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Autore: Akira14    22/01/2008    7 recensioni
Una storia nata mesi fa, quando finii di leggere il SETTIMO LIBRO. Il percorso che ti porta a dare risposta alla domanda non é facile. Si tratta di mettere in discussione te stesso, le convizioni per cui ha combattuto...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ma tu che stai, perché rimani?

 

Anche la luce sembra morire
nell’ ombra incerta di un divenire
dove anche l’ alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera

(Inverno, Fabrizio De André)

 

E’ successo? Non sapresti dirlo con certezza.
I ricordi dalla battaglia di Hogwarts in poi sono così confusi che s’amalgamano tra loro, e non riesci a metterne uno a fuoco. Non hai la forza, né tanto meno la voglia.
Ora no.

Ti hanno detto che ti sei chinato vicino a Fred, dopo che qualcuno – Bill, Charlie, Percy, Ron? – ti aveva condotto nella Sala Grande. Che lo fissavi senza muovere un dito, mentre la mamma piangeva, inconsolabile, sul suo petto; quasi temessi di cancellare quel sorriso dalle sue labbra. Chi te l’ha raccontato? Nemmeno di questo sei sicuro. Papà, i tuoi fratelli o forse i tuoi stessi sogni.
Forse tutto questo non è altro che un brutto incubo.

Del funerale ricordi il freddo pungente, nonostante fosse maggio. Il cielo insolitamente terso. L’assenza di vento. Ti allargheresti fino a dire che non ci fosse nemmeno rumore, ma sai che non è possibile.
Ricordi le sedie scomode, gli interventi noiosi dei presenti che dimostravano che stavano lì a far presenza perché di tuo fratello non sapevano che un millesimo della persona che era.

Lee Jordan che non era riuscito a finire il proprio; perdendosi nel racconto delle vostre loro scorribande a scuola, di come non si sarebbe mai aspettato che la Pozione Invecchiante ed il conseguente effetto collaterale sarebbero stati l’unico modo per vederlo canuto.

Tu che trovandoti davanti a tutti eri rimasto muto; lui non avrebbe voluto un commiato commovente o un patetico discorso, avrebbe voluto che lo salutassi con stile. Con dei fuochi d’artificio, magari, o anche solo una battuta, ma di quelle epocali. Non ne eri stato in grado. Ti eri sforzato di sorridere di fronte al tuo pubblico, ma non ti era uscita più di una smorfia. E siccome non ti era nemmeno venuta in mente qualche storiella divertente avevi preferito tornartene a sedere.
Ricordi l’angosciante calma della mamma, che aveva gli occhi velati dal pianto per tutto il rito senza neanche una lacrima che le solcasse il viso.
Nient’altro.
Non sei neanche sicuro di aver visto la sua tomba, quel giorno, perché ti sei poi ritrovato a rientrare in casa con Perce. Probabilmente temeva che ti saresti perso per strada, visto lo stato catatonico in cui eri. 


Se davvero mamma non s’era sfogata quel giorno…beh, ha recuperato dopo, con gli interessi.
Le bastano le piccole cose come un maglione, una Merenda Marinara persa per la casa, una foto. Vederti solo.
Si piega su se stessa, tenendosi il ventre, fino a quando i polmoni stessi non hanno più la forza di sostenere i suoi lamenti. E quando qualcuno di voi arriva, o meglio palesa la sua presenza dopo averla lasciata sfogare, si ricompone e cerca di essere la roccia della famiglia insieme a papà.
Per questo Ronnie ha pensato di portar via ogni cosa che glielo possa ricordare. Ah, non l’avesse mai fatto!

Dopo aver tuonato un “RONALD WEASLEY! COSA DIAVOLO PENSI DI STARE FACENDO? ESIGO UNA SPIEGAZIONE!” era partita con ogni genere di soavi improperi, che riesci a cogliere pur con la porta chiusa, dal momento che più lui cerca di scusarsi più lei alza la voce.
Poi il silenzio. Scendi, temendo che l’abbia fatto fuori, e la trovi abbracciata a lui, che ha la faccia di chi non sa bene come si è trovato assolto da ogni capo d’accusa.
Non indaghi oltre, ma insieme agli altri rimetti ogni cosa dov’era prima.
C’è ancora perfino l’orsacchiotto che tu e Fred avevate quasi trasfigurato in ragno, con ancora i buchi delle zampe ben visibili. Ron ancora trema nel prenderlo in mano, come se potesse attaccarlo.

Ridi, perché in fondo è un bel ricordo. Un po’ sadico nei confronti di Ronniekins, forse, ma non per questo meno prezioso.
“Ci sono poche cose più pericolose di un orsetto di peluche, fratellino, hai tutta la mia solidarietà. Gli dici, dandogli una pacca sulla spalla.
“Tipo le candeline di una torta di compleanno?” Charlie tira fuori bastoncini che avranno perlomeno sedici anni. È il tuo turno di rabbrividire, perché non hai mai dimenticato la prima volta che hai temuto per l’incolumità del tuo gemello.
“Le avrà tenute come promemoria che non si corre in giro per casa, cercando di dare fuoco a qualcun altro, perché poi sarai tu a bruciarti. Grandi lezioni di vita.” Ribatti, mettendole via. A tre anni t’era sembrato che fosse Ardemonio a divampare dalle candele. Certo quando avevi assistito alla sua caduta, con una delle candeline ancora in mano non t’era passato per la mente che la mamma le aveva incantate una per una con un Freddafiamma. Tu avevi solo visto la manica della sua maglia che prendeva fuoco, ed eri corso a prendere una coperta per spegnerlo.
Poi avevi tolto con un pugno il ghigno dalla faccia quando era riapparso incolume, maglia intatta inclusa, da sotto lo spesso plaid.

Fatto sta che quando l’anno dopo ne avevi presa una dalla torta e gliel’avevi tirata dritta in faccia aveva provveduto a farle sparire del tutto.

Oltre a quel particolare episodio, non rammenti granché di quel periodo, ma Bill e Charlie erano grandi abbastanza da poter ora colmare vuoti su anni che pure a te pare difficile fossero esistiti.
Anni in cui non andavate per niente d’amore e d’accordo, prima che scopriste che unendo le vostre forze i vostri diabolici scherzi avevano un successo assicurato.
Ci sarebbe da chiedersi se Fred abbia passato l’infanzia a terrorizzare chiunque nella Tana, perché così sembrerebbe da ogni ricordo che ha conservato orgogliosamente nel ripostiglio.

Qualcuno l’avrebbe già fatta una domanda del genere, in tono scherzoso, se tu non fossi intervenuto poco prima.
Hai lo strano potere di zittire tutti. ‘Sarà per la mia vaga somiglianza con il caro estinto?’ ti chiedi con dissacrante ironia.
Proseguite in silenzio, fino a che papà non viene a dirvi che potete andare a dormire, s’occuperanno loro del resto.


Sera dopo sera spronano te e i tuoi fratelli maggiori a tornare alla vostra vita fuori di casa, assicurandovi che se la sarebbero cavata.
Dapprima esitano, soprattutto Percy che è intenzionato a non sprecare più un solo minuto lontano dalla famiglia – spesso e volentieri lo manderesti al diavolo per il suo pentimento così tardivo – ma eventualmente tutti si lasciano convincere.
Tranne te. Sarebbe il primo passo verso una parvenza di normalità, l’abbandono di un limbo in cui hai piantato radici dalla sera della sua…quando è passato a miglior…insomma, ci siamo capiti.

 
Te lo ripeti ogni mattina, quando ti svegli ed ogni sera prima d’andare a dormire, ma se non fosse per il calendario ti sarebbe difficile persino accorgerti del passare del tempo, del susseguirsi delle settimane.
Vorresti che se ne fosse andato lasciandoti il tempo di dirgli addio, ed allo stesso tempo cerchi conforto nell’idea che non abbia sofferto. Vorresti avere qualcuno contro cui vendicarti, come la mamma aveva fatto con Bellatrix; ma non era stata una bacchetta a portartelo via. Solo il caso.
Si mette in conto di morire, quando si milita in una guerra…Sì, ma non a quel modo; non senza di te.

Sai che non avrebbe voluto che tu stessi a crogiolarti nel tuo dolore, che avrebbe desiderato che fossi tu a risollevare il morale a tutta la famiglia e non quello che ogni Weasley osservava con preoccupazione. E’ con questo pensiero in mente che ti svegli nell’inoltrato pomeriggio, aggrappandoti a quei sogni dove ancora siete insieme a far impazzire Gazza per i corridoi di Hogwarts. O sulla scopa in fuga dalla Umbridge; quello sì che è stato proprio un momento indimenticabile…Poi lo senti ancora parlare del suo matrimonio; di tutte le cose che aveva in programma di fare nei prossimi anni, dei nuovi prodotti da vendere in negozio.
S’era sempre immaginato il suo futuro più di quanto non facessi tu. Era lui a prendere più spesso l’iniziativa, ad avere le migliori idee. La battuta sempre pronta sulle labbra che ti dava l’imput per scherzare con lui.
Perché non tu? Cosa avevi fatto per meritarti di sopravvivere?
Sì; la tua ragione ti spiega che non è una questione di meriti, altrimenti gente come i Mangiamorte neanche sarebbe esistita, ma allo stesso tempo il bambino dentro di te punta i piedi e grida perché gli sia data una ragione valida perché suo fratello non c’è più, che senso c’è in un mondo del genere.
Non c’è. Come non ci sono risposte a tutte le altre domande. Può darsi che un giorno le troverai, perciò nonostante tutto continui a sopravvivere.

Lee ed Angelina si sono offerti di occuparsi del negozio finché tu non deciderai che cosa farne. I Tiri Vispi con un solo Weasley non sarebbero gli stessi, e sinceramente non ti senti in vena neanche di varcarne la soglia. Figuriamoci di tirare fuori qualche nuova ed esilarante trovata. D’altra parte buttarti tutto alle spalle, calpestare un sogno che era stato anche il suo ti sembra uno spregio alla sua memoria.

Quindi finisci per rifiutare, conscio che se lo lasciassi in mano loro non troveresti la forza di riprendere.
Sei consapevole anche che non potrai lasciarlo chiuso a lungo. Sarete pur stati in attivo fino all'inizio della guerra, con i ricavati delle vendite che superavano le spese per il locale e le materie prime, ma i piccoli lussi che tu e tuo fratello vi siete concessi – ed avete in modo che anche la vostra famiglia potesse apprezzare – hanno fatto sì che la somma messa da parte non ti consenta di starci a pensare poi tanto.

 

E forse è meglio così, perché nel momento in cui varchi quella soglia ti accorgi che è molto più facile che le giornate ti scorrano addosso se tieni la mente occupata. Non devi per forza attingere ad una creatività che pare essersi presa una lunga vacanza: per ora basta continuare a produrre quello che già avevate in negozio, essere cortesi con i clienti e tenere d’occhio la contabilità. Per quest’ultima si fa avanti Percy, e questa volta accetti a patto che non ti assilli con le pozioni che non sono a norma, piuttosto che con le finte bacchette che potevano essere fatte meglio. Fiato sprecato, naturalmente.
Ma rispondergli a tono, o stuzzicarlo con qualcosa al limite della legalità che gli faccia piantare le mani sul bancone e gridare “Finirai ad Azkaban per questo, George!” ti fa sembrare che non sia cambiato poi molto. Sennonché quelle conversazioni sono a due e non a tre.

Però, hai lentamente imparato a venire a patti con l’impossibilità, all’assurdità stessa del concetto che Fred non ci sia più, pensando che sia partito per un lungo viaggio.
Che è decisamente più pazzesco, dal momento che hai visto il suo corpo senza vita con i tuoi stessi occhi, ma il sollievo che provi ad immaginartelo là fuori ad incensarsi per come gli è riuscito bene questo macabro scherzo vale la pena anche di perdere qualche rotella per strada. Almeno puoi guardarti allo specchio senza avere l’impulso di romperlo.

Il fatto è che te ne convinci talmente che, quando si apre la porta, il tuo sguardo corre istintivamente a vedere se si tratta di lui. Se arriva un gufo dai fornitori t’aspetti sempre che sia una sua lettera. Non lo è mai.
Non lo può essere. Tu ne sei cosciente eppure le tue rinnovate speranze s’infrangono contro la realtà ogni volta.
Anche nel vostro appartamento, a differenza di quanto ha fatto la mamma alla Tana, non hai mai messo via le sue cose. Non le hai mai neanche rimesse a posto, perché sai che tu e Fred avete un senso dell’ordine diverso e tutto vostro, e si lamenterebbe fino alla nausea se non trovasse ogni calzino lì dove lo aveva lasciato. Scrivi biglietti che poi puntualmente stracci, apparecchi a tavola anche per lui. Piccole cose che ti permettono di andare avanti, seppur non ti facciano sentire meno solo.

Ah, la solitudine.
È qualcosa che non hai mai messo in conto. Anche quando litigavate non v’allontanavate comunque troppo l’uno dall’altro. Piuttosto era una gara di resistenza nel vedere quanto l’altro riusciva a sopportare la cortina di silenzio prima di chiedere scusa e cercare una riappacificazione.

Credevi che la separazione sarebbe avvenuta quando uno di voi due si fosse trovato una moglie, ma niente vi avrebbe impedito di farvi visita il più frequentemente possibile. Di scrivervi lettere o parlarvi dai vostri rispettivi camini.
Vuoi potergli parlare, dannazione!

E vorresti non sapere dell’esistenza di nessun maledettissimo fantasma. Vorresti essere un Babbano, del tutto ignaro di ciò che accade dopo aver esalato l’ultimo respiro.
Perché ti mette di fronte al fatto che lui, davanti alla scelta se passare oltre o rimanere in questo mondo come fantasma non ha optato per la seconda, ha deciso di non ritornare. Nemmeno per te.


Il peggio è che non puoi neanche provare rancore per questo. Certo, non ti fa piacere. Sicuro, vorresti avere almeno un’ombra con cui fare conversazione e non solo il tuo riflesso nello specchio.
Perché il coraggio di affrontare l’ignoto ce l’aveva eccome, al massimo aveva esitato all’idea di esplorarlo da solo. D’altra parte rimanere legato per l’eternità ad un luogo non era da Fred. Sai che gli è stato posto un ultimatum, hai intervistato abbastanza spettri in giro per fartene una ragione, e che ha semplicemente accettato quello che gli avrebbe lasciato più libertà.

Il tuo cervello l’ha compreso, il tuo cuore no. Perché quella rabbia dentro di te, c’è comunque.

Più cerchi di metterla a tacere, dicendoti che neanche Ginny si starebbe a psicoanalizzare così tanto, più si fa difficile da ignorare.
Che senso ha avercela con qualcuno contro cui non ti puoi sfogare?
Ma non puoi essere il cane rabbioso di turno, altrimenti ti starebbero tutti addosso. Puoi anche far licenziare una commessa dietro l’altra, far piangere i clienti che hanno osato reclamare, però con la tua famiglia devi continuare ad essere il buon vecchio George.
Non sei tanto stupido da credere che loro non si accorgano che non lo sei, oh no. Devi solo evitare che si rendano conto quanto sei lontano dall’esserlo.

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A/N: La trama a grandi linee ce l'ho in testa, però i commenti mi stimolano l'inventiva. Non farò le minacce come su FF.net, del tipo "Se non raggiungo un tot di recensioni non continuo", ma certamente se mi aiutate anche voi con i vostri suggerimenti potrò terminare e postare il secondo capitolo più in fretta ;)

 

  
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