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Autore: SweetNemy    08/07/2013    0 recensioni
Questa è una storia sul calcio. Racconta di un ragazzo che vedendo una partita si innamora di questo sport e decide di diventare calciatore :)
Spero vi piaccia ;)
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ragazziii :)
Come ho detto nell'intro questa è una storia sul calcio e di un ragazzo che è combattuto tra essere modello o calciatore . ;)
SWEETNEMY <3

"Bellissimi ragazzi o bravissimi atleti? Questo è il dilemma!"

~MIGUEL~

Egli era un ragazzo strano, fuori dalle regole, che amava la tranquillità e allo stesso tempo non stava mai tranquillo, mai fermo.
Fin da piccolo non la smetteva di correre, saltare, ridere, scherzare: forse era il ragazzo più bello e solare di tutti i tempi.
Ed era strano, stranissimo il suo carattere, rideva così tanto, era tanto simpatico che tutti credevano avesse una maschera, e poi all'improvviso la toglieva da solo e scopriva il suo carattere ambizioso e dolce che lo rendeva unico, speciale.
Era troppo impegnato a godersi la vita giorno per giorno, attimo per attimo che quasi non pensava al suo futuro: egli non aveva un sogno ben preciso, sapeva di poter riuscire in tutto ciò che volesse con la sua testardaggine, eppure non aveva ancora tracciato una meta.
A parte la scuola Miguel non aveva grandi interessi, a volte seguiva lo sport ma non lo trovava molto interessante! Talvolta assisteva a degli incontri di Tennis in tv, li seguiva attento, ma mai rimaneva colpito da certe prodezze!
Tuttavia un ragazzo bello e brillante come lui non mancava mai di idee e questo lo notò in un giorno ben preciso, uno di quei giorni in cui la vita, la sua vita subì una svolta! Una pagina del libro della sua esistenza si era girata, da sola...
Lo avrebbe sempre tenuto a mente: era il 24 febbraio del suo ultimo anno alle scuole medie.
Condizionato dal suo migliore amico stava per consegnare il modulo d'iscrizione per il liceo scientifico, l'avrebbe portato all'istituto il giorno successivo.
Quella stessa sera il ragazzo era in ansia, non riusciva a stare fermo. Cenava seduto sulla sedia, ma la sua gamba destra non smetteva di tremare, come le sue mani, le sue braccia e ogni parte del suo corpo sospesa.
Per quanto ci provasse quella sera non riuscì a mangiare, non stava affatto bene, tanto che non aveva neanche letto le lettere delle sue ammiratrici.
Sua sorella lo notò e per farlo reagire gli buttò addosso uno dei cuscini del divanetto, ma egli si abbassò schivandolo.
Il cuscino andò a colpire l'angolo basso della tv facendola accendere. Era accesa sul canale del calcio, un'importante partita di calcio era in corso. Dico importante perché a giocare era il Barcellona, la squadra per cui tifava Miguel anche se non ne capiva molto di calcio e non ci aveva mai giocato.
Decise di sedersi sul divano e di guardare la partita che per il momento era ferma sullo 0-0.
Diceva il telecronista che nessuno attaccava per il momento, il Barça perdeva e recuperava palla a centrocampo da svariati minuti ormai e Miguel cominciava ad annoiarsi finché il telecronista alzò il tono di voce dicendo:
'Barcellona in attacco, finalmente la partita si è sbloccata! Il numero ** prova un tiro, ma il portiere non si lascia sorprendere. Ma cosa succede? Il rilancio del portiere sulla fascia destra si trasforma in occasione per *** che si avventa sulla palla e... '
Ormai il ragazzo restava con il fiato sospeso davanti alla tv cercando di seguire con gli occhi ogni singolo movimento e all'improvviso vide la palla superare la linea di porta proprio accanto al piede destro del portiere che ancora giaceva a terra e un urlo si liberò dalla sua voce profonda:
'Gol!!!' gridò con tutta la voce che aveva in corpo facendo spaventare tutti.
Dopo quell'urlo un sorriso si accese sul suo viso pallido, quel sorriso puro, che lo accompagnò per tutta la partita, che finì con un netto 3-0 per il Barcellona.
Miguel corse in camera sua e prese la sua maglia del Barça regalatagli da suo padre qualche anno fa e se la portò al viso annusandone l'essenza, poi se la portò al cuore, notando che batteva forte, poi velocemente tolse la maglia blu e infilò quella della sua squadra che per la prima volta gli aveva fatto battere il cuore. Quella maglia a strisce verticali blu e granata gli dava una strana sensazione: stava cominciando ad amarla!
Istintivamente andò da suo padre che se ne stava comodamente seduto a leggere un libro.
'Papà!' gridò con un sorriso incredibile sul volto.
'Miguel! Che succede? Prima ti ho sentito gridare!' disse non distogliendo lo sguardo dal libro.
'Il Barcellona ha vinto!'
'Avevi dubbi figliolo?'
'Non lo so, non me l'ero mai posto il problema. Non mi è mai interessato più di tanto il calcio, almeno fino ad oggi, fino a stasera!'
Il padre del ragazzo d'improvviso alzò la testa dal libro notando l'espressione fiera del ragazzo dai capelli scuri in volto, ma non fu la sola cosa che lo colpì; il ragazzo indossava quella maglia bellissima che egli stesso gli aveva regalato al suo undicesimo compleanno. Dietro c'era inciso il suo cognome  e il numero 9.
D'istinto si voltò verso di lui e iniziò a parlare con tono sicuro:
'Sai, ricordo bene la tua espressione quando ti regalai quella maglia, eri deluso, perplesso, ma allo stesso tempo eri incuriosito: volevi sapere a tutti i costi come mai ti avessi regalato quella maglia. Ora l'hai capito?'
'Forse me l'hai regalata perché speravi un giorno mi sarei accanito al calcio e credo che quel giorno sia arrivato.'
'Sì, ma non è spiegato il perché abbia il tuo nome e quel numero incisi'
'Credo che debba scoprirlo da solo però voglio dirti una cosa importante.'
'Cosa? Ti ascolto!'
'Fin da piccolo ti ho sempre detto che per me la cosa più importante era andare a scuola con Juan, sempre! Però ho preso un'importante decisione: non voglio andare al liceo scientifico con lui.'
'Come mai? Avete litigato?'
'No. Niente di tutto questo, siamo ancora ottimi amici. Io voglio frequentare il tuo stesso liceo.'
L'uomo si alzò di scatto dalla sedia e rimase perplesso, aveva gli occhi sgranati e non riusciva a parlare.
Il liceo che aveva frequentato si trovava a Siviglia, a molti chilometri da lì ed era particolare, unico, speciale, in quanto l'unico dell'intera Spagna ad avere una squadra di calcio di cui avrebbero fatto parte i migliori 20 giocatori del liceo. Poi ancora, i migliori 11 sarebbero diventati titolari.
Quel liceo ospitava ragazzi da tutta la Spagna, talvolta anche di altre nazioni, e proprio per questo aveva a disposizione i dormitori per i ragazzi esterni alla città di Siviglia.
'Tu sei davvero matto!'
'Posso andarci?'
'Per me puoi fare quello che vuoi! Tua madre però potrebbe essere contraria!'
'Tu non puoi convincerla?'
'Vedrò quel che posso fare!'
'Grazie!' disse con un gran sorriso e con gli occhi illuminati, che però smisero ben presto di brillare, quando gli sorse un problema 'Ma io non so giocare a calcio. È difficile?'
'Questo dipende da te!'
'Mi insegneresti a giocare a calcio?'
Il padre di Miguel aveva giocato a calcio in quel liceo e ne era stato appassionato sin da piccolo, tuttavia al terzo anno, all'arrivo di due matricole fortissime in attacco dovette uscire dalla formazione ufficiale e non entrò mai più in campo a giocare.
Da quel giorno Miguel s'iscrisse alla scuola di suo padre e iniziò a giocare a calcio per la prima volta nella sua vita.
Quei giorni di primavera ed estate passarono in fretta, e arrivò il 3 Settembre, giorno del provino per poter entrare nella squadra di calcio. Miguel era agitato, ma si era impegnato a fondo per ottenere un risultato.
Il ragazzo non aveva mai giocato su un campo vero e ne era affascinato, sentiva l'erbetta sotto gli scarpini e il flebile vento scuotergli i capelli e il suo completino da calcio del Barcellona.
C'erano circa 1000 ragazzi a quel provino, che vennero divisi in gruppi di 11 persone e ad ogni partita si scontravano due gruppi: i ragazzi migliori di ogni gruppo venivano indicati per la fase successiva.
Miguel venne scelto la prima volta, poi la seconda e poi la terza e così via fino a quando rimasero tre attaccanti. Tutti e tre sarebbero entrati nella squadra, ma bisognava vedere chi dei due avrebbe fatto la prima punta.
Dopo aver fatto l'ennesima prova furono mandati a casa con un misero 'Vi faremo sapere'.
Miguel tornò a casa felice per essere entrato nella squadra, tuttavia era convinto che non avrebbero scelto lui come prima punta, ma a lui andava bene. Gli bastava giocare. Il ragazzo tornò a casa felice, fece le valigie e dopo aver salutato tutti uscì e con l'aereo privato si diresse verso Siviglia.
Era il suo primo giorno al dormitorio, al liceo, nella squadra di calcio e in quel giorno successero tante cose strane...
Era l'intervallo e Miguel sedeva scomposto sulla sedia, con i piedi sul banco e leggeva un libro sulla storia sul calcio. Se ne stava tranquillo finché un gruppo di ragazze si avvicinò a lui.
'Ciao!' urlarono tutte all'unisono con un dolce sorriso sulle labbra.
Il ragazzo sussultò e poi si concentrò sulle ragazze.
'Salve ragazze!' disse  Miguel sfiorando la chioma marroncina con le dita.
'Sei davvero carino' disse una di loro.
'E che bel fisico' continuò un'altra.
'Quante volte alla settimana vai in palestra?'
'Come mai non ti ho mai visto da queste parti?'
'Ragazze, piano con le domande. Vengo da Barcellona e sono un calciatore. Gioco nella squadra del liceo.'
Un urlo si liberò dalla folla appena seppero fosse un calciatore.
Stavano per assalire il ragazzo, che per fortuna fu salvato dalla campanella. Egli si ricompose e si preparò per la lezione successiva: oltre ad essere un bellissimo ragazzo e un grandissimo attaccante era anche uno studente brillante!
Il professore che entrò sembrava abbastanza giovane e questo provocava l'attenzione di molte ragazze, che già sembravano essersi dimenticate di Miguel.
L'allenamento del pomeriggio fu decisivo: gli diede l'opportunità di giocare come prima punta, ma ben presto scoprì che tutto era diverso da come se lo aspettava.
C'erano giocatori di tutti e cinque gli anni e c'erano già quattro attaccanti, esclusi i due ragazzi che hanno fatto il provino con lui.
Quei ragazzi furono tenuti solo per gli allenamenti ma gli venne riferito che quasi sicuramente non avrebbero giocato nessuna partita! A Miguel un po' dispiaceva, ma l'importante era essere riusciti a realizzare il suo sogno.
Un secondo colpo ci fu quando scoprì che solo lui e l'ala sinistra erano del primo anno; del secondo anno non c'era nessuno e quindi tutta la squadra eccetto lui e l'ala era del triennio.
A fine allenamento "l'ala" che scoprì si chiamava Andres gli venne a parlare.
'Come hai fatto ad entrare nella scuola? Tuo padre è un calciatore?'
'Eh? No. Ci sono entrato da solo, senza raccomandazioni.'
'Wow. Beh, comunque con quel fisico che hai saresti potuto diventare un modello. C'è una sfilata di moda la settimana prossima nel liceo, ti consiglio di iscriverti. Secondo me hai un'enorme confidenza con la passerella e poi tutte le ragazze ti corrono dietro, ti voterebbero di sicuro.'
'Magari mi iscrivo davvero!'
Miguel era un ragazzo alto e muscoloso, ma non eccessivamente! Aveva i capelli abbastanza corti tirati all'insù di un marrone cenere abbastanza scuro e gli occhi color caffè che facevano invidia a tutti per quanto fossero profondi.
Tutto era contornato da un viso di colore pallido, con la pelle chiara ma di sottotono olivastro e come tocco finale un sorriso così dolce e allo stesso tempo così deciso, così puro che avrebbe potuto far cadere qualsiasi ragazza ai suoi piedi; anche se le ragazze ci cadevano da sole in quel sorriso perfetto!
Miguel davvero partecipò alla sfilata di moda come suggerito da Andres, indossando un abito grigio fango con un papillion blu navy che ahimè s'intonavano perfettamente con il suo colore di pelle. Tutte le ragazze rimasero a bocca aperta e non ci pensarono due volte a votarlo e a fargli vincere la sfilata.
La settimana dopo c'era la prima partita del campionato scolastico che vedeva la squadra del liceo contro una scuola calcio del nord di Siviglia.
Quella stessa sera però c'era la seconda serata della sfilata di moda maschile.
Il ragazzo andò a sfilare sicuro di sé e mentre i giudici elaboravano si diresse in campo e per fortuna la partita ancora doveva cominciare. Andò nello spogliatoio e velocemente si cambiò.
'Miguel! Dove sei stato? Il mister quasi voleva mettere me come prima punta!'
'Il mister non è pazzo, non l'avrebbe mai fatto!'
'Ma sentilo. Come se la tira!'
Stavamo quasi per iniziare una rissa quando l'allenatore ci interruppe.
'Allora, è molto importante che mi ascoltiate. I centrocampisti dovranno recuperare palla e passarla o alle punte secondarie o all'ala sinistra. Voi passate a Miguel che giocherà come prima punta. Miguel tu segna, ma se sei marcato non giocare da egoista e passa a qualche tuo compagno libero.'
'Stia tranquillo. So come smarcarmi.'
Nel primo tempo la partita era bloccata sullo 0-0 e appena arrivò l'intervallo Miguel si rese conto che erano le 8.20 di sera e che la sfilata sarebbe finita tra dieci minuti. Si asciugò un po' con un asciugamano e corse fino alla passerella con il completino da calcio rosso e con i capelli bagnati dal sudore proprio quando il giudice gridò il suo nome.
'Signorino Miguel! Ma come è conciato?'
'Mi scusi, stavo giocando una partita di calcio.' disse con voce affannata ritirando il premio 'tra 10 minuti comincerà il secondo tempo. Devo andare!'
'Buona fortuna!'
Ritornò al campo giusto in orario per l'inizio del secondo tempo e segnai due bei gol in venti minuti! Ero soddisfatto, ma sfinito!
A fine partita il mister mi parlò.
'Miguel hai segnato due gol, complimenti!' il ragazzo lo ringraziò e sorrise 'due gol pessimi!'
'Ma cosa dice? Non è vero!'
'Nell'intervallo non ti sei riposato, eri sfinito. Sei stato fermo tutto il tempo nel limite dell'area di rigore e hai fatto il primo gol con la testa, direi quasi senza farlo a posta, cadendo a terra. Il secondo ancora più osceno. Dove si è mai visto che un calciatore inganni con i dribbling il portiere?'
'L'importante è aver segnato. Chi se ne importa come ho fatto!'
'Dove sei stato nell'intervallo?'
'Dovevo ritirare il premio di una sfilata di moda!'
'Cosa? Ma tu vuoi fare il modello o il calciatore?'
'Entrambi se è possibile!'
'Non è possibile e non lo sarà mai. Decidi questa sera stesso! Vuoi fare il modello e passare la tua vita tra ragazze che gridano come galline impazzite per la tua bellezza che hai capito, penso, è davvero rilevante, tra passerelle e giudici modaioli; oppure diventare un calciatore e passare la tua vita a lottare per un gruppo, per una squadra, per una maglia, per la gente che ti seguirà e, sì, anche per te stesso. Vuoi imparare a camminare in modo sensuale oppure imparare a correre, a saltare, a volare?'
Qui sorgeva un bel dilemma, era di fronte ad una scelta importantissima. Essere un bellissimo ragazzo o un grandissimo atleta?
Se fosse diventato un calciatore sarebbe rimasto un bel ragazzo ma tutti avrebbero pensato alla sua abilità di attaccante e non alla sua enorme bellezza. Sentiva la confusione far largo nella sua mente. Cosa diamine doveva fare? Non era una semplice scelta, era la sua vita. Lui, quel ragazzo che aveva sempre agito d'istinto, sì, proprio lui, ora non sapeva cosa fare! Ma poi si ricordò perché era a Siviglia, a tanti chilometri distante dalla sua casa, dalla sua famiglia, dai suoi vecchi amici tra cui c'era anche lui, Juan.
Sì, proprio Juan che l'aveva salutato con un abbraccio strettissimo in cui gli aveva detto di vincere, vincere anche per lui e che un giorno avrebbe voluto vederlo giocare nel Barça.
E quello era il suo sogno e non poteva arrendersi per una sfilata di moda, per quell'inutile concorso di moda. Aveva ragione il mister: lui doveva imparare a volare, a sognare e non a camminare in "modo sensuale".
Quando ripensò a quelle parole dette dal suo allenatore gli venne da ridere e si voltò correndo a diritto verso quest'ultimo.
'Mister! Mister!'
'Cosa c'è? Devo decidere chi inserire come prima punta ora?'
'No. Lei ha ragione. Io voglio imparare a volare, a sognare, a far sognare.'
'Non capisco ragazzo.'
'Il calcio è la mia vita e io... voglio imparare a vivere!'
Dopo queste parole risero entrambi e Miguel portò alla vittoria del campionato scolastico entrando nella nazionale giovanile under 17. Quando finì il liceo si diplomò con il massimo dei voti ed entrò a far parte della nazionale maggiore dimostrando di essere ai livelli dei grandi campioni spagnoli.
Appena un anno dopo il suo sogno si avverò: Miguel, numero 9, attaccante del Barcellona!
Un ragazzo bellissimo che ha capito che la bellezza è una qualità secondaria, che è più importante essere che apparire.
Ed essendo se stesso, imparò a vivere!

 
  
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