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Autore: samhain    09/07/2013    3 recensioni
E se avessi sbagliato? Probabilmente, non avrei dovuto sposarmi. Sto ricevendo solo sofferenza da questa unione.”
[...]
Maka si avviò verso casa. Il buio serale aveva già adombrato la città ed i lampioni cominciarono ad accendersi, esibendo le loro vivaci luci color arancioni-gialle. [...]
-Eccomi, sono tornata. Soul ci sei?- esordì, dopo aver aperto la porta.
Sarà ancora a lavoro? Che strano, eppure mi aveva detto che sarebbe tornato verso le...”
si bloccò per un istante, poiché la scena che le si materializzò davanti agli occhi fu di una dolcezza unica
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Entrerà in scena un nuovo personaggio! Buona lettura.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Soul Eater Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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::Happiness::

 

Erano circa le 23.45 di notte. Fuori il paesaggio era totalmente inghiottito dall'oscurità, ed il silenzio era padrone delle strade di Death City.

Il cielo era di un blu scuro ed era puntellato da piccole, ma numerose, stelle. La luna risplendeva chiara e superba, e la sua pallida luce si proiettava all'interno delle case dei cittadini, irradiando dalle finestre, in quel periodo lasciate aperte a causa del caldo afoso.

D'un tratto, un pianto forte ruppe la taciturnità che governava l'abitazione di Maka Albarn e di Soul Eater Evans. I due spalancarono gli occhi di colpo, trasaliti. Eppure, oramai dovevano esserci abituati...

La ragazza dagli occhi verdi si rigirò nel letto verso il lato opposto, dove giaceva l'albino.

-Hey, deve aver fatto un altro incubo...vai tu?- gli chiese, con la voce impastata dal sonno.

Soul allora si voltò verso di lei, e le schioccò un leggero bacio sulla fronte.

-Ti prego, vai tu...io sono molto stanco...- mormorò, accarezzandole il viso niveo.

Ecco, Maka avrebbe dovuto passare un'altra notte in bianco, come era usuale.

La mattina arrivò in fretta, e la donna dovette alzarsi presto per preparare la colazione a suo marito.

“Suo marito”...le faceva ancora strano udire quelle due parole. Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe sposata. A causa dei comportamenti adulteri di suo padre nei confronti della moglie, la giovane Albarn aveva completamente perso la fiducia verso tutti gli individui di sesso maschile, ed era continuamente persuasa dall'idea che fossero tutti uguali; ma quelli erano i pensieri di una ragazzina piccola ed insicura, e di fatti crescendo cambiò opinione. Ora era maritata. Con Soul per giunta! Aveva giurato devozione eterna al ragazzo che la derideva in continuazione, a colui con cui bisticciava puntualmente, ma anche alla persona che in fondo le aveva sempre fatto battere il cuore. Dopo un anno dalla loro promessa, nacque il frutto del loro immenso amore, un piccolo miracolo chiamato Jun. Maka ricordava tutto quanto di quel giorno meraviglioso: rimembrava la paura, l'ansia, il dolore, ma anche la gioia e la felicità che provò stringendo fra le braccia la sua innocente creatura. Nonostante il supplizio del parto, il pianto del suo bambino fu una soave musica per le sue orecchie, una vera e propria soddisfazione, come lo era stata vedere il proprio consorte svenuto a terra e completamente pallido in volto. A quel pensiero la giovane donna sorrise malinconicamente. Era molto tempo ormai che Soul non passava delle ore felici con loro. Il lavoro gli occupava davvero tutti gli spazi dell'agenda, e tornava puntualmente a casa distrutto. La giovane donna non tollerava più quella situazione. Ogni volta che Jun piangeva la notte, era sempre lei quella che accorreva per placarlo. Avrebbe voluto tanto che l'albino passasse più tempo con il figlio.
Avrebbe voluto davvero che Soul diventasse un buon padre. Un padre che a lei non fu mai concesso. Voleva dare al bambino dei genitori onesti, che si sarebbero sempre presi cura di lui.

Mentre pensava a tutto ciò, prese dalla credenza delle padelle d'acciaio per preparare da mangiare. Queste erano lucide e pulite, e Maka cominciò a specchiarcisi dentro. In quel riflesso non vedeva più una bambina con il viso tondo e infantile, ma una donna: una donna piena di responsabilità e con tantissimo malumore addosso. La pressione delle lacrime si stava facendo più forte.

Accese il gas e d'un tratto sentì delle braccia cingerle la vita da dietro. Sobbalzò, non aspettandosi quel contatto così improvviso. Si voltò e vide Soul.

-Soul, mi hai fatta spaventare!- esclamò, portandosi una mano all'altezza del cuore.

-Non volevo, perdonami.- si scusò il marito, cominciando a giocherellare con le ciocche dei suoi capelli.

-Molla la presa, devo cucinare.- si dimenò la donna. Nel tono di voce, si poteva avvertire distintamente la freddezza.

Conoscendola bene, Soul si accorse che qualcosa non andava. L'uomo allora si staccò da lei e si portò una mano sulla testa.

-Hey, che ti succede? Ti vedo un po' crucciata.- le disse.

-Non succede assolutamente niente.- rispose, utilizzando sempre la stessa modulazione vocale.

Evans cominciò a fissare l'orologio attaccato alla parete: segnava le 6.30.

-Maka, io devo andare ora.- disse l'uomo.

-Come sarebbe a dire che devi andare? Ancora? La colazione?- si girò di scatto la giovane moglie.

-Mi dispiace, un impegno imminente.- le spiegò.

L'albino la salutò con un bacio a stampo, poi uscì dalla porta dell'abitazione. Ormai era diventata quasi un'abitudine per lui andarsene di casa a quell'ora, e non riunirsi con la famiglia per mangiare.

Maka si sedette sul divano color grigio, e sospirò.

Non gli importa proprio nulla di come mi sento. Anzi, di come ci sentiamo!”

Nel frattempo il piccolo Jun si era svegliato, e andò in contro a sua madre.

-Mamma, mamma!- esclamò, saltandole addosso.

-Buongiorno, tesoro. Se ne sono andati i mostriciattoli degli incubi?- chiese lui la donna, con un tono di voce pacato e tenero.

-Si, si!- rispose.

Maka gli accarezzò la testolina bianca, ereditata da Soul. Da lei invece aveva ripreso gli occhioni verdi.

-Papà?- domandò il bimbo.

La madre lo guardò un po' rattristata.

-È andato a lavoro.- gli disse semplicemente.

-Perché non sta con noi?-

Maka strinse i denti.

-Perché tuo padre è uno stupido.-

L'espressione di Jun cambiò, diventando più confusa.
La donna, dopo aver metabolizzato le parole da lei appena pronunciate, si portò una mano davanti alla bocca. Non poteva far sentire al piccolo quelle cose.

-La mamma scherzava, Jun! Tranquillo!- si sforzò di sorridere.

Il bambino tornò sereno.

**

Le sfiancanti ore di lavoro di Soul erano giunte finalmente al loro termine. Erano circa le 18.00 di pomeriggio, e l'uomo si sentiva davvero mancare di tutte le energie. Il suo volto era il ritratto della stanchezza e la sua fronte presentava delle piccole goccioline di sudore.
Sarebbe tornato a casa, fortunatamente. L'unica cosa che voleva in quel momento era abbracciare suo figlio, e sentire le sue piccole mani tastargli la faccia.
Percorse gli ultimi tratti di strada che lo dividevano dalla propria abitazione, entrò nell'edificio, salì le scale, e si ritrovò dinnanzi alla porta. Prese il mazzo di chiavi di riserva dalla tasca dei suoi jeans, e le inserì nella serratura.

-Sono a casa...- disse con un fil di voce, troppo esausto anche per parlare.

-Ciao, papà!- esclamò Jun, terribilmente contento di rivedere il proprio genitore.

L'uomo si girò per un attimo intorno.

-Jun, dov'è la mamma?- chiese al figlio.

-È andata a fare la spesa! Stasera prepara lo spezzatino!- rispose il bambino, incurvando la bocca in un radioso sorriso.

Il giovane papà lo prese in braccio e si sedette sul divano, lasciando andare il proprio corpo alla morbidezza della stoffa.

Jun cominciò a giocherellare con i capelli del padre, e a tirargli le guance.

-Papà?-

-Dimmi, campione-

- La mamma oggi ha detto che sei uno stupido.-

**

Maka si trovava dentro un negozio, per acquistare tutto ciò che era necessario per preparare la cena.

Mia madre mi aveva sempre messa in guardia, e forse non aveva tutti i torti.” pensò la donna.

In effetti, la sua genitrice le aveva sempre spiegato che per essere realmente felici, bisognava evitare a tutti i costi di incontrare un uomo e di sposarsi. Glielo disse per sua pura esperienza, e non per cattiveria o altro. La giovane stava seriamente cominciando a prendere in considerazione tutto ciò che lei le ribadì molte volte.

E se avessi sbagliato? Probabilmente, non avrei dovuto sposarmi. Sto ricevendo solo sofferenza da questa unione.” disse fra sé e sé.

Finito di fare la spesa, Maka si avviò verso casa. Il buio serale aveva già adombrato la città ed i lampioni cominciarono ad accendersi, esibendo le loro vivaci luci color arancioni-gialle.

-Eccomi, sono tornata. Soul ci sei?- esordì, dopo aver aperto la porta.

Ma non ci fu nessuna risposta.

Sarà ancora a lavoro? Che strano, eppure mi aveva detto che sarebbe tornato verso le...” si bloccò per un istante, poiché la scena che le si parò davanti agli occhi fu di una dolcezza unica: c'erano Soul e Jun, ambedue sdraiati sul divano del salotto, con le palpebre chiuse; la testa del piccolo era poggiata sul petto del padre, mentre il braccio di quest'ultimo avvolgeva la vita del bambino. Nel guardarli Maka non poté non farsi scappare una tenera risatina. In quel momento si accorse di quanto i due si somigliassero.

-Padre e figlio...- mormorò la donna a bassissima voce.

Una lacrima le solcò il viso: quella mattina lei diede dello stupido al marito, quando la vera imbecille era lei. Come aveva potuto pensare, anche solo per un momento, quelle cose terribili, al negozio? Si sentiva davvero con l'anima sporca. Suo figlio e suo marito erano le persone più importanti, e lei stava seriamente riflettendo sul fatto che fosse stato tutto uno sbaglio. Soul dopotutto lavorava così tanto solamente per far star bene la famiglia, non era mica per fini di lucro personali! Il marito teneva al figlio più di ogni altra persona presente nell'universo. Maka ricordava l'immensa gioia e la commozione dell'uomo il giorno in cui il piccolo venne al mondo. Tremava mentre lo stava tenendo in braccio per la prima volta.

La Albarn, oramai signora Evans, cominciò a singhiozzare.

Dicono che io sia tanto intelligente, quando invece mi sento una vera idiota!”

Soul, avvertendo quel leggero rumore, aprì lentamente le palpebre, lasciando scoperti gli occhi cremisi.

Volse il suo sguardo verso la moglie e alzò il busto, facendo attenzione a Jun.

-Perché piangi?- le chiese, con voce assonnata.

La donna gli gettò le braccia al collo.

-Scusami, Soul. Perdonami, anche se non puoi sapere il perché...- lo strinse a sé.

Soul non capiva, ma ricambiò l'abbraccio.

-Dai, ora smettila di piangere! Sei di gran lunga più bella quando sorridi.- le disse, asciugandole le lacrime e dandole un bacio.

-Mi chiedi scusa perché stamattina hai detto che sono stupido?- ghignò il giovane marito.

-Eh?-

-Jun me lo ha detto, non eri tu quella che diceva di non insultarsi davanti al piccolo?- continuò a ridacchiare.

Maka arrossì leggermente, e per la prima volta non seppe come controbattere.

-Ah, e va bene! Credo di essere io la stupida!- ammise alla fine.
L'albino uscì vittorioso da un battibecco con la moglie; una cosa più unica che rara, dato che la bionda sapeva rigirare sempre le frittate. A causa della situazione così strana, i due coniugi si misero a ridere: erano risate di gusto, ma soprattutto vere. Era da molto tempo che non scherzavano in quel modo.
Intanto Jun si svegliò. Il bimbo si stropicciò gli occhi color smeraldo, ancora stanchi, e come prima cosa vide i genitori con delle espressioni divertite in volto.

Al piccolo si allargò automaticamente la bocca in un sorriso: era così bello vederli insieme e felici.


::Angolo Autrice::

Ciao a tutti, spero che questa fic sia stata di vostro gradimento. Uff, la mia seconda storia su questo fandom...Ho immaginato la famigliola di Soul ed ho buttato giù questa...cosa XD Che dire, fatemi sapere cosa ne pensate! Come sempre, commenti e critiche sono ben accetti! ^_^ Alla prossima!

  
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