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Autore: lu and the diamonds    08/07/2013    6 recensioni
[slash; fluff]
[zaynxliam]
[II classificata al Try - Contest]
-
Dal testo:
Gli animali sono tutti radunati nel mezzo del prato e devo assottigliare la vista per riuscire ad individuare il centro della loro attenzione. Gli occhi quasi mi escono fuori dalle orbite, quando quello che focalizzo è un ragazzo.
Un ragazzo bellissimo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Träume ich?

Quando quella mattina del 25 dicembre 2011 mi sveglio, sento subito che nell’aria c’è qualcosa di strano. Mi stiracchio nel letto lentamente, allungando con calma gli arti e sbadigliando sonoramente. Sarà che all’idea del Natale ho sempre accostato anche quella del freddo, delle coperte pesanti e della cioccolata calda mentre fuori nevica, valuto, spingendo con i piedi le lenzuola leggere ai piedi del letto.
Sbuffo, perché io a quel caldo non ci sono proprio abituato, non a dicembre poi! Odio l’Australia, mi dico, mentre mi stropiccio gli occhi e mi avvio verso il salotto.
«Buongiorno, tesoro!» esclama mia madre, che mi intercetta nel corridoio e mi corre incontro per lasciarmi poi un bacio delicato sulla guancia. «Vieni in cucina, io e papà abbiamo una cosa per te»
Non molto incuriosito, la seguo lungo il corridoio, domandandomi di cosa si tratti. Sono certo che sarà qualcosa come un maglione o una sciarpa; i miei genitori non sono mai stati degli assi nello scegliere i regali, che si tratti di Natali o compleanni, perciò mi preparo a fingere stupore e felicità. Non che lo meritino, dopo avermi trascinato a vivere dall’altra parte del mondo, lontano dai miei amici e dalla mia vita, ci tengo a precisare.
Ma quando entro in cucina e, accanto alla mia colazione, dei pancakes dall’aspetto delizioso, noto una scatola squadrata con un enorme fiocco rosso sulla sommità, la mia certezza vacilla per un attimo. I maglioni non hanno quella forma, vero? Voglio dire, quella scatola fa pensare così tanto a quello che spero ci sia dentro, che mi ci fiondo contro e quasi sono costretto a raccogliere la mia mandibola da terra, tanto sono realmente sorpreso, quando scopro di cosa si tratta.
Fra le mani, stringo una Canon EOS 60D e sto per mettermi a piangere quando mia madre mi accarezza il braccio, mio padre sorride compiaciuto, e «Sappiamo che per te è difficile accettare questo trasferimento, magari così puoi perdonarci almeno un po’?» mi domanda, mentre io ho già dimenticato tutto il rancore nei loro confronti e chi se ne frega della vecchia vita a Wolverhampton, quello è il regalo migliore che potessero farmi, lo desideravo così tanto che sono senza parole.
«Io… okaywowohmiodiograziemille!» blatero, poggiando la Canon sul tavolo e abbracciandoli. Mio padre mi dà una pacca sulla spalla e «Perché non esci e vai a provarla?» suggerisce e non potrebbe avere idea migliore, perché corro subito a prepararmi, felice come non mai.
 
«Tesoro, cerca di tornare prima dell’ora di pranzo perché abbiamo ospiti» mi informa mia madre, mentre allaccio la tracolla alla reflex.
Sollevo per un attimo lo sguardo, stupito. «Chi?»
«Il nuovo capo di tuo padre e la sua famiglia»
Annuisco distrattamente. «Non farò tardi, promesso» le sorrido, prima di baciarla e lasciare la casa.
Una volta fuori, il caldo mi investe, ma non è fastidioso, perché accompagnato da un vento che soffia leggero e mi scompiglia appena i capelli. Mi guardo attorno, cercando di pensare velocemente ad un posto carino in cui provare la fotocamera. Poi improvvisamente, mi torna in mente l’immagine di un boschetto non troppo distante, davanti al quale passo spesso per andare a scuola. Dieci minuti più tardi sono lì davanti e sto cercando un qualche cartello o indicazione per capire se effettivamente io possa entrarci oppure no, ma non trovo nulla, perciò faccio spallucce e mi avventuro al suo interno.
Non sono un patito di escursioni, ma la natura mi ha sempre affascinato. Sono circondato da alberi altissimi, alcuni dal tronco largo, altri più magri, e l’aria è quasi più fresca, lì in mezzo; la terra è umida e le mie scarpe vi affondano appena; degli uccelli fischiettano e di tanto in tanto posso sentire degli animali che si rincorrono fra i cespugli, ma non riesco a vederli. Dopo qualche minuto che cammino, mi guardo indietro: devo aver fatto bel po’ di strada perché non vedo più l’entrata, ma non mi preoccupo troppo, ho un buon senso dell’orientamento, in qualche modo riuscirò ad uscire di lì.
Un attimo più tardi, già non ci penso più, la mia attenzione totalmente rapita da alcuni frutti rossi, che pendono pigramente dal ramo di un albero. Mi avvicino, affascinato, e cerco l’angolazione giusta per scattare la foto. Non mi è capitato molte volte di maneggiare una reflex, quindi impiego alcuni secondi per impostarla e mettere a fuoco. Lo scatto non è male, ma ci riprovo un paio di volte, finché non ne sono pienamente soddisfatto. Cerco qualcos’altro da fotografare e noto un coniglio che annusa l’erba poco più avanti. Mi muovo nella sua direzione, ma quello scappa spaventato.
Sospiro, camminando più piano, attento a non calpestare le foglie e a non fare rumore. Vedo una farfalla gialla appoggiata con grazia ad un filo d’erba; mi piego leggermente e catturo lo scatto. Ne faccio diversi altri a fiori dai colori brillanti e ad un bruco annoiato. Mi domando quanto tempo sia passato da quando sono lì dentro, alzo lo sguardo al cielo, ma non riesco a vedere il sole, coperto dalle fronde degli alberi altissimi. Decido di prendermi una pausa, così mi siedo ai piedi di un albero, chiudo gli occhi per rilassarmi e mi abbandono all’ascolto dei suoni della natura. Mi sento così in pace con il mondo, in quel momento, che quasi mi addormento…
 
Ho la mente annebbiata, quando dei fruscii catturano la mia attenzione, costringendomi ad aprire gli occhi. Le sopracciglia devono schizzarmi fra i capelli dallo stupore, tanto mi sembra strano quello che vedo. Conigli, istrici, persino dei cerbiatti!, attraversano il bosco, tutti diretti verso lo stesso punto. Mi alzo, incuriosito, pronto a seguirli, e un uccellino mi schiva per pura fortuna, anch’esso intento a seguire la scia di animali. Mi incammino, stando bene attento a dove metto i piedi, e quando finalmente sollevo lo sguardo da terra, lo scenario è cambiato.
Il bosco si apre in una piccola bellissima radura; riesco persino a vedere il cielo ora, che brilla celeste come non mai. Il vento leggero muove i rami degli alberi, le cui fronde si lasciano cullare dolcemente, e i fiori colorati, che crescono selvaggi fra l’erba bassa, di un verde incredibilmente brillante. Gli animali sono tutti radunati nel mezzo del prato e devo assottigliare la vista per riuscire ad individuare il centro della loro attenzione. Gli occhi quasi mi escono fuori dalle orbite, quando quello che focalizzo è un ragazzo.
Un ragazzo bellissimo.
Un bellissimo ragazzo mezzo nudo.
Non riuscendo a vedere bene, mi nascondo dietro un albero, accendo la reflex, che fedele pende dal mio collo, e zoomo su di lui. La sua bellezza mi blocca il respiro per un attimo. Ha il viso spigoloso, il naso si erge dritto, sopra una bocca scura e carnosa, i capelli neri si spargono disordinatamente sulla fronte. Ha gli occhi chiusi, noto dispiaciuto. Il suo corpo è sottile e la sua pelle è marchiata da arabeschi simili a rami che si estendono lungo tutte le braccia e le spalle, seguendo poi la linea delle clavicole, al centro delle quali si incontrano, formando un simbolo che non riesco a decifrare.
Scatto una foto.
E’ troppo bello per essere vero. Indossa solo dei pantaloni grigi ed è scalzo. Ha le gambe incrociate, come se fosse in meditazione, e con le mani sfiora lentamente l’erba che lo circonda, accarezzandola con gentilezza. Un altro scatto, alle sue mani. Quasi la invidio, quell’erba, perché lo sconosciuto sembra avere un tocco così delicato che…
Il filo dei miei pensieri si interrompe improvvisamente, quando il moro pronuncia un «So che sei lì dietro» che per poco non mi fa schizzare il cuore fuori dal petto.
Resto immobile per un attimo, cercando inutilmente di far funzionare il cervello e decidere cosa fare. Okay, Liam, mi dico, cerca almeno di tornare a respirare in maniera più o meno normale. Inspiro ed espiro profondamente, concentrandomi sul movimento di un filo d’erba che si sposta.
Dovrei davvero correre via di lì, sarebbe la cosa giusta da fare, ma il ragazzo con un «Vieni qui» sussurrato, mi invita a raggiungerlo e, nonostante la mia testa voglia andare via, il mio corpo già si sta muovendo nella sua direzione. Più mi avvicino a lui e meglio riesco a metterlo a fuoco. Ha di nuovo gli occhi chiusi, ma ora riesco a notare le ciglia lunghe che si posano con grazia sulle guance color caramello.
Gli animali attorno a lui, lo osservano rapiti quanto me, per nulla spaventati dalla sua presenza, e sembra pendano dai suoi movimenti, perché quando il moro fa segno con le mani di lasciarmi passare, loro immediatamente si allargano per lasciare un passaggio. Ormai sono a pochi metri da lui e non so che altro fare, se non ammirarlo.
«Ciao» mi saluta, mentre solleva le palpebre e il suo sguardo mi investe con la forza di un uragano. Ha dei grandi occhi color nocciola screziati d’ambra, contornati dalle ciglia lunghe, folte, nerissime.
«Mi spiavi?» domanda con un sorriso sulle labbra e io sento il sangue defluire alla velocità della luce verso le mie guance.
«Cosa? N-no!» blatero. «E’ c-che tutti questi animali venivano di qui e…che stai facendo?»
«Entravo in contatto con mia madre»
«Tua madre?» domando, inarcando un sopracciglio. Questo ragazzo sì che è un tipo strano.
«La natura, no?» dice, come se fosse ovvio e io non ci arrivassi.
«Oh…certo» Forse è pazzo, penso e mi trattengo dal ridacchiare tanto è assurda la situazione.
«Non sono pazzo!» sbotta lui, offeso.
Cosa? Okay, non potrà mica leggere nel pensiero e quelle stronzate lì, vero?!
«Non sono stronzate» ribatte, piccato.
Le mie sopracciglia schizzano fra i capelli e devo soffocare una risata isterica, perché non può star succedendo per davvero. Il moro sospira e mi indica di sedermi accanto a lui. Esito per un secondo, poi, come poco prima, il mio corpo decide di obbedirgli senza che io possa farci nulla. Lui fa appena un sorriso e l’attimo dopo stringe la mia mano nella sua. Inutile dire quanto io stia andando letteralmente a fuoco. Quel tizio, non so nemmeno come si chiama, è così dannatamente strano e bello da mettermi a disagio.
«Zayn, mi chiamo Zayn» mi informa e io alzo gli occhi al cielo.
Questa roba della lettura del pensiero inizia a darmi sui nervi. Lui ridacchia, poi torna serio.
«Ti dimostrerò che non sono pazzo. Solo concentrati e respira profondamente»
Io annuisco, perché davvero sono curioso di sapere se e cosa succederà di lì a poco. Faccio come dice e sincronizzo il tempo dei miei respiri con quelli suoi, chiudo gli occhi e cerco con tutte le mie forze di non pensare troppo alla mia mano ancora stretta nella sua. Il mio palmo sfiora appena i ciuffi d’erba, il suo è poggiato delicatamente sul mio. Azzardo ad aprire un occhio e stiamo ripetendo insieme gli stessi movimenti che stava facendo lui quando sono arrivato nella radura.
«Chiudi gli occhi, sennò non funziona» mi ammonisce ed io con un sospiro torno a fissare l’interno delle mie palpebre. Sono piuttosto certo che non succederà nulla, quando percepisco un’improvvisa forza sotto la mano che Zayn stringe. Sembra quasi che… dell’energia scorra dentro l’erba che stiamo accarezzando, come se abbia vita propria e ci stia accarezzando a sua volta anch’essa. Mi sento inaspettatamente in pace con il mondo, mi sento libero e pieno di forza e tutto quello non ha assolutamente senso, ma mi piace. E’ una bella sensazione. Il moro accanto a me sorride soddisfatto di fronte al mio stupore.
«Te l’avevo detto che non sono pazzo» mormora, mentre lascia la mia mano e mi permette di giocare liberamente con il terreno sotto di noi. Vi appoggio le mani e la sensazione si intensifica.
Non mi sono mai sentito così bene.
 
Poco più tardi, siamo seduti contro la corteccia di un grande albero e la situazione mi sembra tanto irreale che ho deciso di crederci. Zayn mi ha spiegato di come ha scoperto di questa sua singolare affinità con la natura, di come abbia dovuto imparare a controllarla e a sfruttarla. Io lo osservo affascinato e non riesco a fare a meno di sfiorare l’erba o la terra, perché è un’emozione così forte da non riuscire a staccarmene. Di mio, invece, ho raccontato ben poco. Gli ho detto come mi chiamo e gli ho parlato del trasferimento e dell’Inghilterra, ha detto che non l’ha mai vista, ma che gli piacerebbe visitarla. Io non ho potuto fare a meno di sospirare, immaginando quanto sarebbe bello potergliela mostrare io stesso; lui deve avermi sentito, perché ha sorriso e io sono avvampato dalla punta dei piedi a quella dei capelli. Ho scoperto di arrossire decisamente troppo spesso in sua presenza.
E’ da qualche minuto che non parliamo, decido di rompere il silenzio, perché, davvero, ha una voce bellissima ed è uno spreco stare in sua compagnia senza poterla ascoltare.
«Zayn uhm» Lui si volta e mi guarda curioso, piegando leggermente la testa su un lato. «Pensavo…posso farti una foto?»
Il moro sgrana appena gli occhi, sembra rifletterci su, e «Mh, credo di sì» mormora, imbarazzato forse?, mentre si fissa le mani, che stanno torturando un lembo dei pantaloni grigi.
Soddisfatto, accendo la mia reflex e già so che le foto non renderanno giustizia alla sua bellezza. Zayn non ha intenzione di guardare l’obbiettivo, ne sono certo, perciò metto a fuoco e provo subito a scattare. Ancora uno, due, tre scatti. Immortalo i capelli che sembrano essere scompigliati di proposito da un hair-stylist professionista, tanto cadono perfettamente sulla sua fronte; fisso un attimo in cui il suo sguardo scruta un punto lontano, gli occhi che luccicano e un angolo della sua bocca che è appena piegato in un sorriso imbarazzato. L’ultimo scatto riprende i suoi tatuaggi, che gli marchiano la pelle scura, rendendola ancora più affascinante.
«Uhm posso vederle?» mi domanda, la voce insicura, mentre si fa un po’ più vicino a me.
«Non sono un granché bravo» lo avverto.
«Fa nulla, dai vediamo» mi rassicura, poggiando il mento sulla mia spalla e sporgendosi per guardare il display della reflex. E devo davvero metterci tutto l’impegno del mondo questa volta per focalizzare l’attenzione lontano dal suo viso. A quanto pare non basta, perché fallisco miseramente. Mi trovo a respirare piano, mentre scorro con lentezza le foto che ho scattato e lui le guarda curioso.
«Questa mi piace» dice, mentre gli mostro quella del bruco che ho scattato quella mattina presto.
Mi volto per guardarlo, per cogliere l’espressione sul suo viso, e un secondo dopo me ne sono già pentito. Perché mi trovo a pochi centimetri dal suo viso perfetto e i suoi occhi sono luminosi come non mai e le sue labbra sono rosse come i frutti che crescono nel bosco e il suo fiato mi sfiora appena la pelle e, Dio, quanto vorrei baciarlo!
Il pensiero che segue questa nuova verità, è “Sono un coglione” ed effettivamente lo sono.
Perché, ecco, tendo a dimenticare il fatto che Zayn riesca a leggermi nella mente e, okay, calmati e respira, magari non ti ha sentito.
Ti prego, fa che non abbia sentito.
Ti prego!
«Davvero lo vorresti?» mormora lui, però, distruggendo le mie speranze.
Questo è decisamente imbarazzante.
Lo guardo, perché non riesco a farne a meno, e le sue guance sono colorate da una spruzzata di rosso, gli occhi ancora più lucenti del solito.
Sì, che lo vorrei!
«No! I-io mi dispiace» blatero, ma lui sembra aver deciso che spiare i miei pensieri è più conveniente che ascoltare le mie parole, perché un attimo dopo tutto ciò che riesco a percepire sono solo le sue labbra sulle mie. Ve le posa delicatamente, non azzardandosi a fare neppure una mossa in più, ma mi stringe con dolcezza il mento fra le dita e io mi sciolgo sotto il suo tocco. Si stacca per un secondo e io mi sento costretto a colmare ancora la distanza, quasi ne avessi un bisogno fisico. Lo sento sorridere appena a labbra schiuse, mentre mi bacia, poi la sua mano libera corre a prendere la mia. La guida fino a toccare il terreno e capisco cosa vuole fare.
Mi concentro, per quanto le sue labbra sulle mie siano un’enorme distrazione, e l’attimo dopo siamo entrambi invasi dalla forza della terra. Scorre in noi, amplificando al massimo le emozioni, rendendo quel bacio ancora più surreale, tanto è perfetto. Quando ci stacchiamo, abbiamo entrambi le guance rosse ed io non riesco proprio a smettere di sorridere. Zayn mi posa una carezza gentile sul collo, prima di lasciarci un bacio leggerissimo. Io appoggio la testa sul suo petto, mi accoccolo contro di lui, gli occhi chiusi per ascoltare meglio il suo battito, e desidero che questo momento non finisca mai.
 
Quando apro gli occhi, non so quanto tempo più tardi, c’è qualcosa che non va. Evidentemente qualcosa non va visto che, noto con disappunto, Zayn se n’è andato. Senza salutarmi. O dirmi se ci saremmo rivisti. O una qualsiasi cosa. Sbuffando, alzo gli occhi al cielo e mi rendo conto che deva essere sicuramente passato mezzogiorno. Maledicendo me stesso, il jet-lag e il sonno che mi perseguita, facendomi addormentare nei momenti meno opportuni, mi sollevo da terra e, dopo essermi pulito i pantaloni e appeso la Canon al collo, mi metto in cammino per tornare a casa.
Circa quindici minuti dopo, sono nell’ingresso e mia madre mi sta rimproverando per aver fatto tardi. «Liam, ti avevo detto di non fare ritardo! Gli ospiti saranno qui a momenti… vatti a dare una sistemata e cambiati quei dannati pantaloni» dice esasperata, guardando i miei indumenti sporchi di terra. Mi limito ad annuire, non ho voglia di ribattere, e mi spoglio in fretta abbandonando i vestiti per terra.
Li leverò dopo…o forse no, penso, notando il disordine che regna nella mia camera, immersa fra scatoloni di roba che non ho ancora sistemato, nonostante ci siamo trasferiti già da un paio di settimane. Mi sono premurato di tirare fuori solo qualche poster che ho già attaccato alle pareti bianche e lo stereo, che accendo, infilandoci dentro un cd a caso. Ed Sheeran.
Sto per entrare in doccia, ma sulla scrivania la reflex lampeggia. Sicuramente sarà scarica, considero, recuperando il caricabatteria dalla sua confezione. Accendo la macchina e la collego alla spina. E so che dovrei davvero correre in doccia, perché è tardissimo e mia madre mi ucciderà, ma mi concedo due minuti per riguardare le foto. Per riguardare Zayn. Quando con mio grandissimo disappunto, scopro che le sue foto non ci sono, quasi mi sento male. Non può essere.
Okay, Liam, calmati e rifletti.
Sei sicuro di averle scattate?
Sì.
E non le hai cancellate, neppure per sbaglio?
Non l’avrei mai fatto.
Non te lo sarai mica sognato allora?
Mi fermo un attimo. Io sono sicuro di aver conosciuto Zayn, andiamo, non può essere che mi sia sognato tutto. Gli animali che andavano da lui, la meditazione, il bacio, quel potere immenso che scorreva sotto le mie mani…
Potere che scorreva sotto le tue mani, sul serio, Liam?
«Oh mio Dio» sussurro, rendendomi conto che niente di quello che ricordo è vero e che probabilmente ho trascorso due ore seduto sotto un albero a dormire.
«Idiota» mi dico, lasciando la reflex sulla scrivania ed entrando nel mio bagnetto personale.
Dentro la cabina doccia, la voce dolce di Ed che canta una delle mie canzoni preferite, Sunburn, arriva ovattata ma io canticchio comunque con lui.
«Don’t drop me in, it’s not my turn. If you cut deep, then I might learn, that you scarred and left me like sunburn»
Wow, mi dico, è esattamente così che mi sento. Ferito e bruciato. Aspetta, cosa? Mi sento sul serio così a causa di un sogno? Forse ho ragione. Il jet-lag mi ha davvero rincoglionito.
 
Credo di meritare un premio per la velocità con cui sono riuscito a farmi la doccia, asciugarmi i capelli e trovare dei vestiti decenti dentro a quegli scatoloni impolverati. Mi fisso un attimo allo specchio, non sto malissimo, ma ho la faccia di uno che ha bisogno seriamente di dormire e magari iniziare anche a distinguere i sogni dalla realtà.
Soprattutto quello.
Sbuffo ed esco dalla mia stanza, sperando che gli ospiti non siano ancora arrivati. Due secondi dopo, sento un parlottare proveniente dal salotto e capisco di averci messo troppo. Mia madre, fra le mani un vassoio di stuzzichini, mi intercetta nel corridoio, mentre dalla cucina si sposta per raggiungere gli altri.
«Liam James!» tuona, lanciandomi un’occhiataccia. «La prossima volta è meglio per te se mi dai retta quando ti dico di non tornare tardi»
Alzo gli occhi al cielo, esasperato, gli ospiti non possono essere arrivati da più di dieci minuti, è mia madre che è paranoica! La donna mi fa segno di seguirla nell’altra stanza.
Nell’ingresso, c’è mio padre che intrattiene quelli che presumo siano il suo capo e sua moglie, mostrando loro dei quadri appesi alle pareti. Io e mia madre ci avviciniamo, i tre si girano nella nostra direzione.
«Oh, signori, vi presento mio figlio, Liam»
«Felice di conoscerti, Liam» replica lui, con un sorriso, porgendomi la mano.
«Ciao, Liam» dice a sua volta, la signora.
«Piacere mio» saluto, mostrando il mio sorriso migliore, sperando che mia madre mi perdoni almeno un po’.
«Liam, vieni, devi assolutamente conoscere mio figlio!» esclama il capo di mio padre, mettendomi una mano sulla spalla e guidandomi nel salotto.
Seduto sul divano c’è un ragazzo dai capelli neri che si rigira un cellulare fra le mani, ma ha il viso abbassato e non riesco a vedere chi è, magari lo conosco o viene alla mia stessa scuola.
«Figliolo» dice sua madre, attirando la sua attenzione.
Quando lui alza lo sguardo per fissarlo su di noi, quasi stento a crederci. E quegli occhi giuro che li riconoscerei tra mille e l’ambra che ci scorre dentro quasi mi scioglie.
Il ragazzo aggrotta le sopracciglia, lo sguardo vagamente divertito.
«Z-zayn?» mormoro senza riuscire ad articolare meglio le parole.
«Ciao, Liam» 






ohrisensun's corner:

Wow, non pubblicavo nulla da tre mesi e me ne esco con questa cosa!? 
La risposta è *rullo di tamburi* sì!
Okay, l'ho scritta in tipo tre giorni battendo ogni record possibile e immaginabile, dato che mi sono ridotta a scriverla durante gli ultimi giorni del contest lol
In realtà, non mi piace nemmeno un po', ma sono orgogliosissima di essermi aggiudicata il II posto! *scoppia a piangere*
Vabbene, non so che dire, spero che nonostante tutto possa piacere a qualcuno e mi farebbe davvero piacere leggere cosa ne pensate!

Per quanto riguarda la famosa long ziam che stavo scrivendo... ho deciso di cancellarla e ora ho iniziato a scriverne un'altra con una trama completamente diversa e abbastanza originale dato che non ho mai letto nulla del genere:)
Ovviamente non so quando e se inizierò a pubblicarla, quindi nulla, volevo solo dirvelo ahaha.

Credo di aver detto tutto, okay! Per ogni eventualità, >QUI< trovate tutti i miei contatti!
Alla prossima, 
Lu




ALTRI LAVORI SLASH:

Be the cherry to my cake. (ziam)
Beds, books and jealousy. (ziam)
Stormy night. (ziam)
Why let your voice be tamed? (larry)
The Invincibles. (larry)
Some nights. [shellett (per chi non lo sapesse, georgexjj degli unionj)]
  
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