Il mattino seguente, come tutte le mattine, Fay si alzò per
preparare la colazione ai suoi compagni di viaggio e, uscendo dalla stanza,
lanciò uno sguardo a Kurogane; sembrava dormisse tranquillamente. - Gli
preparerò un tea caldo, magari qualche biscotto – sorrise al pensiero, lui
odiava le cose dolci e sicuramente si sarebbe lamentato al solo odore. Si
diresse in cucina e cominciò a spadellare; poco dopo entrò Shaoran nella
stanza, annunciato da un buongiorno e con Mokona sulla spalla, che saltò sulla
testa di Fay << buongiorno Fay-mammina >> disse piegandosi per
baciargli la guancia, il mago sorrise << Buongiorno a te, Moko-chan
>>. Era una scena troppo tranquilla, troppo familiare; mancava qualcosa,
o meglio, qualcuno…
<< dov’è Kuro-wanko? >> chiese Mokona
guardandosi in giro
<< dev’essere ancora a letto… >> mormorò Fay
mettendo le crêpes nei piatti per poi passarli a Shaoran che li dispose sul
tavolo << adesso vado a chiam… >> aggiunse, ma non fece in tempo a
finire la frase che la piccola palla di pelo era già balzata giù dalla sua
testa << vado io, vado io da Kuro-papino! >> e così dicendo sparì
nel corridoio. Dopo un paio di minuti di silenzio, non vedendo arrivare nessuno
dei due e non sentendo alcun rumore se non una voce sommessa, i due rimasti in
cucina si guardarono preoccupati, per poi dirigersi a loro volta verso la
camera. Entrando videro Mokona che cercava di svegliare disperatamente un
Kurogane che non si muoveva, che a malapena respirava. Avvicinandosi, Fay poté
vedere che il ninja aveva il viso arrossato e che era tutto sudato.
<< Ho provato a svegliarlo, ma non ha neanche
risposto… che cos’ha Kurogane? >>, Fay guardò la piccola creatura
preoccupata sul letto e le sorrise brevemente << lascia fare a me
>> e si avvicinò, sedendosi piano sul letto e poggiando una mano sulla
fronte del moro sentì sotto il suo palmo che la sua pelle scottava. <<
Accidenti >> mormorò << ha la febbre… >> e pensando al fatto
che non aveva risposto né ai richiami di Mokona né tantomeno aveva rifiutato la
sua mano che lo toccava, aggiunse << ed è pure incosciente… >>. Un
flash della serata precedente si fece largo nella sua mente - e credo di avere una vaga idea su quale possa
essere la causa del suo malessere – pensò ricordandosi che a cena aveva
usato solo la mano destra per mangiare e che per tutto il tempo aveva evitato
accuratamente di usare il braccio sinistro. Il mago avrebbe voluto controllare
subito la sua spalla, ma sapeva che Kurogane non avrebbe voluto che i due
ragazzini notassero e sapessero quanto stesse male, quanto soffrisse; lui
odiava che gli altri vedessero i suoi punti deboli, soprattutto le persone che
considerava importanti, non voleva stessero in pensiero per lui, che si
preoccupassero. Così sospirò << vieni a darmi una mano a girarlo e a metterlo
disteso sulla schiena, Shaoran-kun >> disse, avrebbe potuto farlo da
solo, ma voleva evitargli movimenti bruschi. Il ragazzo, che era rimasto
appoggiato alla parete, si avvicinò silenziosamente al letto e, una volta
appoggiata Mokona sul pavimento, aiutò Fay a girare il malato in una posizione
più comoda. Dopodiché ci fu qualche istante di silenzio, Fay voltò la testa
verso il ragazzo più giovane solo per vedere che lui lo stava già guardando; ci
fu un breve scambio di sguardi e il mago fece per aprire bocca, ma i suoi occhi lo avevano preceduto dicendo già
tutto, e Shaoran era un ragazzo intelligente << vieni Mokona, andiamo a
cercare un dottore >> disse il ragazzo << ma Kurogane… >>
cercò l’altra di ribattere << Non c’è niente che possiamo fare qua noi, e
poi il dottore si trova lontano da qui, la tua presenza potrebbe essere
necessaria se la distanza fosse tale da rendere nullo il tuo potere di farci
capire e comunicare tra noi e gli altri >>. Mokona guardò prima Kurogane,
poi Fay e infine Shaoran, poi sospirò. Balzò sul letto e diede un bacio sulla
guancia calda del ninja << abbi cura di Kurogane >> disse rivolto a
Fay, poi si lasciò prendere tra le braccia di Shaoran ed insieme uscirono prima
dalla stanza, poi dalla casa.
Il mago si perse per un attimo a guardare fuori dalla
finestra i due che si allontanavano, poi si riscosse e si concentrò su
Kurogane; bisognava che gli scoprisse il busto, doveva controllargli la spalla…
gli aveva dato da sempre problemi, inoltre ultimamente capitava spesso che gli
facesse particolarmente male. Per quanto lui cercasse di nasconderlo, Fay lo
conosceva abbastanza bene da sapere distinguere ogni genere di “tsk” e ogni sua
smorfia e capire cosa provasse davvero. Era burbero solo in apparenza, in
realtà sapeva bene che si era affezionato a tutti loro, che avrebbe dato la
propria vita per ognuno. –e a proposito di sacrificare la vita – pensò
rabbuiandosi e scostando, piano piano, le coperte fino a scoprire quella che ne
era una prova palese: il suo braccio
meccanico. All’attaccatura la pelle era molto arrossata, e sembrava anche
gonfia – accidenti, è proprio come temevo… è infetta – e continuò a
fissarla mentre pensava a come fosse meglio procedere – se almeno fossi
ancora un vampiro – rimuginò fra se e se ricordando quando si trovavano a
Clow, nel tempo che si ripeteva – la mia saliva avrebbe ancora delle doti
rigeneratrici – ma così non era, e
lui non sapeva neanche un incantesimo curativo. Il suo sguardo passò dal
braccio al viso, si soffermò sui suoi lineamenti contorti dalla sofferenza e
sospirò; lentamente portò le dita tra i suoi capelli per scostarglieli dalla
fronte e la sua mano si prolungò in un gesto delicato che pareva una carezza e
che produsse un lieve gemito sulle labbra di Kurogane. Sospirò – se non
posso curarlo con la magia, posso almeno tentare di rendergli il sonno meno
doloroso, affinché non soffra quando gli medicherò la spalla – e dalla sua
mano, ancora imprigionata nei capelli bruni, scaturirono delle luci azzurre e
dei simboli che, quando andarono a concentrarsi sulla fronte del ninja,
provocarono subito una distensione dei suoi muscoli facciali contratti, la sua
espressione si rilassò. Fatto questo, e dopo aver contemplato i suoi lineamenti
finalmente privi della sofferenza di cui erano stati vittime, Fay si alzò e si
diresse in bagno. Aprì l’acqua fredda del rubinetto e bagnò una pezza che
depose sulla fronte di Kurogane, tornò in bagno e questa volta mise una
bacinella sotto il getto dell’acqua riempiendola, in seguito tirò fuori da un
armadietto della garza sterile. Rientrò nella stanza e si inginocchiò accanto
al letto, esaminando attentamente il braccio dell’altro; dopo qualche secondo,
prese un pezzo di garza e lo immerse nell’acqua, poi lo portò all’attaccatura
del braccio meccanico con la spalla e cominciò ad esercitare una lieve
pressione là dove la pelle era più gonfia, così da eliminare batteri e pus. La
ferita spurgava e ad ogni nuova pressione che esercitava, sostituiva la garza
con una pulita e ripeté l’azione più e più volte, sempre con la stessa cura e
precisione.
Era passata quasi un’ora quand’ebbe finalmente finito e poté
vedere, con sollievo, che ora la spalla appariva in condizioni migliori
rispetto a prima; c’era solo il problema di fasciare la zona interessata con
una benda sterile, e non ce n’era praticamente più. Dopo qualche minuto in cui
si aggirava disperatamente alla ricerca di fasce, sentì la porta d’ingresso
aprirsi e vide una piccola figura bianca che si avvicinava a lui
precipitosamente << come sta Kurogane? >>, << non è cambiato
niente da prima, ho solo accentuato il suo sonno… >> mormorò in un tono
che voleva essere rassicurante che però suonava preoccupato << in ogni
caso, non è nulla di grave >> aggiunse sorridendole, anche se non molto
convinto. Fay trasalì quando sentì la voce di Shaoran poco distante, era così
silenzioso quel ragazzo! << il dottore passerà più tardi >> disse
il ragazzo, il mago si voltò verso di lui per ringraziarlo e corresse quanto
aveva pensato prima – è MOLTO intelligente, il ragazzo – rifletté adocchiando
la scatola che teneva in mano: riportava la scritta “garza sterile” <<
grazie Shaoran >> disse avvicinandoglisi e prendendogli di mano la
confezione << tutto quello che posso per Kurogane-sama >> proferì
l’altro e seguì un momento di silenzio in cui i due si scambiarono uno sguardo
d’intesa, dopodiché Fay tornò vicino al letto, aprì la scatola delle bende e
cominciò a fasciare il braccio della persona più coraggiosa che conoscesse e
che ora giaceva su un letto, incredibile, quasi spaventoso vederlo così
indifeso. Quand’ebbe terminato, controllò che la fasciatura non fosse troppo
stretta e poi si rivolse agli altri due << bene, ora andiamo in cucina a
preparare qualcosa per il pranzo >> disse, << ma Kurogane resterà
solo… >> provò a protestare Mokona, << Kuro-pon dormirà ancora per
qualche ora, stai tranquilla, senza poi togliere che non possiamo fare altro
per lui, al momento. E poi credi che lo lascerei da solo se non fossi certo che
stia bene? >> ribatté Fay sorridendole << Fay-san ha ragione.
>> aggiunse Shaoran. La piccola incrociò le braccia ed aggrottò le
sopracciglia in un atteggiamento pensoso, poi convenne con loro due e saltò
sulla spalla del ragazzo più giovane << Allora andiamo a mangiare!
>> esclamò allegramente e insieme si diressero in cucina.
Fay pensò per un attimo a cosa cucinare, poi optò per gli
onigiri, polpette di riso giapponesi che aveva avuto modo di conoscere durante
il loro viaggio e che sembravano piacere a Kurogane – così quando si
sveglierà potrà mangiare - pensò mentre riempiva una pentola con dell’acqua
e la metteva sul fuoco. Intanto che aspettava che l’acqua bollisse, il mago
lasciò gli altri due a preparare la tavola e si diresse nella stanza che
divideva con Kurogane, si avvicinò al letto, prese la pezza dalla sua fronte e
andò in bagno per rinfrescarla, poi tornò in camera e scostando i capelli bruni
che gli erano ricaduti sul viso, riposizionò il panno bagnato e rimase a
guardarlo pensieroso; quando gli aveva sfiorato il viso era ancora così caldo…
Si riscosse improvvisamente dalle sue riflessioni ricordandosi della pentola
che aveva lasciato sul fuoco e quasi corse in cucina. Era sicuro non fosse
trascorso più di qualche minuto da quando si era allontanato e invece si rese
conto del tempo passato in camera a fissare il ninja quando vide che l’acqua
non solo bolliva, ma stava addirittura cominciando ad evaporare. Prese allora
la scatola del riso corto e, dopo aver fatto qualche rapido calcolo mentale
riguardo la quantità da cuocere, lo buttò nell’acqua. Chiacchierò con Mokona
fin quando il riso non iniziò a sfrigolare, a quel punto spense il fuoco, prese
il coperchio, lo sistemò sulla pentola e lasciò il riso a riposare mentre si
occupava degli altri ingredienti. Recuperò una ciotola e vi mise dentro del
tonno e un po’ di maionese che mescolò insieme finché non divennero qualcosa di
compatto; aggiunse della salsa di soia e del composto fece tante piccole
palline. Quando ebbe finito con le palline, tirò fuori una padella e, dopo
avervi messo dei semi di sesamo, la mise sul fuoco affinché si tostassero.
Quando presero un colore ambrato li aggiunse al riso che ormai aveva superato i
15 minuti di riposo previsti dalla ricetta. Per terminare il piatto, avvolse le
palline di tonno e maionese con il riso fino a formare delle polpette e poi le
avvolse a loro volta un’alga nori, completò il tutto con un pizzico di sale
sulla superficie delle onigiri e soddisfatto ammirò l’opera finale. Le servì ai
ragazzi e a se stesso, lasciandone da parte un paio per Kurogane.
Mangiarono in silenzio, ognuno preso dalle proprie
riflessioni e quand’ebbero finito sparecchiarono la tavola e Fay si accinse a
lavare i piatti ma fu fermato da Shaoran << lascia Fay-san, lavo io i
piatti >> l’altro tentò di protestare ma venne ben presto interrotto dal
ragazzo << Tu hai già preparato il pranzo, quindi dei piatti ci
occuperemo io e Mokona, vero? >>
<< sì! Mokona asciugherà i piatti!
>> esclamò felice la piccola << per cui >> continuò Shaoran
<< Occupati di Kurogane-san >>. Il mago socchiuse gli occhi,
mormorò un debole << va bene >> e sparì nel corridoio, lasciando i
due affaccendati intorno al lavandino.
Raggiunse la soglia della stanza e per un attimo si fermò
lì, scrutando nella penombra il corpo immobile di Kurogane: era così strano,
così doloroso vederlo in quello stato… Si fece forza e si avvicinò al letto
prendendo la pezza dalla fronte del malato e si diresse ancora in bagno, dove
la mise sotto il getto dell’acqua fredda per poi tornare in camera e riporla
nuovamente sulla faccia di Kurogane. Andò avanti così per un sacco di tempo
mentre Shaoran e Mokona giocavano a carte sul tavolo della cucina; dalle
proteste di Shaoran sembrava che la piccola peste stesse imbrogliando. Fay
sorrise lievemente mentre si accingeva ad allungare la mano per l’ennesima volta
verso la fronte di Kurogane, ma fu fermato da dei gemiti, segni che l’effetto
della sua magia erano svaniti. Allora la sua mano deviò verso la guancia
dell’altro e poggiatala sulla sua pelle poté sentire attraverso le dita che lo
sfioravano che la febbre era diminuita. Lo fissò attentamente ed emise un
sospiro di sollievo. Trasalì quando, lentamente, delle iridi rosse fecero
capolino da sotto le palpebre e degli occhi vacui si posarono nei suoi e
cominciarono ad osservarlo confusi. Fay si stampò in faccia il solito sorriso
sornione che usava con Kurogane quando voleva irritarlo e fece per aprire bocca
e chiedere a Kuro-rin come stesse, ma fu preceduto dal moro che smise di fare
versi incomprensibili e mormorò una parola: una parola però ben distinta e molto
chiara, una sola ed unica parola, o forse sarebbe meglio dire che pronunciò un
nome, un nome che scosse profondamente Fay, che non gli fece sentire il bussare
alla porta d’ingresso del dottore e i passi nel corridoio di Shaoran, che lo
catapultò per qualche istante nel passato, un passato lontano, con cui aveva
lottato per anni e dal quale solo ultimamente era riuscito ad uscire, passo
dopo passo, giorno per giorno. Kurogane bofonchiò un << Yuui >> e
Fay era rimasto sconcertato, allibito, turbato, shockato, tanto da non riuscire
a proferire parola mentre Kurogane ripiombava nell’oblio della febbre. Rimase
paralizzato per qualche secondo. << Fay-san, è arrivato il dottore
>> disse Shaoran dalla soglia della stanza e il biondo quasi sobbalzò.
Deglutì prima di voltarsi e cercò di cancellare dalla faccia l’espressione di
puro sgomento; che Kurogane lo chiamasse per nome era già un evento di per sé
raro, che poi usasse persino il suo VERO nome era un trauma. << Ma certo
Shaoran-kun, fallo entrare >> disse sorridendo e alzandosi dal letto
<< buona sera dottore >> disse rivolgendosi al medico e porgendogli
una mano << molto piacere di conoscerla >> proseguì. Il dottore gli
strinse la mano << il piacere è tutto mio, ora occupiamoci del paziente
>> e Fay rispose << certamente. Kuro-tan ha la febbre ed è stato
incosciente per tutto il tempo. Credo sia a causa di una ferita infetta alla
spalla; ho cercato di fare il possibile per pulirla. >>, il dottore
ascoltò quando gli era riferito << molto bene, adesso gli darò un’occhiata
e poi vi saprò dire. Vi spiacerebbe uscire mentre lo visito? >> disse
guardandoli entrambi, i due annuirono ed uscirono com’era stato detto loro.
Shaoran tornò in cucina dove lo aspettava un’impaziente
Mokona, Fay si diresse invece verso la porta di casa e uscì. Attraversò il
giardino fino a giungere nel punto in cui la sera prima aveva trovato Kurogane
e si sedette contro lo stesso albero; portò le ginocchia al petto e le mani al
volto mentre chiudeva gli occhi, gemette. Era stanco: curare Kurogane non era
facile né tantomeno piacevole, vederlo in quello stato gli procurava una fitta
al cuore, in più dei tremiti ancora lo scuotevano a causa del nome con cui lo
aveva chiamato. Non era soltanto il nome a tormentarlo, ma anche il motivo, il
perché lo avesse chiamato per nome, lui non lo faceva mai con nessuno se non
raramente, Shaoran era “ragazzo” , Mokona era “polpettina bianca” e lui era “mago” o “idiota”, per questo il
fatto che si fosse rivolto a lui così lo aveva lasciato alquanto sbigottito, ma
forse, sotto sotto, non gli spiaceva poi tanto; se Kurogane aveva fatto una
cosa normale per tutti gli altri, che però per lui era alquanto inusuale, forse
significava qualcosa… oppure erano solo gli effetti della febbre che influivano
sul suo normale comportamento.
Fay era concentrato su questo dubbio quando venne raggiunto
dal dottore che si apprestava ad andare via, si alzò in fretta prima di parlare
<< allora come sta? >> chiese impaziente, << tutto sommato
potrebbe stare molto peggio, visto la ferita >> cominciò il dottore
<< gli ho tolto le fasce e ho disinfettato la parte lesa per poi
fasciarla nuovamente, comunque ho potuto notare che lei aveva già fatto un
lavoro più che buono. Ho lasciato un antibiotico sul comodino, gliene dia un
cucchiaio 3 volte al giorno: mattina, pomeriggio e sera. La dose per questo
pomeriggio gliel’ho già data io. Comunque credo sarà un problema persistente,
non sono certo che guarirà in modo definitivo; esaminando bene il braccio,
ritengo la colpa sia della… protesi >> concluse. Fay dovette convenire
<< Capisco bene a cosa si riferisce, in ogni caso, la ringrazio molto per
la visita >> disse protendendo la mano << oh non deve ringraziarmi,
piuttosto, mi mandi a chiamare se dovesse insorgere altri problemi o complicanze.
Buona sera >> disse ritirando la mano mentre Fay ricambiava il saluto, e
si allontanò lungo il vialetto. Al mago non restava altro che rientrare in casa
e andare a vedere di Kurogane e gli altri due. Fay passò a controllare Kurogane
e vide che, sotto gli effetti della medicina, dormiva abbastanza serenamente.
Allora raggiunse gli altri due che ancora giocavano in cucina e si unì a loro.
Lui e Mokona si divertirono ad imbrogliare il povero Shaoran
e giocarono fino ad ora di cena, fu Fay a mettere fine il gioco, dopo aver
vinto << bene ragazzi, ora via tutto che si prepara la cena! >>
disse allegramente << Noooo, giochiamo ancora un po’, ancora un po’,
ancora un poooooo’ >> protestò Mokona saltellando sul tavolo. Il mago la
guardò teneramente << non si può, apparecchia la tavola assieme a
Shaoran-kun mentre io preparo una minestra >> le rispose scompigliandole
con una mano il pelo tra le orecchie. La piccola esitò per un istante poi annuì
e si apprestò a fare quello che le era stato detto mentre lui tagliava le
verdure e le metteva a bollire in una pentola.
Mangiarono chiacchierando, soprattutto Mokona era un fiume
inarrestabile di parole, e avevano appena finito di cenare quando si sentirono
dei rumori provenire dal corridoio << dev’essere Kurogane che si è
svegliato, vado io >> disse Fay alzandosi svelto da tavola e
affrettandosi nella sua stanza. Quando la raggiunse vide che si stava muovendo
<< ehi Kuro-pon, ti senti me… >> ma si interruppe vedendo che non
solo si stava muovendo, ma si stava agitando in preda ai deliri della febbre.
Si precipitò accanto a lui e riassettandogli le coperte, che erano per metà
riverse sul pavimento, poté sentire che effettivamente era più caldo di prima,
segno che era ora di dargli l’antibiotico. Kurogane continuava ad agitarsi, a
gemere << Kurogane, stai tranquillo, starai presto meglio… >> cercò
di tranquillizzarlo, ma non sembrava sortire alcun effetto il suo tentativo,
anzi, Kurogane continuava ad essere irrequieto e cominciò a mormorare <<
Tomoyo-hime… Tomoyo-hime… >> mentre muoveva le braccia freneticamente e
la sua respirazione si faceva sempre più affannata. Fay rimase per un attimo
immobile, non era certo questo ciò che si aspettava di sentire, forse si
trattava di un incubo… si riscosse quando si rese conto che Kurogane NON doveva
agitarsi e muovere a quel modo il braccio – incubo o meno – pensò
risoluto – non posso permettergli di peggiorare la ferita sul braccio – e
lo afferrò saldamente, cercando di non far caso alla sofferenza che percepiva
per il nome pronunciato da Kurogane, non poteva sentirsi ferito, e soprattutto
non doveva esserne ferito. << Kurogane, calmati, va tutto bene >>
gli mormorò vicino all’orecchio. Questo sembrò funzionare un po’ e Fay si
rilassò. Gli passò una mano sulla guancia << Adesso ti darò la medicina,
quindi, quando te lo dirò, tu devi aprire la bocca >> si sentiva un
tantino stupido a rivolgersi così a lui, quasi fosse un infante, tuttavia era
necessario dato le sue condizioni e, ogni tanto, Kurogane aveva davvero gli
atteggiamenti di un bambino capriccioso. Sorrise impercettibilmente e tirò
fuori dal cassetto un cucchiaio, aprì la boccetta della medicina e ve ne versò
un po’; dopodiché si voltò verso Kurogane che aveva le sopracciglia aggrottate
per la febbre e gli sollevò delicatamente la testa mentre con l’altra teneva
saldamente il cucchiaio << coraggio Kurogane, adesso apri un po’ la bocca
>> gli disse in tono dolce e l’altro obbedì dopo qualche secondo e mandò
giù, con qualche difficoltà il contenuto del cucchiaio. Fay lo rimise contro il
cuscino lentamente e gli risistemò le coperte ancora una volta, mentre l’altro
riprendeva una respirazione quasi normale. Lo guardò per un istante e fece per
andarsene, ma una mano prese la sua << grazie… >> biascicò una
voce, Fay si voltò sorpreso e fissò gli occhi che ora lo stavano guardando
<< Kuro-pon non deve ringraziarmi, lui ha sempre fatto tutto il possibile
per me >> rispose con un sorriso forzato mentre l’altro continuava a
guardarlo << e ora dormi, da bravo cagnone >> continuò punzecchiandolo.
Kurogane emise un << tsk >> e mollò la presa sulla mano di Fay per
poi voltare la testa contro il muro. Il mago uscì dalla stanza e si diresse
verso la cucina, dove vide gli altri che avevano appena finito di sistemare e
pulire tutto. Spiegò loro che il ninja stava meglio e gli diede la buonanotte,
come ogni sera, poi loro andarono a dormire e lui uscì nuovamente di casa, per
recarsi ancora sotto lo stesso albero.
La sera era ormai avanzata, le prime stelle iniziavano a
comparire nel cielo e una leggera brezza scuoteva le fronde degli alberi, il
fruscio delle foglie si mischiava al canto dei grilli e uno spicchio di luna
cominciava a far capolino da dietro un monte. Fay guardava il cielo, preso nei
suoi pensieri, nelle sue riflessioni – Sarebbe meglio tornare a Piffle – pensava
– questa volta Kuro-wanko sta bene, ma la prossima volta potrebbe andare
molto peggio e non limitarsi ad una semplice febbre. Quello stupido nasconde
sempre le sue sofferenze, non capisce che può parlarne; quel suo orgoglio
finirà con l’ucciderlo. E io non voglio… - esitò un istante, dei brividi
gli correvano lungo la schiena alla sola idea – perderlo…- concluse.
Aveva già perso tutte le persone a lui più care e sempre era stato impotente,
non aveva potuto fare nulla per loro, anzi, era stata lui la causa della loro
fine ed ora, la storia rischiava di ripetersi… ancora una volta qualcuno si era
sacrificato per lui, era colpa sua se non aveva più un braccio e se soffriva di
un dolore quasi cronico. Non voleva perdere ancora le persone a lui care, e se
poteva fare qualcosa per aiutarlo, lo avrebbe fatto, e se questo significava
dover tornare a Piffle, avrebbe cercato di convincere Kurogane ad andarci e se
non ci fosse riuscito, beh… sarebbe andato da solo. Con questa risoluzione e
l’avvento della notte rientrò in casa.
Ehilà
buongiorno a tutti! Ringrazio coloro che hanno messo tra le seguite la
mia fic e coloro che hanno commentato. Mi scuso inoltre per il ritardo
nel postare il secondo ed ultimo capitolo, ma dopo la scuola ho
iniziato lo stage ed era dura scrivere, non vi nascondo poi che ho
cominciato a scriverlo 9 giorni fa, ogni giorno aggiungevo qualche
centinaio di parole... non ho mai scritto tanto, sono sconvolta D:
Un grazie di cuore a tutti, per il momento finisce qui. Forse
farò un proseguio (l'idea di partenza era questa), ma non
prometto niente, almeno non per l'immediato futuro .-.
Un bacio a tutti <3