, per quanto potesse strepitare in un corridoio nel bel mezzo della notte, con il Guardiano che continuava a fare la ronda.
- Non so nemmeno dov'è il loro dormitorio! - aggiunse, passandosi una mano sul volto con aria esasperata.
- Ma Blaine, hai promesso! -
- No, TU hai promesso. Io non c'entro proprio niente. Me ne lavo le mani, ti passo il comando. -
- Non puoi. Adesso ascolta, scoprire la parola d'ordine non è stato difficile, ora devi solo entrare, rubare qualcosa ed uscire. Sono le tre di notte, in giro non ci sarà un'anima. -
- E cosa vuoi che rubi, scusa? Che ne dici del fantasma del Barone Sanguinario, ti piace? A me sembra un ottimo cimelio. O, meglio, il loro ritratto! O forse mi consigli di staccare un arazzo? – il tono della sua voce era salito di un’ottava, pur rimanendo appena percettibile.
- Oh, poche storie! E... hai sentito? - Rachel aguzzò l'orecchio, rimanendo in ascolto. Era palese che stesse mentendo.
- No. -
- Blaine, era il guardiano! Ascolta! -
- Ma io veramente... -
- Sta venendo qui, corri Blaine! - Rachel spinse il ragazzo verso il primo di una lunga serie di gradini che conducevano nei sotterranei.
Se di giorno quel posto era inquietante e freddo, di notte diventava anche peggio. Aguzzando l'orecchio si sentivano gli scricchiolii delle porte e i rumori dei fantasmi che passeggiavano indisturbati per il castello, senza contare gli innumerevoli mormorii provenienti da tutti i ritratti e Pix, che di tanto in tanto apriva libri della sezione proibita, urlava e faceva cadere cose pesanti.
Con passo tremante, Blaine sussurrò l'incantesimo alla sua bacchetta, che non mancò di illuminargli quello che perlomeno aveva di fronte.
Sceso l'ultimo gradino, si era ritrovato di fronte all'aula di Pozioni. La porta era chiusa, e lui non voleva scoprire se a chiave o meno. Quell'aula lo inquietava, perciò cercò di aggirarla, dirigendosi alla sua destra.
Per il percorso dovette virare diverse volte e scendere altri gradini - rischiando quasi di cadere da uno particolarmente umido.
Finalmente si ritrovò di fronte a quello che doveva essere il ritratto di Serpeverde. Tese l'orecchio e rimase in ascolto per alcuni minuti, maledicendo gli scacchi, Brittany, Artie e soprattutto Rachel.
Con un respiro profondo, fece in modo che la sua bacchetta non producesse più luce.
- Purosangue. - sussurrò, così piano che dubitava che il ritratto si sarebbe aperto. E invece si spalancò.
Come avrebbe potuto giustificare, se l'avessero visto, la presenza di un prefetto in dei dormitori non suoi?
'Controllatina notturna'? Be', di certo non poteva dire che era lì perché si era perso, o meglio, perché aveva perso una stupida partita a scacchi contro lo studente più brillante della scuola.
L'avrebbero picchiato, ucciso, o peggio, l'avrebbero espuslo.
Non poteva nemmeno immaginarsi di essere espulso e di doversi sorbire il resto della vita le battute divertite di suo fratello Cooper che ormai aveva frequentato Hogwarts secoli fa.
Con un'agilità non sua, sgusciò su per il ritratto, ritrovandosi in un sotterraneo lungo e basso con le pareti e il soffitto di pietra. Un oblò faceva capolino nel muro, e da lì si poteva osservare il lago nero e le creature che lo popolavano. Si chiese come non morissero di paura alla occasionale vista di un calamaro gigante.
Si guardò attorno. Nella sua sala tutto ciò era rosso, qui era verde, come le lampade appese a delle catene che scendevano dal soffitto, che conferivano allo scenario un’aria decisamente macabra. Del fuoco che doveva esserci stato in precedenza non era rimasta che la cenere e qualche scintilla rossastra.
Fece un passo, poi un'altro, adocchiando accanto al camino un non sapeva cosa che appariva vagamente piccolo e sottraibile. Assomigliava a un dado da gioco Babbano, che gli era capitato di vedere una volta a casa di Rachel, ma prese quello, pur non essendo certo di cosa realmente fosse.
Facendo però il terzo passo, sentì qualcosa che avrebbe preferito non udire.
Addormentato sul divano con gli occhiali storti sul naso, c'era niente di meno che il Prefetto di Serpeverde. Lo riconosceva bene perché, oltre ad averlo visto parecchie volte durante le riunioni riservate a loro, aveva avuto anche un incontro che avrebbe volentieri evitato nel bagno dei Prefetti. Se l'era ritrovato di fronte a petto nudo, e nessuno in quella scuola poteva negare che fosse un bello spettacolo. Da allora si era preso una specie di cotta, anche perché, pur essendo uno di quei Serpeverde che si divertivano a fare scherzi su scherzi, il suo senso dell'umorismo non era affatto male. Avevano avuto diverse occasioni per parlare, avevano addirittura giocato qualche partita a scacchi insieme. E si vociferava che fosse gay, cosa che lo rendeva ancora più interessante ai suoi occhi. O meglio, accessibile, perciò non riteneva la sua una cotta impossibile. A meno che, appunto, non l'avesse beccato. Ecco, questo era un frangente a cui non aveva proprio pensato. Poteva dire addio alla sua reputazione e alla sua vita, conoscendolo.
Ora, a vederlo così, non sembrava nemmeno un mago. Non fosse stato per il libro di Quidditch poggiato in maniera scomposta sul suo ventre, indossava un normalissimo maglione dall'aria confortevole e un paio di pantaloni che sembravano essere il sotto di una tuta pescata a caso dall'armadio, al posto della solita divisa.
I capelli erano scompigliati come mai glieli aveva visti, e nel complesso riusciva a trovarlo bellissimo anche in quella maniera.
Ma che diavolo mi viene in mente, ora? si rimproverò mentalmente. Ormai era lì, avrebbe solo dovuto afferrare il misterioso oggetto e uscire senza svegliare il bell'addormentato nel bosco.
Con passo furtivo si diresse di fronte al camino e afferrò il dado, infilandoselo velocemente in tasca.
Con sua meraviglia non era inciampato nè caduto in niente. Un sorriso vittorioso spuntò sul suo volto mentre si apprestava a tornare verso il ritratto... l'uomo che lo abitava aveva evidentemente deciso di andare a trovare nel mezzo della notte qualcuno, lasciandolo bloccato lì.
- Merda. - bisbigliò, fissando con aria truce il ritratto. A quanto pareva quella doveva essere stata la parola magica in grado di risvegliare l'ignaro ragazzo, che sbadigliò tirandosi a sedere sul divano. Era a piedi nudi, cosa che prima Blaine non aveva notato. Come era possibile che avesse anche dei piedi così belli? A volte il cielo era proprio ingiusto e distribuiva la bellezza in maniera tutto meno che omogenea.
Blaine si appiattì contro una parete, pregando che non lo vedesse. E a quanto pare le sue preghiere furono ascoltate, perché il ragazzo, tiratosi su, si diresse verso l'entrata per i dormitori. Poi si bloccò, e con una giravolta alquanto rapida tornò sui suoi passi per prendere il libro che aveva abbandonato sul divano.
Questa volta Blaine non fu così fortunato, perché nell'afferrare il piccolo manuale dalla copertina dorata, aveva alzato gli occhi verso di lui.
- Blaine? - aveva domandato con la voce impastata di sonno. Gli occhiali che prima aveva sul naso erano ora stretti in una delle sue mani.
- Ehm. Ciao. -
- Posso sapere che ci fai qui? - il suo tono non era arrabbiato, o scioccato. Era decisamente divertito.
- E' una lunga storia, stavo, stavo... -
- Non avrai mica un amante in Serpeverde? - ghignò, avvicinandosi a lui e abbassando il tono della voce.
- NO! Cioè, no. Assolutamente. Io stavo solo... ti prego non dirlo a nessuno, farò tutto quello che vuoi. Anche i temi di Storia della Magia. Promesso. -
Sebastian ridacchiò ad un volume moderato.
- Va bene. - ormai gli stava di fronte. - Io non lo dico a nessuno, ma tu devi promettermi che la prossima volta che ti troverò nel bagno dei Prefetti non fuggirai come una gazzella. E che... verrai a fare due passi con me. Intesi? -  Blaine stava quasi cadendo la mascella a terra per la sorpresa.
Al posto della morte o della schiavitù eterna aveva davvero rimediato... un appuntamento?
- Promesso. - si affrettò a dire. Si voltò di nuovo verso il ritratto, ma ancora non era tornato.
- Bene. Ah, e non una parola. Con nessuno. -
-...va bene. -
- Bravo ragazzo. Puoi andare. -
- Ehm, in realtà no. - con un pollice indicò il ritratto, vuoto.
Stavolta Sebastian non riuscì a bloccare l'attacco di riso.
- Ho capito. Vieni con me. -
- Non mi butterai nel lago per farmi nuotare fino alla riva, vero? - ironizzò, con una certa paura negli occhi. Qualcosa gli suggeriva che ne sarebbe stato capace.
- No ma, fa' silenzio. Sai, il polipo è sempre affamato di Grifondoro ficcanaso. -
Salirono qualche gradino e poi percorsero un corridoio pieno di porte.
Estratta una chiave dalla tasca, Sebastian ne aprì una che era quasi alla fine.
- Essere il figlio di mio padre comporta qualche vantaggio. Prego. - Indicò la stanza alle sue spalle. Non vi era nessuno, ed era gigantesca. Tutti i finanziamenti che la sua famiglia aveva fornito ad Hogwarts dopo la guerra del '97 avevano comportato un certo vantaggio per tutte le generazioni future degli Smythe, a quanto pareva.
Richiuse la porta a chiave.
- Allora, wonder boy, le tue possibilità sono due. - cominciò, lasciandosi cadere sul letto.
- O rimani in piedi a guardarmi sonnecchiare per poi entrare e uscire dalla porta a intervalli di dieci minuti per controllare che il ritratto sia di nuovo accessibile, oppure ti accontenti di dividere il letto con me. Ma sappi che, caro Blaine, la tua permanenza in ogni caso avrà un prezzo. -
Blaine, lo fissò, indeciso.
- Il lago è ancora disponibile? -
Sebastian rise.
 
 
E così se ne stava immobile, sdraiato nel letto di uno che avrebbe potuto potenzialmente farlo espellere. Ancora una volta si ritrovò a maledire Rachel con il pensiero.
Sebbene dopotutto non sarebbe stata così terribile come ultima notte a Hogwarts.
- Allora, Sebastian, potresti anche dirmi che devo fare per non rischiare la denuncia. -
- Be', innanzi tutto potresti stare sdraiato in un modo un po' più normale. Non come una mummia. Ti giuro che non mordo i Grifondoro carini. - aggiunse, per tranquillizzarlo.
- Ah. E devo sentirmi rassicurato? -
- Assolutamente. -
Lo sentì sgusciare più vicino a lui.
- Okay. - cercò di essere un po' meno rigido. Alla fine non erano dei perfetti estranei, avevano più volte condiviso il banco a Pozioni e, andando a Hogsmeade si erano anche ritrovati più di una volta nello stesso gruppo a bere Burrobirra tutti insieme (anche se Blaine aveva il sospetto che quella di Sebastian fosse corretta).
Poi si erano ritrovati a passare diversi Natali al castello, e se si contavano anche le battaglie nelle quali si erano tirati montagne di neve, allora poteva considerarlo come un amico.
- Rimarrai, per Natale? - gli chiese, quasi indovinando i suoi pensieri.
- Quest'anno i miei festeggiano quindici anni insieme, e l'alternativa è Cooper. Rimarrò, sì, a tutti i costi. -
- Ben, anche se non capisco tutto questo astio verso tuo fratello. – intravise una sorta di sorriso nel buio.
- Sai... mi sono divertito due anni fa. - Sebastian si stese su un fianco, arrotolandosi i capelli tra le dita. Blaine riusciva a vederlo appena alla tenue luce che la stufa a legna posta in mezzo alla stanza produceva.
- Sì. Non sei troppo male per essere un figlio di papà. - sorrise Blaine.
- Disse lui! Ma per me è un altro punto a tuo vantaggio. Sai, tutte le distinzioni di sangue non fanno per me. Non mi interessa, mezzosangue o purosangue. Che vuoi che cambi. Però i purosangue hanno un certo fascino, se non altro per il pedigree. – il Grifondoro era quasi certo che l’altro gli avesse rivolto un’occhiolino.
- Sì, il pedigree. - Blaine rise. - E comunque in quella battaglia ti ho stracciato. -
- Stacciato? Tsè, solo perché ero mingherlino e ingenuo. -
- Tu e ingenuo potete stare nella stessa frase solo se nel mezzo c'è un bel 'non' segnato in rosso. -
- Come sei divertente, Blaine. - Sebastian si alzò a sedere, scorrendo di qualche altro centimetro accanto a lui. Ormai era quasi certo che fosse un po’ troppo vicino.
- Adesso sei convinto del fatto che non voglio mangiarti? -
- Non uccideresti una mosca. -
- Ne sei così convinto? - si chinò un po' verso di lui.
- Assolutamente. - lo citò, con un sorriso. - Be', se non vuoi dirmi come devo pagare, facciamo che io me ne vado a dormire, eh. - sorrise Blaine, stropicciandosi gli occhi.
- Certo che te lo dico. Così sei sempre in tempo per una veloce fuga tra le braccia dello squalo. -
- C'è uno squalo nel lago?! -
- Può essere. Una volta Mike ha giurato di averne visto uno, ma Santana ha ribadito che in Cina si contrabbanda troppo oppio. Non sapremo mai qual è la verità. - alzò le spalle, sorridendo.
- E tu che ne pensi? -
- Concordo con l'oppio. -
- Allora non devo preoccuparmi... Devo davvero farti i compiti di Storia della Magia? - chiese Blaine con aria sconsolata.
- E ora ti lamenti? Ingrato. Comunque no. - cancellò del tutto la distanza che c'era tra i loro volti, sfiorando il naso dell'altro con il suo. Al solo sentire il respiro di Sebastian sul suo volto, una serie di brividi partirono lungo la schiena di Blaine. Voleva chiedergli cosa stesse per fare e contemporaneamente voleva che lo baciasse e basta, voleva passargli le mani tra i capelli spettinati e lungo la schiena, strano desiderio che prima di allora, poteva giurare, non l'aveva mai assalito.
Con un ultimo, fluido movimento Sebastian fece aderire le labbra a quelle dell'altro, chiudendole nel bacio tanto atteso. Gli accarezzò i denti con la lingua, in una tacita richiesta di permesso, alla quale Blaine dischiuse le labbra. Il bacio si fece più veloce e disordinato. Blaine poggiò entrambe le mani sulle spalle dell'altro, stringendolo. Rimasero in quella posizione per quelli che a Blaine sembrarono istanti troppo brevi.
- Allora è vero... - sussurrò il ragazzo, una volta che Sebastian si fu allontanato di qualche centimetro per riprendere aria, tirandosi a sedere e tornando a respirare.
- Cosa? - chiese Sebastian, facendo passare una gamba dall'altra parte del ragazzo in maniera da ritrovarsi praticamente su di lui.
- Che sei gay. -
- E non sono l'unico a quanto pare. - Sebastian si lasciò sfuggire un ghigno divertito.
Era consapevole del rossore dell'altro anche se nella stanza regnava il buio.
- Ora... ora siamo pari? - domandò Blaine, ritrovato un po' di coraggio. Per tutta risposta l'altro gli bloccò i polsi sul cuscino, proprio accanto a quell'ammasso di ricci disordinati che era la sua testa.
- Pari? Ma se non hai ancora iniziato a pagarmi! - ghignò l'altro, impossessandosi di nuovo delle labbra del Grifondoro.
 
  
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