Tutto
bene
Alla
fine si era lasciato convincere. Teppei e Koganei sapevano essere così
sfacciatamente noiosi quando si impegnavano. Avevano tirato fuori dal
nulla la
proposta di festeggiare più in grande del solito la vittoria ottenuta e
avevano
affittato in quattro e quattr’otto un’intera saletta di un locale di
barbecue.
Chissà poi con quali soldi avrebbero pagato.
Hyuga guardò ancora una volta l’orologio: erano tutti in ritardo. Ma
quanto ci
mettevano a farsi una doccia e a raggiungerlo? Ancora cinque minuti e
sarebbe
andato via. La gente continuava a passeggiare sulla strada,
lanciandogli
occhiate fugaci ed oltrepassandolo. Dovevano pensare che stesse
aspettando una
ragazza che non sarebbe mai arrivata e, da un certo punto di vista, era
davvero
così.
“Me ne
vado.” si disse, stizzito da quel pensiero, ma Kuroko comparve dal
nulla facendolo
sobbalzare sul posto.
“Ciao.”
lo salutò senza espressione, come al solito. Dietro di lui, Kagami gli
fece un
cenno con la mano.
“Dove
sono gli altri?”
“Ci
siamo solo noi.” sibilò Hyuga in risposta, cercando di non alterarsi
ulteriormente. Gli facevano male le gambe, stava morendo di fame e si
sentiva
uno stupido per essere arrivato con mezz’ora di anticipo rispetto agli
altri.
Fortunatamente, tutti gli altri ragazzi presero ad apparire intorno a
loro nel
giro di un battito di ciglia e il ragazzo si rilassò leggermente.
Almeno non
avrebbe dovuto sforzarsi di fare conversazione con qualcuno, come
Kuroko, che
non parlava mai. Teppei gli diede una pacca sulla spalla per far notare
la sua
presenza.
“Bene,
ci siamo tutti! Vogliamo entrare?”
“In
realtà manca il coach.” mormorò Hyuga annoiato, ma nessuno gli prestò
attenzione.
“Entriamo!”
esclamò Koganei “Così cominciamo ad ordinare!”
“Koga,
sei troppo eccitato!” commentò Izuki con una risata, spingendolo dentro
il
locale. Tutti lo seguirono.
Nessuno
l’aveva sentito. Pazienza. Chissà dove si era cacciato il coach. Con un
sospiro, anche Hyuga entrò.
La
saletta che avevano prenotato non era molto grande, ma la squadra ci
stava
tutta comodamente. Le borse furono
accatastate in un angolo e i ragazzi si sedettero al lungo tavolo
ottenuto
unendo altri più piccoli, cominciando a sfogliare i menu. Non passò un
minuto
che Kagami già recitava ad alta voce tutte le tipologie di carne che
voleva ordinare
per arrostire. Kagami gli faceva davvero passare la fame. Sconfortato,
Hyuga
aprì il menu.
“Per me
maiale.” annunciò, e Koganei, comparso da un punto imprecisato dietro
la sua
spalla, gli commentò all’orecchio, stordendolo: “Ottima scelta, anche
per me!”
“Koganei…”
sibilò, cercando di non infuriarsi, ma la voce di Kuroko, inattesa,
catturò la
sua attenzione.
“Ma
dov’è il coach?”
Forse
perché era stato proprio Kuroko a fare quella domanda, tutta la
tavolata tacque
di colpo e lo guardò con occhi sgranati.
“È
vero!” esclamarono in coro Teppei e Koganei “Dov’è il coach?”
“È
quello che ho detto io prima.” disse Hyuga, ma con voce talmente bassa
che
nessuno lo sentì.
“Forse
si è persa… E se provassimo a chiamarla?” Mitobe annuì in silenzio alla
proposta di Izuki. “Teppei, la chiami tu?”
“Hyuga,
chiamala tu.” si liberò immediatamente Teppei. Il ragazzo s’incupì.
“Perché
io?” protestò già alzandosi in piedi per uscire dal locale ed andare a
telefonare, ma la porta scorrevole della saletta si spalancò ed il
coach
comparve, raggiante, davanti a loro, paralizzandolo.
“Scusate
il ritardo! Non riuscivo a trovare la via giusta!”
Indossava
un vestito corto e scollato, a fiori, accompagnato da un paio di scarpe
con un
piccolo tacco e una borsetta minuscola tra le mani. Hyuga spalancò la
bocca per
un secondo, poi la richiuse immediatamente, accorgendosi del fatto che
tutti
l’avevano imitato, pur senza volerlo. Conoscendo suo padre, si
sorprendeva già
del fatto che le avesse permesso di uscire vestita in quel modo.
“Allora,
cosa avete ordinato?” Riko si tolse le scarpe, lanciò la borsetta sulla
pila di
quelle dei ragazzi con noncuranza e prese posto accanto a Hyuga a gambe
incrociate, senza dar segno di essersi accorta di tutto il
fermento che aveva causato. Il ragazzo trattenne a stento una risata:
era
incredibile che riuscisse a rendersi carina soltanto quando non si
metteva
d’impegno. “Perché ridi, Hyuga-kun? Allora, cosa avete ordinato?”
“Niente,
niente.” si schernì Hyuga con un cenno della mano. Riko distolse
immediatamente
l’attenzione da lui. Il chiacchiericcio si riaccese velocemente, e
continuò
anche mentre cucinavano la carne per la seconda volta. Qualcuno aveva
già
alzato il gomito, approfittando del sakè che avevano ordinato
sfruttando la
loro altezza sopra la media e fingendosi maggiorenni, e rideva più
rumorosamente degli altri; Riko era tra quelli, ma Hyuga non voleva
credere che
fosse brilla finché non l’avesse provato con le sue mani.
“È
stata
proprio una bella partita!” esclamò la ragazza battendo le bacchette
più volte
nel piatto e riuscendo finalmente ad afferrare un pezzo di carne. “Per
premiarvi, domani faremo una sessione extra di addominali!”
“Ma
domani è domenica!” si lamentò Koganei con una smorfia. Riko rise
spingendo la
testa all’indietro ed afferrò il bicchiere con il sakè.
“E
allora? Non è mai tardi per allenarsi!”
“Sadica
come sempre.” mormorò Teppei rivolto a Hyuga, cercando di non farsi
sentire da
lei, ma la ragazza gli lanciò un sorriso assassino.
“Ti ho
sentito!” urlò, e vuotò il bicchiere pieno a metà tutto d’un fiato,
scoppiando
di nuovo a ridere. Ok, era davvero ubriaca. Hyuga si riscoprì a disagio
nel
vederla in quelle condizioni. Senza pensarci, vuotò anche lui un altro
bicchiere di sakè, ma, pentitosi immediatamente, si servì un’altra
porzione di
carne miracolosamente sopravvissuta all’appetito incredibile di Kagami,
che
sedeva proprio di fronte a lui.
“Il
coach fa ridere, in queste condizioni.” commentò Kuroko ingoiando un
boccone di
carne, senza preoccuparsi di poter offenderla. Kagami si portò una mano
al
volto, sconvolto.
“Non
farti sentire!” lo ammonì Teppei spalancando gli occhi di scatto per
farsi
notare, ma Riko si era già alzata in piedi, le mani sui fianchi e
l’espressione
severa, per fare il giro del tavolo e recarsi da Kuroko a passo di
marcia.
“Cosa
dici? Vuoi sfidarmi?” esclamò non appena gli fu di fronte, ma Kuroko
non batté
ciglio: “No. Il mio era soltanto un commento oggettivo…”
“Coach,
non ti reggi in piedi, sei ubriaca. Siediti.” ordinò improvvisamente Hyuga, annoiato
da
tutta quella sceneggiata. La ragazza si voltò a guardarlo, confusa.
“Io?
Ubriaca? Ma…”
“Andiamo
a casa. Ti accompagno.” si offrì.
Hyuga
si
alzò dal tavolo con i piedi pesanti e gli occhi di tutti puntati
addosso, si
frugò le tasche e porse diverse banconote a Teppei.
“Puoi
pagare tu per me? Se non bastano ti darò il resto a scuola.”
Fece il
giro del tavolo, perché Riko se ne stava ancora immobile accanto a
Kuroko, con
gli occhi spalancati, e la afferrò per un braccio, trascinandola con
sé. La
ragazza recuperò velocemente la sua borsetta e le scarpe, salutò tutti
con la
mano e con un sorriso larghissimo ed uscirono fuori dal locale a passo
di
marcia.
“Mi
fanno male i piedi!” si lamentò con voce strascicata dopo qualche metro
di
cammino. Hyuga rallentò il proprio passo fino a fermarsi. Si voltò:
Riko si
teneva a stento in piedi, sembrava una copia ancora più brutta di
Kuroko che
cercasse di fare qualunque cosa che non fosse passare la palla. Scoppiò
a
ridere.
“Non lo
reggi proprio l’alcol, eh coach?”
La
ragazza sbuffò arricciando le labbra.
“Certo
che sì!” replicò a voce un po’ troppo alta “È che mi fanno male i
piedi, te l’ho
detto…”
“Vuoi…
Vuoi che ti porti sulle spalle?” le propose allora, non riuscendo a non
arrossire e a non sistemarsi gli occhiali per dissimulare l’imbarazzo.
Riko lo
guardò, gli occhi e la bocca spalancata, ma non disse nulla. Corse
malamente
verso di lui senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore e gli
cadde di
peso tra le braccia chiudendo gli occhi.
“Hyuga-kun,
io…” sussurrò, inondandolo con il suo fiato caldo e pesante di sakè. Il
ragazzo
sorrise in silenzio.
“Anch’io.
Magari un’altra volta, però. Quando non sarai-”
“Cattivo!”
esclamò lei spalancando gli occhi di scatto e fissandolo con
quell’espressione
sadica che l’intera squadra conosceva benissimo e che non portava mai
nulla di
buono. “Farai mille squat e mille addominali più degli altri per
questo,
domani!”
“Ma
domani è domenica!” protestò Hyuga portandosi una mano al viso,
incredulo. La
ragazza la afferrò e la riportò verso di sé ridendo.
“Non è
mai tardi per allenarsi, ricordatelo! Puoi sempre venire a casa mia!”
“Sai
che
tuo padre mi ucciderebbe se lo facessi, vero?”
Nonostante
quella terribile visione, Hyuga non poté fare a meno di sorridere.
Aveva Riko
tra le braccia, andava tutto bene. Avrebbe potuto sopportare anche una
morte
violenta per strangolamento o per miliardi di squat.
Wo-ah tonight, tonight we could be more than friends
Wo-ah tonight, tonight we should be more than friends
(More
than friends – Inna)
Note:
Salve a
tutti, sono Ayumi e sono nuova in questa sezione. Avete letto bene,
questa è la
prima fic che io abbia mai scritto su Kuroko no basket. Spero di non
aver
causato ulcere o infarti a nessuno! XD
Questa
fic è il risultato di una serata passata al pc con in sottofondo la
canzone di
Inna “More than friends” dopo aver terminato di vedere l’anime e del
mio amore
sconfinato per Hyuga, un ragazzo per cui ucciderei. Mi piace così tanto
insieme
a Riko, sono così carini! *____*
Che
altro
dire? Spero che la fic possa piacere e che i personaggi siano IC. Non
abbiate
remore nel comunicarmi se c’è qualcosa che non va, sono qui per questo.
^^
Alla
prossima!