Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: sailor star lights    09/07/2013    1 recensioni
Premettendo che titoli ed introduzioni non fanno per me, passo a citare un pezzo del testo:
Stava per rispondergli in malo modo, con l’intenzione di fargli male, magari anche ucciderlo, quando gli tornarono in mente le riflessioni di poco prima… così si limitò a posare i suoi occhi color rosso veneziano in quelli blu fiordaliso del compagno, scrutandolo. Fay dal canto suo, rimase spiazzato. Si aspettava una reazione violenta, si immaginava già di dover correre via e invece si ritrovava osservato da un Kurogane taciturno.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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febbre

Il mattino seguente, come tutte le mattine, Fay si alzò per preparare la colazione ai suoi compagni di viaggio e, uscendo dalla stanza, lanciò uno sguardo a Kurogane; sembrava dormisse tranquillamente. - Gli preparerò un tea caldo, magari qualche biscotto – sorrise al pensiero, lui odiava le cose dolci e sicuramente si sarebbe lamentato al solo odore. Si diresse in cucina e cominciò a spadellare; poco dopo entrò Shaoran nella stanza, annunciato da un buongiorno e con Mokona sulla spalla, che saltò sulla testa di Fay << buongiorno Fay-mammina >> disse piegandosi per baciargli la guancia, il mago sorrise << Buongiorno a te, Moko-chan >>. Era una scena troppo tranquilla, troppo familiare; mancava qualcosa, o meglio, qualcuno…
<< dov’è Kuro-wanko? >> chiese Mokona guardandosi in giro
<< dev’essere ancora a letto… >> mormorò Fay mettendo le crêpes nei piatti per poi passarli a Shaoran che li dispose sul tavolo << adesso vado a chiam… >> aggiunse, ma non fece in tempo a finire la frase che la piccola palla di pelo era già balzata giù dalla sua testa << vado io, vado io da Kuro-papino! >> e così dicendo sparì nel corridoio. Dopo un paio di minuti di silenzio, non vedendo arrivare nessuno dei due e non sentendo alcun rumore se non una voce sommessa, i due rimasti in cucina si guardarono preoccupati, per poi dirigersi a loro volta verso la camera. Entrando videro Mokona che cercava di svegliare disperatamente un Kurogane che non si muoveva, che a malapena respirava. Avvicinandosi, Fay poté vedere che il ninja aveva il viso arrossato e che era tutto sudato.
<< Ho provato a svegliarlo, ma non ha neanche risposto… che cos’ha Kurogane? >>, Fay guardò la piccola creatura preoccupata sul letto e le sorrise brevemente << lascia fare a me >> e si avvicinò, sedendosi piano sul letto e poggiando una mano sulla fronte del moro sentì sotto il suo palmo che la sua pelle scottava. << Accidenti >> mormorò << ha la febbre… >> e pensando al fatto che non aveva risposto né ai richiami di Mokona né tantomeno aveva rifiutato la sua mano che lo toccava, aggiunse << ed è pure incosciente… >>. Un flash della serata precedente si fece largo nella sua mente -  e credo di avere una vaga idea su quale possa essere la causa del suo malessere – pensò ricordandosi che a cena aveva usato solo la mano destra per mangiare e che per tutto il tempo aveva evitato accuratamente di usare il braccio sinistro. Il mago avrebbe voluto controllare subito la sua spalla, ma sapeva che Kurogane non avrebbe voluto che i due ragazzini notassero e sapessero quanto stesse male, quanto soffrisse; lui odiava che gli altri vedessero i suoi punti deboli, soprattutto le persone che considerava importanti, non voleva stessero in pensiero per lui, che si preoccupassero. Così sospirò << vieni a darmi una mano a girarlo e a metterlo disteso sulla schiena, Shaoran-kun >> disse, avrebbe potuto farlo da solo, ma voleva evitargli movimenti bruschi. Il ragazzo, che era rimasto appoggiato alla parete, si avvicinò silenziosamente al letto e, una volta appoggiata Mokona sul pavimento, aiutò Fay a girare il malato in una posizione più comoda. Dopodiché ci fu qualche istante di silenzio, Fay voltò la testa verso il ragazzo più giovane solo per vedere che lui lo stava già guardando; ci fu un breve scambio di sguardi e il mago fece per  aprire bocca, ma i suoi occhi lo avevano preceduto dicendo già tutto, e Shaoran era un ragazzo intelligente << vieni Mokona, andiamo a cercare un dottore >> disse il ragazzo << ma Kurogane… >> cercò l’altra di ribattere << Non c’è niente che possiamo fare qua noi, e poi il dottore si trova lontano da qui, la tua presenza potrebbe essere necessaria se la distanza fosse tale da rendere nullo il tuo potere di farci capire e comunicare tra noi e gli altri >>. Mokona guardò prima Kurogane, poi Fay e infine Shaoran, poi sospirò. Balzò sul letto e diede un bacio sulla guancia calda del ninja << abbi cura di Kurogane >> disse rivolto a Fay, poi si lasciò prendere tra le braccia di Shaoran ed insieme uscirono prima dalla stanza, poi dalla casa.
Il mago si perse per un attimo a guardare fuori dalla finestra i due che si allontanavano, poi si riscosse e si concentrò su Kurogane; bisognava che gli scoprisse il busto, doveva controllargli la spalla… gli aveva dato da sempre problemi, inoltre ultimamente capitava spesso che gli facesse particolarmente male. Per quanto lui cercasse di nasconderlo, Fay lo conosceva abbastanza bene da sapere distinguere ogni genere di “tsk” e ogni sua smorfia e capire cosa provasse davvero. Era burbero solo in apparenza, in realtà sapeva bene che si era affezionato a tutti loro, che avrebbe dato la propria vita per ognuno. –e a proposito di sacrificare la vita – pensò rabbuiandosi e scostando, piano piano, le coperte fino a scoprire quella che ne era una  prova palese: il suo braccio meccanico. All’attaccatura la pelle era molto arrossata, e sembrava anche gonfia – accidenti, è proprio come temevo… è infetta – e continuò a fissarla mentre pensava a come fosse meglio procedere – se almeno fossi ancora un vampiro – rimuginò fra se e se ricordando quando si trovavano a Clow, nel tempo che si ripeteva – la mia saliva avrebbe ancora delle doti rigeneratrici  ma così non era, e lui non sapeva neanche un incantesimo curativo. Il suo sguardo passò dal braccio al viso, si soffermò sui suoi lineamenti contorti dalla sofferenza e sospirò; lentamente portò le dita tra i suoi capelli per scostarglieli dalla fronte e la sua mano si prolungò in un gesto delicato che pareva una carezza e che produsse un lieve gemito sulle labbra di Kurogane. Sospirò – se non posso curarlo con la magia, posso almeno tentare di rendergli il sonno meno doloroso, affinché non soffra quando gli medicherò la spalla – e dalla sua mano, ancora imprigionata nei capelli bruni, scaturirono delle luci azzurre e dei simboli che, quando andarono a concentrarsi sulla fronte del ninja, provocarono subito una distensione dei suoi muscoli facciali contratti, la sua espressione si rilassò. Fatto questo, e dopo aver contemplato i suoi lineamenti finalmente privi della sofferenza di cui erano stati vittime, Fay si alzò e si diresse in bagno. Aprì l’acqua fredda del rubinetto e bagnò una pezza che depose sulla fronte di Kurogane, tornò in bagno e questa volta mise una bacinella sotto il getto dell’acqua riempiendola, in seguito tirò fuori da un armadietto della garza sterile. Rientrò nella stanza e si inginocchiò accanto al letto, esaminando attentamente il braccio dell’altro; dopo qualche secondo, prese un pezzo di garza e lo immerse nell’acqua, poi lo portò all’attaccatura del braccio meccanico con la spalla e cominciò ad esercitare una lieve pressione là dove la pelle era più gonfia, così da eliminare batteri e pus. La ferita spurgava e ad ogni nuova pressione che esercitava, sostituiva la garza con una pulita e ripeté l’azione più e più volte, sempre con la stessa cura e precisione.
Era passata quasi un’ora quand’ebbe finalmente finito e poté vedere, con sollievo, che ora la spalla appariva in condizioni migliori rispetto a prima; c’era solo il problema di fasciare la zona interessata con una benda sterile, e non ce n’era praticamente più. Dopo qualche minuto in cui si aggirava disperatamente alla ricerca di fasce, sentì la porta d’ingresso aprirsi e vide una piccola figura bianca che si avvicinava a lui precipitosamente << come sta Kurogane? >>, << non è cambiato niente da prima, ho solo accentuato il suo sonno… >> mormorò in un tono che voleva essere rassicurante che però suonava preoccupato << in ogni caso, non è nulla di grave >> aggiunse sorridendole, anche se non molto convinto. Fay trasalì quando sentì la voce di Shaoran poco distante, era così silenzioso quel ragazzo! << il dottore passerà più tardi >> disse il ragazzo, il mago si voltò verso di lui per ringraziarlo e corresse quanto aveva pensato prima – è MOLTO intelligente, il ragazzo – rifletté adocchiando la scatola che teneva in mano: riportava la scritta “garza sterile” << grazie Shaoran >> disse avvicinandoglisi e prendendogli di mano la confezione << tutto quello che posso per Kurogane-sama >> proferì l’altro e seguì un momento di silenzio in cui i due si scambiarono uno sguardo d’intesa, dopodiché Fay tornò vicino al letto, aprì la scatola delle bende e cominciò a fasciare il braccio della persona più coraggiosa che conoscesse e che ora giaceva su un letto, incredibile, quasi spaventoso vederlo così indifeso. Quand’ebbe terminato, controllò che la fasciatura non fosse troppo stretta e poi si rivolse agli altri due << bene, ora andiamo in cucina a preparare qualcosa per il pranzo >> disse, << ma Kurogane resterà solo… >> provò a protestare Mokona, << Kuro-pon dormirà ancora per qualche ora, stai tranquilla, senza poi togliere che non possiamo fare altro per lui, al momento. E poi credi che lo lascerei da solo se non fossi certo che stia bene? >> ribatté Fay sorridendole << Fay-san ha ragione. >> aggiunse Shaoran. La piccola incrociò le braccia ed aggrottò le sopracciglia in un atteggiamento pensoso, poi convenne con loro due e saltò sulla spalla del ragazzo più giovane << Allora andiamo a mangiare! >> esclamò allegramente e insieme si diressero in cucina.
Fay pensò per un attimo a cosa cucinare, poi optò per gli onigiri, polpette di riso giapponesi che aveva avuto modo di conoscere durante il loro viaggio e che sembravano piacere a Kurogane – così quando si sveglierà potrà mangiare - pensò mentre riempiva una pentola con dell’acqua e la metteva sul fuoco. Intanto che aspettava che l’acqua bollisse, il mago lasciò gli altri due a preparare la tavola e si diresse nella stanza che divideva con Kurogane, si avvicinò al letto, prese la pezza dalla sua fronte e andò in bagno per rinfrescarla, poi tornò in camera e scostando i capelli bruni che gli erano ricaduti sul viso, riposizionò il panno bagnato e rimase a guardarlo pensieroso; quando gli aveva sfiorato il viso era ancora così caldo… Si riscosse improvvisamente dalle sue riflessioni ricordandosi della pentola che aveva lasciato sul fuoco e quasi corse in cucina. Era sicuro non fosse trascorso più di qualche minuto da quando si era allontanato e invece si rese conto del tempo passato in camera a fissare il ninja quando vide che l’acqua non solo bolliva, ma stava addirittura cominciando ad evaporare. Prese allora la scatola del riso corto e, dopo aver fatto qualche rapido calcolo mentale riguardo la quantità da cuocere, lo buttò nell’acqua. Chiacchierò con Mokona fin quando il riso non iniziò a sfrigolare, a quel punto spense il fuoco, prese il coperchio, lo sistemò sulla pentola e lasciò il riso a riposare mentre si occupava degli altri ingredienti. Recuperò una ciotola e vi mise dentro del tonno e un po’ di maionese che mescolò insieme finché non divennero qualcosa di compatto; aggiunse della salsa di soia e del composto fece tante piccole palline. Quando ebbe finito con le palline, tirò fuori una padella e, dopo avervi messo dei semi di sesamo, la mise sul fuoco affinché si tostassero. Quando presero un colore ambrato li aggiunse al riso che ormai aveva superato i 15 minuti di riposo previsti dalla ricetta. Per terminare il piatto, avvolse le palline di tonno e maionese con il riso fino a formare delle polpette e poi le avvolse a loro volta un’alga nori, completò il tutto con un pizzico di sale sulla superficie delle onigiri e soddisfatto ammirò l’opera finale. Le servì ai ragazzi e a se stesso, lasciandone da parte un paio per Kurogane.
Mangiarono in silenzio, ognuno preso dalle proprie riflessioni e quand’ebbero finito sparecchiarono la tavola e Fay si accinse a lavare i piatti ma fu fermato da Shaoran << lascia Fay-san, lavo io i piatti >> l’altro tentò di protestare ma venne ben presto interrotto dal ragazzo << Tu hai già preparato il pranzo, quindi dei piatti ci occuperemo io e Mokona, vero? >> 
<< sì! Mokona asciugherà i piatti! >> esclamò felice la piccola << per cui >> continuò Shaoran << Occupati di Kurogane-san >>. Il mago socchiuse gli occhi, mormorò un debole << va bene >> e sparì nel corridoio, lasciando i due affaccendati intorno al lavandino.
Raggiunse la soglia della stanza e per un attimo si fermò lì, scrutando nella penombra il corpo immobile di Kurogane: era così strano, così doloroso vederlo in quello stato… Si fece forza e si avvicinò al letto prendendo la pezza dalla fronte del malato e si diresse ancora in bagno, dove la mise sotto il getto dell’acqua fredda per poi tornare in camera e riporla nuovamente sulla faccia di Kurogane. Andò avanti così per un sacco di tempo mentre Shaoran e Mokona giocavano a carte sul tavolo della cucina; dalle proteste di Shaoran sembrava che la piccola peste stesse imbrogliando. Fay sorrise lievemente mentre si accingeva ad allungare la mano per l’ennesima volta verso la fronte di Kurogane, ma fu fermato da dei gemiti, segni che l’effetto della sua magia erano svaniti. Allora la sua mano deviò verso la guancia dell’altro e poggiatala sulla sua pelle poté sentire attraverso le dita che lo sfioravano che la febbre era diminuita. Lo fissò attentamente ed emise un sospiro di sollievo. Trasalì quando, lentamente, delle iridi rosse fecero capolino da sotto le palpebre e degli occhi vacui si posarono nei suoi e cominciarono ad osservarlo confusi. Fay si stampò in faccia il solito sorriso sornione che usava con Kurogane quando voleva irritarlo e fece per aprire bocca e chiedere a Kuro-rin come stesse, ma fu preceduto dal moro che smise di fare versi incomprensibili e mormorò una parola: una parola però ben distinta e molto chiara, una sola ed unica parola, o forse sarebbe meglio dire che pronunciò un nome, un nome che scosse profondamente Fay, che non gli fece sentire il bussare alla porta d’ingresso del dottore e i passi nel corridoio di Shaoran, che lo catapultò per qualche istante nel passato, un passato lontano, con cui aveva lottato per anni e dal quale solo ultimamente era riuscito ad uscire, passo dopo passo, giorno per giorno. Kurogane bofonchiò un << Yuui >> e Fay era rimasto sconcertato, allibito, turbato, shockato, tanto da non riuscire a proferire parola mentre Kurogane ripiombava nell’oblio della febbre. Rimase paralizzato per qualche secondo. << Fay-san, è arrivato il dottore >> disse Shaoran dalla soglia della stanza e il biondo quasi sobbalzò. Deglutì prima di voltarsi e cercò di cancellare dalla faccia l’espressione di puro sgomento; che Kurogane lo chiamasse per nome era già un evento di per sé raro, che poi usasse persino il suo VERO nome era un trauma. << Ma certo Shaoran-kun, fallo entrare >> disse sorridendo e alzandosi dal letto << buona sera dottore >> disse rivolgendosi al medico e porgendogli una mano << molto piacere di conoscerla >> proseguì. Il dottore gli strinse la mano << il piacere è tutto mio, ora occupiamoci del paziente >> e Fay rispose << certamente. Kuro-tan ha la febbre ed è stato incosciente per tutto il tempo. Credo sia a causa di una ferita infetta alla spalla; ho cercato di fare il possibile per pulirla. >>, il dottore ascoltò quando gli era riferito << molto bene, adesso gli darò un’occhiata e poi vi saprò dire. Vi spiacerebbe uscire mentre lo visito? >> disse guardandoli entrambi, i due annuirono ed uscirono com’era stato detto loro.
Shaoran tornò in cucina dove lo aspettava un’impaziente Mokona, Fay si diresse invece verso la porta di casa e uscì. Attraversò il giardino fino a giungere nel punto in cui la sera prima aveva trovato Kurogane e si sedette contro lo stesso albero; portò le ginocchia al petto e le mani al volto mentre chiudeva gli occhi, gemette. Era stanco: curare Kurogane non era facile né tantomeno piacevole, vederlo in quello stato gli procurava una fitta al cuore, in più dei tremiti ancora lo scuotevano a causa del nome con cui lo aveva chiamato. Non era soltanto il nome a tormentarlo, ma anche il motivo, il perché lo avesse chiamato per nome, lui non lo faceva mai con nessuno se non raramente, Shaoran era “ragazzo” , Mokona era “polpettina bianca”  e lui era “mago” o “idiota”, per questo il fatto che si fosse rivolto a lui così lo aveva lasciato alquanto sbigottito, ma forse, sotto sotto, non gli spiaceva poi tanto; se Kurogane aveva fatto una cosa normale per tutti gli altri, che però per lui era alquanto inusuale, forse significava qualcosa… oppure erano solo gli effetti della febbre che influivano sul suo normale comportamento.
Fay era concentrato su questo dubbio quando venne raggiunto dal dottore che si apprestava ad andare via, si alzò in fretta prima di parlare << allora come sta? >> chiese impaziente, << tutto sommato potrebbe stare molto peggio, visto la ferita >> cominciò il dottore << gli ho tolto le fasce e ho disinfettato la parte lesa per poi fasciarla nuovamente, comunque ho potuto notare che lei aveva già fatto un lavoro più che buono. Ho lasciato un antibiotico sul comodino, gliene dia un cucchiaio 3 volte al giorno: mattina, pomeriggio e sera. La dose per questo pomeriggio gliel’ho già data io. Comunque credo sarà un problema persistente, non sono certo che guarirà in modo definitivo; esaminando bene il braccio, ritengo la colpa sia della… protesi >> concluse. Fay dovette convenire << Capisco bene a cosa si riferisce, in ogni caso, la ringrazio molto per la visita >> disse protendendo la mano << oh non deve ringraziarmi, piuttosto, mi mandi a chiamare se dovesse insorgere altri problemi o complicanze. Buona sera >> disse ritirando la mano mentre Fay ricambiava il saluto, e si allontanò lungo il vialetto. Al mago non restava altro che rientrare in casa e andare a vedere di Kurogane e gli altri due. Fay passò a controllare Kurogane e vide che, sotto gli effetti della medicina, dormiva abbastanza serenamente. Allora raggiunse gli altri due che ancora giocavano in cucina e si unì a loro.
Lui e Mokona si divertirono ad imbrogliare il povero Shaoran e giocarono fino ad ora di cena, fu Fay a mettere fine il gioco, dopo aver vinto << bene ragazzi, ora via tutto che si prepara la cena! >> disse allegramente << Noooo, giochiamo ancora un po’, ancora un po’, ancora un poooooo’ >> protestò Mokona saltellando sul tavolo. Il mago la guardò teneramente << non si può, apparecchia la tavola assieme a Shaoran-kun mentre io preparo una minestra >> le rispose scompigliandole con una mano il pelo tra le orecchie. La piccola esitò per un istante poi annuì e si apprestò a fare quello che le era stato detto mentre lui tagliava le verdure e le metteva a bollire in una pentola.
Mangiarono chiacchierando, soprattutto Mokona era un fiume inarrestabile di parole, e avevano appena finito di cenare quando si sentirono dei rumori provenire dal corridoio << dev’essere Kurogane che si è svegliato, vado io >> disse Fay alzandosi svelto da tavola e affrettandosi nella sua stanza. Quando la raggiunse vide che si stava muovendo << ehi Kuro-pon, ti senti me… >> ma si interruppe vedendo che non solo si stava muovendo, ma si stava agitando in preda ai deliri della febbre. Si precipitò accanto a lui e riassettandogli le coperte, che erano per metà riverse sul pavimento, poté sentire che effettivamente era più caldo di prima, segno che era ora di dargli l’antibiotico. Kurogane continuava ad agitarsi, a gemere << Kurogane, stai tranquillo, starai presto meglio… >> cercò di tranquillizzarlo, ma non sembrava sortire alcun effetto il suo tentativo, anzi, Kurogane continuava ad essere irrequieto e cominciò a mormorare << Tomoyo-hime… Tomoyo-hime… >> mentre muoveva le braccia freneticamente e la sua respirazione si faceva sempre più affannata. Fay rimase per un attimo immobile, non era certo questo ciò che si aspettava di sentire, forse si trattava di un incubo… si riscosse quando si rese conto che Kurogane NON doveva agitarsi e muovere a quel modo il braccio – incubo o meno – pensò risoluto – non posso permettergli di peggiorare la ferita sul braccio – e lo afferrò saldamente, cercando di non far caso alla sofferenza che percepiva per il nome pronunciato da Kurogane, non poteva sentirsi ferito, e soprattutto non doveva esserne ferito. << Kurogane, calmati, va tutto bene >> gli mormorò vicino all’orecchio. Questo sembrò funzionare un po’ e Fay si rilassò. Gli passò una mano sulla guancia << Adesso ti darò la medicina, quindi, quando te lo dirò, tu devi aprire la bocca >> si sentiva un tantino stupido a rivolgersi così a lui, quasi fosse un infante, tuttavia era necessario dato le sue condizioni e, ogni tanto, Kurogane aveva davvero gli atteggiamenti di un bambino capriccioso. Sorrise impercettibilmente e tirò fuori dal cassetto un cucchiaio, aprì la boccetta della medicina e ve ne versò un po’; dopodiché si voltò verso Kurogane che aveva le sopracciglia aggrottate per la febbre e gli sollevò delicatamente la testa mentre con l’altra teneva saldamente il cucchiaio << coraggio Kurogane, adesso apri un po’ la bocca >> gli disse in tono dolce e l’altro obbedì dopo qualche secondo e mandò giù, con qualche difficoltà il contenuto del cucchiaio. Fay lo rimise contro il cuscino lentamente e gli risistemò le coperte ancora una volta, mentre l’altro riprendeva una respirazione quasi normale. Lo guardò per un istante e fece per andarsene, ma una mano prese la sua << grazie… >> biascicò una voce, Fay si voltò sorpreso e fissò gli occhi che ora lo stavano guardando << Kuro-pon non deve ringraziarmi, lui ha sempre fatto tutto il possibile per me >> rispose con un sorriso forzato mentre l’altro continuava a guardarlo << e ora dormi, da bravo cagnone >> continuò punzecchiandolo. Kurogane emise un << tsk >> e mollò la presa sulla mano di Fay per poi voltare la testa contro il muro. Il mago uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina, dove vide gli altri che avevano appena finito di sistemare e pulire tutto. Spiegò loro che il ninja stava meglio e gli diede la buonanotte, come ogni sera, poi loro andarono a dormire e lui uscì nuovamente di casa, per recarsi ancora sotto lo stesso albero.
La sera era ormai avanzata, le prime stelle iniziavano a comparire nel cielo e una leggera brezza scuoteva le fronde degli alberi, il fruscio delle foglie si mischiava al canto dei grilli e uno spicchio di luna cominciava a far capolino da dietro un monte. Fay guardava il cielo, preso nei suoi pensieri, nelle sue riflessioni – Sarebbe meglio tornare a Piffle – pensava questa volta Kuro-wanko sta bene, ma la prossima volta potrebbe andare molto peggio e non limitarsi ad una semplice febbre. Quello stupido nasconde sempre le sue sofferenze, non capisce che può parlarne; quel suo orgoglio finirà con l’ucciderlo. E io non voglio… - esitò un istante, dei brividi gli correvano lungo la schiena alla sola idea – perderlo…- concluse. Aveva già perso tutte le persone a lui più care e sempre era stato impotente, non aveva potuto fare nulla per loro, anzi, era stata lui la causa della loro fine ed ora, la storia rischiava di ripetersi… ancora una volta qualcuno si era sacrificato per lui, era colpa sua se non aveva più un braccio e se soffriva di un dolore quasi cronico. Non voleva perdere ancora le persone a lui care, e se poteva fare qualcosa per aiutarlo, lo avrebbe fatto, e se questo significava dover tornare a Piffle, avrebbe cercato di convincere Kurogane ad andarci e se non ci fosse riuscito, beh… sarebbe andato da solo. Con questa risoluzione e l’avvento della notte rientrò in casa.

Il bruno dormiva, Fay gli passò accanto e guardandolo mormorò un << scusami, Kurogane… >>, ci fu un << mmmh >> da parte del ninja che si girò nel sonno. Il suo sguardo si soffermò ancora qualche secondo sul viso dell’altro e sui capelli bruni, poi proseguì verso il suo letto e, dopo essersi spogliato, vi si infilò dentro. – – si disse – se necessario partirò anche da solo – e con questo ultimo pensiero si addormentò, stremato dalla lunga giornata, piena di emozioni.

Ehilà buongiorno a tutti! Ringrazio coloro che hanno messo tra le seguite la mia fic e coloro che hanno commentato. Mi scuso inoltre per il ritardo nel postare il secondo ed ultimo capitolo, ma dopo la scuola ho iniziato lo stage ed era dura scrivere, non vi nascondo poi che ho cominciato a scriverlo 9 giorni fa, ogni giorno aggiungevo qualche centinaio di parole... non ho mai scritto tanto, sono sconvolta D:
Un grazie di cuore a tutti, per il momento finisce qui. Forse farò un proseguio (l'idea di partenza era questa), ma non prometto niente, almeno non per l'immediato futuro .-.
Un bacio a tutti <3

   
 
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