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Autore: Durhilwen    10/07/2013    13 recensioni
Pensieri di Éowyn prima di trafiggere il Signore dei Nazgûl nella battaglia dei campi del Pelennor.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eowyn, Nazgul, Theoden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ""Qui. Qui nel cuore della battaglia vedo lui, l’uomo che mi ha vista crescere, l’uomo che mi ha sempre salvata e che mi ha protetta.
Combatte valorosamente, quasi scoprendo l’inganno ricevuto, il mio inganno.
Lo vedo fissarmi con occhi attenti e indagatori dopo ogni colpo, lui sa.
Ma non è tutto: la flebile speranza della riuscita viene soffocata brutalmente da un grido acutissimo, lacerante, inconfondibile alle orecchie di Rohan e di Gondor: Nazgûl.
Mi giro, cosciente che la fine di tutti si trovi alle mie spalle.
Il Signore dei Nazgûl plana verso il mio re Théoden, afferrando il suo cavallo con putride zanne assetate di sangue e vendetta.
Il mio sguardo si perde, sento la mia forza crollare, le mie speranze infrangersi come vetro troppo sottile su un pavimento di gelido marmo.
Il re giace seppellito quasi interamente dal suo destriero, la spada sfuggitagli di mano.
È solo, e sta morendo.
Mi trovo spaesata, distrutta dal dolore del pensiero che mi affligge, dalla sorte: la mia, la sua, quella della nostra terra.
Ma un ultimo gesto io potrei farlo, posso sacrificarmi, posso.. per lui, per me, per Rohan, per l’onore e la gloria che la nostra casata da tempo ha perduto.
Non ho più motivo di vivere, quale futuro si apre ai miei occhi?
Mi interpongo tra il Nazgûl e la sua preda.
Lo Schiavo dell’Anello mi parla, le sue parole mi trafiggono come ghiaccio: ”..nessun uomo vivente può impedirmi nulla!”
È  finita, è la mia ora.
Posso con un ultimo gesto considerarmi degna di Rohan?
Sento un grano di coraggio scorrere nelle mie vene.
Debole, fragile, se pur piccolo è sempre coraggio.
“Ma io non sono un uomo vivente! Stai guardando una donna. Éowyn io sono, figlia di Éomund. Tu ti ergi fra me e il mio Signore dello stesso sangue. Vattene, se non sei immortale! Viva o morente ti trafiggerò, se lo tocchi.”
Le parole fuggono dalla mia bocca con voce possente, stento per un secondo a credere che a pronunciarle sia io.
Mi sento persa, il vuoto è di fronte a me, ma la mia mente dice di aspettare.
E aspetto.
L’essere alato si dirige, dopo un momento di sorpresa, verso di me ed io con un colpo di spada trafiggo il suo collo.
La creatura si dimena, ma riesco a squarciare la sua carne.
Crolla dopo un ultimo terribile stridio, ai piedi del suo padrone, che si erge con rabbia tra le ali del mostro.
Lo Schiavo dell’Anello, l’incarnazione della paura, è di fronte a me.
Con la sua mazza frantuma il mio scudo, sento una fitta lancinante al braccio.
Questa è la vera fine, la fine di Rohan e della sua stirpe.
Ho pena per Éomer quando scoprirà il mio cadavere lacerato..
Ma nel momento in cui penso al mio futuro nella casa dei padri, accade una cosa che mai avrei immaginato: sento un terribile suono, acuto come lame affilate, trafiggermi le orecchie.
Mi volto e riesco ad alzarmi; scorgo Merry alle spalle dello Schiavo dell’Anello: l’ha pugnalato di sorpresa.
Raccolgo le mie ultime forze.
Per Merry, per Rohan, per il re, per la gloria e l’onore.
Trafiggo così, tra la corona e il manto, lo Schiavo: esso implode, la mia spada si distrugge in mille pezzi, la corona rotola con fragore.
Con un ultimo stridio il Signore dei Nazgûl scompare agli occhi dei vivi.
Crollo in ginocchio sui suoi resti, l’ombra mi ricopre, il buio si impossessa della mia anima.
   
 
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