Next basket wins.
C'è silenzio intorno a
lui. Di quelli pacifici, di quello che possono essere distrutti in un istante
ma ti aspetti continuino per secoli. È tranquillo: non pensa a nulla, non fa
nulla. Si gode il tempo che passa.
Poi succede. Un suono rompe
il silenzio. La risata che lascia le sue labbra dura solo qualche attimo, poi
diventa dramma. Riconosce quel rumore.
“…Sembrava il suono di un melone, quando impattò con l’asfalto”.
Era lo stesso suono di
allora. La risata si spezza, la nausea lo travolge. Improvvisamente la testa
gira con così tanta violenza da farlo barcollare. Si volta, cerca il viso di
suo figlio, ora come allora allibito di fronte al gesto del padre. Non lo
trova. C’è qualcun altro al suo posto.
Matt. Che diavolo ci
fa quel marmocchio lì? Nei suoi occhi legge lo stesso orrore di Brandon, ma non
sta fissando lui. Fissa l’altro, il melone sull’asfalto.
Ora lo fissa anche
lui, ma qualcosa non va. Non è giusto, deve esserci un errore. Quello non è il
tipo che ha ucciso anni fa, quello non è il suo viso. Quello è-
«Mason?», chiama con
un sussurro, improvvisamente spaventato.
Che diavolo ha fatto?
alla fine c’è riuscito, l’ha fatto fuori? Ha fatto fuori Mason, ha ucciso il
presidente.
«Perché…?». Anche la
voce di Matt è un sussurro, incrinata
dal dolore. Ora lo sta fissando; non riesce a reggere il suo sguardo, è peggio
di quello di Brandon. È insopportabile.
Ha ucciso Mason. Ma
non voleva… Sì, certo, era uno stronzo e lo considerava responsabile per la
morte di Crazy Lee quasi quando gli Skitter, ma… non voleva arrivare a quel punto. Di nuovo.
Il sangue continua ad
uscire dalla testa del morto: gli dà la nausea e vorrebbe solo scappare. I
piedi però non fanno quello che il cervello – la disperazione – comanda: sono
di piombo, restano fedeli al loro posto, artefici di un supplizio che dopotutto
merita.
«Ho ucciso Tom Mason».
Ecco la condanna.
Sussultò, svegliandosi. Il sudore aveva reso i vestiti viscidi ed incollati alla pelle, gli sembrava di non poter respirare e il corpo gli doleva in ogni punto. Ecco che cosa succedeva quando ci si addormentava su una sedia.
Si guardò intorno per qualche istante. Era a Charleston, si rese conto, e subito la memoria tornò: ce l’avevano fatta, erano tornati tutti interi. Entrambi.
Si voltò e lo vide. Tom Mason dormiva da due giorni, ma le sue condizioni erano buone. Non lo aveva ucciso, lo aveva salvato.
Si costrinse a reprimere il patetico sorriso che rischiava di allargargli le labbra quando scorse le sue dita fremere e le palpebre cominciare a sollevarsi con stanchezza.
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Questa “cosa” è venuta fuori e non so quanto senso abbia ^^’’ un grazie speciale va a SereIlu che è stata gentilissima nel leggerla in anteprima e darmi consigli a riguardo.
Pope è un personaggio dalle mille sfaccettature e la puntata “Search and Recovery” è stata davvero uno specchio sul suo passato e sul suo carattere. Spero di averlo reso al meglio!
Alla prossima!
Alchimista ♥