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Autore: AyrinL    08/07/2013    1 recensioni
AU Seblaine, long tratta dal film One Day.
Blaine e Sebastian sono migliori amici fin dai tempi del liceo. Cosa accadrà ai due nel corso degli anni? Quanto tempo ci vorrà prima di capire che sono fatti l'uno per l'altro? Cosa riserverà per loro il destino?
"- Blaine, gli amici ti chiedono come stai, anche se poi non gliene importa davvero a nessuno. I migliori amici invece parlano con te esattamente come un bravo psicologo che scava nell’animo di un suo paziente. Solo che lo fanno gratis."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo per la pubblicazione. Vita sociale, estate, umori che vanno su e giù hanno contribuito a questo capitolo del quale non sono tanto convinta. È un capitolo di passaggio, corto, niente di che. Ah, sono anche nella fase depressione post - concerto dei Muse, e ho davvero davvero la voglia di vivere sotto zero, quindi solo per questa volta, vi prego, siate clementi ç_ç 



15 luglio 2004
 

 
- Hai fatto la spesa stamattina?
- No Blaine, ho avuto da fare al negozio.
- Anch’io ho lavorato, non me ne sono stato certo con le mani in mano.
Sebastian sbuffò, standosene zitto per evitare una discussione.
La loro vita proseguiva in quella quotidianità che non smettevano mai di assaporare, con i stessi ritmi e gli stessi battibecchi di una coppia sposata. Loro due non lo erano, o almeno non per lo Stato francese. Tuttavia, Blaine e Sebastian si sentivano legati da quelle fedi di legno che si erano scambiati l’anno prima, in quel matrimonio improvvisato nell’intimità della loro casa.
Sebastian aveva comprato un piccolo edificio poco distante dalla loro abitazione: aveva deciso già anni prima di essere una persona normale, così, con tanto amore e cura, trasformò quel posto mal andato in un fruttivendolo. Avevano intrapreso quel progetto nel dicembre del 2003, e le cose andavano piuttosto bene.
Blaine invece continuava la sua professione di scrittore: pubblicava ancora qualche racconto qua e là, presso case editrici di modesta importanza.
Ogni mattina Sebastian si alzava molto presto e si recava sul suo posto di lavoro, sentendosi esattamente in un quadro dove una felice famigliola si mantiene in posa e sorridente davanti a un mulino disperso nel verde.
Certo, loro non erano proprio una famiglia. Mancavano molte cose. Come dei figli, ad esempio.
Non credeva che avrebbe mai avvertito il senso della paternità: proprio lui, che detestava i bambini e detestava i genitori che correvano come matti dietro i loro figli.
E invece, adesso gli mancava non avere qualcuno che rendesse completamente piene le sue giornata.
Erano solo loro due, lui e Blaine, e si chiedeva se l’amore che provava per il suo uomo sarebbe bastato per sempre.
Se Sebastian sentiva ogni tanto la mancanza di qualcosa che non aveva mai avuto, dall’altra parte c’era Blaine, con il suo carattere dolce che sembrava essere nato per fare il padre, ma che si rammaricava perché sapeva che non avrebbe mai avuto una famiglia vera e propria. Certo, aveva una casa dove si sentiva protetto e al sicuro, quel focolare intimo gli ricordava proprio i posti della sua infanzia, ma non era la stessa cosa. Per quanto gli abbracci del suo fidanzato fossero la cosa più bella del mondo, gli mancava qualcosa. Tante volte nella sua testa si era immaginato come sarebbe stato essere non più solo “Blaine e Sebastian”, ma avere un nome da decidere per quella creatura che sarebbe arrivata a riempire le loro giornate.
Litigare sulla preferenza del sesso, sulla scelta del colore delle tutine.
Avere qualcuno che lo svegliasse la domenica mattina.
Avere qualcuno a cui regalare caramelle o a cui raccontare le fiabe prima di andare a letto.
Poter osservare divertito Sebastian mentre tentava di cambiare un pannolino. 
Invecchiare e vedere crescere quel figlio, scattargli la foto il giorno del ballo di fine anno, riporre in una scatola gli oggetti di una vita ed accompagnarlo al college.
Sorrideva Blaine, sognando qualcosa che forse non sarebbe mai potuto essere suo. O chissà quanto tempo sarebbe passato prima di poter vedere realizzati i propri sogni.
 Attorno a lui vedeva ignoranza, la gente non riusciva ancora a concepire l’amore tra due persone dello stesso sesso. Spesso, mentre era passeggiava mano nella mano con Sebastian, riceveva soloe occhiatacce della gente, che ancora non si abituava a quella realtà messa continuamente a tacere. Insabbiata, nascosta per bene.
Eppure, qualcosa nel mondo, in Europa, cominciava a muoversi. Già nel 2001 e l’anno prima, i Paesi Bassi e il Belgio avevano legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso, e entrambi accolsero la notizia con tanta, tanta speranza: chissà quanto tempo ci sarebbe voluto prima che anche in Francia tutto ciò fosse stato possibile, ma vedere il mondo cominciare ad evolversi accendeva in entrambi un barlume di fiducia: forse, avere una famiglia, non sarebbe rimasto mai più solo un sogno.
Qualcosa cominciava anche a muoversi in Spagna, e chissà quante altri Paesi, sull’esempio di queste, avrebbero fatto qualcosa. Era un viaggio ancora tutto da percorrere, ma Blaine sapeva benissimo che anche lui avrebbe avuto il suo momento di gloria. Sapeva che prima o poi, anche lui avrebbe detto il suo “si, lo voglio”, sapeva che prima o poi anche lui avrebbe percorso la navata per raggiungere il suo Sebastian.
Perché si, avere dei pupazzi come testimoni improvvisati in un matrimonio altrettanto improvvisato era sicuramente molto romantico, ma nulla avrebbe eguagliato quel momento. E sarebbe stato il loro momento perfetto, che avrebbero ricordato per sempre.
Da quel momento Sebastian avrebbe fatto di tutto per avere una propria famiglia, ed essere un padre migliore di quello che invece gli era stato dato. Avrebbe dato ai suoi figli la sua presenza e tutto ciò che suo padre negli anni gli aveva negato, ossia cura, comprensione, sostentamento.
Ormai suo padre non era presente nella sua vita già da tanto tempo, fin dai tempi della morte di sua madre. Da allora si sentivano pochissimo, suo padre aveva smesso di dare giudizi sulla vita di suo figlio già da tempo, ma era sempre presente nel tono della sua voce un certo rancore. Il rancore di un padre che voleva di più per suo figlio.
Anche Sebastian a volte credeva che avrebbe potuto fare molto di più nella sua vita, ma vivere con Blaine e stare con lui gli bastava. Non riusciva davvero a capacitarsene: come poteva suo padre non accorgersi che stava bene? Che quella era la vita che si era scelto? Non riusciva davvero a sentirlo come un padre.
Un padre dovrebbe prima di tutto pensare alla felicità di un figlio. E invece tra di loro era tutto diverso.
- Stamattina ha chiamato tuo padre.
Sebastian ascoltò Blaine senza proferire parola. Si stese sul divano, chiudendo gli occhi.
- Seb, lo sai che sei sul divano con le scarpe, si?
- Si.
Aprì un occhio per vedere la faccia contrariata di Blaine. Sorrise e si rimise composto.
- Va bene capo! Allora, cosa si mangia stasera?
- Seb, non tentare di cambiare discorso.
Sebastian si arrese, sconfitto. Non sopportava quando Blaine tentasse in tutti i modi di ricucire un rapporto ormai fin troppo fatto a pezzi.  
- Blaine, te l’ho già detto: non mi interessa sapere se mio padre chiama. Fine della discussione.
- Ma, Seb…
- Niente ma. Ho detto fine della discussione.
Sebastian si alzò dal divano per dirigersi in cucina. Un momento di silenzio lo fece sperare di averla avuta vinta, ma ovviamente, si sbagliava. Sentì i passi veloci di Blaine dietro di lui seguirlo.
Sebastian aprì il frigo, pur non cercando nulla da mangiare, ma non voleva assolutamente affrontare quel discorso, di nuovo.
Sentì le braccia di Blaine avvolgergli i fianchi e il peso della sua testa sulla spalla. Il tocco dei capelli ricci del suo fidanzato gli pizzicavano il collo. Richiuse il frigorifero, sapendo che ormai non aveva via di scampo.
Si voltò e prese il volto di Blaine tra le sue mani, avvicinandolo ancora di più vicino a sé e appoggiando la sua fronte su quella di Blaine.
- Non voglio che lui si intrometta tra noi due.
Vide Blaine abbassare gli occhi e sussurrare: - Io voglio solo che tu sia felice.
Sebastian sorrise, portò una mano sotto il mento di Blaine, costringendolo ad alzare lo sguardo verso di lui.
- Ma io sono felice.
Premette le labbra contro quelle di Blaine, cercando di trasmettergli sicurezza, quella sicurezza che suo padre non gli aveva mai dato. Forse non avrebbe mai avuto un figlio, ma in quel momento si sentiva quasi come un padre nei confronti del suo ragazzo.
Blaine si staccò, guardandolo serio e fisso negli occhi.
- Seb?
- Si?
- Se è vero che questa storia dei matrimoni, si insomma… è vera, mi prometti che ci proveremo?
Sebastian, per tutta risposta, ripescò le sue labbra in un bacio ancora più travolgente. Blaine si staccò nuovamente per riprendere fiato.
- E mi prometti che avremo una famiglia tutta nostra?
Sebastian annuì, vicino al suo viso, i loro respiri fusi in un unico respiro.
- E mi prometti che sarà una famiglia vera? Che ci sarai sempre per nostro figlio?
Il luccichio negli occhi di Blaine quasi abbagliava gli occhi di Sebastian, che in quel momento si innamorò ancora di più del suo splendido, perfetto ragazzo.
- Si, te lo prometto.
Blaine sorrise, sentendosi al sicuro tra quelle braccia, le uniche in grado di tenerlo saldo in quel mondo caotico.
Pensava già al momento in cui finalmente si sarebbe avverato il suo sogno, e poco importava in fondo se i suoi figli avessero avuto un nonno o no: se restavano loro insieme, sarebbero stati forti contro tutto e tutti.
 
   
 
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