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Autore: lovebirds    09/07/2013    3 recensioni
Ogni mattina Louis ama svegliarsi nel lettino di Harry nonostante si ritrovi a dormire sempre nell'angolo più remoto del materasso dato che il più piccolo tende ad occupare gran parte del letto.
[...]
Da quando dorme insieme ad Harry, Louis, ha smesso di fare incubi.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve, gente!
Questa non è la prima storia che scrivo, ma ho deciso di cambiare account e questa one-shot, ormai, nel mio computer aveva fatto la muffa così ho deciso di pubblicarla. All'inizio avevo intenzione di cancellarla o di non renderla pubblica, non ne sono molta soffisfatta e l'ho scritta di getto una domenica pomeriggio. 
Okay, non voglio continuare a parlare di cose inutili, vi avverto dicendo che Harry e Louis non fanno parte degli One Direction e sono dei bambini bellissimi e teneri. C'è tanto fluff tutto per voi, spero vi piaccia. Ho un'altra one-shot sul computer che ho scritto e finito e la pubblicherò se vedrò che questa avrà qualche recensione positiva o altro che mi convinca a pubblicarla. Posso solo dirvi che questa storia che forse pubblicherò ha una trama molto più originale e bella, ne sono quasi orgogliosa ahahah 
Okay, basta, ora vi lascio davvero. Buona lettura e se volete, lasciatemi qualche recensione. La vostra opinione è sempre gradita, qualunque essa sia. (
♥)




 
If you take my hand we'll go far away.

 
Quando Harry scende dalla macchina laccata di nero dopo aver viaggiato per chissà quante ore, vorrebbe solo scoppiare a piangere perché non è lì che vorrebbe trovarsi. Non appena i suoi piedini toccano terra li sente pungere, un brivido percorre la sua spina dorsale e una vocina all'interno della sua testa gli dice "scappa, Harry, scappa", ma lui non può farlo perché Emily, la donna che ha viaggiato tutto il tempo insieme a lui, gli ha già preso una manina ed ha cominciato a camminare verso quella che dovrà essere la sua nuova casa. 
L'edificio è enorme, pieno di finestre, e di colore grigio che mette tristezza ad Harry perché la sua vecchia casa era di un colore giallo e quello era e continua ad essere il suo colore preferito. La porta è aperta e a bloccare l'ingresso c'è una signora di circa sessant'anni con i capelli grigi raccolti in uno chignon non troppo alto, un maglioncino blu ed una gonna dello stesso colore. Ha le braccia incrociate e un'espressione severa sul volto. Harry ha sempre più voglia di scappare, per questo motivo si ferma al centro del vasto giardino. Il suo arresto improvviso fa voltare Emily con un'espressione confusa che delinea i contorni del suo viso pallido. Scuote la mano che tiene quella di Harry, ma lui la fissa. Lei sembra non capire, quindi Harry fa no con la testa. Emily si abbassa alla sua altezza con le gambe strette tra di loro perché la gonna è molto aderente e lunga un pò più sotto delle ginocchia, e "cosa succede, piccolo?" chiede con quel suo tono di voce dolce e delicato che ad Harry ricorda tanto la sua mamma. Lui, per un momento, guarda la donna dietro Emily e nota che sta sbuffando, poi poggia di nuovo i suoi occhioni verdi e velati da uno strato di lacrime sulla ragazza davanti a lui e "riportami a casa," risponde con la voce che trema, "giuro che faccio il bravo". Non vuole piangere perchè ha sei anni ed è già un ometto e gli ometti non piangono, sono forti, glielo diceva sempre la sua mamma. Emily, ora, non ha più l'espressione confusa di prima sul volto. Sembra  triste, aggrotta le sopracciglia e accenna un sorriso amareggiato. "Harry, tesoro, questa è la tua nuova casa. Sono sicura che ti troverai benissimo," ma Harry non le crede. "Qui è pieno di bambini, potrai giocare con loro ogni giorno" gli spiega Emily cercando di convincerlo ad entrare dentro l'orfanotrofio senza fare storie. 
Vengono interrotti dalla donna ancora ferma davanti l'entrata che si schiarisce la gola e non appena Emily le rivolge l'attenzione, l'anziana signora solleva le sopracciglia, così Emily si allontana da Harry, ritorna alla sua normale altezza e "avanti, piccolo, non fare storie" lo avverte ed Harry questa volta non fiata. È sempre stato un bambino timido, educato, non si è mai lamentato di nulla nemmeno delle amiche di sua madre che ogni volta che lo vedevano, gli tiravano le guance così forte da fargli rimanere i segni rossi. Ogni volta dava un'occhiata quasi disperata a sua madre e lei si limitava a sorridere con gli occhi e mostrando i denti ed una volta arrivati a casa gli diceva "lo fanno perché ti trovano bellissimo e ti vogliono bene" quindi Harry non replicava.
Questa volta è diverso, ma decide di non emettere nessun suono quando lui ed Emily, ancora mano nella mano, si trovano davanti la signora vestita di blu. Le due donne si scambiano qualche parola, poi entrano dentro l'edificio ed Emily tenta di lasciargli la mano, ma lui la stringe più forte. Ha paura, non è a casa sua, gli manca la sua mamma e anche Gemma, un po' meno suo padre. Non importa quante volta abbia litigato con sua sorella, lei lo proteggeva sempre quando i suoi genitori litigavano. Gli cantava le sue canzoncine preferite sussurrandogliele nell'orecchio, sotto le coperte ed abbracciati. Erano loro due contro il mondo intero. 
"Allora, Harry, io devo andare. Questa è la signora Blutterford" gli dice velocemente Emily. Lui continua a guardarla come per supplicarla di non farlo rimanere in quel posto, di portarlo con sé perche farà il bravo, non farà arrabbiare i suoi genitori così loro non litigheranno più. Emily gli lascia un bacio sulla fronte e, alla fine, "ascoltami bene, piccolo," sussurra e lui annuisce, "qualunque cosa tu abbia bisogno, chiama questo numero evidenziato". Gli porge un fogliettino rigido plastificato con su scritto il nome e il cognome di Emily e qualcos'altro che Harry non capisce perché ha solo sei anni, cavolo!, ha frequentato per pochissimo la scuola e non riesce a leggere come fanno i grandi. Stringe il foglietto tra le sue manine minuscole e abbraccia Emily. Ancora non è andata via e già gli manca e forse per questo le chiede se può chiamarla quando si sentirà solo e triste, e non solo per qualcosa di grave. Lei, con le lacrime agli occhi, annuisce e gli dà un altro bacio ma questa volta sulla guancia appena arrossata. Quando Emily si chiude la porta alle spalle, Harry si volta verso la signora Blutterford; ha ancora quello sguardo severo di prima che lo inquieta e gli mette un po' paura. 
"Bene," esclama afferrando la mano di Harry in modo quasi brusco e a lui già manca il tocco soffice di Emily che lo rassicurava, lo accarezzava e prendeva le manine piccole tra le sue che erano enormi rispetto a quelle di Harry, "come ti ha già detto la signorina Windsor questa sarà la tua nuova casa," gli spiega mentre fanno il giro dell'edificio. La signora continua a parlare, ma Harry le sta prestando poca attenzione. È occupato ad osservare qualunque cosa capiti sotto il suo sguardo.
Dopo aver camminato per secoli -a detta di Harry-, la signora Blutterford si ferma davanti ad una porta marrone tutta graffiata e vecchia, sembra stia per cadere da un momento all'altro. La apre e all'interno c'è una stanza grandissima dove sono posti cinque letti nei due lati della camera, una scrivania in fondo alla stanza, ed un comodino accanto ad ogni letto dotato anche di abat-jour. I letti sono ben fatti, a differenza di quelli di casa sua che erano sempre in disordine con le coperte che toccavano terra. Questa stanza è la preferita di Harry, non solo perché lui adora dormire, ma perché è la più luminosa tra tutte dato che è dotata di quattro finestre di grandezza non indifferente. La signora anziana lo fa entrare, lo avverte dicendogli che sono le cinque e venti del pomeriggio e che ha tempo di sistemare le sue cose fino alle sette e mezza perché a quell'ora si cena. Harry si limita ad annuire e proprio in quell'istante entra una ragazza bellissima che ad Harry ricorda una principessa. La stessa di quella storia che sua madre gli leggeva sempre prima di andare a dormire. Ha dei lunghi capelli biondi, le labbra rosse rosse come il pastello che Harry ha portato con sè all'orfanotrofio, e gli occhi marroni, bellissimi. Conosce il suo nome -Amy- solo perché prima l'ha sentito proncunciare dalla signora Blutterford. Amy poggia la sua valigia sul letto ed esce ad occhi bassi senza nemmeno salutarlo sotto lo sguardo severo della signora che gli ha mostrato l'intero edificio. 

 
 
Harry ha solo sei anni e non ha mai fatto nulla in casa, ora si ritrova a dover sitemare i vestiti in uno dei cassetti del mobile quasi vicino al suo letto e non sa come fare. Afferra il primo indumento che gli capita sotto le mani e senza nemmeno preoccuparsi di sistemarlo per bene come faceva sua madre, lo getta nel terzo cassettone dove c'è scritto il suo nome. C'è un nome per ogni cassettone ed Harry intuisce siano degli altri bambini. Si chiede dove siano finiti perché non sente urla o schiamazzi, l'edificio sembra vuoto e lui si sente malinconico. Alza lo sguardo verso l'orologio posto sopra la scrivania in fondo alla stanza e nota che si sono fatte le sei e un quarto. Tra poco doverà scendere per cenare, quindi decide di riposarsi un pochino perché è troppo stanco a causa del viaggio che ha affrontato insieme ad Emily e sente gli occhi chiudersi da soli. Poggia la testa sul cuscino con la speranza di sognare sua madre.

 
Quando si sveglia non apre subito gli occhi, sente un odore strano, l'interno della stanza profuma di fragole e lamponi. Sniffa l'aria ed il profumo sembra proprio vicino a lui, così si costringe ad aprire gli occhi e davanti a sé non ritrova il letto accanto al suo, ma bensì un paio di occhi azzurri che lo fissano. Emette un gemito, le guance gli diventano subito rosse per la vergogna. Perché quel bambino lo stava fissando in modo inquietante?
"Finalmente ti sei svegliato! Ma quanto dormi?" chiede il bambino che continua a guardarlo senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Harry non risponde perché troppo intimorito e "Io sono Louis, piacere," continua tendendogli la mano che Harry afferra senza accennare un sorriso. "Tu come ti chiami?", Harry sta per rispondere alla sua domanda quando viene subito interrotto dalla stessa voce, "Ce l'hai la lingua? Sai parlare? Ma quanti anni hai?" e ad ogni domanda si fa sempre più vicino. "Se mi dai tempo, rispondo alle tue domande" replica Harry spazientito. Sta cominciando a perdere la pazienza e a quanto pare i bambini non sono molto simpatici in questo posto. Basta, vuole tornare a casa. 
"Oh, ma allora sai parlare," esclama Louis, "quindi come ti chiami?" domanda sempre più curioso con un sorriso strano sule labbra. "Harry, mi chiamo Harry Styles e ho sei anni". Louis annuisce e continua a parlare, parlare e ancora parlare. Harry si chiede chi gli dia la forza di parlare così tanto, però almeno impara a conoscerlo meglio e non gli sembra poi così antipatico come aveva pensato. 
"Tu non parli molto," dice Louis ad un certo punto, "ma non importa, la mia mamma mi diceva sempre che io sono in grado di parlare per due persone" ed Harry non può fare altro che darle ragione.
 
 
Ormai sono passati diversi mesi ed Harry ha capito che né sua mamma né Gemma verranno a prenderlo, mentre suo padre probabilmente si sarà dimenticato della sua esistenza. All'orfanotrofio, ha conosciuto tantissimi bambini ma passa molto più tempo con Louis. Ha anche il letto accanto al suo e la sera, nonostante la signora Blutterford li spedisce a letto alle dieci, loro si addormentano sempre qualche oretta più tardi perché sono impegnati a parlare e ridere sotto le lenzuola. Alcuni bambini si lamentano dei loro schiamazzi e li minacciano dicendo di raccontare tutto alla signora con lo sguardo sempre severo, ma loro due sono furbi -più Louis che Harry, in realtà- e li convincono a tenere la bocca chiusa dandogli le caramelle che Louis tiene nascoste sotto i vestiti, proprio in fondo al suo cassetto.
Ogni mattina Louis ama svegliarsi nel lettino di Harry nonostante si ritrovi a dormire sempre nell'angolo più remoto del materasso dato che il più piccolo tende ad occupare gran parte del letto. Ha anche scoperto che Harry sbava sul cuscino come fanno i cani, ma non gliene importa molto perché dormire insieme al suo nuovo amichetto, nonostante tutto, è bellissimo e gli piace stare abbracciato a lui per tutta la notte. Da quando dorme insieme ad Harry, Louis, ha smesso di fare incubi.
 
 
La prima volta che Harry gli ha chiesto di leggergli qualche storia proprio come faceva la sua mamma ogni sera, Louis è costretto a dirgli che deve inventarsi una perché non ha nessun libro con sé e non può chiederlo a nessuno, nemmeno alla signora Blutterford altrimenti si arrabbia. Harry annuisce sorridendo e, allora, Louis comincia a raccontare una storia che ricorda di aver letto nel suo libricino pieno di immagini. Parla di una tartaruga e di un coniglietto che vivono in un bosco e Harry, alla fine, si addormenta quando ancora Louis non è arrivato a metà della storia. 
Louis prova un senso di protezione nei suoi confronti, forse perché è più grande di due anni, o forse perché gli vuole troppo bene.
Una sera Harry piange perché ha perso il suo pupazzo bianco a forma di gattino. Piange forte e la signora Blutterford non lo sopporta più. Gli dice di andare a letto e per punizione non gli farà mangiare il dolce che Amy ha comprato quella stessa mattina per tutti i bambini dell'orfanotrofio, gli dice di smetterla di piangere, ma questo fa piagnucolare Harry ancora più forte. Non vuole andare a letto già dalle otto di sera, vuole mangiare il dolce che gli spetta, vuole il suo pupazzo e la sua mamma ad asciugargli le lacrime. La signora Blutterford, stanca, gli afferra il braccio con troppa forza e lo trascina in camera da letto chiudendo la porta con un tonfo lasciando Harry a piangere rannicchiato sul suo letto. Vorrebbe tanto chiamare Emily, ma ha perso il fogliettino plastificato che mesi fa gli ha dato. Dopo circa dieci minuti sente la porta aprirsi e smette immediatamente di piangere. Ha paura che sia la signora Blutterford, trattiene il respiro, ma capisce che è Louis quando quello si sdraia sul letto, poggia il petto contro la schiena fragile di Harry e gli dà un bacino sul collo. Quella sera, Louis, ha preferito andare a consolare Harry piuttosto che giocare insieme agli altri bambini fino alle dieci di sera. Quando tutti gli altri salgono al piano di sopra ed entrano nella stanza, si svestono e si mettono il pigiama cercando di fare il meno rumore possibile perché non vogliono che Harry e Louis si sveglino.
Il mattino dopo si sveglia Harry per primo e sorride quando tra le sue braccia vede il suo pupazzo bianco a forma di gatto e Louis dietro di lui. Non è più triste, anche se la sua mamma gli manca ancora. Si volta e si ritrova la faccia di Louis davanti al viso e lo abbraccia. 

 
Dopo anni Harry ha ormai capito che tipo di persona è la signora Blutterford e sinceramente la odia. L'ha sempre picchiato, anche davanti agli altri bambini, continua a farlo ma lui ormai ha imparato a scappare e lei è diventata abbastanza vecchia da non riuscire a raggiungerlo. Già da tempo aveva capito che sua madre non sarebbe venuto a prenderlo, ma ora ne ha la conferma. Continua comunque a volerle bene. Louis gli sta sempre accanto, anche ora che Harry ha quattordici anni. 
Come ogni domenica, il riccio, preferisce stare chiuso nella stanza dove ci sono anche i letti degli altri ragazzi a leggere i giornalini che Amy, quando va in centro, gli compra di nascosto.
La domenica è il giorno delle visite. Vengono sempre delle coppie a trovare tutti i bambini che si trovano nell'orfanotrofio per decidere chi adottare. Domenica scorsa, una coppia ha scelto di adottare Christopher, un bambino di nove anni con i denti simili a quelli di un coniglietto e le orecchie a sventola, ma con l'aria tenera ed Harry non può fare altro che invidiarlo perché anche lui vorrebbe che qualcuno lo scegliesse. Ma in otto anni, nessuno l'ha notato ed ormai ha perso le speranze. I primi tempi, quando era più piccolo, era solito prendersela, ma Louis lo raggiungeva subito nella stanzetta e cercava di farlo sorridere facendo il pagliaccio. Questa volta è diverso. E' rinchiuso nella stanza dalle dodici di stamattina, non è sceso nemmeno per pranzare e alla signora Blutterford ha inventato la scusa di stare poco bene. Lei, in un primo momento scettica, annuisce e gli dice di andare a sdraiarsi che tra poco sarebbe andata Amy a portargli qualcosa. Quando Amy entra nella stanza, Harry fa finta di dormire così che lei non lo disturbi. Non vuole vedere nessuno.
E' girato di fianco, le mani sotto il viso che poggiano sulla guancia destra, le spalle rivolte verso la porta che all'improvviso si apre. Pensa sia uno dei ragazzi, ma capisce di starsi sbagliando quando sente un peso sul materasso, un corpo che si appoggia al suo e delle braccia stringergli la vita. 
"Che hai, piccolo?" gli chiede Louis sussurandogli nell'orecchio, facendogli venire i brividi. L'altro risponde con uno sbuffo e poi "niente" sussurra contro il cuscino. Louis non ci crede, ma se Harry non ha voglia di parlarne, non insiste.
Dopo circa un'ora Harry sussurra qualcosa come "non voglio che te ne vada via" e le sue guance diventano immediatamente più rosse. Ha voglia di urlare fino a sentire un bruciore forte alla gola, vuole raccattare i vestiti dal suo cassetto, metterli nello zainetto e scappare via insieme al suo Louis. Se Louis andrà via, non gli rimarrà più nessuno. Con chi prenderà in giro la signora Blutterford? E con chi parlerà ogni sera prima di andare a dormire? Sarà solo.
"Harry," sente il fiato di Louis sul collo, "girati," ma Harry non vuole farlo, vedrebbe i suoi occhi pieni di lacrime e lui odia piangere davanti agli altri, specialmente davanti a Louis, quindi resta immobile ma due mani lo afferrano e lo fanno voltare fino a fargli toccare il materasso con la schiena. Louis sale a cavalcioni su di lui, gli afferra il viso con entrambe le mani e "guardami," sussurra. Harry esegue e si sente quasi nudo quando gli occhi azzurrissimi di Louis non hanno intenzione di smettere di fissarlo. "È da anni che desidero avere una famiglia, non-", ma viene interrotto da Harry che "no, vattene!" urla, cacciando Louis da sopra il suo corpo. "Non potresti semplicemente essere felice per me?" chiede Louis con tono disperato alzando le braccia al cielo. Harry comincia a singhiozzare contro la sua volontà e sibila un "no" che alle orecchie del più grande arriva all'istante. "Come vuoi" replica, quindi, uscendo fuori dalla stanza sbattendo la porta con tutta la sua forza. Harry, quella domenica, litiga per la prima volta con Louis e dopo anni piange. 
 

Non parla con Louis da tre giorni e si dà mentalmente dello stupido. Vuole chiedergli scusa, ma non sa come farlo. In fondo, è ancora arrabbiato con lui perché ricorda che, quando erano qualche anno più piccoli, gli aveva promesso che mai l'avrebbe abbandonato ed ora non sta mantenendo la sua parola. 
L'orfanotrofio è silenzioso perché la signora Blutterford è uscita, i bambini più piccoli stanno facendo il sonnellino pomeridiano e alcuni ragazzi della sua stessa età sono fuori con Amy a giocare. È rinchiuso in bagno pensando a come fare per scusarsi con Louis ed i suoi pensieri vengono interrotti dalla maniglia che si abbassa e poi da un bussare frenetico sulla porta. Harry urla un "occupato!" e dall'altro lato Louis urla di rimando. "Harry, mi sto facendo la pipì addosso".
Allora Harry si alza dal suo angolino tra il mobiletto bianco del bagno e la vasca, poggia una mano sulla porta consumata e vecchia e con l'altra gira la chiave per aprirla. Una volta che si ritrova Louis davanti, lo guarda per un istante ed abbassa subito lo sguardo facendosi da parte per farlo entrare. Louis sussurra "Grazie" e si chiude in bagno. 
Harry lo aspetta appoggiato al muro accanto la porta. Quando Louis esce fuori, si ferma e "Devi dirmi qualcosa?" chiede. Harry annuisce, si pulisce le mani sudate sui pantaloni e le sue guance si collorano di rosso per la vergogna, "In realtà si," risponde ad occhi bassi.
"Ti ascolto" replica l'altro appoggiandosi allo stipite della porta ed Harry, facendosi coraggio, alza lo sguardo verso Louis facendogli capire che non ha intenzione di dirglielo lì dove possono sentire tutti, quindi vanno nella stanza da letto.
Harry si butta sul suo letto con tutto il peso, sbuffa e si asciuga di nuovo le mani sui pantaloni. Louis lo imita lanciandosi sul materasso accanto al riccio. "Mi dispiace," comincia a dire Harry, "non volevo cacciarti l'altra volta è solo che ero arrabbiato" continua torturandosi le mani. "non voglio che tu vada via. Prima ho perso mia madre e emma, ora perdo te, e se perdo te, io, rimango da solo, capisci?" termina con un sospiro portandosi una mano a grattarsi la fronte. Alza lo sguardo sul viso di Louis che lo guarda con un'espressione indecifrabile e poi "Non ho accettato," sussurra continuando a fissarlo. "Cosa?" Harry chiede sistemandosi meglio sul letto, portando una gamba sul materasso e piegandola, mentre l'altra la lascia penzolare dal lato destro del letto. "Non ho accettato di andare a vivere con quella famiglia," ripete sottovoce, "ho detto alla signora Blutterford e agli assistenti sociali che non mi trovavo bene ed in parte è la verità" termina Louis, grattandosi il braccio. Harry rimane a bocca aperta per qualche istante, sicuramente Louis lo sta prendendo in giro. Sì, tra qualche istante salterà giù dal letto, si metterà a correre per tutta la stanza e puntandolo con il dito urlerà "Ah, ci hai creduto!", ma non succede nulla di tutto quello che Harry sta immaginando.  Si fissano, Harry non dice nulla e "Gli ho chiesto se potevano adottare anche te, così saremmo rimasti insieme, ma loro non volevano adottare nessun altro bambino dell'orfanotrofio," riprende a spiegare, "te l'ho promesso che non ti avrei mai abbandonato ed io mantengo la mia parola". Non appena Louis termina di spiegare, Harry poggia entrambi i palmi delle mani sul materasso e sporgendosi verso Louis, lo bacia. Non sa se lo fa per ringraziarlo, o perché, in fondo, prova qualcosa nei suoi confronti. Guardando i suoi genitori litigare ogni giorno, si era ripromesso di non affezionarsi -o peggio, innamorarsi- di nessuno nella sua vita. L'amore è qualcosa che prima o poi svanisce e ti fa solo soffrire. Quando si staccano, Harry può giurare che le guance di Louis sono più colorate di prima e si sta anche mordendo il labbro inferiore. Si guardano per qualche minuto registrando ciò che è appena successo, Harry si sta maledicendo e per questo sussurra delle scusa. Fa per alzarsi dal letto, vuole solo scavarsi una fossa, nascondersi dentro e non uscire più fuori. All'improvviso Louis gli afferra il polso, si alza e prendendo il viso di Harry tra le mani, sussurra "Non ti scusare, l'avrei fatto io prima o poi" e gli schiocca un bacio velocissimo a fior di labbra. Poi si dirige verso la porta e prima di chiuderla fa un sorriso ad Harry. Quelle stessa notte, dormono abbracciandosi più stretti del solito.
 
 
Dopo due mesi, Harry e Louis, continuano a scambiarsi baci e carezze. Circa un mese e mezzo fa si sono scambiati il loro primo bacio -uno vero- sotto le coperte. Qualcuno comincia a sospettare che ci sia qualcosa tra i due, forse Amy ha già capito tutto, mentre la signora Blutterford ha troppo impegni per poter accorgersi di loro due e del legame che li unisce. Continuano a vivere ancora dentro quell'edificio che ha segnato la loro infanzia ed ogni giorno uno promette di non abbandonare mai l'altro. 
  
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