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Autore: Breed 107    22/01/2008    13 recensioni
"Hanno qualcosa di implacabile, quelle iridi color sangue… Qualcosa che mi terrorizza ed affascina al tempo stesso, che mi spinge a nascondermi ancor di più. Perché esse riescono ad attraversarmi, ad osservare ciò che celo dietro la maschera che ho creato". One-shot ambientata nel mondo di Oto
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Allora, prima di iniziare a leggere, volevo precisare un paio di cosette: questa è la prima fiction che scrivo su Tsubasa. Consideratela una sorta di esperimento… in realtà ne sto progettando un’altra, una AU divisa in più capitoli, ma prima di gettarmi nell’impresa, ho voluto cimentarmi in una sorta di allenamento, appunto questa piccola one-shot. Che costituisce una novità per me sotto vari punti di vista: è la prima one-shot che scrivo, oltre a essere la prima che scrivo al di fuori del fandom di Ranma 1/2; è anche la prima che scrivo in prima persona. Il bizzarro è che nonostante io sia letteralmente partita di zucca per Kuro-love (aahhh, piccola pausa per sospirare deliziata…), mi è venuto spontaneo “impersonarmi” in Fay…

Fatemi sapere che ne pensate, mai come ora ho bisogno di consigli: mi muovo in un terreno sconosciuto, per così dire, e la caratterizzazione dei personaggi potrebbe essere alquanto lacunosa. Critiche costruttive saranno quanto mai bene accette!

E’ un abbozzo però, ricordatelo.

Riguardo agli spoilers, non ce ne sono di clamorosi essendo ambientato il tutto nel mondo di Oto, ma molte cose fanno riferimento a fatti rivelati molto più avanti. Nel senso che lette con il senno di poi, alcune cose hanno più senso.

Naturalmente i personaggi non mi appartengono, non essendo io un membro (o dovrei dire una membra? XD) delle Clamp. Se fosse così sarei molto più sadica e crudele e di certo ogni capitolo di TRC abbonderebbe di fanservices gratuiti. Eh già…

Quindi, mi rassegno all’amara realtà per cui Kuro-chan non mi appartiene se non nei miei sogni più sfrenati e vi auguro buona lettura!

Sperando che sia davvero buona…

 

Crimson and Sapphire

di Breed 107

 

 

Ha davvero un bellissimo colore…

Una sfumatura di verde davvero particolare, questo Clover. Mi rammenta il bellissimo sguardo della principessa Sakura ed ho il presentimento che, come la ragazzina, sia molto dolce.

Sarà per questo che Kuro-pon non l’ha nemmeno assaggiato. Il suo bicchiere è là dove la graziosa barista l’ha lasciato prima, intatto.

“Non faccia complimenti, signor cliente. Sono curiosa di conoscere il parere sul nostro cocktail più famoso…”

Cardina ha davvero un sorriso convincente, devo ammetterlo. Annuisco con un cenno del capo e in un unico gesto fluido, mando giù l’intero contenuto del bicchiere.

Avevo ragione, è dolce… “È molto buono!” ammetto con una gaiezza quasi eccessiva, o meglio, eccessiva per il mio compagno di avventure che mi scocca l’ennesima occhiata irata. Con la coda dell’occhio lo vedo stringere le labbra con malcelata stizza, mentre il suo sguardo si fa più penetrante…

Se gli sguardi potessero uccidere, credo che non sarei sopravvissuto a questa serata! Gli occhi scarlatti di Kuro-bau potrebbero essere persino più letali di quegli strani oni contro i quali ci siamo battuti poco fa.

Le parole che il mio arrabbiato compagno ha affermato con encomiabile nitidezza, circa il mio non poter morire a prescindere dalla mia volontà, mi ritornano alla mente con uguale chiarezza. È un tipo fatto così lui, schietto fino alla brutalità. Sorrido tra me e me, mentre il secondo Clover si materializza davanti a me con una velocità tale da farmi quasi sospettare che anche Cardina pratichi della magia.

Lei mi strizza l’occhietto e dopo un cenno vola dall’altra parte del bancone, pronta a servire un altro cliente. Che ragazza premurosa…

Kuro-chan sbuffa impazientemente alla mia sinistra, nel tentativo di attirare la mia attenzione. “Sbrigati a bere quell’affare, così possiamo andarcene. Non abbiamo più nulla da fare qui.”

Non ha torto, il mio compagno di ventura. Abbiamo saputo quello che c’interessava, o meglio, tutto quello che la bella Oluha ha potuto dirci sul nuovo oni che sta spaventando Oto. Non è molto, ma è più di quanto sapevamo prima di entrare in questo locale.

Rigiro il sottile gambo del bicchiere tra le dita, titubante. Non ho voglia di bere questo cocktail… o meglio, ho voglia di bere, ma non ho voglia di fermarmi ad un solo bicchiere e andar via. È una strana sensazione…

Forse è per la melodia della canzone di Oluha, o più verosimilmente per le sue parole sussurrate con dolce mestizia, ma ho l’animo in subbuglio.

Non ho mentito prima. Ho detto la verità a Kurogane, una delle rare volte in cui l’ho fatto, anzi.

Per tanto, tanto tempo ho desiderato che qualcuno venisse a portarmi via… via dal mio personale inferno. Solo per poi scoprire che era l’inferno ad essere dentro di me e non il contrario.

Sento le mie labbra stendersi in un sorriso. È automatico, quasi: da quando questo incredibile viaggio tra le dimensioni è iniziato, ogni qualvolta sento l’angoscia e la tristezza assalirmi, sorrido.

Vorrei ingannare gli altri, credo. Non so, spero che serva perché se loro solo intravedessero il vero me stesso sotto questa faticosa maschera che mi porto dietro… Santi Numi, ho davvero bisogno di bere!

Sorseggio la dolce mistura, bagnandomi appena le labbra per poi poggiare il volto ad una mano, dondolando oziosamente il bicchiere nell’altra.

“Ha davvero un colore bellissimo, non trovi Kuro-tan?” domando senza nemmeno voltarmi verso il ninja che naturalmente non si prende la briga di rispondermi, né di apostrofarmi, come ancora più ovviamente mi aspetterei.

Incuriosito dalla mancanza di rimbrotti mi volto verso il silenzioso shinobi, solo per ritrovarmi di fronte ai suoi occhi scarlatti. Hanno qualcosa di implacabile, quelle iridi color sangue… Qualcosa che mi terrorizza ed affascina al tempo stesso, che mi spinge a nascondermi ancor di più. Perché esse riescono ad attraversarmi, ad osservare ciò che celo dietro la maschera che ho creato, temo.

Le sue sopracciglia sono aggrottate come al solito, ma non è arrabbiato. Il suo volto è solenne e serio, appena visibile nella penombra del locale, ma non ho bisogno di vederlo per sapere cosa sta facendo.

Mi sta scrutando.

“Cosa c’è Kuro-mou? Ho qualcosa sul viso?” domando, sorridendo ancora di più ed inclinando il capo di lato, a mimare una leggerezza d’animo che in verità non ho.

“Quello che hai detto… sulla canzone…”

Lo sapevo. Devo stare più attento. Kuro-wan è un guerriero esperto, sa come approfittare della debolezza altrui e prima, parlando a vanvera, gliene ho mostrata fin troppo.

Inarco un sopracciglio e mi poggio un indice sul mento, fingendo una confusione che spero lo faccia infuriare abbastanza affinché cambi discorso. “Ho detto qualcosa, cagnolone?” blatero, mettendoci tutto l’impegno per fare la figura da tonto.

Lo ammetto, aggiungere il nomignolo che tanto lo fa arrabbiare è un colpo da maestro, infatti funziona: Kuro-puppy quasi digrigna i denti e mi afferra per il colletto della camicia, strattonandomi con forza.

“NON CHIAMARMI COSÍ!” sbotta, la luce nei suoi occhi ancora più scarlatta.

Affascinante. Quel bagliore è davvero seducente.

Non faccio che ripetere a me stesso che scherzare in questo modo con il ninja, rischiando pesantemente la vita, è solo un modo per tenerlo a distanza, un altro aspetto della mia arte interpretativa. Una parte del ruolo che sto recitando…

Beh, sono diventato così dannatamente bravo a mentire che lo faccio anche con me stesso: in realtà trovo divertente scherzare con lui, prenderlo in giro, passare lunghi minuti nel pensare a nuovi nomignoli sempre diversi che lo facciano infuriare. Non l’avevo mai fatto con nessun altro, non avevo mai giocato.

Mi piace vederlo arrabbiato, lo confesso, perché mi piace vedere accendersi il suo sguardo.

Sarà consapevole di avere occhi stupendi? Mmm, sospetto di no. Anzi, sospetto che se mai glielo facessi presente, riuscirebbe a trovare un modo per uccidermi anche senza una spada.

“Su, Kuro-puu, non vorrai malmenare un povero infermo?” gli domando con voce lamentosa. La caviglia mi pulsa dolorosamente, ma è quasi piacevole, quasi… rassicurante. Il dolore è un altro modo per sentirsi vivi, desumo.

Mi lascia andare con uno sbuffo ed incrocia le braccia al petto, mostrandomi il suo affilato profilo sdegnato. “Idiota…” borbotta a denti stretti, lasciando vagare lo sguardo che trovo tanto intrigante per la sala.

“Kuro-sama?” si volta di nuovo verso di me, un sopracciglio inarcato; non so perché ma questo soprannome in particolare lo fa irritare meno degli altri. “Perché non bevi il tuo cocktail prima di andare via? Cardina è stata così gentile da preparacelo e da presentarci Oluha, sarebbe scortese non assaggiarlo nemmeno.”

“Non mi piace quella roba” borbotta, tornando a guardare dinanzi a sé, le forti braccia sempre incrociate al petto.

“Ma non l’hai nemmeno provato Kuro-poo, come fai a sapere che non ti piacerà? Sei astemio, per caso?”

Mi guarda ad occhi sgranati come se avessi pronunciato la più grossa bestemmia mai udita da orecchio umano. “Non bevo certe cose! Sarà certamente una di quelle schifezze dolci come quelle che ci propini tu!” urla, scandalizzato. Uhm bene, questo vuol dire che nei prossimi giorni preparerò colazioni dolcissime per il nostro Kuro-bau, non posso deluderlo.

“Non è così dolce – mento spudoratamente – o forse è il colore che non ti va giù? Non ti piace il verde?”

Stavolta lo sguardo che mi dedica è confuso, le sopracciglia sono così aggrottate da formare quasi un'unica linea che gli attraversa la fronte. Batte le palpebre un paio di volte, ancora perplesso “Cosa diavolo ha a che fare il colore con questo? Non si sceglie il cibo o da bere in base a simili futilità!”

Mi stringo nelle spalle, in verità sono completamente disinteressato a dove questa chiacchierata condurrà, ma mi diverte troppo per lasciar andare. Sono genuinamente divertito da lui, dal suo sguardo severo e perennemente corrucciato. E ne sono anche intrigato.

Dai suoi occhi cupi e scintillanti. Dalla linea netta della mascella, dove a volte vedo guizzare un nervo sotto la pelle tesa, quando è furioso (quasi sempre a causa mia…); le sue labbra mi intrigano. Il naso elegante e dritto, la forma allungata dei suoi occhi… I suoi occhi ancora… Eh già,devo avere proprio un debole per i suoi occhi scarlatti.

“Un bell’aspetto rende il cibo più invitante… Qual è il tuo colore preferito?” la mia domanda improvvisa lo coglie alla sprovvista, cosa che credo lo irriti quasi quanto i miei nomignoli o le prese in giro di Mokona.

“Ora che diavolo c’entra questo?” sibila, lo sguardo ridotto ad uno spiraglio iridescente.

“Beh, visto che il verde non ti piace, mi chiedevo se ci fosse un altro colore che preferisci? Magari hanno qualche cocktail colorato proprio così… Scommetto che ti piace il nero, eh Kuro-wan?”

Esasperato, decisamente: bene, è così che le cose devono andare tra noi, Kuro-puppy. Non mi piace quando mi fai certe domande troppo serie, né quando i tuoi bellissimi occhi mi attraversano da parte a parte, mettendo a dura prova le mie difese.

Ho un compito da svolgere e tu non devi ostacolarmi.

Evidentemente ne ha abbastanza delle mie chiacchiere senza senso e borbottando tra sé di maghi idioti e scervellati fa per allontanarsi. “Kuro-wan, non puoi abbandonarmi qui in queste condizioni! Speravo di tornare a casa avvolto tra le tue forti braccia!” urlo abbastanza forte e molte teste si voltano verso di noi, compresa quella di Cardina. Lui mi fulmina con lo sguardo e il suddetto nervo si contrae sulla pelle tesa del viso.

Oh, di nuovo quello sguardo omicida! Mentre si avvicina di nuovo, sento la rabbia spandersi da lui in portentose onde a metri di distanza. Si muove con la ferina grazia di un predatore che ha un qualcosa di ipnotico: non stento a credere che sia il guerriero più forte del suo Giappone, mi dico deglutendo il groppo in gola che mi si è formato di colpo. E non per la paura…

Non è una rivelazione improvvisa ed inaspettata, lo sospettavo da un po’ ormai, ma vedendolo avvicinarsi a me in tutto il suo pericoloso furore, sento lo stomaco contrarsi per tutt’altro che la paura dell’inevitabile punizione, ma per l’attrazione quasi violenta che il suo sguardo scatena in me.

Dei del cielo, sto arrossendo!

Lo stomaco mi si serra in una morsa tale da tagliarmi il fiato, mentre un’altra parte del mio corpo più in basso del ventre si contrae, in uno spasmo quasi doloroso ma che manda una scossa di puro piacere su per la spina dorsale, come se fossi attraversato da elettricità.

Sono eccitato, da questo potenzialmente letale uomo che si avvicina a grandi falcate. È davvero un predatore, mi dico deglutendo a fatica per l’improvvisa secchezza che sento in gola. Ed io sono la sua preda… Che diavolo ho da eccitarmi per questo?! Non sarò un masochista?

Quando mi è finalmente dinanzi, completamente ignaro della mia peculiare condizione d’animo, Kurogane si china minaccioso su di me, il suo elegante e dritto naso a pochi centimetri dal mio. “Se non la pianti con queste sciocchezze, altro che infermo…” soffia come un gatto infuriato, il suo alito caldo che mi carezza il viso, aggiungendo una non richiesta tensione al mio stato.

Stavolta tocca a me battere le palpebre alla ricerca di una lucidità perduta, non a causa dell’alcool che ho ingurgitato, che appare ridicolmente poco adesso. Ho il sospetto che stanotte me ne servirà molto, ma molto di più per stordirmi e far svanire quest’insano eccitamento.

Vorrei allontanarlo da me, ma ho quasi timore di toccarlo. Sarebbe davvero quasi meglio che mi mollasse un pugno tale da farmi perdere i sensi.

“Posso offrivi qualche altra cosa, gentili clienti?”

Un angelo salvatore sotto le mentite spoglie di Cardina accorre in mio aiuto. Il suo sorriso è imperturbabile, mentre si posa con insistenza su Kurogane e la sua espressione divertita e maliziosa lo imbarazza a tal punto da salvarmi. Con un ennesimo sbuffo, il ninja si allontana da me quel tanto da restituirmi un respiro almeno regolare e con una smorfia, chiede quanto le dobbiamo.

La giovane sorride ancora più allegramente e con una mano indica le numerose bottiglie che scintillano alle sue spalle. “Che ne dite di comprarne qualcuna? Vi farò uno sconto… e naturalmente questi – stavolta indica i bicchieri davanti a noi, uno dei quali praticamente integro – sono offerti dalla casa!” torna a farmi l’occhietto.

Un angelo, ma con uno spiccato senso degli affari non di meno.

Comincio davvero a credere che sia una maga…

 

--- --- ---

 

Giuro che ci ho provato. Sto dicendo la verità, davvero.

Ho provato a camminare, ma proprio non ce la facevo… o meglio, seppur zoppicando vistosamente avrei potuto farcela a raggiungere il nostro caffé (a proposito, devo ricordarmi di trovargli un nome…), ma la forzata lentezza a cui ci avrei costretto ha irritato il mio suscettibile cacciatore di oni.

Mi ha guardato per alcuni istanti, un chiaro disgusto sul viso, poi rassegnato ha scosso la testa. “Di questo passo, non saremo a casa nemmeno per domani” si è lamentato, prima di afferrarmi senza troppo riguardo.

Non ho nemmeno provato a protestare, anche quando ho avvertito la sua presa ruvida e scortese agganciarmi i fianchi. Come se fossi fatto d’aria, mi ha issato senza sforzo e di colpo mi sono ritrovato addossato a lui, afflosciato su una sua spalla con la parte superiore del corpo contro la sua schiena e le gambe penzoloni davanti a lui.

Provo a sollevarmi un po’, ma non è proprio la cosa più agevole da fare; il peso dei liquori acquistati in quantità quasi industriale al Clover mi tira le braccia verso il basso, schiacciandomi ancor di più contro le spalle di Kurogane.

Facendomi leva con l’unica mano libera dalla voluminosa borsa contenente le bottiglie, riesco ad issarmi quel tanto da impedire al sangue di fluire unicamente alla mia testa, quasi arpionando le dita nella stoffa dello strano abito del ninja. Con un sorriso divertito e un po’ impacciato, mi rendo conto di avvertire distintamente i solidi muscoli muoversi sotto di esse… Ah, non è a questo che devo pensare in questo momento!

La fulminante sensazione che prima mi ha lasciato praticamente senza respiro non è ancora svanita del tutto. Come dicevo, non è stata una rivelazione improvvisa… nessun fulmine a ciel sereno, nonostante la sua natura elettrizzante.

Credo di aver sospettato di essere attratto da Kurogane quasi da subito, se non addirittura dal primo sguardo che ci siamo scambiati nel cortile della strega delle dimensioni. Naturalmente ho provato a non dare troppa importanza alla cosa, nella speranza che con il tempo l’attrazione svanisse. Non posso permettermi certe… distrazioni. Non verso di lui, la pedina della strega.(*)

Ne è passato di tempo da allora, ma ora che sono qui, abbarbicato a questo gigante dagli occhi incantevoli, devo dichiararmi sconfitto. L’attrazione non è svanita, ancora mi pulsa sotto pelle come il secondo battito di un cuore impazzito.

Ah, se solo Kuro-pon non fosse così adorabile! Sembra folle pensare a lui in questi termini, considerando poi che la prima volta che l’ho visto, il suo volto era imbrattato di sangue dell’ultima sua vittima. Ultima di una serie estremamente lunga, come lui stesso ha ammesso con brutale onestà… Ma nonostante questo, non è difficile intravedere in lui una vena di candore che nemmeno le sue mani lorde di sangue possono imbrattare.

Kurogane ha un animo forte, integro. La morte che tanto ha sparso e che gli è costata l’esilio dalla sua dimensione non lo ha corrotto. E l’egoismo che ha provato a spacciare come autentico, nei primi momenti della nostra strana convivenza, si è dimostrato essere solo una mera facciata.

“Kuro-rin?” lo richiamo, di colpo il silenzio mi è sembrato troppo compatto.

Lui si limita a guardarmi con la coda dell’occhio, senza nemmeno rallentare né dare segni di esser stanco. Non sono un fardello eccessivamente pesante, ma è davvero sorprendente quanto sia forte… “Kuro-rin, la tua tecnica di prima è stata davvero incredibile, molto più di quella di Hanshin! Sei stato strepitoso!”

“Dovrò procurarmi un'altra spada, una che sia all’altezza stavolta.”

Mmm, non è un tipo suscettibile ai complimenti, vedo. Oppure, più verosimilmente, non vuole offrirmi alcun pretesto per prenderlo in giro. Non che questo mi scoraggi…

“Eri davvero molto affascinante, mentre affrontavi quegli oni. Avevi un’espressione così virile!”

Lo sento sbuffare e ridacchio, sinceramente divertito dalla sua timidezza. Vorrei poterlo guardare in viso, in questo momento.

“Sta’ zitto, idiota.”

“Immagina se Mokona fosse stata con noi! Oh, quello che avrebbe detto!”

Un brivido gli percorre la schiena al pensiero dello scampato pericolo ed io rido ancora più forte. La mano che mi stringe le gambe rafforza la presa, come ad intimarmi di smetterla con le sciocchezze, ma non posso evitarlo. Non posso tacere, perché il silenzio della notte di Oto è troppo profondo e le strade sono troppo deserte, troppo vuote.

I passi di Kurogane sono l’unico suono, l’unico segno di vita in questo scorcio di mondo, un mondo strano e assurdo. Ed io odio il silenzio…

“Kuro-pon?”

“Di’ un’altra delle tue stupidaggini e ti faccio cadere.”

Non dubito che lo faresti davvero. Non importa, quello che volevo era solo sentire la tua voce.

 

--- --- ---

Così alla fine l’ha fatto davvero. Farmi cadere, intendo.

Era così sorpreso nel rivedere un volto conosciuto, da non pensare nemmeno un momento che avrebbe potuto rompere le nostre preziose bottiglie. Non mi illudo, sono certo che il pensiero che potessi farmi ancora più male non gli abbia attraversato la mente nemmeno per un istante… e se l’ha fatto, non glien’è importato.

Era così buffo mentre si guardava intorno! Probabilmente sperava di vedere spuntare da qualche angolo la sua beneamata principessa, che magari in lacrime lo pregava di ritornare a casa… La sua amata Tomoyo…

Mi sono chiesto un paio di volte come sia questa principessa di cui il ninja non parla mai. Ma i suoi occhi parlano per lui.

Mmm, è gelosia questa? E poi perché si ritorna sempre ai suoi occhi?! Mi sono ubriacato, o meglio, ho provato ad ubriacarmi, proprio nel tentativo di scrollarmi di dosso certe sensazioni, ed ora che sono languidamente abbandonato al mio oblio alcolico, non faccio che rimuginarci su.

Non posso essere geloso, non di Tomoyo, almeno.

Kuro-bau prova per la sua principessa una devozione sconfinata che io non le invidio. Non la vorrei mai, la sua devozione.

In realtà, non dovrei desiderare nulla di lui, se non che stia il più lontano da me e non mi intralci nel realizzare il mio desiderio. Il mio vero desiderio, intendo. Ma temo che in futuro, per lui diverrà impossibile non intralciarmi… è troppo candidamente onesto per non farlo e già leggo nel suo sguardo il germe dell’affetto per Sakura e Shaoran.

Uccide per difendere coloro che ama, è così che ha detto.

Un brivido mi scuote appena, mentre mi rigiro nel mio letto sfatto, troppo lucido nonostante l’alcool bevuto generosamente. Oh, è stato così divertente farlo arrabbiare, stasera!

Ridacchio al ricordo di come ha dovuto rincorrere prima Shaoran e poi Sakura, prima di costringerli a letto. Proprio come ha fatto con me, ma non mi sono arreso senza lottare! Anche con la mia caviglia malandata, gli ho dato filo da torcere. Divertente…

Il sorriso svanisce dal mio viso rapidamente. Non dovrebbe essere così, vero? Non dovrei divertirmi tanto con loro, con lui. Dopotutto li sto tradendo, no?

“Desidero…” mormoro alla buia camera vuota, l’angoscia che mi stringe il petto.

“Cosa c’è?”

Batto le palpebre contro la fitta penombra. La camera che credevo vuota non lo è.

In un attimo è accanto al mio letto, la sua figura incombe su di me e quasi mi ritrovo di nuovo a tremare. Perché sei così maledettamente silenzioso?

“Uhm?” temporeggio, sperando che la mia finta sbornia mi aiuti, ma lui non si lascia ingannare. Lo sento fissarmi, anche se non riesco a guardarlo negli occhi.

Sospira e si piega sulle ginocchia, in modo da potermi guardare più da vicino… fantastico! Proprio quello che volevo evitare!

Affondo il viso nel cuscino, sperando di sfuggirgli. Vana speranza…

“Mago…” mi richiama. La sua voce è seria, inspiegabilmente tranquilla. Non voglio parlarti Kurogane, non voglio. “So che non stai dormendo, perciò smettila di fingere.”

“Non sto fingendo, Kuro-rin.”

“Guardami.”

Ed io lo faccio. Lo guardo.

Non dovrei, ma lo faccio; dovrei stargli alla larga, ma non ci riesco. Dovrei non desiderarlo, ma lo desidero. Dovrei non sentire il cuore in gola sotto il suo sguardo rovente, ma non desidero altro che perdermi in quel mare di fuoco…

E quando i nostri sguardi si incontrano, ogni remora mi appare così sciocca. Perché avevo tanto timore, nel perdermi in queste iridi meravigliose e vivide? Il calore che mi avvolge è così gradevole… ed elettrizzante. Sì, davvero.

Kurogane è pura energia che mi attraversa.

Lui non batte ciglio, mentre scruta il mio volto. Vorrei tanto sapere a cosa sta pensando, mentre il suo sguardo attento s’incatena al mio.

“Mago – sussulto, sorpreso dal tono quasi sommesso della sua voce – quello che hai detto prima… Stai ancora aspettando che qualcuno ti porti via?”

Non risponderò a questa domanda e tu lo sai Kurogane, anche se non immagini neanche lontanamente il perché. Non posso, ma soprattutto non voglio, perché farlo vorrebbe dirti parlarti di me, di Ashura-ou, di quel mondo di ghiaccio da cui sono scappato… dovrei parlarti del vero me stesso. Ed il tuo candore ne potrebbe restare insozzato…

Non posso permettere che i tuoi occhi, i tuoi meravigliosi occhi scrutino la voragine oscura del mio animo corrotto: profanerei qualcosa di prezioso e intatto.

Sento le mie labbra stendersi nel solito, falso sorriso e una mia mano si poggia delicatamente su una delle sue guance. Com’è calda la sua pelle…

“Perché, Kuro-rin – la mia voce è bassa e appena venata di ironia – vorresti proporti come volontario?”

Non si prende nemmeno la briga di arrabbiarsi, il silenzioso ninja ha smascherato il mio puerile tentativo di tergiversare. Non allontana la mia mano, però ed incoraggiato, mi avvicino quel tanto da potergli sussurrare dritto sulle labbra “E’ un vero peccato che tu mi detesti, perché invece a me piaci tantissimo, Kuro-chan.”

E lo faccio, annullo la distanza che lo divide da me poggiando le labbra sulle sue. Sto proprio corteggiando la morte stasera. Pazienza, almeno morirò sapendo com’è baciarlo…

Ha labbra inaspettatamente morbide e nonostante si ostinino a restare serrate di fronte al mio assalto, il loro calore è tale da stordirmi più dell’alcool che mi circola in corpo.

La sua mancanza di reazioni dovrebbe scoraggiarmi, ma non è così: voglio assaggiarlo. Letteralmente.

Con la punta della lingua gli sfioro il labbro inferiore, assaporando appieno la sensazione… Mmm, hai un buon sapore.

Riprovo di nuovo, ma stavolta il ninja mi ferma; mi afferra la spalla e senza complimenti mi allontana da sé, in un gesto deciso ma non scortese.

Quando riapro gli occhi, che mi accorgo solo ora di aver chiuso, mi ritrovo di nuovo ad annegare nei suoi. Non è arrabbiato come mi sarei aspettato e il cuore mi si stringe in una morsa dolorosa: dimmi, Kurogane, non hai provato nulla? Assolutamente nulla?

“Faresti meglio a dormire.”

Tutto qua.

Sì, hai ragione, sarebbe meglio. Così come sarebbe meglio se domani fingessimo che tutto questo non sia accaduto: il bacio, la tua domanda, il tuo tono quasi gentile e preoccupato nel pormela…

Sorrido guardandolo lasciare la mia stanza.

Sorrido.

 

 

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Fine.

 

(*) Il riferimento a Kurogane come alla “pedina della Strega” è lo spoiler più consistente della fic. Se conoscete tutto quello che è successo dopo il mondo di Infinity, in particolare a Celes, allora non devo spiegare oltre… Se invece non sapete di che cavolo sto parlando, ehm, forse prima non ho segnalato abbastanza la presenza di spoilers ^_^; e non dovreste esser qui. Se però ci siete lo stesso, vi resterà confuso come riferimento…

 

Dedico questa fiction alle Kuroiste (tra cui ho l'onore di schierarmi), Fayilluse, Ashuriste, Shaoraniste e FeiWReediste (che mi assicurano essere almeno un paio XD) che con me sclerano alla grande nella sezione spoilers dedicati a TRC e Holic nel forum dello smo… Ragazze (e ragazzi, ovviamente) vi adoro!

  
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