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Autore: Be_like_a_panda    10/07/2013    2 recensioni
"Papà... nei miei incubi ci siete tu e papà... E l'uomo cattivo."
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim, Moriarty, John, Watson, Nuovo, personaggio, Sherlock, Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’AVEVA PROMESSO...
 
John Watson aveva appena finito di parlare al telefono per l’ennesima volta con la segreteria della scuola di suo figlio. Hamish questa volta non aveva passato il test di fisica. Essendo la sua una scuola privata, comunicazioni come queste erano più che normali per i genitori. Questa era la terza telefonata nella stessa settimana.
Avrebbe parlato con Sherlock. Stava succedendo qualcosa a loro figlio.
La prima volta, quando la segretaria aveva informato John dell’insufficienza presa da Hamish nel compito di matematica, lui aveva deciso di parlarne in privato con Hamish, chiedendogli il motivo di questo voto così basso per la sua media, in genere eccellente. Il ragazzo aveva detto al padre che durante il compito aveva avvertito un malore, e non era quindi riuscito a svolgere gli esercizi nel migliore dei modi. Stessa e identica cosa per il compito d’inglese. Ora John non poteva più sorvolare. Doveva per forza parlarne con il suo compagno. Era preoccupato per Hamish.
Nel frattempo, Sherlock si trovava a scuola da Hamish. Il ragazzo aveva telefonato al genitore chiedendogli di passare a prenderlo. Ciò che il padre non sapeva però era che Hamish voleva saltare l’interrogazione per recuperare il brutto voto preso in matematica.
Appena arrivato a scuola, Sherlock aveva chiesto al collaboratore di poter far uscire suo figlio Hamish. Mentre aspettava, una voce lo chiamò.
“Signor Holmes?”
“Watson-Holmes. Salve Professor Collins.”
“Giusto, Watson-Holmes. Come mai è qui?”
“Sono passato a prendere Hamish, non si sente molto bene.”
“Ah, davvero? Peccato, proprio oggi che dovevo interrogarlo in matematica per permettergli di recuperare il tre preso nello scorso test!”.
“Come, scusi? 3? Quando? Mio figlio ha preso un tre in un test di matematica?”.
“Certo, lunedì scorso, e ieri sempre un tre, in fisica però.”
“Come mai io non ne sono a conoscenza?”
“Non so, il ragazzo avrebbe dovuto far firmare la lettera che ho mandato a lei e al dottor Watson. E, infatti, ha riportato la lettera firmata. Presumo quindi che la firma fosse falsa…”
“Watson-Holmes” ripeté Sherlock seccato. “Comunque, sì, penso che lei presuma bene. Ora però sono a conoscenza di tutto, quindi non si preoccupi. Se vuole, faccio rimanere Hamish qui a scuola per il tempo necessario per l’interrogazione.”.
“Non è necessario. Se Hamish sta mal- Eccolo qui, il nostro ragazzo!” Esclamò il docente, alla vista di Hamish.
Hamish aveva notato che il genitore stava parlando con il suo insegnante e in quel momento aveva cominciato a sudare freddo, e il suo cuore aveva accelerato i battiti. Si avvicino con cautela ai due e li salutò educatamente. “Buongiorno, professore. Ciao, papà.”
Lo sguardo che Sherlock gli rivolse causò a Hamish dei brividi.
“Stavo giusto parlando a tuo padre dei tuoi voti di questa settimana e della lettera. Dovresti sapere che la falsificazione di documenti è illegale. Ho deciso comunque di sorvolare sulla cosa, considerando che tuo padre ormai ne è a conoscenza.”.
“Io… Io…”
“Parleremo più tardi a casa di questo, Hamish. Professore, se permette, io andrei. Le assicurò che mio figlio recupererà al più presto le insufficienze. Grazie per avermi informato. Buona giornata.”
“Buona giornata a lei, signor Watson-Holmes. Arrivederci, Hamish.”
“B-Buongiorno p-p-professore.”
Sherlock e suo figlio entrarono nell’auto che Mycroft aveva messo a disposizione del fratello.
“Papà, io son..” Il discorso di Hamish fu interrotto subito dal padre.
“Non ora, Hamish. Una volta a casa ne parleremo.”
Il viaggio in auto fu molto silenzioso. Giunti al 221b, Hamish guardò il padre, e con un filo di voce disse:
“Vado in camera mia.” Sherlock annuì e andò in cucina da John.
“Ciao amore!” John gli si avvicinò, salutandolo affettuosamente come suo solito.
“Ciao” rispose freddamente Sherlock. “Dobbiamo parlare di Hamish.”
“Già. Hanno chiamato dalla sua scuola. Lui dov’è?” Chiese John.
“Di sopra, in camera sua. Che cosa voleva la scuola?”
“Hanno chiamato per avvisarci di alcune insufficienze che ha preso in questa settimana…”
“Ho appena finito di parlare con il suo insegnante di matematica e fisica.” Affermò Sherlock.
“Le materie in cui ha preso i tre. Ecco, nostro figlio ha collezionato anche un due in inglese. Non so cosa stia succedendo, Sher. Sono preoccupato. Hamish non ci ha mai dato problemi.”
“Ciò che non sai è che nostro figlio ha anche falsificato le nostre firme sulla lettera che il professore gli aveva consegnato per noi…” Lo sguardo di Sherlock incrociò quello di suo marito. Entrambi erano sconvolti e spaventati.
“Io credo che dovremmo parlargli. O perlomeno cercare di fare qualcosa.”
“Lo credo anch’io.” E così dicendo, prese la mano del compagno, e insieme si diressero verso la camera di Hamish. Una volta arrivati, John bussò lievemente.
“Possiamo entrare?” Disse Sherlock gentilmente.
“Certo” Rispose il proprietario della camera.
“Hamish, credo che tu ci debba delle spiegazioni.” Il primo a parlare fu John.  Sherlock aveva notato che il marito aveva cercato di mantenere una voce calma e severa. John era molto più irrazionale e agiva spesso d’impulso.
“Concordo con tuo padre. Prima di tutto: come mai i tuoi voti sono così calati? Sei sempre stato il primo della classe e ora cominci a prendere voti del genere? E poi, soprattutto, come puoi pensare di falsificare le nostre firme? TI rendi conto della gravità di ciò che hai fatto? È illegale, Hamish. ILLEGALE!” Aveva quasi urlato l’ultima parola. “A prescindere dalla legalità della cosa poi, come diavolo ti salta in mente di fare una cosa del genere?” Aveva aggiunto un sempre più agitato John.
Hamish aveva tenuto la testa bassa mentre i genitori parlavano.
“S-scu-scusatemi. Non volevo. Pensavo vi sareste arrabbiati!”
“Ovviamente Hamish, ma ti avremmo rimproverato e poi avremmo firmato!” Urlò un ormai esasperato Watson.
“Non credi che sarebbe stato meglio dircelo? Seriamente Mish, la cosa peggiore che poteva capitarti sarebbe stata una lunga ramanzina. Non vedo quale sia stata la tua paura. Ti abbiamo mai fatto del male?” Chiese Sherlock, cercando di calmare il marito.
“Non volevo deludervi. Non ho mai voluto falsificare le firme, ma avevo paura di deludervi e quindi non vi ho detto della lettera. Per i voti sapevo che alla fine avrebbero chiamato dalla scuola…” I suoi occhi, inizialmente lucidi, ora erano simili a piccole fontane.
“Hamish, seriamente, non sarà qualche brutto voto a deluderci. Anzi, probabilmente saremmo stati ancora più fieri di te per averci detto della lettera.”. Replicò il detective, rattristato dalle parole del figlio.
“Sei in punizione. Per due settimane. E recupererai al più presto quei voti, o sarà peggio per te.” Il dottore affermò in tono austero.
“Papà…” Disse Hamish rivolgendosi a John. “Io non mi sento davvero bene…”
Il genitore che si stava già avviando verso la porta, fu fermato da quelle parole e dalla mano del coniuge, che guardava il figlio con occhi preoccupati. John osservò il figlio, aveva le pupille dilatate dal pianto e l’aspetto malaticcio. “Da quanto tempo non dormi, Hamish?” Chiese, precedendolo, il detective.
“Quasi quattro notti.” Rispose Hamish. John gli si avvicinò mettendo una mano sulla fronte, che oltre a essere bollente, era anche notevolmente sudata.
“Tu hai la febbre, Mish! Perché non me lo hai detto prima?” Lo rimproverò John.
“La domanda dovrebbe essere diversa, John. Perché non dormi?” Suggerì Sherlock.
“Ogni notte, mentre cerco di dormire sogno un uomo… Un uomo che rapisce papà… E poi sogno te… Te che parli con quell’uomo su di un tetto. E poi quell’uomo mi porta via… Ho visto quell’uomo fuori da scuola la settimana scorsa…”.
I due padri si guardarono. “è tornato... L’aveva promesso, Sherlock..” Queste parole di John fecero rabbrividire il detective, che istintivamente guardò fuori dalla finestra del figlio.
 



 
 
  
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