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Autore: diciannovegennaio    10/07/2013    1 recensioni
"Salve a tutti, il mio nome non è importante e nemmeno la mia età o il colore dei miei capelli. Sono qui per raccontarvi una storia. Una storia di un ragazzo e una ragazza.
Non si tratta di una di quelle storie dove i due si prendono sempre a parole, dove si odiano ma casualmente finiscono a letto insieme.
Questa storia parla di un’amicizia sconvolgente, di sorrisi complici, di abbracci teneri e di pomeriggi passati a guardare film sul divano.
Parla di due migliori amici che si completavano la vita a vicenda."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 1

 

 

Lui conobbe lei e se stesso,
perché in verità non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa,
perché pur essendosi saputa sempre,
mai s'era potuta riconoscere così.
Italo Calvino


Prese a battere le dita sul tavolo in modo automatico mentre con lo sguardo la cercava.
Di solito non frequentava quei posti. A Ryan piaceva il silenzio, osserare i dettagli, e la confusione che in quel momento lo circondava, nel piccolo bar, lo innervosiva.
Se ne stava rigido sulla sedia, impaziente: troppe cose da guardare ma nessuna interessante abbastanza.
Se solo tra quelle teste, tutte uguali, fosse spuntata quella chioma bruna che attendeva da più di mezz’ora, sarebbe stato più rilassato.
Quella mattina aveva deciso di indossare un semplice maglioncino bianco, sopra i jeans chiari, che spiccava notevolmente grazie alla pelle ambrata di cui andava fiero. I suoi capelli corvini, come sempre, erano scompigliati lasciando che qualche ciuffo ricadesse davanti a gli occhi scuri, quasi neri.
Sbuffando prese in mano il menù nonostante lo sapesse a memoria, lo sfogliò distrattamente e lo richiuse senza neanche leggerlo.
In quel momento il telefono cominciò a vibrare nella sua tasca.
< Pronto? >
< Ryan, oggi sei dei nostri? >
Manuel, dall’altra parte della cornetta, attese mentre il ragazzo pensava.
< Va bene. – rispose con il suo solito tono annoiato. – Però vi raggiungo più tardi. >
< Come vuoi. Fai venire anche … >
< Glielo chiederò. > rispose interrompendolo.
Alzando lo sguardo vide la cameriera affrettarsi per raggiungerlo. < Manuel devo staccare. Ci vediamo oggi. >
< Certo. Ciao bello! >
La chiamata terminò nell’esatto momento in cui la cameriera, stretta in grembiule nero e con i capelli biondi raccolti in una coda, si fermò davanti a lui.
< Ciao! Benvenuto al Rose’s Bar. Desideri ordinare? >
Quella frase, i dipendenti, la ripetevano a tutti i clienti: stesse parole e soprattutto stesso finto tono esaltato come la loro gioia nel voler servire tutti i giorni e tutto il giorno una quantità indefinita di clienti ignoranti. Lui era uno di quelli, e lo si capì nel modo in cui non alzò la testa e non ricambiò quel sorriso fin troppo largo.
< Un caffè macchiato, un cappuccino e un muffin al cioccolato. > rispose distaccato.
< Bene, arrivano subito. > esclamò la ragazza, chiudendo il block notes e congedandosi con un sorriso. La guardò ritornare dietro il bancone, incaricare un ragazzo di preparare il suo ordine.
< Sei in anticipo. >
Quella voce gli fece distogliere l’attenzione dalla cameriera che si era appena allontanata dalla sua postazione per andare a servire altri clienti appena arrivati. Si voltò verso sinistra per incrociare lo sguardo color caramello di Catherine Bolton, chiamata più semplicemente Cathy. La sua Cathy.
Sentì un sorriso stendersi sul suo volto appena in tempo per reprimerlo e rimpiazzarlo con uno sguardo di rimprovero.
Con espressione colpevole la ragazza si aprì in un sorriso innocente, sedendosi cauta di fronte a Ryan che, alzando un sopracciglio, incrociò le braccia al petto.
< Smetti di guardarmi così! > implorò Cathy togliendosi il cappotto nero, rimanendo con la maglietta della divisa scolastica, perfettamente in tinta con il colore castano-rossiccio dei suoi capelli.
< E come ti sto guardando? > domandò Ryan.
< Dal tuo sguardo sembra che ti abbia ucciso il cane. >
< Trova un altro paragone: so che non uccideresti mai Billy. > ribatté il moro, cercando di non alzare gli occhi al cielo.
< Insomma! – si lamentò divertita. – Non sono poi così in ritardo! >
Ryan la guardò socchiudendo gli occhi. < Ma se sei arrivata con mezz’ora di ritardo! > esclamò con ovvietà.
Cathy scoppiò a ridere e per lui divenne impossibile continuare a fingere di avercela con lei.
< E’ impossibile essere arrabbiati con te. > borbottò lui, falsamente contrariato, anche se alla fine era la pura verità.
< Mi adori troppo per arrabbiarti. > rispose lei con un sorriso.
< Anche se non riesco ad essere arrabbiato con te, odio quando hai ragione! >
< Io ho sempre ragione. > concluse.
La ragazza davanti a lui afferrò il menù incominciando a sfogliarlo con la fronte corrucciata e le labbra socchiuse.
Per Ryan fu spontaneo sorride di fronte a quella scena. Cathy era così innocente che faceva tenerezza. Dimostrava esattamente l’età che aveva, ovvero sedici anni, eppure ogni volta che la sentiva parlare si sorprendeva sempre di quanto matura e intelligente fosse. Ragionava con la serietà di una diciottenne come lui.
Sembrava una bambina con quegli occhi grandi circondati da lunghissime ciglia scure. Per non parlare del modo in cui arrossiva quando si ritrovava sotto l’attenzione degli altri, oppure quando parlava con qualcuno che non conosceva.
Ricordava bene quando la fece conoscere ai suoi amici: rimase in silenzio tutto il tempo, se non contiamo il < Ciao >, accompagnato da un sorriso imbarazzato, appena sussurrato.
Ancora oggi, quando la invitava a uscire tutti insieme, se poteva evitava di parlare ma Ryan, e suoi amici, riusciva a coinvolgerla con naturalezza.
Per quanto intelligente fosse, era anche smisuratamente insicura. Era fermamente convinta di recare disturbo a tutto il gruppo ma quello di cui non si rendeva conto era che tutti la stimavano molto.
E’ incredibile, pensò Ryan appoggiandosi con i gomiti sul tavolo.
< Penso che prenderò un cappuccino con un muffin al cioccolato. > disse sovrappensiero, alzando il viso e cercando qualcuno che potesse servirla.
< Ho già ordinato io per tutti e due. > la informò passandosi una mano fra i capelli scompigliati strategicamente.
Cathy lo guardò senza mascherare la sorpresa a quella informazione.
< Che c’è? Veniamo a fare colazione in questo bar tutte le mattine da più di un anno. Se hai poca fantasia non è colpa mia. > disse ghignando.
Cathy non rispose, limitandosi a sorridere intenerita. Tempo due secondi e la cameriera di poco prima si avvicinò di nuovo con un vassoio nero tra le mani con sopra la loro colazione.
< Un caffè macchiato per te. > annunciò prendendo la tazzina e mettendola davanti a Ryan che non la degnò neanche di uno sguardo. < E il cappuccino e un muffin per te. >
< Grazie mille. > disse cordiale Cathy, aiutando la cameriera a poggiare la tazza del cappuccino. Sorrise gentile e la cameriera, prima di allontanarsi, ricambiò altrettanto educata.
Ryan agitò il caffè amaro con il cucchiaino prima di prendere un sorso rischiando di scottarsi la lingua.
< Che materie hai stamani? > domandò.
Cathy svuotò la seconda bustina di zucchero nella bevanda prima di guardarlo.
< Matematica, Letteratura e Chimica. > rispose cominciando a prendere piccoli sorsi di cappuccino.
Avevano preso l’abitudine di fare colazione in quel bar quasi per caso. Le prime volte si accordavano sull’orario, si mandavano messaggi per ricordarselo a vicenda ma poi tutto era diventato automatico. Una piacevole abitudine alla quale si erano affezionati fin da subito.
Avevano trovato il momento della giornata perfetto per passare quel momento della giornata insieme, da soli, senza impegni di alcun genere. Sapevano che alle 8:00 di ogni mattina si sarebbero aspettai al solito bar, seduti al solito tavolo per poi mangiare e bere le solite cose. Quello era il loro momento: quel momento in cui tutto il resto diventava meno importante, e quello che contava veramente era starsene insieme senza essere disturbati.
Prima di conoscere Cathy, Ryan non si sarebbe mai svegliato così presto per una semplice colazione. Ma quella ragazza, apparentemente anonima e prevedibile, gli aveva sconvolto tutte le sue certezze, o più semplicemente la vita.
E quel loro momento, quei minuti passati a fare colazione, erano diventati il momento più bello di tutta la giornata.
< E tu? Hai qualche programma? > domandò lei, mordendo il suo muffin.
Ryan guardò le piccole briciole del dolce cadere sotto il tavolo, finendo, probabilmente, sulle gambe di Cathy che come una bambina continuò a mangiucchiare la sua colazione.
< Visto che oggi ho il giorno libero, penso di andare a casa a dormire ancora un po’. Per quanto riguarda oggi pomeriggio, vorrei andare a comprarmi qualche felpa nuova. > la informò finendo il suo caffè. Ryan, dopo aver terminato il liceo aveva deciso di trovarsi subito un lavoro, abbandonando la strada che suo padre aveva in serbo per lui. Non era andato all'università e questa decisione restava ancora scomoda per la sua famiglia. Non se ne preoccupava, comunque sia. Aveva trovato lavoro in una piccola officina, il cui proprietario era il padre di un suo amico. Era piacevole, lavorarci. Anche perché gli orari erano piuttosto flessibili, e il suo capo molto compresivo.
Cathy alzò un sopracciglio. < Ma quella non l’hai comprata appena una settimana fa? > chiese per conferma, indicando la felpa blu che Ryan stava indossando in quel momento.
Lui fece spallucce. < Ne voglio un’altra. >
< La tua è un ossessione. > rise.
< Parla quella fissata con Harry Potter! > ribatté lui, ridacchiando a sua volta.
< Cosa hai da dire contro Harry Potter? > domandò minacciosa, lasciando perdere quello che restava del suo cappuccino.
< Solo a te possono piacerti film del genere. > borbottò, consapevole del fatto che la ragazza provasse un amore plutonico per quei film e quei libri.
Infatti, come previsto, lei ridusse gli occhi a due fessure, fulminandolo con lo sguardo. < Sono opere d’arte. Tu sei solo un ignorante. > ribatté offesa.
< Solo perché non mi piace Harry Potter non significa che sia un ignorante – rispose, ignorando il sorriso sarcastico della ragazza davanti a lui. – Semplicemente sono indirizzato su film più seri. >
Cathy scoppiò letteralmente in una fragorosa risata, facendo voltare perfino qualche ragazzo poco distante dal loro tavolo.
< Il tuo discorso avrebbe senso se Scary Movie rientrasse, anche un minimo, nella categoria “Film Seri”. > rispose tagliente, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Era bellissima quando diventava acida, pensò Ryan.
< Certo come vuoi. Muoviti a finire altrimenti arriveremo in ritardo. >
Con la consapevolezza di averlo azzittito, Cathy sorrise compiaciuta per poi finire velocemente la sua colazione.
Quando la sua tazza fu finalmente svuotata si alzarono contemporaneamente, accorgendosi solamente in quel momento di quanta gente ci fosse nel bar quella mattina.
Afferrando la sua mano, Ryan trascinò Cathy fino alla cassa per pagare.
< Posso pagare la mia parte per una volta? > chiese stringendo con una mano la felpa del ragazzo.
Ryan abbassò la testa giusto per poterla guardare e con un sorriso circondò le sue spalle con un braccio.
< Non credo proprio. >
Ignorando le sue proteste Ryan lasciò i soldi alla cassiera che, ringraziandoli, augurò ad entrambi una buona giornata.
Appena usciti fuori Cathy strinse a sua volta il corpo del ragazzo con il suo braccio.
< Comunque ti farò cambiare idea su Harry. > se ne uscì poco dopo.
Ryan la guardò con un sorriso brillante. < Harry? Cos’è? Un tuo amico? > la prese in giro.
< Fai poco lo spiritoso. > disse pizzicandogli un fianco mentre sorrideva.
< Non ci spererei tanto, se fossi in te. >
< Ti farò guardare tutti i film. > continuò ignorandolo.
< Scordatelo. > rispose subito.
< E dai Ryan! Fallo per me! > lo implorò abbracciandolo .
< Non ci penso neanche a sorbirmi due ore di un film che neanche mi piace quando potrei utilizzarle in un modo quantomeno più produttivo. >
Ryan non si lasciò sfuggire il modo in cui Cathy serrò le labbra per evitare di fare qualche battuta sarcastica sul suo modo di “utilizzare il tempo in modo produttivo”.
< Contando tutti e otto i film sarebbero circa 16 ore. >
Ryan spalancò gli occhi, mentre la sua incredulità sfiorava il terrore. < Tu sei pazza! > decretò infine.
< Ti prego Ry ! – continuò. – Non vuoi passare qualche pomeriggio con me? >
Ovviamente Ryan sapeva benissimo che stava fingendo, la conosceva troppo bene. Eppure i suoi occhi da cucciolo bastonato lo fregavano sempre, soprattutto se cominciava a chiamarlo “Ry”.
< No. > disse scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo.
< Ti prego! > sussurrò Cathy fermandosi per stringerlo in un abbraccio. La ragazza appoggiò la testa sul suo petto e con quel tono implorante da bambina piccola continuò a cercare di convincerlo.
Ryan, sospirando, la strinse a sua volta, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Cathy.
< Sei incredibile. > si lamentò.
< Per favore. >
Nella sua testa cominciò a stilare una lista di ‘pro’ e di ‘contro’. Nei ‘contro’ c’era assolutamente il disastroso fatto di dover spendere 16 ore della sua vita a guardare le avventure di uno stupido mago occhialuto, e già questo poteva bastare come motivazione per rispondere con un ‘no’ secco.
Tuttavia, la lista dei ‘pro’ lo fregava alla grande: avrebbe passato i pomeriggi con Cathy, sdraiati sul divano, abbracciati come facevano ogni volta che guardavano un film insieme. Avrebbero riso perché sicuramente lui l’avrebbe presa in giro ogni volta che si sarebbe commossa, si sarebbero litigati le patatine da ingordi com’erano.
E poi niente valeva tanto quanto il sorriso contento di Cathy se avesse accettato.
Questo bastava.
< E va bene. – sospirò. – Facciamolo. >
< Si! > esclamò estasiata staccandosi da lui per poter saltellare e battere le mani come una bambina di fronte all’albero di Natale.
Ryan scoppiò a ridere, guardandola. E come ogni volta si meravigliò di quanto bastasse poco per farla felice.
< So già che questa tua idea non funzione.. > Cathy lo abbracciò di nuovo, circondando con le braccia il suo collo, impedendoli di continuare.
< Sei fantastico. > sussurrò, traboccante di gioia.
Stringendola a sua volta, Ryan rise per poi farle notare che mancava solo un quarto d’ora e la campanella della sua scuola sarebbe suonata.
< Vieni. La macchina è di qua. > disse Ryan, prendendola per mano.
Mentre camminavano, Ryan guardò Cathy sistemarsi la gonna della divisa scolastica mentre sbuffava infastidita dall’indumento.
< Stai benissimo. > le disse.
Cathy lo guardò e sorrise mentre le guance si coloravano di un rosa più acceso, facendolo sghignazzare.
< Grazie. >
< Senti, oggi hai da studiare? > domandò lui.
Cathy ci pensò e scosse la testa.
< Vieni con me a comprare quelle felpe? Magari poi raggiungiamo gli altri. >
Ryan noto il modo in cui si irrigidì alla sua proposta e sorridendo mise il suo braccio sulle spalle di Cathy, continuando a stringere la sua mano.
< Cathy, lo sai che le tue paranoie sono inutili, vero? >
< Si ma … > iniziò insicura.
< Ma cosa? Che problema c’è? >
< Voi siete più grandi e mi sento una mocciosa immatura. > rispose quasi senza respirare.
< Cathy non sei una mocciosa immatura. >
< Tu sei di parte. > borbottò afflitta, abbassando gli occhi per terra.
< Tu e la tua insicurezza di merda! > sbottò innervosito.
Odiava il modo in cui si screditava. Non aveva fiducia in se stessa e questo lo faceva infuriare.
Lei era meravigliosa e non se ne rendeva neanche conto.
< Non arrabbiarti. > disse Cathy, stringendo la mano del moro. Quest’ultimo si fermò, fermando Cathy con se.
Si avvicinò a lei e afferrò il suo viso con le sue grandi mani. Ignorò il modo in cui lei arrossi violentemente e appoggiò la sua fronte su quella di lei che, con un sospiro, chiuse gli occhi. La imitò.
< Cathy tu sei intelligente, bellissima, simpatica, comprensiva e assolutamente meravigliosa. I ragazzi ti adorano e anche io ti adoro, più di tutti quanti, quindi … > riaprì gli occhi, trovandola già ad osservarlo. < Smetti di dire queste stronzate! >
Cathy rise seguita a ruota da Ryan che riafferrò la sua mano avvicinandosi alla macchina.
< Ti ho mai detto che ti adoro? > chiese scherzosa Cathy.
Ryan sorrise. < Si, mi sembra di si. >
< E che sei il mio migliore amico? >
Il moro si abbassò a baciarle una guancia e con un sorriso a trentadue denti la guardò, in pace con il mondo intero.
< Anche tu sei la mia migliore amica
. >




Spazio Autrice.
Efp è una droga. Salvati finché sei in tempo.
Ennesima storia, ennesimo amore.
Come vi sembra?
Dopo questo capitolo per me è importante sapere se per voi è stata
una sorpresa sapere che erano migliori amici.
Che idea vi siete fatti di Ryna? E su Cathy?
Dai, dai, ditemi cosa ne pensate! 
Un bacio,
Elena xx

   
 
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