È notte fonda. Nella stanza di Paul il corpo di John giace sulla poltrona in una posizione un po’ scomoda, mentre l’altro è sul letto, ma non riesce a dormire. Fuori impazza un temporale tremendo e il vento minaccia di portare via qualcosa. Non si ricordava l’ultima volta che aveva piovuto così.
-Ehi John.- Questa frase spezzò il silenzio che regnava della stanza da ore.
-Mmh.- Fu la risposta.
-Dai, so che non stai dormendo.- L’altro iniziò a svegliarsi dalla trance in cui era caduto da più di un’ora.
-Ora che mi era passato il mal di testa! Stupido…- Si alzò lentamente e si mise a sedere sul letto di Paul, che nel frattempo aveva acceso la luce.
-Che vuoi?- Chiese bruscamente Lennon.
-Oh, volevo farti notare lo splendido tempo che c’è lì fuori! Dai John. Hai bevuto questa sera, altrimenti non saresti qui.-
-Solo un po’.-
-Un po’? Ti sei scolato quasi quattro bottiglie di birra!-
-Davvero? Non ricordo.-  Un fulmine illuminò la stanza a giorno e saltò la corrente.
-Maledizione!- Gridò il bassista.
-John, dove sei?-
Nessuna risposta.
-JOHN!- Il silenzio nel buio era inquietante per lui.
-John oh Dio dove sei?- Sentiva dei passi silenziosi che si avvicinavano.
-O-ok, ora ti sei divertito abbastanza, rispondi!- Si fece piccolo piccolo nel buio.
-Ti prego…- Sussurò spaventato. Sentì la presenza di qualcuno vicino a lui: stava morendo di terrore.
L’elettricità torno all’improvviso e Paul si ritrovò John davanti.
-Buh!-
-AAHHHHH!- Sussultò dallo spavento e poi si accorse del chitarrista, che stava trattenendo non con poco sforzo le risate.
-James Paul McCartney, sei un fifone!- Scoppiò in una ristata.
-Mphh.- L’altro si girò con aria indispettita.
-Non dirmi che ti sei offeso!- Disse il più grande ridendo e poggiando una mano sulla spalla del più giovane.
-Non mi piace quando mi prendi in giro…- Rispose addolcendo lo sguardo e voltandosi a guardare l’amico.
-Su Paulie.- Gli accarezzò il volto. –Scherzavo, non volevo deriderti.-
-Ok, sei perdonato. Per questa volta!- Si alzò in piedi, afferrò un cuscino e lo buttò in testa all’amico.
-Che gentile che sei!- Rispose prendendo un cuscino e tentando di colpire l’amico, inutilmente. Il cuscino volò dritto vicino al tavolino, da cui cadde qualcosa.
-Oddio scusa, non volevo, davvero!-
-Non preoccuparti, non si è rotto.- Prese il libro da terra accorgendosi che dentro c’era un foglietto che sbucava. O meglio, una fotografia. La prese e rimase stupito nel vedere la foto. Un sorriso che sapeva di vecchi ricordi gli affiorò sul viso. Rimise la foto dentro il libro e lo posò sul tavolo.
-Cos’era?-
-Nulla,  Johnnie.-
-Johnnie?-
-Si, non posso chiamarti così? Tu mi chiami Paulie!-
-Mi sembra giusto. Però ora fammi vedere la foto.-
-No.-
-Eddai.-
-Ok. Che palle che sei a volte.- Prese di nuovo il libro, trovò la foto e la lasciò cadere tra le mani dell’amico.
-Siamo noi due, eravamo giovani qui…doveva essere il 1958, o giù di li.-
-Si, vedi la data dietro.- Lesse scandendo bene le parole:
-6 Luglio 1958… Paul, questa foto è stata scattata un anno dopo che ci eravamo conosciuti!-
-Lo so.- Disse tranquillamente.
-Eravamo molto amici già allora.-
-Lo so!- disse sorridendo all’altro. John si avvicinò a lui e lo abbracciò-
-Ti voglio bene Paulie.- Disse sorridendo.
-Anche io Johnnie.-
-Solo una cosa…-
-Si?-
-Smettila di chiamarmi Johnnie! È così fastidioso…-
-Ok, Johnnie!-
-Non fai ridere.-
-E tu sei dolce questa sera!-
-Cosa c’entra?-
-Niente, Johnnie! Niente.-
L’unica cosa che poté fare Lennon fu sorridere.