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Autore: Only_a_Dreamer    09/07/2013    1 recensioni
Vi capita mai di sentirvi esclusi? O di non venir accettati per quello che siete, facendo si che vi nascondiate dietro un carattere che non è il vostro? Bè, è questo quello che succede alla protagonista.
Lei è diventata diffidente, acida, ma, anche se non lo dimostra, nel profondo è dolce, troppo sensibile e insicura...
Lui è solare, simpatico e riesce a capirla..
I due non si conoscono, ma si attrarranno a vicenda, rimanendo stupiti delle loro stesse azioni.
Lui è un animatore.
Lei, una ragazza chiusa in se stessa.
Quale miglior coppia?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono qui per te, scricciolo. 




Dopo un viaggio notturno - spacca ossa di ben 7 ore, mi ritrovavo appena seduta su una sdraio, davanti a una grande piscina di uno splendido villaggio turistico, il terzo che visitavo.
Stavamo aspettando le amiche di mia zia, la quale, circa due anni fa, ebbe come una brillante illuminazione, ricordandosi improvvisamente di avere una nipote e decidendo di portarla d’estate con lei in vacanza per cercare di riallacciare un po’ il loro rapporto.
Non che mi lamentassi, ma a parer mio per il suo intento quello era solo tempo sprecato. Non poteva pretendere che, facendo così, sarebbe ritornata la mia zietta preferita; non dopo quello che avevo passato, non dopo avermi lasciata praticamente a vivere da sola fino ad allora, fino ai miei diciassette anni.
Da bambina la vedevo come un modello da imitare, volevo a tutti i costi diventare come lei in futuro: una stilista famosa con davvero gusto nel vestire, simpatica e sempre solare. Ma adesso vedevo soltanto una donna dura, sempre arrabbiata…con me in particolare, interessata solo a dei semplici pezzi di stoffa, e, a volte, anche un po’…snob.

“Sely, io vado un secondo alla reception, aspettami qui, ok? Non ti muovere.”
Le rivolsi uno sguardo truce, odiavo esser chiamata in quel modo; era come se parlasse alla piccola bambina, ingenua, che ero una volta.
Ormai ero cambiata, cresciuta, e non solo esteticamente. Il colore castano chiaro dei miei capelli si era scurito fino a sembrare quasi nero a volte, e se mi guardavi negli occhi vedevi solo ghiaccio, freddo e solo, e non più il colore del cielo.
“Vado a mare, poi vi raggiungo a pranzo.” Non era una richiesta di permesso la mia; era più un avviso, tanto per non farla arrabbiare se al suo ritorno non mi trovava lì.
Quella volta fu lei a guardarmi male, prima di controbattere: “Oh, non se ne parla neanche, signorina! Tu mi aspetti qua, volente o nolente. Al mare, se possiamo, ci andiamo pomeriggio.”  Detto questo, mi lasciò; il suo tono di voce non ammetteva repliche.
Sbuffai, odiavo stare in piscina. Insomma, che ci trovavano di così bello? Il cloro invece del rilassante odore del mare, il pavimento in cemento al posto della sabbia o dei sassolini in mezzo ai piedi…

Una parte di me, quella col diavoletto presumo, mi diceva di scappare, mandarla a quel paese e correre in spiaggia; l’altra, quella più ragionevole, l’angioletto, mi diceva di ascoltarla, almeno per ora, o il mare non lo avrei più rivisto.
Scossi la testa, decidendo di restare in piscina, e presi il mio piccolo i-pod dalla borsa, per poi coricarmi sulla sdraio e cercare di trovare una posizione comoda in cui stare.
Non mi sentivo mai a mio agio quando dovevo sdraiarmi o provare a rilassarmi in mezzo a un sacco di persone, specialmente in piscina; diciamo che non ero il tipo che adora abbronzarsi, o meglio abbrustolirsi ore e ore sotto il sole cocente, invece che fare una bella nuotata.
 Alzai un po’ lo schienale, piegai le gambe e mi misi le cuffiette, per poi chiudere gli occhi, cercando di lasciarmi cullare dalle note delle mie canzoni preferite.
 
Ero quasi riuscita a sciogliermi un po’ e non sembrare una corda di violino, quando sentì qualcuno toccarmi una spalla. Aprì gli occhi di scatto, ritrovandomi davanti un ragazzo. Alto, capelli neri, mossi, con qualche ricciolo ribelle, e fisico scolpito: non era né troppo muscoloso, né asciutto, né con la panciona.
Stavo sognando probabilmente, se no che motivo aveva un ragazzo di venire lì?
 Richiusi gli occhi, facendo finta di niente, e sperai che fosse davvero un sogno, mentre continuavo pensare:<< Fa che sia solo un sogno, solo un sogno! Fa che come riapra gli occhi e non ci sia più...>>, per poi finire con: << Bene, adesso apro gli occhi e lui non ci sarà più. Conto fino a tre e li apro; uno, due, tre…>> .
Aprì di poco un occhio, quel tanto che bastava per… vederlo ancora lì.
 Spalancai gli occhi accorgendomi di aver appena fatto una figura di m****, e arrossì, potevo sentire le guance pizzicarmi.
Mi stava guardando e appena si accorse del mio sguardo sembrò riprendersi, come se si fosse ricordato solo ora di fare qualcosa.
Si sedette sulla sdraio vicina e iniziò ad avvicinarsi con il viso al mio, mentre io ascoltavo ancora le note di Wanderwall.  
Era vicino, molto vicino; si stava decisamente avvicinando troppo per parlare e basta. Che voleva fare??
Avvicinandosi, però, mi permise di osservare meglio i suoi occhi, di cui inizialmente non ero riuscita a capirne il colore, mentre lui, avanzando, fissava insistentemente i miei.
Di solito mi dava fastidio che qualcuno li osservasse, si dice che dal solo sguardo si potrebbe leggere l’anima; ma in quel momento ero troppo occupata a perdermi nei suoi e a scovare ogni loro minima sfumatura, per accorgermene.
 Erano verdi!! Sisi, potevano sembrare azzurri a prima vista, ma se li osservavi meglio, ti accorgevi che erano di un verde smeraldo; di un verde così chiaro e brillante alla luce del sole, tanto da sembrare azzurro, mentre all’ombra diventavano più scuri assomigliando più al grigio. Erano limpidi, e trasmettevano speranza e allegria.
Abbassai lo sguardo fino ad arrivare alle sue rosee labbra: non erano né troppo grosse né troppo sottili, e le curve in alto erano morbide, rotondi, sembrava che le labbra formassero un cuoricino schiacciato.
Ero tentata di toccarle, sfiorarle, per vedere se fossero vere, una cosa stupida ma volevo provare, quando da un orecchio non sentì più gli Oasis cantare, e vidi la sua faccia spostarsi verso la mia guancia.
Voleva solo parlarmi all’orecchio!
 Ma che andavo a pensare… come se io fossi anche solo carina o volessi un suo bacio, neanche lo conosco!
“Che ci fa una bella signorina, qui, tutta sola soletta? Perché non ti unisci ai ragazzi dello Young club, almeno ti diverti.”  Sussurrò al mio orecchio, sfiorandolo con le labbra. Rabbrividì, avvampando, non mi era mai successo…
<< Ah, ecco! >>, pensai dopo essermi ripresa. Era un animatore!  E invece di andare dalle belle ragazze si era avvicinato a me solo per rompermi quelle che non ho, più di quanto non lo sia già.
“Non mi va.”  Risposi semplicemente, stringendo i pugni.
Avevo già provato altre volte a unirmi agli altri ragazzi e ci avevo rimediato solo prese in giro o ignoranza totale. Perché rifarlo? La seconda possibilità l’avevano già sprecata.
Mi ripresi la cuffietta e mi misi seduta allontanandomi da lui, mi metteva in soggezione e la cosa non mi piaceva.
Lui si allontanò, mentre io mi mettevo a gambe incrociate, girandomi verso la grande piscina. Stavo per rimettermi le cuffiette quando mi blocco con un’altra domanda.
“Perché non ti va?” Chiese inclinando leggermente la testa, come i bambini piccoli quando non capiscono qualcosa.
“Perché non voglio.”  Risposi cercando si sembrare… pacata.
“Non mi basta. Perché non vuoi?” Richiese deciso.
“ Perché… non voglio e basta, magari? Che dici? E poi, che centra, non sono obbligata a darti spiegazioni! Sei un animatore, ma mi stai solo rabbuiando la giornata più di quanto non lo sia già.” Non mi girai verso di lui e continuai a guardare i bambini giocare nella piscina.
“Spiritosa, davvero. Comunque, io volevo saperne solo il motivo, tutto qui.” Disse con aria innocente, e con la coda dell’occhio notai che assunse un’espressione da cucciolotto speranzoso.
Mi fece quasi sorridere, cosa strana, ma il mio tono di voce rimanese duro.
“Bè, tu, di certo, non lo sei.” Lo presi in giro, girandomi dal suo lato. Ci ritrovammo faccia a faccia, pronti a sfidarci.
Lui alzò un sopraciglio. “Che fai, prendi in giro scricciolo?” Seguì i movimenti che delle sue labbra mentre parlava, era così…
No, aspettate un attimo. Come mi aveva chiamata?
Vidi spuntare un sorrisetto malizioso sulle sue labbra.
“Io non...” Stavo per dirgli che non mi chiamavo così e che lui non aveva nessun diritto per farlo, ma mi bloccò, avvicinandosi a me e cominciando a farmi il solletico sulla pancia. Il solletico, l’avevo sempre sofferto tantissimo.
Non facevo che ridere e dimenarmi sulla sdraio, mi vergognavo ma non riuscivo a smettere.
“Basta…ti…prego!” Riuscì a dire tra una risata e l’altra.
“Solo se ammetti che sono divertente, simpatico e…bellissimo.” Adesso esagerava…Ok, no, non esagerava, però era egocentrico e non gli avrei mai dato la soddisfazione di sentirselo dire da me.
“M..mai!”
“Uuh, ma sei anche testarda, scricciolo.”
“Mai…quanto…t-te e…non chiamarmi sc-scricciolo.” Ribbattei.
Non ce la facevo più, mi faceva male la pancia e gli occhi mi lacrimavano. Perché, perché dovevo soffrirlo così tanto?!!
“O-ok, lo…dirò.” Gli concessi, e allora lui si fermò.
 
Non so come ci eravamo arrivati o come c’eravamo mossi, ma fatto sta che in quel momento ci trovavamo distesi sulla mia sdraio, con lui sopra di me.
Il cuore cominciò a battermi all’impazzata e sentì le guance bruciarmi, dovevo essere rossa peggio di un peperone. Lui mi guardava sorridendo; ai lati della sua bocca si erano formate due dolcissime fossette.
Era il sorriso più bello che io avessi mai visto; non mi sembrava possibile che un comune mortale potesse averlo, ma non glielo avrei mai detto.
Ricambiavo il sorriso, imbarazzata, ma non riuscì a spiccare parola.
 Eravamo tutt’e due ansimanti, i nostri respiri si fondevano in uno solo, e i nostri occhi erano come incatenati, ammaliati gli uni dagli altri.
“A-allora?” Fu lui a rompere il silenzio, facendo un sorrisetto sghembo; notai che alzava un po’ di più il lato sinistro quando lo faceva.
Le fossette sparirono, e io smisi di sorridere, assottigliando gli occhi.
 “Apri bene le orecchie bamboccio perché è l’ultima volta che mi sentirai dire qualcosa del genere.”Lui alzò le sopraciglia, come per dire << Sicura?>>, ma non ci feci tanto caso e, non lasciandolo intervenire per commentare come lo avevo chiamato, continuai sospirando:”Sei divertente, simpatico e…carino” Esitai.
“Solo carino?” Mi chiese avvicinandosi e continuando a tenere quel sorrisetto malizioso, sicuro che stessi mentendo. Sfiorò il mio naso col suo, mentre io deglutivo. Sentivo il suo respiro sfiorare il mio viso e provai una sensazione strana allo stomaco, ma non erano farfalle, oh no, assomigliavano più a degli elefanti che ballavano… la conga? Probabile. Ma che ci facevano lì? Di solito non arrivavano quando si è innamorati o quando ti piace qualcuno? Lui non mi piaceva, e tanto meno non ne ero innamorata!
Sicuramente mi avrà fatto male il cibo mangiato in macchina, pensai.
Lui mi scostò un ciuffo dei miei capelli castani dagli occhi e io sentì un brivido salirmi tutta la schiena, mentre la faccia mi pizzicava.
Basta, la situazione non mi piaceva affatto, come avevamo fatto a ritrovarci in quel modo!
“Si, solo carino.” Risposi dura, spingendo con una mano sul suo petto per togliermelo di dosso. -E che musc…Selene!- La parte che ancora di me ragionava, rimproverò quella pervertita.
“Bugiarda.” Disse sedendosi di nuovo nell’altra sdraio, per nulla turbato dal fatto che avessimo quasi dato spettacolo, mentre io dentro morivo dalla vergogna. << Oddio, chi sa che penseranno le persone che ci hanno visto… >>
“Non sono bugiarda, è solo la verità che non riesci ad accettare.” Provai a guardarlo negli occhi senza esitare per dimostrargli che non mentivo, sperando non si accorgesse di niente.
“Non mi convinci.” Disse indagatore, assottigliando gli occhi e appogiandosi con entrambi i gomiti sulle ginocchia, tenendosi con le mani la testa per il mento.
“Non è un mio problema. E, adesso, se non ti dispiace, vorrei…prendermi il sole in santa pace.” Scusa inventata all’ultimo minuto.
“Vestita?” Chiese divertito.
“Bè…si. Nuova…moda.” Alzai le spalle mentre sistemavo il telo stropicciato sulla sdraio. “Ah, e non mi chiamare più scricciolo, non mi piace.” Mi ricordai di dirgli.
“Non conosco il tuo nome e scricciolo mi sembrava perfetto.”
Corrugai la fronte.
“Assomiglio a un uccello piccolino e grassottello?” Dissi appoggiando le mani sui fianchi.
“No, è solo che mi sei sembrata così chiusa e indifesa…Vulnerabile, ecco. Ti nascondi comportandoti così, ma in realtà non sei tu.” Non sapeva quanto ci avesse azzeccato.
Sospirai. “Io non so chi sono e basta.”
Mi nascondevo facendo l’acida, l’orgogliosa, la dura, mentre in realtà ero insicura, tremendamente insicura.
Finalmente mi decisi a rispondere alla prima domanda che mi fece. Mi risedetti sulla sdraio, sospirando.
 “Prima, quando mi hai chiesto perché non mi andava, bè, non volevo perché…non riesco a trovare amici. Non so come comportarmi con gli altri e di conseguenza mostro loro una ragazza che non sono. A volte succede che non vada a genio a nessuno, mentre altre è come se non ci fossi; non è bello venir trascurata. Ci ho già provato due volte, perché rovinarmi una terza vacanza?” Alzai le spalle, gli occhi mi erano diventati lucidi.
Gli dissi tutto guardandolo negli occhi, ma quando finì di parlare, distolsi il mio sguardo dal suo, non sarei riuscita a reggerlo senza scoppiare. Lui non aveva assunto una di quelle facce compassionevoli, come tutti gli altri, che odiavo, non si mise neanche a ridere, ma con mia grande sorpresa rimase quasi impassibile, come se riuscisse a capirmi.
Mi guardo negli occhi, nonostante cercassi di evitare i suoi, e si accorse che erano lucidi. “Hey, non piangere.” Si sedette accanto a me. “Vieni qui.” Allargò le braccia e io senza esitare mi ci tuffai, appoggiando la testa sul suo petto, mentre lui appoggiava il mento su di essa.
Non conoscevo quasi niente di lui, neanche sapevo il suo nome; ma tra le sue braccia potevo dire di sentirmi al sicuro.
Mi sembrava così strana quella situazione, nessuno mi abbracciava così da anni, a nessuno gli era più importato così tanto di me dopo la morte dei miei. Tutti che facevano i compassionevoli, quando poi prendevano in giro alle spalle; almeno abbiate il coraggio di dirle in faccia le cose! Pensavo io, quando scoprivo involontariamente qualcosa.
“Vedrai che cambierà tutto, devi solo trovare le persone giuste.” Sussurrò cercando di consolarmi.
Lo speravo davvero. Chi sa se aveva provato anche lui qualcosa del genere? I suoi occhi nascondevano qualcosa; qualcosa che voleva dimenticare.

Non volevo staccarmi dal suo petto, stavo bene, benissimo direi; fino a quando non mi resi davvero conto di quello che avevo appena fatto.
Mi ero aperta quasi del tutto con lui, con uno sconosciuto!  Non lo avevo mai fatto con nessuno e questo mi fece prendere d’ansia. Mi staccai improvvisamente dalle sue accoglienti braccia con forza e mi alzai, sistemando le cose dentro la borsa, frettolosamente. Mi girai verso di lui e vidi comparire sul suo volto un’espressione confusa.
“Non avrei dovuto dirti niente. Fa come se non ci fossimo mai visti, come se non mi conosci…ma che dico tu non mi conosci!”
Finì di sistemare il tutto e, prendendo la borsa, provai ad andarmene, ma qualcuno mi afferrò il polso, impedendomi di camminare.
Mi voltai, ritrovando ancora lui; lui che mi dimostrava ancora una volta che di me qualcosa gli importava, pur non conoscendo nemmeno il mio nome.
“Piacere, Alessandro, ma chiamami Alex o Ale, come vuoi.” Disse sorridendo sinceramente, e facendo comparire quelle adorabili fossette.
Ecco, adesso io sapevo il suo, e lo trovavo, dolce, simpatico e misterioso; ma anche sexy…
Ancora, Selene!!
 Ma perché si era presentato così all’improvviso? Corrugai la fronte non capendo. Lui sembrò leggermi nella mente, magari era telepatico…
Selene il ragazzo ti rimbambisce!
“Hai detto di non riuscire a fare amicizia, bè, io sono tuo amico adesso, no? Non conoscevi il mio nome così mi sono presentato.” Disse alzando le spalle, come se fosse una cosa normale presentarsi così all’improvviso. “ Quindi, scricciolo, lei è…?”
Scossi la testa sorridendo, forse, e dico forse, non era male il ragazzo, anche se non condividevo il fatto di chiamarmi in quel modo.
“Selene.”
“Mmh…Mi piace, è elegante, dolce, misterioso e, si, anche…sexy. Devo confessarle che è perfetto per lei, scricciolo” Disse in tono sensuale, baciandomi la mano che afferrò per non farmi scappare, senza distogliere lo sguardo dal mio. Arrossì, di nuovo;-  quel  giorno mi successe un sacco di volte, e tutto per colpa sua! Non ero solita farlo spesso- e rimasi incredula per le sue parole e per quello che fece.
“Le prometto che durante questa settimana lei ritroverà il sorriso, riuscirà a cambiare opinione sugli altri e crederà più in se stessa.”  Continuò, mostrando uno dei suoi migliori sorrisi.
“Non le conviene fare promesse che non p…” Provai ad avvertirlo, ma non mi lascio finire.
“Sarò una specie di vostro maestro, e non ammetto obiezioni.” Disse facendo un sorrisetto sghembo, guardandomi negli occhi.
“Pe-perché?” Fu l’unica cosa sensata che riuscì a dire.
 “Perché mi va.” Rispose, di nuovo come se fosse la cosa più normale al mondo.


(Piccolo battibecco tra i due dopo che successe il tutto... 

“E basta?”  Mi venne spontaneo chiedergli.
Dentro di me speravo aggiungesse qualcos'altro.

“Si, perché?” Sorrise, continuando a camminare e a guardare in avanti.
“Perché si.”
“Non si risponde a una domanda con ‘perché si’ e, comunque, per cosa?” Si girò versò di me.
Incrociai i suoi occhi e, puff, dimenticai tutto.

“Bè, perché…non lo so il perché, mi hai imbrogliato!”
“Hai iniziato tu.”
“Non è vero.” Lo sfidai.
“Si, che è vero.”
“No, che non è vero.”
“Io, dico di si.”
“Ma io dico di…”
Mi interruppe. “Oggi ti ho fatta sorridere…” Guardava davanti a se in un punto indefinito, come se stesse ricordando delle immaggini.
“Non mi capita spesso…”
“Da oggi si.” Allargò angora di più il suo sorriso facendo comparire le mie amate fossette.
“Cosa?...” Non capivo.
“Sorriderai spesso, babba.” Mi prese in giro, il bamboccio.
“Scemo.” E gli feci la linguaccia.
Da dove l'avevo tirata fuori tutta quella spontaneità? Che mi succedeva? )
 




Hey, buongiorno gente! 
Questa One-shot è più o meno un assaggio per una storia che forse scriverò.
Parlerà di questi due ragazzi.
Ci sarà Alex che vorrà aiutare Selene a capire chi è veramente, e per farlo avrà solo una settimana di tempo.
Chi sa se ce la farà, se si rivedranno anche dopo le vacanze, e se succederà qualcosa tra di loro?
Non ho mai letto una storia così e mi chiedevo se sarebbe potuta piacere, quindi, perfavore, recensite o commentate dicendomi che ne pensate; accetto di tutto.
Grazie a chiunque stia leggendo,
un bacione,
Da una delle tante scrittrici (sognatrici) :'*
 
  

  
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