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Autore: Flaqui    09/07/2013    6 recensioni
"Che quella si sarebbe rivelata una pessima serata Rose l’aveva capito sin da quando, arrivando a casa Potter per raggiungere Lily e le sue amiche, aveva scorto la chioma scura di Cecily McGuinness che la occhieggiava dalle scale."
Lily Luna Potter sta per sposarsi e organizza una bella festa di addio al nubilato, promettendo alla sue invitate una notte di folli divertimenti e di balli sfrenati nei locali più di successo. Rose ci partecipa, più per fare contenta la cugina che per altro, e cerca di sorvolare sulle antiche rivalità che la legano ad alcune fra le ragazze e fra gli invitati.
Le cose procedono bene (per i primi dieci minuti), finchè non arrivano al Pandemonium Club.
{Rose/Scorpius - partecipante all'iniziativa del gruppo facebook "Fanfiction Challenges" con prompt:"Io sono ubriaca e tu sei brutta. Lascia in pace quel ragazzo."}
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Angolo Autrice

Doveva essere una cosa brevissima invece è diventata un mostro di lunghezza.
Mi perdonerete mai?
Spero comunque che vi piaccia.
Il piccolo incidente che avviene alla festa, fra Cecily, Rose e Jason è un chiaro riferimento alla puntata della quarta stagione di Skins, che vede come protagonista Katie.
Il prompt è il seguente:
Fandom: Harry Potter.
Pairing: Rose/Scorpius.
Prompt: Io sono ubriaca e tu sei brutta. Lascia in pace quel ragazzo
.

Spero che vi piaccia e scusate per la lunghezza smisurata <3


Dedicata a BurningIce perchè noi NON scriviamo MAI di Rose e Scorpius.
Ti aspetto per un bel "Indovina chi?"

 Io sono ubriaca e tu sei brutta.
 

«Rose Weasley? Sei proprio tu?»
 
Che quella si sarebbe rivelata una pessima serata Rose l’aveva capito sin da quando, arrivando a casa Potter per raggiungere Lily e le sue amiche, aveva scorto la chioma scura di Cecily McGuinness che la occhieggiava dalle scale.
Lily aveva diciannove anni ed era fidanzata con Tom da un anno. Un unico, singolo e misero anno. E il giorno dopo sarebbe convolata a nozze con lo stesso. Rose non disapprovava: Lily era maggiorenne e in quanto tale era abbastanza adulta e vaccinata –per lo meno sulla carta- da poter prendere le sue decisioni in piena libertà. Inoltre lei e Tom erano davvero una splendida coppia, innamorata e smielata al punto giusto, eppure… a Rose venivano i brividi.
Forse per le sue esperienze personali, che non erano né molte né soddisfacenti, ma il pensiero di mettere su famiglia e impegnarsi seriamente con una persona ad un età così instabile, piena di colpi di testa e cambi di direzione l’aveva sempre confusa e spaventata.
Ma Lily, d’altra parte, era così. Sempre in movimento, avventata e impulsiva, sempre pronta a interessarsi a tutto e a tutti –il che, secondo Rose, era come dire che non si interessava a niente, in realtà- e fermamente convinta che le cose, alla fine dei conti, si sarebbero sempre risolte per il meglio.
Rose sperava che il suo desiderio si realizzasse, lo sperava e lo desiderava con tutto il cuore, e per farla contenta aveva persino accettato di seguire lei e le sue amiche nell’interminabile giro di locali che ogni sposina si apprestava a fare l’ultima notte del nubilato.
Quando Lily l’aveva accolta, il vestitino verde corto e striminzito come non mai e i capelli rossi che mulinavano mentre scendeva di corsa le scale, Rose si era sentita estremamente a disagio. Le sue amiche l’avevano seguita lungo le scale e si erano parate davanti a lei con i loro tacchi 13 cm e i loro vestiti eleganti e Rose si era sentita particolarmente insignificante con il vestitino bianco –corto ma non troppo, scollato ma non troppo- e le zeppe blu intonate con la pochette e gli orecchini. Lily le aveva detto di vestirsi carina e lei aveva passato ore davanti all’armadio –era da tanto che non andava per locali e improvvisamente le era venuto il panico- per cercare qualcosa di decente da mettersi… ma ora… beh erano tutte molto più in tiro di lei.
Lily, però sorrise e Rose cercò di calmarsi.
Ci era quasi riuscita quando incontrò lo sguardo acuto di Cecily McGuinness che la scrutava con attenzione dalla cima della scalinata. Rose, che un po’ si aspettava di vederla, cercò di sorriderle di rimando e l’altra ricambiò, appena.
«Rose Weasley, sei proprio tu!»disse Cecily con la sua voce strascicata.
Le altre amiche di Lily, rendendosi conto di quello che stava succedendo e ricordando quello che era successo prima, si aprirono al passaggio di Cecily, osservando la scena con innata curiosità. Anche Lily si era irrigidita al suo posto, temendo quello che stava per succedere.
Ma non successe nulla di quello che tutte temevano, anzi. Cecily si sporse in avanti e salutò Rose con due baci sulle guance, come ad una cara amica che non si vede da tanto.
«Ciao Cecily»sorrise Rose, sudando freddo. Avrebbe semplicemente voluto colpirla alla testa e scappare via, ma gli occhi verdi di Lily continuavano a rimbalzarle nella testa e Rose cercò di sforzarsi per lei «Ti trovo bene!»
«Oh, grazie. Anche tu non stai male»
False come Giuda. Siamo delle grandi attrici, non si può negare.
La stanza era rimasta stranamente silenziosa e, a rompere quel momento di attesa, ci pensò Lily che si precipitò fra loro, spaventata dall’idea che la momentanea tregua si spezzasse da un momento all’altro.
«Dunque, ora che ci siamo tutte, dire che possiamo andare!»
Tamara, la sua migliore amica, una ragazza dai capelli biondi e il sorriso contagioso, annuì «Certo! Dunque, come suggerito dalla nostra amata Cecily la nostra prima tappa è il Pandemonium, a Londra. Per chi lo conosce: ci vediamo direttamente all’entrata. Per chi non lo conosce: attaccatevi a qualcuno che sa dove è e fatevi una bella Smaterializzazione Congiunta!»
Detto ciò afferrò Lily sotto il gomito e aggiunse qualcos’altro che Rose non riuscì ad udire. Ci fu qualche risata anche da parte delle altre ragazze che iniziavano piano piano a scomparire con un sonoro pop, fino a che non rimasero solo Lily, Tamara, Sophie, Rose e Cecily.
«Soph, ci pensi tu a Rose?»chiese Lily, sorridendo.
Rose si avvicinò a Sophie, una ragazzina con il caschetto e gli occhi dolci che le stava particolarmente simpatica e con cui alcune volte si intratteneva a parlare, nei corridoi del Ministero. L’altra le sorrise di rimando e, dopo aver tranquillizzato Lily, la afferrò per il braccio.
Tamara e Lily annuirono e si smaterializzarono con un’ultima risatina.
Sophie stava per fare lo stesso, quando la mano smaltata di Cecily le bloccò.
«Sophie, tesoro, ti dispiace se Rose e io ci smaterializziamo insieme? Volevo dirle una cosa» disse, strascicando le vocali con la sua voce bassa «In privato»aggiunse poi, a beneficio della povera ragazza che si rivolse a Rose con una espressione interrogativa.
«Va bene, Sophie, ci vediamo direttamente lì»la tranquillizzò Rose.
Sophie annuì e scomparve con un sonoro schiocco, lasciando Rose e Cecily a fronteggiarsi nel piccolo ingresso di Casa Potter. Rose fissò il suo sguardo sulla specchiera accanto alla porta e tese il braccio in un muto cenno a Cecily.
L’altra, però, non si limitò ad afferrarlo ma, facendo pressione sullo stesso la fece girare fino a trovarsi faccia a faccia con lei.
«Parliamoci chiaro, va bene?» la voce, adesso, era dura e per niente strascicata «Non ho minimamente cambiato idea su di te: ti odio con tutto il mio cuore e se potessi ti avrei già gettato giù dalle scale, ma è la serata di Lily e non intendo rovinargliela»
«Ci troviamo d’accordo su questo punto. Ci comporteremo bene, per Lily. Una piccola tregua»
Cecily annuì, poi rafforzò la sua presa sul braccio e, con un schiocco e un’ultima occhiata rabbiosa, le due si smaterializzarono nell’aria frizzante della notte.
 
Il Pandemonium era un club babbano che Cecily aveva trovato per caso e di cui aveva caldamente decantato le lodi, insistendo per tenere l’addio al nubilato lì.
«Lo frequenta un sacco di gente interessante!»aveva detto, mentre aspettavano fuori e a Rose il suo sorriso sotto le luci rosse era parso leggermente inquietante «Anche stasera, poi! Ieri mi sono sentita con la mia migliore amica Maya, che fa quella cosa babbana… come si chiama PIR?*, e ci siamo personalmente occupate degli inviti per questa sera! Vecchie conoscenze di Hogwarts, qualcuno del Ministero e persino qualche giocatore dei Falmouth Falcons!»
Era una bella struttura, Rose non poteva negarlo, ma era davvero troppo piccolo per contenere tutta quella gente.
Il buttafuori, all’entrata, quasi quasi non le faceva passare. Lily aveva dovuto sbattere le lunghe ciglia e dire con aria innocente “per favore, tesoro, ci faccia passare, domani io mi sposo!” e confonderlo con un gesto veloce della bacchetta per garantire loro l’ingresso.
La sala era completamente piena, l’odore di sudore e di fumo entrava con prepotenza nelle narici delle ragazze e la musica era sparata ad un volume così alto che Rose si era sentita girare sin da subito la testa, senza nemmeno dover bere nulla.
Le luci stroboscopiche illuminavano a tratti la pista ghermita di corpi che ondeggiavano a tempo e le ragazze si erano guardate intorno per qualche secondo, prima di iniziare ad urlacchiare eccitate e gettarsi nella mischia. Quella al Pandemonium era la prima tappa della serata e Tamara, che si era auto-eletta organizzatrice della serata, aveva programmato che per mezzanotte sarebbero dovute andare in un altro locale, dove facevano gli spogliarelli.
Rose sapeva di essere adulta e vaccinata, aveva ventun anni, maledizione!, ma in quel caos non si sentiva affatto a suo agio e il fatto che sua cugina Lily fosse già quasi completamente sbronza dopo appena un ora che stavano lì non la incoraggiava di certo a lasciarsi andare. Se avessero perso tutte il controllo, chi le avrebbe poi portate a casa?
Era meglio non bere, si disse. Era meglio che lei se ne rimanesse un po’ ai margini per fare in modo che Lily si godesse la serata senza correre troppi rischi.
Cecily era andata a farsi un drink e Tamara era tutta presa a strusciarsi addosso ad un ragazzo dai capelli scuri -Rose storse appena il naso, quando vide la mano del tizio scivolare troppo in basso e poi oltre la gonna-.
Lily, invece, aveva il vestito verde tutto stropicciato e i capelli bagnati dal sudore incollati alla fronte. Gli occhi, anche quelli verdi e stropicciati sotto le impietosi luci psichedeliche della discoteca, erano spalancati all’inverosimile e vagamente spauriti mentre si contorcevano al ritmo serrato della musica.
Non sembrava affatto una futura sposina.
-È così giovane-si ritrovò a pensare Rose senza riuscire a trattenersi –Ha solo diciannove anni… e si sposa-
Rose non voleva essere fraintesa: era convintissima che Tom e Lily fossero fatti gli uni per gli altri, solo che… guardò di nuovo Lily, i capelli rossi che sferzavano l’aria e le braccia magre che si agitavano in alto, e la trovò così piccola e gracile e indifesa e si chiese se non stessero davvero affrettando i tempi. Ma forse era solo un rimasuglio di invidia e di quel sentimento di affetto e protezione che provava per la cugina più piccola, a cui per tanto tempo aveva badato e tenuto sotto la sua ala.
«Vado a prendere un drink!»urlò a sua cugina, facendosi largo fra la massa di corpi che si muovevano in sincrono. Una ragazza robusta che indossava una parrucca dai colori pastello le diede una spallata mentre agitava freneticamente il bacino e Rose si ritrovò contro una tizia dal corsetto di metallo.
«Scusa!»gridò, facendole un cenno con la mano.
La ragazza dal corsetto le diede una spinta di rimando e Rose barcollò di nuovo sui tacchi a spillo che indossava. Questa volta non prese nessuno ma quasi andò a sbattere contro la parete grigia della sala e le scoccò una occhiata di pura disapprovazione.
«Ti ho detto scusa!»
La tizia riprese a ballare con i suoi amici, non prima di averle mostrato il dito medio, e Rose si trascinò fino al bar. Cecily, l’odiosissima amica di Lily, era anche lei lì e stava chiacchierando amabilmente con un ragazzo biondo che a Rose pareva di aver già visto in giro. Si sporse lungo il bancone e chiamò il barista.
Questo la ignorò bellamente e Rose riprovò più e più volte ad attirare la sua attenzione, senza riuscirci. Quando poi, una bella ragazza dal seno prominente, strizzato e in bella vista si sporse accanto a lei e il barman le si presentò davanti alla velocità della luce.
Potrei trasfigurarmi le tette, pensò, magari servirebbe anche me.
Quando finalmente riuscì a servirsi e a gettare giù il suo MagiMartini tutto iniziò ad apparirle da una luce migliore e più che positiva. Il cielo notturno era limpido e, nel giro di qualche ora avrebbe lasciato il posto ad un altrettanto limpida giornata estiva. Lily si sarebbe sposata con un bravo ragazzo e avrebbe lasciato il nido e lei… beh, lei si sarebbe sbronzata fino a dimenticare lo schifo che le stava attorno.
 
Tamara urlava davvero troppo, pensò Rose mentre la sentiva starnazzare a Freya di non schizzare le sue scarpe nuove. Come se la poverina avesse davvero coscienza di dove il suo vomito finesse o meno.
Quando la porta del bagno si aprì nuovamente Rose si rivolse alla nuova venuta con una espressione di pura riconoscenza per aver interrotto lo sproloquio dell’amica e per aver fatto circolare un po’ d’aria in quel gabinetto soffocante e puzzolente.
Ma la nuova venuta era Cecily, con il vestitino viola che era risalito lungo le gambe fino a far intravedere le mutande, il rossetto sbavato e i capelli scompigliati.
«Uh, siete voi»disse, con una smorfia di sufficienza che ben si accoppiava con i suoi tratti duri «Il tipo che ho incontrato è proprio un selvaggio! Mi è saltato addosso dopo appena qualche minuto che ci eravamo conosciuti! Ho dovuto fermarlo e dirgli che me ne andavo un po’ in bagno, oppure…»
Rose ebbe un rapido flash del ragazzo biondo che Cecily stava ammansendo qualche minuto –o erano ore? Il tempo scorreva in modo completamente diverso, adesso che ci pensava- e un qualcosa continuava a pungolare la sua mente.
Non aveva comunque intenzione di rimanersene lì a sentire le sue avventure, perciò si chiuse la porta del bagno alle spalle e se ne ritornò fra la folla.
Le sembrava di essere sempre sul punto di cadere e la testa le girava così tanto, era come se una pioggia di luce le cadesse davanti agli occhi e sentiva in gola gli innumerevoli MagiMartini che aveva bevuto che salivano e scendevano.
Andò a sbattere contro uno dei siparietti dotati di divano e tavolini, dove qualche minuto prima le era parso di vedere Lily con Sophie, ma incontrò un paio di occhi verdi che la fissavano leggermente sorpresi. A Rose quegli occhi non dicevano nulla ma, evidentemente, la cosa non era reciproca, perché una voce dietro di lei esclamò «Rose Weasley? Sei proprio tu?»
Rose ci mise giusto qualche attimo, per riconoscere la voce e comprendere di essere nella merda fino al collo, poi il profumo di Jason la invase completamente e lei si ritrovò a girarsi verso di lui, staccandosi dagli occhi verdi della ragazza che lo accompagnava e restarsene impalata per un po’.
Merda. Merda. Merda.
 
Jason Walker era stato il primo ragazzo che l’aveva fatta sentire speciale.
A Rose era sempre piaciuto il modo in cui la guardava, come se fosse la ragazza più bella e desiderabile sulla faccia della terra, e non una secchiona senza tette che passava tutto il suo tempo a leggere libri scolastici e a nascondersi dietro i capelli crespi.
Jason, due anni prima, era fidanzato con una ragazza di un anno più piccola di loro. Lei si chiamava Cecily McGuinness ed era una Grifondoro che andava molto d’accordo con sua cugina Lily e che a Rose stava un po’ antipatica.
Lily tesseva sempre le lodi di Cecily, affermando che lei e Jason erano una coppia meravigliosa, che si amavano tanto e che Cecily era così fortunata ad avere un ragazzo così bello e così preso da lei, uno che non le staccava mai gli occhi di dosso.
Ma Jason guardava lei. Rose, in un primo momento, aveva fatto finta –cercato di far finta- di esserselo immaginato. Si era ripetuta che erano solo fantasie, che lui era fidanzato, che doveva smetterla di farsi quelle scenette mentali e concentrarsi sulla realtà.
Però, cene e feste, sempre, ogni pomeriggio, ogni volta che Lily gli invitava a casa, ogni singolo istante, si sentiva i suoi occhi addosso.
Poi, aveva detto a se stessa che doveva esserci una spiegazione logica e plausibile. Che magari gli serviva un aiuto in Pozioni o che faceva così perché.. beh, perché si annoiava e fissava lei perché… perché nessuno l’avrebbe mai guardata. Perché guardare lei era come guardare un muro, un libro, una penna. Magari lo sguardo di Jason scivolava lì e basta, ecco.
Ma Jason la guardava davvero, come un uomo guarda una donna e Rose si sentiva bruciare.
Poi era successo. Cecily aveva dato di matto, perché si dovevano sposare, lei e Jason e Lily l’aveva guardata con quegli occhioni verdi spalancati, tristi e delusi. Rose si era sentita morire, ma aveva pensato: “almeno ho Jason. Ho perso tutto, ho perso la mia famiglia e la mia moralità, ma ho ancora Jason”.
Jason, però, aveva anche le mani infilate sotto la maglietta di Holly Greengrass e Rose, dopo un anno di fidanzamento e di continui tradimenti, aveva pianto così tanto, per lui, che le sembrava di non aver avuto liquidi in corpo per gli anni a seguire.
«Rose, sei tu! Ti trovo bene»disse Jason, abbracciandola.
Rose si staccò da lui, velocemente, con la mente piena di bollicine che scoppiettavano e l’equilibrio che diminuiva sempre di più.
«Cosa… cosa ci fai qui?» chiese e la lingua non ne voleva sapere di muoversi bene, di scandire chiaramente le parole.
«Beh, Maya Albarn, quella che fa da P.R. –sai quella cosa babbana per organizzare le feste- mi ha invitato –me e Rebekah- per questa sera! Ha detto che ci sarebbe stato da divertirsi!»Jason sorrise gentilmente e Rose si chiese se fosse davvero così stronzo da aver dimenticato tutto il male che le aveva fatto. Guardò la ragazza che lo accompagnava, una bionda tutte tette che la guardava con una espressione compassionevole dai suoi tacchi 13.
Maya Albarn. Mi ha invitato. Divertirsi. Maya Albarn.
Maya Albarn, Maya…
«Jason, Rebekah! Ciao!»la voce di Cecily, dietro di lei la fece sobbalzare, spaventata.
Cecily stava salutando la coppia con due baci sulle guance e, a giudicare dall’espressione amichevole, sembrava che non fosse la prima volta che si incontravano.
Ieri mi sono sentita con la mia migliore amica Maya, che fa quella cosa babbana… come si chiama PIR?*, e ci siamo personalmente occupate degli inviti per questa sera!
Le parole che Cecily aveva detto qualche ora prima, all’ingresso, le rimbombarono nelle orecchie e Rose fu pervasa da una rabbia ceca che la spinse a girarsi verso l’odiata rivale con un cipiglio duro e la testa che girava sempre più forte.
Ma era ancora abbastanza sobria per riconoscere quell’espressione soddisfatta sul viso di Cecily mentre Rebekah le chiedeva gentilmente se non volessero sedersi con loro sul divanetto rosso. Rose li guardò, Jason e la sua ragazza seduti e Cecily in piedi accanto a lei.
«Rose, tesoro, ho finito le sigarette. Che ne dici di prenderne una nella mia borsa, l’ho lasciata a Tamara, e di farci un tiro fuori?»
Rose era sul punto di collassare e sapeva che non sarebbe stato bello.
La finezza e l’educazione sparivano quando si arrabbiava, così come il collegamento diretto con la ragione e questo non era certo un bene.
«Non sono la tua cazzo di schiavetta. Prenditele da sola, se le vuoi» disse fra i denti, a bassa voce –o forse a voce alta, ma con quella musica dal volume così forte non lo sapeva nemmeno lei-. Fatto sta che Cecily la sentì e il suo sorriso fu il preludio di qualcosa di terribile.
«Oh, scusa, perdona la mia maleducazione!»Cecily scosse il capo mentre Jason si era avvicinato al collo di Rebekah e aveva preso a baciarlo ardentemente, come se le due ragazze a cui aveva rovinato la vita e che lo avevano amato più di ogni altra cosa al mondo non fossero state proprio davanti a lui. Rose vide Cecily, i tratti del viso duri e il naso adunco che svettava sul volto troppo sottile, avvicinarsi a lei e poggiarle con garbo la mano sulla schiena.
«Io torno dal mio stallone, sono in pausa bagno da troppo tempo e non vorrei si preoccupasse» la presa della sua mano sul vestito si intensificò e Rose non vedeva l’ora che Cecily la lasciasse e se ne andasse «Ma, Rose, davvero…»
Rose si chiese cosa volesse dire con quello, davvero, si scervellò per capirlo; ma durò soltanto un attimo, perché Cecily aveva mollato la presa sul suo vestito e l’aveva spinta in avanti con tutta la forza che aveva in corpo. Rose crollò sul divanetto, finendo in ginocchio davanti a Jason con il viso praticamente di fronte alla patta dei pantaloni, il naso sulla cerniera e la bocca spalancata per la sorpresa.
«Se non vuoi fumare, almeno mangia qualcosa!»disse la voce di Cecily, ormai lontana.
Jason non sembrò troppo dispiaciuto e le sorrise da sotto i baffi.
Rebekah la guardò, infastidita ma non scandalizzata, e Rose rimase per qualche attimo interminabile in quella posizione. Era come paralizzata per la rabbia e per l’umiliazione e continuava a rivedere la scena a rallentatore nella sua testa, ancora e ancora.
Scacciò via lacrime di frustrazione e cercò di ordinare al mostro dentro alla sua pancia di acquietarsi, perché la situazione era già abbastanza brutta senza che ci si mettesse anche lui a darle l’impulso di vomitare.
Poi, come se qualcuno avesse all’improvviso acceso la luce, la sua mente si schiarì di botto e Rose si alzò con un movimento veloce, drizzandosi in tutta la sua altezza e sistemandosi il vestito che si era alzato di parecchi centimetri.
 
L’unica cosa che vedeva era la rabbia.
Rosso acceso, tutto indistinto e confuso, l’aria che sopprimeva, il sudore che le faceva appiccicare i vestiti e la rabbia, profonda rabbia che la invadeva mentre spintonava poveri passanti che capitavano per la sua strada.
Quando distinse Cecily, la ritrovò al bancone del bar con lo stesso ragazzo di prima. Nonostante i racconti che aveva elargito all’intera compagnia, quest’ultimo se ne stava ben distante ed era Cecily a toccargli la gamba e il ginocchio, tutta sporta in  avanti. Rose, nel guardarlo, ebbe nuovamente la stessa sensazione di déjà-vu che l’aveva pervasa prima, ma la rabbia era più forte della curiosità e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era Cecily.
«Tu!»le urlò e questa volta il barista si girò anche se aveva poche tette e non doveva ordinare «Tu, schifosa! Avevi detto che volevi una tregua!»
«Beh, mentivo»
Cecily sorrise come una sfinge, continuando ad accarezzare la gamba del ragazzo biondo. Lui, però, stava guardando Rose, vagamente incuriosito e Rose si chiese che cosa stesse pensando di lei. Doveva apparirgli una pazza isterica. A lui, al barista, all’intero locale.
«L’hai invitato qui, lui e la sua ragazza, l’hai fatto apposta! Hai chiesto alla tua amichetta P.R. di chiamarlo qui per rovinarmi di nuovo la vita!»Rose trovava quasi difficoltà a parlare correttamente, tanto la rabbia l’aveva invasa oltre ogni limite «E poi mi hai spinto su di lui!»
«Andiamo, Rose, non essere così esagerata»Cecily sorrideva ancora e Rose avrebbe voluto prenderla a pugni «Come se non avessi mai visto quello che ha nei pantaloni, puttanella!»
Rose si avvicinò e il mondo sembrava aver preso a girare sempre più forte «Io non sono una puttanella. Io sono ubriaca e tu sei brutta!»
Nella sua testa sembra un insulto ben peggiore, mentre Cecily sembrava completamente indifferente alle sue urla, continuando ad accarezzare la gamba del biondo.
«Merlino, lascia in pace quel ragazzo!»esclamò alla fine, non sapendo più che dire.
Ci fu un attimo di solenne silenzio prima che lo sconosciuto scoppiasse a ridere e Cecily si staccasse dalla sua gamba come se avesse iniziato a scottare, gettandosi addosso a Rose.
Rose sentì che i suoi capelli venivano strattonati verso l’altro e le afferrò il vestito per non cadere, con l’unico risultato di finire entrambe sul pavimento sporco e appiccicoso del locale. Era quasi come in quei patetici filmini che si vedeva Hugo di nascosto, pensò Rose, due ragazze in abito da sera striminzito che se la davano di santa ragione. Avrebbe potuto estrarre la bacchetta, in realtà, ma c’erano troppi babbani in giro e poi, sentire le grida e gli ansiti di Cecily che si dibatteva sotto di lei, cercando di colpirla e di tirarle calci, davano molta più soddisfazione.
«Sei una puttana! Ti odio, ti odio, ti odio!»stava urlando Cecily, sferrandole un bel pugno sulla guancia, abbastanza forte perché Rose sbattesse la testa per terra e le desse un calcio sullo stinco «Me l’hai portato via! Era innamorato di me e tu hai… hai…»
«Io non ho fatto un bel niente!»urlò Rose, passando al contrattacco «E’ solo uno sporco menefreghista che se fotteva altamente sia di te che di me!»
«E’ colpa tua! È solo colpa tua!»quando ricevette un bel colpo sulla spalla Cecily perse completamente il controllo «Devi capire, tu lo devi capire, quanto ho sofferto per colpa tua!»
«Non è colpa mia!»
Delle mani accorsero a separarle. Rose riconobbe gli occhi verdi di Lily e i capelli biondi del ragazzo al bancone mentre la guancia dove Cecily l’aveva colpita iniziava a gonfiarsi e a farle male. Anche Tamara e Sophie erano accorse a sedare il litigio e stava portando via Cecily, forse in bagno a pulirle i graffi che Rose le aveva lasciato sul viso.
Lily rimase ferma davanti a lei, con quello sguardo un po’ di rimprovero e un po’ di compassione che aveva sempre quando la guardava e Rose non riuscì a sopportarlo.
Tutti la guardavano in modo strano. Alcuni di soppiatto o di nascosto, come impaurita dalla figlia dei grandi Hermione Granger e Ronald Weasley, altri eccitati e pronti a fare la sua conoscenza per lo stesso motivo. Altri con compassione, perché nonostante il cognome era solo una ragazzina che non sapeva niente dalla vita, altri con odio perché si era dimostrata diversa da come si aspettavano e altri ancora con delusione, perché non era all’altezza, non lo era mai. Lily la guardava sempre così.
Mi aspetto tanto da te, Rose. E mi deludi sempre.
Rose si ricordò che era la vigilia del suo matrimonio e si odiò per averla rovinata con una stupida rissa da pub. Improvvisamente non era più in grado di sottostare al suo sguardo e si affretto a barcollare verso l’uscita.
 
Quando fu fuori prese una bella boccata d’aria e si tolse i tacchi.
I piedi le facevano male e le bruciavano e voleva solo andarsene a casa e nascondersi sotto il letto, infilando il viso sotto il cuscino perché nessuno vedesse il giocattolo rotto che era.
«Vuoi fare un tiro?»
Il ragazzo biondo che aveva visto qualche minuto prima con Cecily era accanto a lei e le porgeva una sigaretta. Anzi, guardandola meglio Rose la riconobbe come una canna.
Non avrebbe dovuto accettare fumo da uno sconosciuto, forse, ma la serata era già terribile, non sarebbe certo potuta peggiorare.
La accettò senza dire niente e si piegò verso di lui, accendendola con un tocco della bacchetta del ragazzo. Quando si risollevò lui la stava ancora guardando, a dire la verità le stava guardando le tette, ma era comunque meglio che sentirsi ignorata.
«Picchi duro»disse lui, infine, sedendosi sul cofano di una macchina, le mani in tasca e i capelli biondi appiccicati sulla fronte.
«Come mai ci hai messo così tanto a separarci?»chiese, aspirando una boccata profonda e guardandolo di sottecchi. Non si riconosceva, ubriaca e fatta, nel cortile di un locale con uno sconosciuto dall’aria familiare. Non era lei e forse era proprio questo che le dava una sicurezza mia avuta prima «Avevi paura di spezzarti un unghia se ti fossi intromesso?»
«In realtà sono stato anche troppo sollecito a separarvi. Era parecchio eccitante vedervi rotolare sul pavimento»disse e si avvicinò ancora, gli occhi fissi sulla sua bocca.
Rose sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, se lo sentiva nelle vene, e un languore l’aveva pervasa tutta, in attesa. Era stupido, folle e assurdo.
Farsela con uno sconosciuto in un parcheggio, ubriaca, fat… ah, al diavolo.
Lui le era addosso e le sue labbra erano sul suo orecchio, mordicchiandolo appena.
«Mi piaci molto, Rose Weasley»
Rose non si stupì che conoscesse il suo nome, perché improvvisamente anche lei si era ricordato il suo «Sei Scorpius Malfoy»
Scorpius Malfoy rise contro il suo orecchio e la sua mano le afferrò la vita, attirandola accanto a sé sul cofano della macchina.
«Mi piaci molto di più della tua amica»
«Non è una novità, sai? Spero solo che Cecily non abbia fantasticato di sposarsi anche con te, perché altrimenti mi sentirei presa per il culo»
Scorpius rise di nuovo e Rose pensò che, in fondo in fondo, quella serata sarebbe potuta andare molto peggio.

 
 
 
   
 
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