Una
pioggia di kunai emerse da una fitta barriera di fronde a tutta
velocità, sibilando minacciosa mentre si lanciava inesorabilmente
contro il
proprio bersaglio.
Certo,
stando girati di spalle la situazione si complicava un bel po’…I
nervi, tuttavia, erano più che pronti a quell’attacco.
Si
sporse in avanti e puntò il corpo in procinto di spiccare un balzo
verso l’alto.
Le
lame si facevano sempre più vicine: poteva sentire distintamente lo
spostamento d’aria.
Abbassò
le palpebre.
Concentrato…
wwww
Ora!
wwwwww
-
Schivali, Akamaru! –
wwwwww
L’enorme
cane si dette una poderosa spinta sulle zampe anteriori,
staccandosi dal terreno con quelle posteriori ed esibendosi in una
piccola
giravolta a mezz’aria.
Quasi
strabiliante, per un esemplare di quella stazza.
Uno
dopo l’altro, mantenendo lo schieramento originario al momento del
lancio, i kunai sfrecciarono rapidi sotto la sua figura sospesa e si
conficcarono nelle cortecce di alcuni alberi poco distanti. Altri
caddero a
terra, tintinnando l’uno contro l’altro.
Akamaru
tornò a poggiare le zampe al terreno, barcollando appena al
momento dell’atterraggio. Sollevò il muso verso l’alto e si preparò ad
accogliere il padrone che, a grandi falcate, gli stava venendo incontro.
-
Bravo - si congratulò
Kiba donandogli una piccola
pacca affettuosa sul capo. - Quel salto era perfetto! –
Il
cane rispose al complimento scodinzolando festoso e trotterellando
intorno al ragazzo emettendo dei piccoli guaiti soddisfatti.
Agile
e dalla notevole prontezza di riflessi…chi avrebbe potuto fraintendere
su chi fosse il suo allenatore?
Kiba
annuì, fiero e orgoglioso, e si strinse nelle spalle.
Ora
che ci meditava su…il suo cucciolo era davvero cresciuto. Forse
Naruto aveva avuto ragione, una volta tanto. Ma solo una
volta tanto, comunque.
Si
spolverò i pantaloni leggermente sporchi di sabbia e si avviò a
raccogliere i kunai che giacevano ai piedi di un albero dal tronco
particolarmente crepato.
Era
sicuro che almeno un terzo di quelle screpolature le avesse
procurate lui stesso: d’altronde, era da una settimana che si allenava
a quel
modo in compagnia di Akamaru. Aveva deciso di utilizzare anche il più
insignificante minuto di tempo libero per dedicarsi anima e corpo al
rafforzamento fisico proprio e del suo cane: agendo sempre in coppia,
era necessario
che procedessero di pari passo.
-
Domani ci aspetta
un’altra sessione di esercizi,
sia chiaro - mormorò distratto voltandosi verso il cane, che nel
frattempo
aveva cominciato ad ispezionare la zona di qua e di là senza un canone
preciso.
Kiba inclinò la testa da un lato, sbuffando, e incrociò sconsolato le
braccia
al petto.
Ovviamente,
come il suo allenatore,
è cocciuto come un mulo…
-
Akamaru! Per oggi basta,
andiamo a casa! – esclamò
agitando una mano per richiamarlo.
Il
crepuscolo avanzava veloce, e in tempi come quelli non era il caso di
infiltrarsi nel buio.
L’eccessiva
spavalderia avrebbe anche potuto rivelarsi un’arma rivolta a
se stessi.
Il
cane continuava ad annusare radici e a sfregarsi contro tronchi
ruvidi, apparentemente senza aver ascoltato nemmeno una parola di
quello che
aveva appena detto il padrone.
-
Ehi, Akamaru… - sbuffò
Kiba seccato apprestandosi a
raggiungerlo. - …Mi hai sentito?! –
Nessuna
risposta.
Esatto,
risposta…il legame tra
uomo e animale si stabilisce anche così.
Nonostante
questo, il ragazzo cominciava veramente a stufarsi di
quell’atteggiamento impertinente.
Accidenti
a lui, chissà da chi diavolo aveva preso (non da lui di
certo!)!
-
Akamaru! - ripetè per
l’ennesima volta, esasperato,
rovesciando le mani sui fianchi e piazzandosi a gambe larghe proprio
davanti al
muso del cagnone; lo squadrò con aria stizzita e fece per allungare un
braccio
per dargli un colpetto sulla nuca. - Si può sapere che cosa…? –
Stonk.
Le
parole gli morirono in gola prima che riuscisse a completare la frase.
Anzi…erano
stati i suoi denti a chiudersi a lama sulla sua lingua in
movimento non appena Akamaru aveva tirato su il muso.…che con una
violenza
inaudita aveva urtato le gambe del suo padrone.
O
meglio…una parte delle gambe
del suo padrone…
Sì,
proprio…bè…quella parte!
-
ACK! -
Nonostante
non si trovasse in un cartone animato, Kiba sentì chiaramente
gli occhi spalancarsi all’inverosimile e un’aureola di allegre stelline
cangianti esibirsi allegramente in un girotondo intorno alla sua testa
ronzante. Crollò a terra pesantemente nemmeno fosse stato un sacco di
patate,
paralizzato dal dolore al basso ventre e colto completamente di
sorpresa dal
tiro mancino giocatogli del suo caro
cucciolo.
-
A… - rantolò, la faccia
a terra, facendo uno sforzo
incredibile per raccogliere tutti i residui di forza che gli erano
rimasti. -
…AKAMARU! –
L’interpellato,
sguardo assente e carico di noncuranza per ciò che era
appena successo, scrutò il ninja per qualche secondo, indeciso sul da
farsi. Di
una cosa, però, era certo: quel modo in cui aveva appena pronunciato il
suo
nome…non poteva che essere un rimprovero.
Il
momento buono, quindi, per stare quanto più possibile alla larga
dalla zona.
-
I-Io…t-ti
ammazzo! – sibilò Kiba rannicchiandosi ancora di più su se stesso;
ma
perché quel dannato strazio non accennava a diminuire?!
Allungò
un braccio, tremante, per afferrare la caviglia del cane e
trascinarlo giù con sé, ma il soggetto delle sue mire aveva già
provveduto ad
allontanarsi dal moribondo e a riprendere il suo abituale trotto di
esplorazione.
Stupido
cagnaccio, non osa nemmeno assumersi le proprie responsabilità!
Bè,
tanto valeva aspettare che il dolore se ne andasse…
Con
una smorfia di disapprovazione il ragazzo si coricò su un fianco e
abbandonò la faccia a terra, tra i fili di erba umida del campo di
allenamento.
Alzò
appena il capo quando alcune zolle di terra lo colpirono alla nuca.
Peccato
che al momento non riuscisse a vedere quasi nulla.
- Hm? –
E
poi, improvvisamente, come una folata di vento inaspettata, Kiba vide
la massiccia stazza del suo cane nascondersi dietro una coltre di
polvere, da
lui stesso creata per mezzo dello scalpicciare delle zampe posteriori.
L’Inuzuka,
come un automa, assistette impotente a quella insolita scena,
in un primo momento assolutamente incapace di muoversi o di proferir
parola.
-
M-Ma che cosa sta…?! -
provò a chiedere, cercando
di mettere a fuoco la sagoma di Akamaru (quando si era a terra
ansimanti, si
vedeva tutto come ingigantito…), ma fu presto costretto a tapparsi il
naso per
evitare che la nube di terriccio lo soffocasse.
Fece
appena in tempo a vedere l’imponente figura di Akamaru schizzare
via a tutta birra zigzagando tra tronchi
e cespugli come un forsennato, diretto in chissà quale direzione.
Oh,
basta, era fin troppo!
-
Akamaru, ma dove stai
andando?! Ehi…EHI! –
Ormai
era impossibile che il cane lo sentisse, era già fin troppo
lontano.
Incurante
del dolore all’inguine che ancora lo perseguitava (si
ripromise subito di comprarsi un paio di pantaloni dal cotone
rinforzato appena
sarebbe riuscito ad arrivare vivo a
Konoha), Kiba scattò in piedi facendo forza su entrambe le mani, si
scrollò la
terra di dosso con un gesto stizzito e si preparò a rincorrere il suo
maleducato animale.
Solo
quando articolò due veloci falcate l’una dietro l’altra si rese
conto di zoppicare.
E
pure in maniera piuttosto ridicola.
- Ahio! Ma che…?! –
Si
fermò lentamente, volgendo gli occhi al cielo come per concentrare
l’attenzione sulle proprie sensazioni. Non seppe spiegarsi il perché,
ma arrossì
di colpo; un secondo dopo si era già dato mentalmente del cretino.
Bè,
il motivo era naturale, in
fin dei conti, pensò sfiorandosi i pantaloni con due dita.
Ci
mancava anche quella, ora!
Sentendo
montare la collera dentro di sé, strinse i pugni e avanzò a
piccoli passi, facendo del suo meglio per mantenere il peso su una
gamba sola:
l’altra strusciava pesantemente sul suolo bagnato, raccogliendo dietro
di sé
un’abbondante cumulo di terreno.
Comportava
una fatica dannata (forza d’inerzia, o come diavolo si
chiamava! Le lezioni di Iruka-sensei erano così noiose…), ma perlomeno
il
dolore all’inguine non era così insopportabile come prima.
-
Hmmf…N-Niente più
croccantini agli spinaci…niente più
– argh! - beverone segreto del clan
Inuzuka…niente più ghiaia assorbente per la lettiera! - farneticava tra
i
rivoli di sudore che gli scendevano lungo le tempie (chi pensava che
una gamba potesse essere così pesante?). - Con
me hai chiuso, Akamaru! –
Costretto
a dover oltrepassare folti fratte, schivare imponenti cortecce
secolari e, per di più, portarsi dietro quella insopportabile zavorra,
ben
presto cominciò ad ansimare forte e a sudare copiosamente. Il dosso di
terra
che si frapponeva tra il suo piede e il tragitto che stava coprendo si
faceva
sempre più corposo…così come la sua rabbia interiore, dopotutto.
E
Akamaru ancora non si vedeva…ma dove si era cacciato?!
- Akamaru! - urlò
Kiba arrestando il suo
cammino e portandosi le mani a coppa davanti alla bocca. – Akamaru! –
Stupido
cane…come poteva aver fatto tutta quella strada? Eppure erano
ormai parecchi minuti che lui continuava a cercarlo…Sarà stata
mezz’ora, forse
tre quarti d’ora…
O
forse qualcosa di più…
Oppure…
-
Ehm… -
Il
ragazzo si portò le mani sotto il mento, riducendo gli occhi a due
fessure, profondamente assorto nei propri pensieri. Solo in quel
momento si
rese conto di aver completamente perso la cognizione del tempo.
A
pensarci attentamente, non avrebbe nemmeno potuto dire quanti metri
avesse percorso fino a quel momento.
Si
voltò indietro: forse dava ancora le spalle allo spiazzo per
l’allenamento che aveva utilizzato fino a poco prima e non se ne era
nemmeno
accorto. Anzi, ne era quasi convinto; scoccò un’occhiata fulminea al
cielo
sovrastante e si umettò rapidamente il labbro inferiore.
Sguardo
indietro.
Stupore
crescente.
Contrariamente
alle sue aspettative, le sue iridi non scontrarono altro
se non una mastodontica barriera di frasche di un morbido verde chiaro,
al di
là delle quali si intravedeva fiocamente il resto del bosco.
Di
spiazzi liberi recintati da cortecce screpolate, però, nemmeno la
sagoma.
-
Tsk… - Il ninja fece
schioccare la lingua e
incrociò le braccia al petto.
Perfetto,
si era perso! Perso!
Lui, il grande esperto di morfologia Kiba Inuzuka!
In
condizioni normali avrebbe potuto tranquillamente sfruttare le sue
doti di ninja per orientarsi dall’alto di un ramo, ma le sue condizioni
attuali
gli impedivano di fare movimenti troppo…come dire…agili.
Maledizione…cosa
avrebbe fatto, allora?!
Nell’istante
esatto in cui ebbe abbassato la testa verso il suolo
nell’atto di riflettere sul da farsi ed escogitare una punizione
severissima
per quell’irriverente di Akamaru, un debole latrato sopraggiunse alle
sue
orecchie.
Kiba
sussultò ed alzò di scatto il capo, annusando l’aria.
Un
vago profumo di selvatico gli solleticò il naso, seguito all’istante
da una fragranza decisamente più dolce.
Camelia,
miele ambrato…
…Fiori?!
Oh,
al diavolo! Akamaru doveva essere lì vicino!
Facendo
uno sforzo immane (accompagnato da un urlo talmente liberatorio
da far fuggire uno stormo di uccellini da alcune fronde a poca
distanza) per
riunire le gambe senza provare dolore all’inguine, corse
verso la direzione in cui aveva captato l’odore di Akamaru
fino a quando non sbucò in una grande radura verde, delimitata da un
recinto di
alberi disposti circolarmente intorno allo spiazzo d’erba.
E,
seppur da lontano, riuscì a mettere a fuoco la figura del suo cane,
appoggiato con le zampe anteriori su una di quelle imponenti cortecce.
Kiba
avvertì il proprio stomaco torcersi, le orecchie presero a
fischiare sommessamente mentre stringeva i pugni e raccoglieva fiato,
cercando
di ignorare il pulsare che aveva ripreso a rodergli la parte dolorante.
Quello…stupido…cane!
-
AKAMARU! –
Al
richiamo, l’interpellato voltò immediatamente il muso verso il
padrone, squadrandolo con uno sguardo vagamente preoccupato.
-
Accidenti a te, che
diavolo stai facendo?! -
proruppe Kiba sporgendo il petto in fuori e marciando
con fare autoritario verso di lui. - Perché sei scappato in quel modo? –
Akamaru
abbassò appena il capo, stavolta visibilmente dispiaciuto per
ciò che aveva effettivamente fatto…salvo voltarsi di nuovo contro la
corteccia
dell’albero pochi secondi dopo, come tirato per il collo da una forza
invisibile e irresistibile.
Il
ragazzo continuò a fissarlo, turbato. - Si può sapere che cosa ti
prende, ora?! Andiamo a casa, forza, dobbiamo… -
Si
arrestò di colpo quando si rese conto che il suo cane aveva alzato il
muso verso l’alto delle fronde dell’albero e aveva cominciato ad
abbaiare senza
sosta, mentre la sua coda sbandierava felice da una parte all’altra
nell’arietta frizzante della sera.
Evidentemente
sull’albero c’era qualcosa che attirava la sua attenzione.
-
Akamaru… - mormorò Kiba
avvicinandosi ancora a
piccoli passi. - Ma che…? –
-
Ah! –
Nel
preciso istante in cui Kiba ebbe posato a sua volta la mano sulla
corteccia della pianta e aveva preso a scrutare tra la fitta barriera
di foglie
che lo sovrastava, la sua vista cadde di botto in un mare di tenebre.
E
fu il buio più totale.
- AAAARGH! Che cos’è,
che cos’è?! AKAMARU!! –
Colto
completamente di sorpresa e all’oscuro di ciò che potesse essere
quella cosa che gli era appena caduta sulla testa, il ninja prese a
divincolarsi come un forsennato e a girare in tondo, in preda al
panico, fino a
quando non inciampò sulle sue stesse gambe e precipitò rovinosamente a
terra.
Le
foglie sotto il peso del suo corpo scricchiolarono e Akamaru sussultò
forte al violento impatto, osservando guardingo il proprio padrone
rovesciato
su un fianco.
Dopo
un attimo di spaesamento, quest’ultimo si tirò su a sedere facendo
forza sulle braccia tremolanti e si massaggiò energicamente il sedere.
-
Dannazione, che male… -
brontolò continuando a
sfregare e facendo una strana smorfia con la faccia. Un momento dopo,
come
colto da un’ispirazione fulminante, si portò rapido una mano alla testa
e prese
a tastare quello che vi giaceva sopra e gli copriva interamente il
campo
visivo.
Dal
contatto con i polpastrelli, gli parve di percepire un intreccio di
maglie.
Strano…era
più leggero di quanto pensasse.
Fece
per alzarsi in piedi, quando un gridolino proveniente dalla cima
dell’albero (o almeno, così gli era parso) lo sorprese e lo fece
arrestare a
mezz’aria.
-
Maledizione, i miei
fiori! –
-
Hm? - Kiba inclinò la
testa verso l’alto e con un
dito sollevò quello che - aveva capito - era un cestino di vimini, in
modo da
rivelare i propri occhi e schiarire la visuale.
-
Ehi… - riprese la voce
stridula con tono vagamente
stizzito. - …È tuo questo cane, vero? –
Sì,
era chiaramente una ragazza.
E
sembrava anche acida.
Non
appena notò il suo sottile dito affusolato spuntare e farsi più
vicino alla sua portata, Akamaru prese a saltare sulle zampe posteriori
nel
tentativo di raggiungerlo. La sua statura, tuttavia, non bastava a
coprire
quella decisamente più imponente dell’albero.
Il
ninja afferrò con entrambe le mani i manici del cestino, lo fece
discendere al petto e si portò nuovamente al di sotto dell’albero. -
Sì…è il
mio cane… - mormorò distratto mentre sollevava la testa verso l’alto.
-
Accidenti a te, non è
necessario rispondere così
formalmente! - rispose la ragazza (la cui voce era stranamente
familiare, ora che
ci faceva caso) facendo smuovere il tronco. - Non c’è nessuno che non
sappia
che lui è il tuo cane… -
Kiba
socchiuse le palpebre, mettendo a fuoco la figura seduta sul ramo
che, piano piano, si stava rivelando dal dietro di un grosso accumulo
di foglie
di un tenero verde.
Non
gli ci volle molto a riconoscere quel fisico asciutto, quella
particolare tonalità di biondo e quelle iridi lampeggianti.
Sorrise.
-
…e perché me l’hai
chiesto, allora… - sogghignò
furbescamente aprendosi in una smorfia di presa in giro, - …Yamanaka? –
Dall’alto
della sua postazione, Ino aggrottò la fronte e sbuffò. - Sembra
che tu non sappia nemmeno cosa siano, le domande retoriche… -
Kiba
fece spallucce e dette una sferzata al collo, sgranchendosi le
ossa.
-
Comunque…cosa ci fai
lassù? - chiese incuriosito,
guardandola di sbieco.
-
Hmf… -
-
Ehi, ti ho fatto una
domanda! - insistette lui,
leggermente spazientito. Perché sembrava così arrabbiata?
La
ragazza gli scoccò un’occhiata. - Raccoglievo fiori per il mio
negozio - spiegò infine alzando una mano, nella quale erano stretti
diversi
gambi recisi.
Solo
in quel momento Kiba ricordò che i suoi genitori erano i titolari di
un negozio di fiori molto rinomato nel villaggio.
-
Oh… - mormorò lui
fingendosi interessato, mentre
con le mani giocherellava con una maglia di vimini sfilatasi dal fitto
intreccio del cestino.
-
Già… - Ino annuì
incrociando le braccia al petto. -
Stavo raccogliendo fiori… -
Il
ragazzo colse al volo l’occhiata raggelante che la bionda gli aveva
appena scoccato.
Rabbrividendo
ancora, la scrutò in silenzio per qualche secondo.
-
Che…che cosa c’è? -
chiese, stavolta più titubante,
stringendosi nelle spalle.
Ino
indicò il terreno sottostante con un cenno stizzito del capo.
E
quando Kiba si voltò per ammirarlo, curioso di scoprire ciò che la
bionda voleva fargli notare, non si sorprese più di tanto nel carpire
il motivo
di tutta quell’antipatia secreta dalle sue labbra sottoforma di
pungenti
frecciatine.
L’erba
su cui poggiava i piedi e che ricopriva la zona nell’intorno
dell’albero era costellata da tanti piccole macchie colorate; una
semina di
fiori dalle tonalità più vivaci e dalle forme più stravaganti, ognuno
di essi
dotato di quel particolare aroma che, mescolandosi agli altri, era
talmente
intenso da stordire, quasi inebriante.
Il
frutto di un intero pomeriggio di lavoro.
-
Ah… - Kiba si passò una
mano sul collo studiando la
piccola area. - Quindi…questo cestino è tuo? - chiese ancora
sventolando
l’oggetto in questione in direzione di Ino.
-
Che perspicacia… -
rispose lei sarcastica
portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Il
ninja annuì, senza sapere cosa dire. Avvertì per una frazione di
secondo le proprie gote farsi rosse dall’imbarazzo. Poi, come percorso
da una
scossa elettrica, sollevò di nuovo il mento verso l’alto, sul viso
un’espressione
indispettita. Ino spostò tranquillamente gli occhi su di lui, con
calma, senza
battere ciglio.
-
Ah, e sentiamo,
allora…perché me l’avresti tirato
addosso?! - latrò Kiba adirato agitando il cestino in aria con una
mano, mentre
l’altra era fortemente stretta a pugno accanto al fianco. - Chi credevi
che
fossi, un intruso?! –
La
bionda fece un’orrenda smorfia di disapprovazione e si sporse appena
in avanti, la ciocca che le cadeva davanti al viso si mosse leggermente
al
vento. - Piantala di urlare, insomma! Credi davvero che l’abbia fatto
apposta?!
–
-
Bè, se non è così -
continuò lui digrignando i
denti (lo stava forse prendendo in giro?!), - allora perché era sulla mia testa?! - e si indicò la nuca
con entrambe le mani.
-
Non pensi che possa
essermi semplicemente caduto, razza di stupido?! -
sbottò Ino
furiosa, scagliandogli contro una pigna che aveva appena colto e
centrandolo in
pieno sulla testa.
Kiba
indietreggiò bruscamente come se qualcuno l’avesse appena
schiaffeggiato.
Bè…In
effetti, era un’ipotesi plausibile…
-
Ehm… - bofonchiò
imbarazzato massaggiandosi il
punto colpito, gli occhi rigorosamente rivolti al terreno. - Bè, forse…
-
-
Le buone maniere non
sono il tuo forte, eh? - La
ragazza incrociò le braccia al petto e riassunse l’elegante postura che
aveva
mantenuto fino a poco prima del lancio, lisciandosi alla meglio le
pieghe della
gonna viola.
Le
buone maniere, diceva lei.
Bè,
non che fosse riuscita a centrare in pieno il soggetto del discorso,
a dire il vero.
C’era
solo una cosa per cui, nonostante tutti quegli anni di continui
contatti e interazioni con i propri compagni dell’accademia, non
riusciva mai a
sentirsi completamente a proprio agio.
Le
ragazze.
Odiava
doverlo ammettere a se stesso ogni volta, ricordandogli
puntualmente del suo essere troppo “sboccato”, ma nemmeno in quei tre
anni di
continuo lavoro di squadra in compagnia di Hinata era riuscito a
sviluppare del
tutto quel particolare…senso critico
nei confronti del gentil sesso.
…con
il risultato che trattava tutti alla stessa maniera o quasi, eccezione
fatta per le piccole risse che a volte scoppiavano tra lui e i propri
coetanei
dello stesso sesso.
Del
resto, poi, ad abitare con una madre e una sorella come le sue ce ne
voleva di coraggio…I canini che si ritrovava non erano niente in
confronto ai
loro!
-
E va bene, ti chiedo
scusa - mormorò abbozzando un
sorriso attenuante. - Dai, scendi, così ti aiuto a raccogliere i fiori
che… -
Prima
che riuscisse a concludere la frase, Ino scosse violentemente il
capo, la lunga e folta coda di cavallo che ondeggiava sinuosamente in
un unico
movimento fluido.
-
Non…non posso scendere…
- sussurrò chiudendo
fortemente le palpebre e stringendo i pugni, rabbiosa.
Le
sue gote assunsero all’istante una bella tonalità porporina.
Akamaru,
senza distogliere lo sguardo da lei, lanciò un altro boato
festante e prese a trotterellare felice esibendosi in un piccolo
girotondo
attorno al fusto. Lei gli scoccò un’occhiata di profondo rancore,
rannicchiandosi istantaneamente ancor di più su se stessa.
-
Eh? - chiese Kiba
allungando il collo verso l’alto,
portandosi una mano a coppa intorno all’orecchio.
-
HO DETTO CHE NON POSSO
SCENDERE! - berciò ancora la
kunoichi scoprendo le fauci, il volto paonazzo e le iridi turchesi
ardenti di uno
strano bagliore rossastro.
Il
ninja spalancò gli occhi, estremamente sorpreso da quella reazione, e
fissò Ino in volto. - …E per quale motivo? Hai paura? –
Bè,
aveva detto uno sproposito, se ne rendeva perfettamente conto.
Francamente,
non era possibile che una chuunin non riuscisse a discendere da
un’altezza di
quel genere…saranno stati più o meno sette metri, una banalità.
-
N-Non ho paura… - sibilò
lei in risposta
smuovendosi un poco e senza distogliere lo sguardo dalla stazza di
Akamaru,
ormai coinvolto in un carosello senza sosta e che pareva non dovesse
finire mai.
-
E allora dai… - la
incitò ancora Kiba battendosi
una mano sul fianco sinistro.
Ma
la bionda ancora non voleva saperne di abbandonare la sua postazione.
Anzi, sembrava quasi che cercasse di spingersi ancora più indietro, là
dove le
fronde si facevano più fitte.
Il
ragazzo cominciava quasi a spazientirsi. - Ma che diavolo stai
facendo?! Guarda che se continui a indietreggiare in quel modo finirai
col
cadere dall’albero! –
A
quell’avviso, Ino voltò la testa dietro di sé e guardò in basso, come
se stesse cercando di ipotizzare quanti metri la distanziassero dal
terreno
sottostante.
Dal
basso, Akamaru le abbaiò in saluto e lei, sbarrando gli occhi, con
uno scatto fulmineo del collo tornò immediatamente a guardare fissa
davanti a
sé, reggendosi al ramo più vicino con una mano.
-
Non verrò su a
prenderti, se è questo che vuoi che
faccia - la ammonì Kiba (‘Ma sì, qualche volta è necessario mostrarsi
intransigenti!’) incrociando le braccia al petto, - e il tuo cestino
posso
tranquillamente lasciartelo qui! - E lo posò sull’erba.
Dopo
qualche altro secondo di silenzio, la ragazza finalmente aprì la
bocca per parlare. Sembrava quasi che fosse sul punto di dichiarare
qualcosa di
sconvolgente e che lei avrebbe volentieri preferito tenere segreto.
-
Ehm… - bofonchiò piano,
mentre le sue gote
cominciavano ad assumere una lieve tonalità carminio, - …puoi tenere
fermo il tuo
cane? –
-
Eh?! - fece Kiba in
risposta, non del tutto certo
di aver capito.
Ino
sospirò profondamente, alzando gli occhi al cielo con rassegnazione.
- Il tuo cane… - Indicò Akamaru con un cenno del capo. - Puoi tenerlo
fermo
mentre io scendo da qui? -
L’Inuzuka
inclinò la testa da un lato, sul volto un’espressione perplessa.
- Tenerlo fermo? –
-
Mh… - Ino strinse ancora
di più il rametto tra le
dita esili, mentre lo sguardo vagava imbarazzato da una parte all’altra.
-
… -
-
… -
-
…E perché?! –
Il
rametto si spezzò dalla sua base con un colpo secco che rimbombò
spaventosamente forte nel perimetro del boschetto.
-
MA SEI DAVVERO LENTO A
CAPIRE, VA’ AL DIAVOLO!! - Ino
scattò in piedi in bilico su un fusto più grosso e con tutte le sue
forze
scagliò il fuscello che aveva in mano contro Kiba, che incassò il colpo
a danno
della sua nuca.
-
AHIO!! Ma sei
impazzita?! - uggiolò il ninja
portandosi entrambe le mani sul punto colpito e piegandosi su se stesso
quasi a
sfiorare il petto con il mento.
-
CRETINO, CRETINO, SEI
DAVVERO CRETINO! - continuava
a sbraitare la kunoichi, mentre le sue narici dilatate al massimo
sbuffavano
diverse nuvolette di fumo scuro.
-
Ma… - Kiba alzò lo
sguardo in alto e spalancò gli
occhi all’inverosimile, mentre il suo volto paonazzo di rabbia
cominciavano a
fumare in un modo molto simile a quello di Ino. - MA INSOMMA, CHE COSA
TI HO
FATTO IO?! –
La
bionda si prese il viso tra le mani e si ritorse all’improvviso su se
stessa, soffocando i muggiti che le era impossibile trattenere.
-
IO HO FATTO SOLO UNA
DOMANDA!! - riprese Kiba
rimarcando la sua innocenza. Ma che diavolo aveva detto di così grave
per
scatenare quel ciclone isterico?!
La
ragazza si tirò nuovamente su con la schiena, rossa in viso, e scoccò
un’occhiata congelante alla povera vittima che la squadrava dal basso.
Prese un
enorme sospiro e scoprì le fauci.
-
È questo il punto,
accidenti a te!! - riprese
agitando un pugno in aria mentre la vena di una tempia cominciava a
pulsarle
pericolosamente. - IO HO… -
Si
arrestò di colpo prima di poter concludere la frase, incerta sul da
farsi.
Bè,
ormai il danno era fatto, pensò. Se avesse liquidato tutto con
un’alzata di spalle l’Inuzuka l’avrebbe sicuramente presa per pazza.
Con
un’espressione consapevole della sua imminente condanna a morte
(anzi, forse era più preciso dire della sua reputazione), chiuse gli
occhi e
aggrottò la fronte.
Kiba
la guardò spiazzato.
Cosa
le prendeva?
-
Odio i cani… - bisbigliò
a labbra serrate.
-
Eh?! - Il ragazzo sporse
il collo in avanti. - Non
ti ho sentito! –
-
Odio i cani… - ripetè
lei spazientita stringendo i
denti.
Il
ragazzo storse il naso.
-
Scusa, ma…non riesco a
sentirti bene da quaggiù… -
Oh
mamma! Era anche sordo adesso?!
-
I CANI!! LI ODIO
TANTISSIMO!! - sbottò per
l’ennesima volta con voce stridula.
-
UAH! - Kiba si tappò le
orecchie sbattendovi contro
i palmi delle mani e strizzò le palpebre. Akamaru lanciò un guaito, si
buttò a
terra e si coprì il muso con le zampe.
Ino,
rossa in viso come non mai, incrociò le braccia al petto con un
gesto stizzito e sbuffò voltando la testa da un lato.
Ecco,
l’aveva detto, e tutto per colpa di quell’idiota!
-
Ma… - Kiba aveva
rialzato la testa verso l’alto,
senza levare la mano dalla nuca, e ora fissava la ragazza con
espressione
accigliata.
Ino,
intanto, non riusciva a darsi pace.
Accidenti…Lo
sapevo, lo sapevo, lo sapevo che qualcuno prima o poi l’avrebbe
scoperto!
Incredibile
come dal suo viso non riuscisse a far trapelare nemmeno una
minima parte della furiosa battaglia che stava imperversando nella sua
mente.
U-Una
cosa ereditaria? Il cane di mia zia mi ha morso il braccio quando ero
ancora
piccola?
Bè,
quello non era del tutto falso: quella forma di cinofobia l’aveva
sviluppata in tenera età, a causa di un incidente di infanzia di cui
non
parlava mai volentieri.
Akamaru
poggiò le zampe posteriori al terreno e scodinzolò appena
annusando la corteccia dell’albero.
Non ho
più una reputazione, quando lo sapranno Choji e Shikamaru non faranno
altro che
prendermi in giro…
Confidava
in un prossimo pettegolezzo da parte di quell’unico spettatore
(strano che non avesse ancora cominciato a indicarla e a sghignazzare)
ai suoi
amici.
Forse
potrei ricattarli, però…sì, è sicuramente la soluzione migliore! Però…
La
bionda si lasciò sfuggire un sospiro.
…ma
le venne spontaneo trattenere nuovamente il fiato quando Kiba
finalmente aprì la bocca per parlare.
-
…e perché non me l’hai
detto subito? - chiese in
tono sorpreso aprendo le braccia.
Il
grande occhio turchese libero dalla folta frangia chiara si spalancò
d’improvviso,
e per un attimo l’Inuzuka rimase ad ammirarlo in tutta la sua bellezza.
-
Ma come sarebbe… - Ino
si strinse nelle spalle, sul
volto un’espressione allibita e incredula, - …non scoppi a ridere? –
-
E perché dovrei? -
rispose l’altro con semplicità
facendo spallucce.
La
kunoichi esitò un momento, la bocca appena dischiusa. - Ma dai,
è…ridicolo… -
Il
viso di Kiba si aprì in un ghigno conciliante. - Bè… - mormorò
avvicinandosi al suo cagnolone e dandogli una pacca affettuosa su un
fianco, - forse
sono io a non rendermi conto di quale effetto possa fare Akamaru sulle
altre
persone…! –
Sì,
quella volta Naruto aveva avuto veramente
ragione.
…Che
vergogna!
-
Infatti, ehm… - mormorò
Ino imbarazzata arrossendo
e volgendo lo sguardo alla sua destra, - quando era ancora un cucciolo
non mi
metteva molta ansia, ma… -
-
Stando sempre insieme a
lui non mi rendo conto di
quanto possa crescere - spiegò il ninja passando le dita nel pelo
dell’animale
con fare affettuoso. - Per me rimane sempre uguale! –
Akamaru
guaì riconoscente agitando energicamente la coda.
-
Dai, lo tengo fermo, tu
scendi pure! - esclamò
afferrandolo saldamente per la collottola e conducendolo al suo fianco.
La
bionda scostò appena la frangia dall’occhio destro, per assicurarsi
che il cane fosse ben fermo (se avesse ricominciato a trotterellare
intorno
all’albero, per lei sarebbe stata una tragedia); con Kiba che le
sorrideva
incoraggiante dal basso, si sentì decisamente più tranquilla.
Accantonando
ogni eventuale timore si alzò in piedi in bilico sul ramo
su cui era seduta e, con un piccolo balzo, planò elegantemente a terra
piegandosi sulle ginocchia.
Di
scatto, come se si fosse nuovamente resa conto di quale entità ci
fosse accanto a lei, sollevò il mento verso l’alto.
…E,
per causa naturale, non potè proprio fare a meno di guizzare in
piedi, dritta come un’asse di legno, e di aderire perfettamente al
tronco
dell’albero con la schiena. Dal suo colorito cianotico e la sua
espressione
nuovamente atterrita, sembrava quasi che non si dovesse staccare più da
lì.
Il
muso di Akamaru era a pochissimi centimetri di distanza dal suo, con
la lunga lingua rosata e umidiccia ciondolante appena al di sotto delle
fauci
(o perlomeno, ai suoi occhi quella sfilza di denti appuntiti apparivano
tremendamente inquietanti).
Kiba
avvertì distintamente le unghie di Ino grattare contro la corteccia
su cui era poggiata. In modo piuttosto isterico, tra l’altro.
-
Ehi…va tutto bene! -
mormorò cercando di
rassicurarla, ma la ragazza aveva di nuovo gli occhi spalancati dal
terrore e
dalla sua fronte cominciavano ad intravedersi dei piccoli aloni lucidi
di
sudore freddo.
-
Ti…tienilo, ti prego! -
balbettò l’altra con la
bocca arida, improvvisamente immobilizzatasi.
-
Ma sì, non ti… -
Akamaru,
invece, non aveva ascoltato affatto l’ammonimento di Ino.
Con
un movimento deciso del capo, sgusciò via dalla presa del padrone e
si avventò sulla povera ragazza, che a quel punto non ebbe altra
risorsa se non
lasciarsi andare ad un grido disumano.
-
AAAAAAH!! PORTALO
VIAAAAAA!! - tuonò coprendosi il
viso con entrambe le mani e voltando di scatto la testa alla sua
sinistra,
piegandosi leggermente su se stessa.
-
EHI, AKAMARU! - urlò
Kiba in tono di rimprovero
afferrando il cane all’attaccatura delle zampe anteriori con entrambe
le mani e
strappandolo via con la forza alla bella vittima. Quest’ultima, provata
come
non mai, volse gli occhi azzurri al cielo e si accasciò a terra, le
braccia
abbandonate lungo i fianchi e la bocca spalancata dall’orrore.
Il
ragazzo allungò il collo verso la sua direzione, rivoletti di sudore
freddo colavano lungo le sue tempie e sul suo volto si era aperto un
sorriso
sornione.
-
Ehm…stai bene? - pigolò
titubante.
Accidenti
ad Akamaru, era tutta colpa sua se Yamanaka era in stato di
shock!
Aveva
tutte le ragioni per temere una qualche reazione!
Ino
sollevò appena il capo verso l’alto e puntò gli occhi spiritati e
segnati da due profonde occhiaie verso il ninja che gli stava davanti.
- M-Ma…non
dovevi…tenerlo? –
Non
aveva neanche la forza di arrabbiarsi, ormai.
-
È stato lui che mi è
sfuggito di mano - cercò di
spiegarsi Kiba cercando di apparire il più innocente possibile (e
sicuramente i
due occhioni da cucciolo che aveva sfoderato acceleravano il processo).
- Mi sa
che gli piaci! –
Akamaru
si mosse eccitato contro il suo fianco e scodinzolò
all’indirizzo di Ino.
Quest’ultima
alzò gli occhi a cielo e sospirò sconsolata. - Fantastico…
-
Wwwwwww
wwwwww
Qualche
minuto dopo, per fortuna, la ragazza cominciò a riprendersi
dallo spavento che aveva preso poco prima.
Forse
i suoi sensi, nonostante l’astio, si stavano abituando alla
vicinanza prolungata con il cane, quasi come stessero facendo amicizia
a poco a
poco.
-
Er…Come va? - chiese
Kiba in tono dispiaciuto,
sentendosi responsabile per l’accaduto.
Ino
rispose con un lieve cenno del capo e il ragazzo lo prese come un
sì.
-
Oh…ehm…bene… - bofonchiò
di rimando con evidente
impaccio. Per un momento non seppe più cosa dire.
La
ragazza abbassò il capo verso le sue gambe rannicchiate al petto e
socchiuse appena gli occhi, stremata. All’improvviso avvertì un tocco
vellutato
sotto i polpastrelli della mano posata a terra: era uno dei tanti fiori
che
aveva raccolto prima che incontrasse “la strana coppia”.
Fu
lei la prima a rompere l’imbarazzante silenzio che era sceso tra i
due – o meglio, tra i tre – sollevando il piccolo fiore di un bel rosa
pallido
tra le mani ed emettendo una risatina.
-
Questo avrebbe potuto
essere un bellissimo esemplare
da esporre nel mio negozio - mormorò a metà tra l’imbronciato e il
divertito. -
Spero che tu ti senta almeno un
pochino responsabile! –
Kiba
si sentì quasi obbligato a guardarla negli occhi.
Di
un’affascinante tonalità cerulea, tra l’altro. Non di certo
indifferenti.
-
Ma sai… - fece lei
improvvisamente scattando col
mento verso l’alto. Si appoggiò con l’altra mano alla corteccia dietro
di lei e
si issò in piedi barcollando appena.
L’Inuzuka
seguì quasi come ipnotizzato il fluido ondeggiare della sua
lunga coda.
Muovendo
sinuosamente la mano in un gesto morbido del braccio, con
delicatezza afferrò uno dei petali del fiore tra pollice ed indice e lo
posò
tra i capelli del ragazzo. - Forse…se fossero un po’ più eleganti…i
cani
potrebbero anche piacermi! –
Kiba
rimase a bocca semiaperta per qualche secondo, incapace di muovere
anche solo una parte del suo corpo. Era come…momentaneamente
paralizzato in una
morsa di…com’è che si poteva chiamare quel turbinio che avvertiva nello
stomaco?
E
ad un tratto, un piacevole teporino alle gote lo colse di sorpresa.
Cosa?!
No, lui non poteva arrossire! Era impossibile!
Impossibile…
Impossibile…
Come
un automa si portò una mano alla guancia sinistra, mentre l’altra
andava a sfiorare il bocciolo setoso che Ino gli aveva infilato nei
capelli.
Talmente
preso dalla frase udita pochi istanti prima, non si era quasi
nemmeno reso conto che kunoichi, dopo aver raccolto il cestino da terra
con
gesto fulmineo, gli aveva già voltato le spalle ed era saltata
agilmente sul
ramo dell’albero alla loro destra, saettando velocemente tra una chioma
verde e
quella successiva, mentre i tiepidi raggi del crepuscolo ormai avanzato
la
inondavano di un tenue colorito rosato.
Eppure…avrebbe
giurato che prima di andarsene gli avesse fatto
l’occhiolino.
Sperando
che non fosse un cattivo scherzo della sua immaginazione che in
quel momento stava copiosamente lavorando, ovviamente!
-
Eh, Akamaru… - mormorò
Kiba senza nemmeno voltarsi
verso di lui. - …le donne fanno un effetto strano, non credi? –
Akamaru
si limitò a strofinare il capo contro il dorso della sua mano e
tornò a concentrarsi su uno dei petali che stava esaminando a terra.
Kiba
lo osservò sconsolato scuotendo la testa. - Razza di impertinente…
-
Il
piccolo fiore planò dolcemente sul palmo della sua mano appena aperta
verso l’alto e il suo olfatto particolarmente sviluppato captò subito
quella
variazione dell’aria.
Ha…veramente
un buon profumo.
Sorrise
tra sé, dando una pacca sul dorso di Akamaru e intimandogli di
comportarsi da gentleman la prossima
volta che avrebbero incontrato Ino.
Inspirò
ancora una volta a pieni polmoni: quella fragranza era talmente
inebriante da stordirlo.
Ma,
pensandoci meglio, non era poi così sicuro che il soggetto a cui si
riferisse fosse proprio quel delicato
ed elegante fiore che teneva tra le mani.
Sicuramente
avrebbe fatto piacere anche ad Akamaru rivederla un’altra
volta.
Wwwwww
Wwwwwww
Wwwwwww
wwwwwww
Uff…eccola
qui, finalmente!
So
che l’accoppiata Kiba/Ino non è una delle più frequenti, e credo sia
una di quelle che non vengono mai prese in considerazione, ma…se devo
essere
sincera…a me non dispiacciono insieme! ^__^
Avrei
tanto voluto provare a scrivere una piccola ficcy su di loro, e
questo è il risultato…spero che vi sia piaciuta! *trepid*
È
passato un sacco di tempo dall’ultima volta che ho pubblicato una
storia…sembra un secolo! *.*
I
commenti sono sempre bene accetti, mi accontento di qualsiasi parere o
critica…sono un tipo semplice, io! ^__^
E
un grazie in anticipo per aver letto, soprattutto per voi che non vi
siete lasciati prendere dallo scoraggiamento nel momento dell’entrata
in scena
di Ino!
Alessandra
Wwwwww
P.S.
Non sottovalutate la reazione di Ino alla vista di Akamaru (Ino non
avrà veramente paura di lui nella serie, ma…mi serviva un espediente
per
rapportarli! XD)…ehm…la sottoscritta si comporta allo stesso identico
modo
quando incrocia un cane per strada! ^^;