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Autore: SkyFullOfStars_    10/07/2013    0 recensioni
Kurt è un'apprendista stilista in un delizioso appartamento a New York.
Ma il destino ha deciso di giocherellare un po' con lui, facendolo capitolare in un evento, che gli farà incontrare un certo Blaine.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16. Bad/Good Day




 
 
 
 
Già un mese e mezzo dall’incidente.

E un giorno dall’operazione di Blaine.
Kurt stava guidando per andare al lavoro con la radio accesa ed intanto ripensava intensamente al giorno dell’incidente. Il tempo inoltre non era molto piacevole, visto che il cielo era di un grigio spaventoso ed incominciava a scendere qualche gocciolina di pioggia.
Aveva preso l’auto di suo padre per andare a lavoro, come faceva tutte le mattine.
Insomma, guidare lo preoccupava parecchio da quando aveva mandato un ragazzo in coma, ma doveva farlo comunque per raggiungere il posto di lavoro e, quindi, era stato costretto a mettere da parte al paura di guidare ed andare avanti ogni mattina.
In realtà era preoccupatissimo a come avrebbe reagito il suo capo dopo aver saputo che ieri aveva lasciato il lavoro di punto in bianco e si era diretto all’ospedale, senza avvertirlo. E’ vero che aveva avvisato un suo collega…Ma come l’avrebbe presa il Sig. Cortes? Si, è cosi che si chiama.
Kurt diede un’occhiata all’orologio da polso che aveva e fece un sospiro: era presto ancora.
Così continuò per la sua strada e decise di riprendere a pensare ai fatti suoi e non allo stressante lavoro che doveva affrontare tra non più di quaranta minuti decidendo di mettere la musica. La sua musica.
Ne aveva proprio bisogno quella mattina: si era svegliato (come si dice) con la luna storta; sentiva che qualcosa non andava ed aveva una brutta sensazione allo stomaco.

“Sarà stato il cappuccino di stamattina. Forse il latte era scaduto. Oddio, no.”- suppose allarmato.
Ma forse non era neanche una questione di cibo…Forse qualcosa stava per succedere…o forse era solo un’impressione. Infatti Kurt non era un tipo sensitivo e quindi a queste cose non credeva molto, ma una sensazione è una sensazione.
Ma ecco lì che tra i suoi tanti pensieri la mente del ragazzo decise di esaminare meglio quello che aveva fatto tempo fa in cui c’era sua madre. Ancora non aveva ben capito che legame ci fosse tra “sei mesi” e “felicità”…Strano. Troppo strano.
Ci aveva passato notti intere a pensarci e a rimuginarci sopra in continuazione, ma proprio non ne intendeva il significato. Comunque, la curiosità si sarebbe dissolta dopo quattro mesi e mezzo.
Attendere era l’unica soluzione certa per scoprire di cosa si trattasse.
I suoi ragionamenti, i suoi soliti dubbi ed i suoi mille pensieri furono interrotti a un grande tonfo che sentì provenire dalla sua auto, facendola sobbalzare dal lato del guidatore.
Per poco non sbandò, ma riuscì comunque a tenere l’auto sottocontrollo, anche grazie alla velocità non eccessiva a cui guidava.
Kurt inarcò un sopracciglio, chiedendosi  cosa diavolo fosse successo. Era ancora un po’ lontano dal lavoro, ma stava imboccando una strada piuttosto trafficata quando decise di togliersi il dubbio di quel tonfo accostando in una rientranza della strada alla sua destra.
Così scese dall’auto e chiuse lo sportello che fece un gran rumore.
Diede una leggera occhiata al veicolo girandogli intorno con aria sospetta. Poi concluse il giro ritornando al posto del guidatore e lì si accorse del guaio.
“Oddio no, ti prego, no.”- pensò quasi pregando che i suoi occhi stessero immaginando tutto.
Il ragazzo aveva le mani tra i capelli e il suo sguardo continuava a fissare la parte bassa di quel lato della macchina.
Ruota bucata. Un classico.
-Non ci posso credere! Me lo sentivo! Immaginavo che succedesse qualcosa del genere oggi!- gridò quasi isterico per la rabbia.
Si abbassò verso la ruota per esaminare le condizioni in cui era quella maledetta gomma e dopo pochi secondi scosse la testa poggiandosi una mano sul viso per disperazione.

-Ora tu mi spieghi come ci arrivo io a lavoro senza ruota di scorta- ed incrociò le braccia a mò di sfida aspettando una risposta.
Ovviamente una risposta non ci fu, dato che stava parlando con una gomma di una ruota.
-Perché ora parlo anche con le gomme?!- si chiese rendendosi conto a chi si era appena riferito.

Sbuffò pesantemente e poi decise di agire: guardare nel bagagliaio e vedere se c’è una ruota di scorta.
Così andò nel retro dell’auto ed aprì lo sportello: niente ruota.
“Com’è possibile? Anche nei film hanno una ruota di scorta sempre dietro all’auto… perché non nella realtà?!”- pensò Kurt furioso.
-Perché ho un padre meccanico a cui è venuta la geniale idea di non mettere una ruota di scorta nel bagagliaio?!- esclamò ormai isterico alzando le braccia al cielo.
E richiuse violentemente lo sportello.
Perché proprio quella mattina? Allora era un sensitivo. C’era qualcosa dentro di lui infatti che gli diceva che quel giorno sarebbe stato un pessimo giorno, uno di quelli in cui ti succede di tutto.
Intanto, come se non bastasse, cominciò a piovere.
Il biondino fissò per un attimo il terreno sotto di lui accorgendosi delle piccole gocce che si poggiavano sempre di più sulle sue scarpe.
“Perché proprio ora?!”- si gridò mentalmente.
Così corse fino al suo sportello e, prendendo la maniglia, fece il gesto di aprire.
Ma lo sportello faceva resistenza.
Allora lui si sfilò il giacchetto che aveva addosso e lo mise sopra alla sua testa, come copertura per la pioggia.
Riprovò ripetutamente ad aprire la portiera.
Oh, andiamo, avanti apriti!- pregò il ragazzo tirando con più forza. –Ma che c’è che non va?- si chiese infine.
Improvvisamente la sua espressione cambiò di male in peggio e si ricordò di quello che succedeva all’auto di suo padre se la si chiudeva come aveva fatto lui.
-Oddio no…la chiusura automatica no!- piagnucolò coprendosi il viso con entrambe le mani.
-Ma vogliamo scherzare?!- esclamò incredulo della sua dimenticanza, continuando a provare ad aprire invano la portiera del guidatore.
Si affacciò al finestrino aiutandosi con le mani ai lati del suo viso per vedere meglio: eccole lì, infilate nel buco della serratura, le chiavi.
Così per la rabbia gli venne istintivo mollare un calcio allo sportello, procurandosi così un forte dolore alla caviglia.
-Ma porc… Dio che male!- esclamò reggendosi il piede con le mani per il dolore e cercando di strare in equilibrio sull’altra gamba.
Intanto intorno a lui pioveva sempre più forte ed ormai il suo giacchetto che gli stava facendo da “ombrello” era completamente sudicio.

Ma non finì lì.

Non appena si girò per appoggiarsi con la schiena sull’auto, una macchina gli scattò vicino a grande velocità e, passando per una grossa pozzanghera, lo bagnò da capo a piedi.
Dopo una specie di urlo che fece, rimase immobile, permettendo alle goccioline d’acqua di penetrare fino dentro i suoi pantaloni e nella maglietta.
Era ad occhi chiusi e con la bocca semiaperta e, se qualcuno sarebbe passato di lì a piedi, l’avrebbe scambiato per un poveraccio con tutta quella poltiglia di terra, acqua e piccolissimi sassolini che si ritrovava impregnata sui suoi vestiti.
-Oh mio Dio. Questo è troppo. Chi è che ce l’ha con me?!- esclamò verso il cielo, come se si riferisse a qualcuno in particolare.
-Ok, calma Kurt, ora chiami tuo padre e lui penserà alla macchina; tu intanto andrai a casa non so come e ti sistemerai e…addio lavoro di nuovo.- e a questo pensiero rabbrividì nel solo pensare al suo capo ed al richiamo che gli avrebbe fatto il Signor Cortes.
Così, per quanto importante fosse, decise di non pensarci almeno per ora.
Ora, il problema era trovare il telefono.
E qui il ragazzo diventò pallido.
-Non mi dire che l’ho lasciato lì dentro…- sperò osservando l’automobile tempestata dalla pioggia.
-Beh, almeno una cosa positiva c’è: con questa pioggia che c’è mi ripulirò un po’ dalla schifezza appiccicaticcia che sento colare addosso.- disse, cercando di scovare qualche lato positivo in quello che gli era successo quella mattina.
 In effetti non era facile: l’auto con le chiavi dentro, con una ruota bucata, senza una di scorta e lui mezzo infangato. Altro? Chi lo sapeva.
Il ragazzo, dopo aver fatto questo ragionamento cominciò a cercare il telefono, pregando che non fosse anche questo in macchina come le chiavi.
Cominciò a rovistare nelle varie tasche che aveva nei pantaloni e nel giacchetto.
“E se fosse nei pantaloni e si fosse bagnato?!”- si chiese impaurito il biondo.
Ma la sua paura passò quando tastò un oggetto squadrato in una delle tasche interne del giacchetto, miracolosamente non bagnate.
-Oh, grazie al cielo!- sospirò puntandoci gli occhi.
Beh, non era dei migliori, ma almeno gli aveva concesso di trovare il suo amato cellulare.
Così, coprendosi ancora con il giacchetto zuppo fuori, ma asciutto dentro, pigiò su rubrica e cercò il numero di suo padre facendo scorrere il dito tra gli altri recapiti.
“Eccolo”- pensò sollevato.
Si portò quell’aggeggio all’orecchio ed aspettò per vari secondi una risposta.
-Pronto, Kurt, che succede?- si sentì domandare da una voce dolce (ed anche piuttosto preoccupata) che poteva riconoscere in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento.
-Oh, papà, meno male che hai risposto! Non sai che disastro!- gli rispose lui con aria sollevata.
-E’ successo qualcosa a Blaine? Hai fatto un altro incidente? Stai be…-
-Papà stà tranquillo, rilassati: non ho fatto altri incidenti e Blaine sta bene.- affermò prima che Burt concludesse le sue domande da padre preoccupato.
-Oh, meno male. Allora qual è il problema?- chiese più sollevato dalle affermazioni del figlio.
-Ehm- esitò per un istante- vedi,…- e sbuffò.
-So che vorresti farmi a fettine, ma ho una ruota bucata, nessuna di scorta, le chiavi chiuse in macchina, io fuori sotto la pioggia, tutto fradicio grazie ad un cretino di un passante che mi ha fatto l’onore di bagnarmi con una pozzanghera e sto letteralmente sclerando.- disse tutto d’un fiato Kurt.
E detto questo non sentì più nessun suono dall’altro capo del telefono.
Così temette che fosse caduta la linea, come gli era successo ieri e chiamò ripetutamente Burt, per capire che era ancora in linea o no.
Una forte risata lo fece saltare e gli fece poggiare una mano sul cuore, che batteva forte per l’improvviso rumore.
-Ok, non è divertente.- affermò con aria seria a suo padre che intanto stava morendo dalle risate.
-Oh, ahahah, si scusami figliolo, ahahahah, ma devi capire che sotto la pioggia, tutto bagnato, con aria isterica non ti ci vedo proprio ahahah!- spiegò tra una risata e l’altra Burt.
-Si, grazie, ma non è ancora divertente papà.- rispose il figlio scuotendo il capo per l’umorismo di suo padre.
-Ora,- continuò- mi dai una mano con l’auto o preferisci stare lì a ridertela di gusto?- chiese ironicamente.
-Ehm si, credo che starò qui a morire dalle risate…-
-Papà!- lo richiamò Kurt sgridandolo.-Scherzavo! Ora arrivo con un carro attrezzi e la faccio portare via, visto che un genio ha avuto la brillante idea di lasciare le chiavi al suo interno!- disse con sarcasmo Burt.
-Ah, ah, ah molto divertente, papà.- gli rispose scuotendo ancora la testa.
-Ma io come faccio a ritornare a casa? Devo andarci a piedi? E’ lontano!- spiegò Kurt allarmato.
-Chiama un taxi!- consigliò Burt.
-…giusto, non ci avevo pensato….Ok, allora chiamo un taxi e vado a casa, tanto ormai è tardi per il lavoro.- dedusse dando un’occhiata fugace all’orologio mezzo bagnato.
-Ok, ma mi raccomando…fa che il tassista non faccia come te se gli si bucasse una ruota.- scherzò l’uomo ridacchiando ancora.
-Si, grazie dell’ottimo consiglio papà!- gli rispose stando al gioco ed infine lo salutò.
Finita la telefonata, cominciò a guardarsi intorno per vedere se adocchiava un taxi con cui andare a casa.
Niente.
“Un classico: quando non li cerchi dove ti giri ce n’è uno; quando li cerchi neanche uno in circolazione”- si disse sconfortato tra sé e sé.
“Pazienza”- e riprese il suo cellulare per digitare il numero di un taxi.
Dopo parecchi squilli una vocina rispose.
“Si, salve. Senta vorrei prenotare un taxi per favore.- chiese gentilmente, attendendo la risposta della vocina.
Improvvisamente inarcò un sopracciglio e spalancò gli occhi esclamando:
-Come?! Mi prende in giro? E come ci torno a casa se è sciopero!-
Sbuffò.
-Si, va bene, grazie, arrivederci.- ed attaccò in preda alla furia.
-Come ci torno a casa adesso?! Qualcuno che mi da una mano no, eh!- gridò isterico sbuffando e guardando il cielo, come se desiderasse un aiuto esattamente da lì.
 
-Io posso darti un passaggio se vuoi, le mani mi servono.- si sentì rispondere.
Kurt si spaventò: non era possibile che dal cielo gli fosse data una risposta e quindi alzò le sopracciglia per la sorpresa.
-Ehilà, terra chiama ragazzo infangato nel bel mezzo di una strada.- si sentì chiamare di nuovo, ma questa volta fece più attenzione e si rese conto che quella voce non proveniva dal cielo, bensì di fronte a lui.
-Come scusa?- chiese ad una macchina ferma accanto a lui con un ragazzo moro al suo interno che lo fissava con un sorriso a trentadue denti.
-Ho detto, che ti posso dare un passaggio se vuoi.- ripeté il moro aspettando una sua risposta.
Kurt non riusciva a capire chi fosse, da dove fosse spuntato e cosa voleva. Come poteva accettare un passaggio da un ragazzo che lo guardava come si guarda una torta di mele appena sfornata?!
-Ehm, scusami ma io non so neanche chi sei e da dove vieni…grazie ma no.- tagliò corto il biondo voltandosi verso la sua auto.
-Oh ma dai, non sono mica uno di quelli che rimorchia chiunque capiti! Lo faccio solo in periferia – e lo vide ridacchiare. A questo Kurt si girò verso di lui di scatto con aria furiosa.
-Ma come…Senti eh, ora è meglio che te ne vai altrimenti chiamo qualcuno e…-
-Chiami qualcuno? Con il telefono sotto la pioggia che stai tenendo da pochi minuti?- lo interruppe facendogli notare che era completamente fradicio.
Il biondino lo guardò e piagnucolò per il guaio appena fatto.
Udì ridacchiare il moretto e così alzò lo sguardo e lo guardò con aria malefica.
-Non darmi fastidio, per piacere vattene. Mi arrangerò.- cercò di concludere per mandarlo via.
Il ragazzo scosse la testa, vedendo Kurt che cercava di trovare una strada che lo riportasse a casa.
Era buffo veder correre Kurt avanti e indietro per cercare di trovare una soluzione. Infatti un ridacchiare si sentiva ogni volta che il biondino passava davanti la sua auto, fino a che Kurt non si arrese e sbuffò ancora.
-Avanti novellino, sali in macchina. Giuro che non mi approfitterò di te. Voglio solo essere gentile, tutto qui.- disse con aria piuttosto seria il ragazzo alla guida.
Kurt l’osservò ancora con le braccia incrociate, come per sfidarlo fino a che non parlò:
-E va bene, ma giuro che se fai qualcosa che non mi va bene mi fiondo giù dall’auto!-
-Agli ordini capo!- ridacchiò il moretto portandosi una mano sulla fronte, simulando un soldato.
Kurt lo fissò per qualche istante quando, alla fine, decise di salire.
Montò sul sedile e richiuse la portiera.

-Alex.- udì.

-Come?- chiese ancora un po’ irritato dal suo comportamento.
-Alex. Sai, la gente ha dei nomi ed io ti sto riferendo il mio.- scherzò guardandolo.
Occhi chiari, capelli scuri corti ma lisci e sistemati con una cresta morbida, abbastanza muscoloso con un sorriso enorme. Ecco chi aveva davanti a sé.
-Per il mio dovrai aspettare ancora un po’, ma è molto probabile che non lo saprai mai.- gli riferì mostrando un sorrisetto soddisfatto.
-Forse, ma chissà…La gente cambia idea in continuazione.- e lo guardò sorridendo.
Kurt non lo guardò e sbuffò indicandogli di partire immediatamente.




AnGoLo DeLl'AuTrIcE--------------------------------------------------------------------


Have populum Romanum (non so neanche se sia giusto :P) :D Questa volta sono stata veloce a pubblicare, visto? Credo di voler fare un capitolo a settimana! Farò del mio meglio, ma non biasimatemi se non riesco ad essere molto puntuale *fa gli occhioni*.

Comunque, apparte questi dettagli tecnici, fatemi sapere se l'entrata in scena di questo "Alex" vi gusta :)


See u guyssss <3                                                                     -SkyFullOfStars_

  
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