Disclaimer:
I gemelli Kaulitz e i Tokio Hotel non mi appartengono. Questa storia
non è scritta a scopo di lucro e nulla di ciò che
è scritto è realmente accaduto.
[Questa shot è
dedicata a mY
LadY oF SoRRoW,
la mia adorata Sisar, anche lei amante di questo periodo storico,
e a Meggie che,
oltre ad essere la Mamma CAP mia e di Mery,
ha betato tutte le shot di questa raccolta]
la mia adorata Sisar, anche lei amante di questo periodo storico,
e a Meggie che,
oltre ad essere la Mamma CAP mia e di Mery,
ha betato tutte le shot di questa raccolta]
Through The Ages – A Window to the
Past
Sterben
für dich
¤
Era successo
tutto molto velocemente.
Era una
mattina come un’altra… Il paese cominciava a
risentire di tutti gli anni di guerra in cui era stato impegnato sino a
quel momento ma, fino ad allora, loro erano riusciti a continuare a
vivere la loro vita.
Erano giovani
ed energici, ma troppo deboli per diventare soldati, così si
limitavano a lavorare in banca, ogni santo giorno…
Non gli
dispiaceva, anche se avrebbero preferito un lavoro migliore. Ma
così aveva deciso il regime, e così andava fatto.
Non erano ancora sposati e vivevano insieme, nella stessa casa che, dopo diversi sacrifici, erano riusciti a comprare.
Dei violenti
pugni cominciarono ad abbattersi sulla porta, sino a che Tom, ancora
assonnato, non andò ad aprire.
Un
pugnò lo colpì immediatamente in pieno viso.
-Dov’è
tuo fratello?- gli venne domandato mentre un soldato lo afferrava per
le braccia, impedendogli di muoversi.
Tom non
parlò e questo indusse gli aguzzini ad assestargli un altro
violento pugno, questa volta nello stomaco.
Ma non ci fu
bisogno di rivolgergli altre domande.
Sulla porta
fece la sua comparsa Bill, anche lui con gli occhi ancora impastati dal
sonno, ma con la mente più lucida per comprendere che non
stava accadendo nulla di buono.
-Bill e Tom
Kaulitz, secondo gli ordini del supremo Führer, siete in
arresto con l’accusa di omosessualità.
Per questo verrete deportati seduta stante a Majdanek.-
I due
sbiancarono, ma non aprirono bocca.
Gli furono
dati un minuto e trenta secondi per indossare un paio di pantaloni,
camicia, scarpe e giacca, per poi essere trascinati in malo modo fuori
dal loro appartamento e caricati su una camionetta.
Nonostante
entrambi lo desiderassero profondamente, nessuno dei due osò
fiatare.
Si guardarono
negli occhi, entrambi alla ricerca di una risposta per la sola domanda
che vagava per le loro menti “Perchè?”
Erano sempre
stati convinti di aver rispettato fino in fondo le regole del regime.
Erano fratelli e vivevano insieme, non c’era nulla di strano.
Era anormale
che dei ragazzi di ventidue anni non si fossero ancora trovati una
compagna?
Si, per il
regime lo era.
A
quell’età bisognava essere in procinto di sposarsi
per poi dare alla luce un fiero fanciullo che avrebbe mantenuto alto
l’onore della nazione.
La camionetta
si fermò ed entrambi vennero fatti scendere.
Erano ad una
stazione e, innanzi a loro, un grande treno merci stava per lasciare i
binari.
-Vagone
quattro.- disse una guardia e, in malo modo, vennero condotti verso il
vagone segnalato.
-Entrate.-
Tom fu il
primo ad arrampicarsi per poi dare una mano a Bill per salire.
La guardia
alle loro spalle li guardò con un’espressione
schifata sul volto prima di richiudere malamente la lamiera del vagone.
-Dove…-
-Voi siete
gli ultimi…- disse un uomo, di qualche anno più
anziano di loro –Piacere, io sono Helmut. Helmut Schneider,
docente di filosofia della storia alla Friedrich
Wilhelms Universität*…-
disse porgendo loro la mano.
-Io sono Tom,
e lui è Bill, Kaulitz. Lavori..ravamo per la
Reichsbanks.-
-Siete
fratelli?-
-Si,
gemelli…-
-Perché
diavolo siete finiti qua dentro?-
-Ci hanno
condannati per omosessualità…-
-La stessa
accusa di tutti noi, ma…-
-…
a quanto pare, per loro, quello che fa uno, lo fa fa anche
l'altro…- concluse acidamente Tom, pronto ad aggredire
l’uomo se avesse osato fare un commento poco gradevole nei
loro
confronti, ma questo non arrivò, con gran sollievo dei due
ragazzi.
¤
-Tomi, ho
freddo…- mormorò Bill, avvicinandosi con cautela
al biondo.
Quest’ultimo
non poté trattenere un sorriso amaro e gli fece cenno di
avvicinarsi, circondandogli le spalle con un braccio.
Era da un
giorno e mezzo che erano in viaggio e non erano ancora giunti a
destinazione.
Di tanto in
tanto il treno si fermava per raccogliere qualche nuovo
“compagno di viaggio”, fermandosi in stazioni
sconosciute o lande desolate della campagna tedesca per lunghe ed
interminabili ore.
Il
trattamento era dei peggiori: niente cibo o acqua per tutto quel tempo
e condizioni igieniche del vagone peggioravano di ora in ora.
-Tomi…
non hai paura?- gli domandò innocentemente Bill, come se
fosse stato un bambino impaurito che voleva essere rassicurato dalla
figura paterna che gli infondeva coraggio e fiducia in se stesso.
-Sì, Bill. Tanta. Ma ce la faremo...- rispose Tom, fiducioso, cercando di convincere più sé stesso che il fratello.
Poco distante
da loro, Helmut li guardava tristemente. In quei gesti, in quelle
parole, in quegli sguardi si capiva quello era un semplice conforto
fraterno, ma per le spie del regime, non era così e non
avevano esitato a rovinare la vita di quei due ragazzi.
Quello che si
era presentato col nome di Bill sembrava totalmente succube e
dipendente affettivamente dal fratello, mentre quest’ultimo,
all’apparenza sgarbato e scorbutico, dimostrava una tale
dolcezza nei suoi confronti che non sembrava neanche la stessa persona.
Scappare dal
treno era pressoché impossibile, dato che le maniglie erano
solo nella parte esterna delle porte scorrevoli.
Tutti loro
venivano trattati come animali, bestie, se non peggio… Erano
uomini forti, ma Helmut non dubitava che molti dei prigionieri, vecchi
e bambini soprattutto, avrebbero già abbandonato questo
mondo, prima di arrivare in quel luogo dove, sicuramente, la loro vita
sarebbe stata ugualmente spezzata.
Forse, loro
erano stati i più fortunati.
Si
alzò e si avvicinò ai due gemelli, mettendogli
una coperta che era stata abbandonata vicino a lui, sulle ginocchia.
-Non
sarà molto, ma vi terrà un po’ al
caldo…- gli disse sorridendo.
-Ma
Helmut…- fece per ribattere Bill.
-Non
preoccuparti. Ho vissuto per molti anni in un paese a nord della
Russia. Per me questo è un piacevole tepore.-
I due ragazzi
lo guardarono e gli sorrisero dolcemente, grati per la gentilezza che
aveva dimostrato nei loro confronti.
-Solo
una cosa… Non abbracciatevi troppo palesemente, qui
potrebbere
essere interpretato male un gesto
così...Esplicito…- gli
consigliò bonariamente.
-Ma…-
-Shht-
rispose semplicemente l’uomo, allontanandosi dai due,
lasciandoli soli, per quanto fosse possibile.
Bill
afferrò la coperta e la portò al di sopra delle
loro teste, stringendosi a Tom e posando la testa su una spalla del
gemello.
Il fratello
posò una mano sul viso di Bill e gli asciugò una
lacrima che, inconsapevolmente, era sfuggita agli occhi del ragazzo.
-Non piangere
Bill… Andrà tutto bene…- disse
sforzandosi di sorridere per poi appoggiarsi a lui, lasciandosi andare
ad un sonno agitato.
¤
Il tardo
pomeriggio del terzo giorno il lugubre treno fece il suo ingresso in un
altrettanto lugubre ed immenso edificio grigio che si estendeva a
perdita d’occhio… se solo i malaugurati passeggeri
del treno avessero potuto vederlo.
Quando il
mezzo si fermò, la paura iniziò a crescere
nell’animo di ogni persona, consci dell’incertezza
e dell’infelicità del loro futuro…
Sempre se ce ne fosse stato uno.
Con
malagrazia, le porte del treno vennero fatte scorrere con forza,
rischiando di colpire coloro che sedevano vicini all’entrata,
e i passeggeri vennero fatti brutalmente scendere dal treno a calci e
presi a male parole.
Bill e Tom si
guardarono intorno spaventati, comprendendo che, nonostante tutto,
erano fortunati a capire quello che i soldati stavano dicendo.
Molti, anche
giovani, venivano percossi brutalmente solo perché non erano
in grado di comprendere quello che gli veniva detto.
Un cerbero
soldato dall’aria arcigna, forse il più alto di
grado presente in quel momento, ordinò a tutti di disporsi
in file ordinate ed attendere il loro turno per l’esame
d’idoneità.
Bill e Tom si
ritrovarono poco distanti da Helmut, che gli sorrise, impaurito, ma
speranzoso. In fin dei conti era un uomo piuttosto alto, robusto, forse
non proprio giovanissimo, ma con una costituzione che gli avrebbe
sicuramente permesso di vivere ancora per parecchi decenni…
Il giochetto
era facile, non ci volle molto a capirlo… A nessuno.
Se eri
abbastanza forte e robusto, andavi a sinistra e vivevi.
Se eri
giudicato troppo debole, ti spedivano a destra e la morte, da quel
momento, diventava l’unica certezza.
I due soldati
e il medico a cui era stato affidato il compito di smistare i nuovi
prigionieri si muovevano lentamente, al freddo della sera che stava
calando, sebbene il sole fosse ancora abbastanza alto nel cielo,
osservando e giudicando.
Helmut, senza
indugio, venne spedito sulla sinistra, così come un paio di
uomini e un vecchio piuttosto in carne dall’aria arcigna ma
terrorizzata. A destra invece vennero mandati altri vecchi e alcuni
bambini prima che il medico posasse lo sguardo su Bill.
Il corpo
magro e la carnagione pallida non erano di certo un buon segno e
l’uomo non esitò a indicare il suo
destino…
La destra.
Bill
impallidì e non ebbe il coraggio di muoversi. Quando lo
fece, venne in contemporanea trattenuto da Tom e colpito da un pugno
allo stomaco da uno dei soldati che seguiva il medico, che lo fece
accasciare a terra, inerme.
-Lui deve
vivere!- disse Tom improvvisamente, mettendosi davanti al corpo del
fratello, ancora a terra a causa del colpo ricevuto.
L’uomo
incaricato di smistare i prigionieri annuì senza battere
ciglio.
Indicando
Bill fece cenno, questa volta, all’altra guardia, di condurre
il prigioniero nel gruppo di sinistra.
La guardia
del gruppo di destra spinse malamente Tom in quello strano gruppo
formato quasi esclusivamente da vecchi e bambini.
Non era
necessario parlare. Benché nessuno fosse mai tornato per
raccontarlo, proprio per questo non era difficile capire quale sarebbe
stato il loro destino.
Il ragazzo
ebbe un brivido.
L’unica
cosa che si ritrovò a sperare fu che, in qualunque modo
decidessero di agire, esso fosse rapido e indolore.
Vide nel
gruppo dei graziati Bill che veniva sorretto da Helmut.
Quell’uomo che era stato così comprensivo nei loro
confronti durante quel fatale viaggio in treno.
Ci vollero
altre due ore prima che tutti i prigionieri venissero assegnati al loro
gruppo.
Per quel
lasso di tempo, Bill e Tom non fecero altro che guardarsi negli occhi.
Anche a quella distanza riuscivano a capirsi perfettamente. Una sola
smorfia del viso, un minuscolo gesto voleva dire molto di
più di quello che agli occhi altrui poteva sembrare.
Bill gli
stava domandando perché.
Perché
si fosse sacrificato per lui.
Tom era molto
più forte e coraggioso, sarebbe riuscito ad andare avanti, a
instaurare dei buoni rapporti con chiunque… Ma non lui.
Bill si
sentiva fragile.
Era timido e
temeva il giudizio e le reazioni degli altri… cosa avrebbe
potuto fare? Come sarebbe potuto andare avanti senza Tom?
Era
debole… In tutti i sensi.
Perdere Tom
sarebbe stato come perdere la sua anima... Sè
stesso. E un corpo privo di anima, era solo carne da macello.
Che senso
avrebbe avuto farsi forza?
Che senso
avrebbe avuto tirare fuori le unghie, cercare di sopravvivere quando
stava per perdere l’unica cosa che per lui contava veramente?
L’unico pezzo di famiglia che gli era rimasto e che la guerra
non gli aveva ancora portato via…
Tom non gli
rispose, ma non distolse mai lo sguardo da quello del gemello.
Delle
silenziose lacrime stavano solcando le loro guance e, per una volta,
Tom non si sentì debole per quello che stava facendo.
Un ordine.
Le fatidiche
parole.
Sgarbatamente,
il gruppo di Tom venne allontanato dall’area in cui si
trovava e condotto verso un grande edificio dall’aspetto ben
poco rassicurante.
Il ragazzo si
girò un istante per guardare un’ultima volta il
fratello. Se doveva morire, voleva farlo con l’immagine di
colui che amava davanti agli occhi.
Un ultimo
sguardo.
L’ultimo
saluto.
I loro occhi
si salutarono per l’ultima volta… Ma fu un istante.
Una guardia
diede uno spintone a Tom e lo costrinse a girarsi e guardare,
inesorabilmente, l’edificio che sarebbe diventata la loro
tomba.
Quando furono
dentro venne ordinato a tutti loro di spogliarsi, uomini e donne,
vecchi e bambini, e dirigersi verso le docce, mettendo prima i loro
averi e qualunque cosa indossassero, nei grandi sacchi sparsi per la
stanza.
Tom si
ricordò di aver letto qualcosa a riguardo e, sebbene sperava
di non testarlo sulla propria pelle, si rese conto che, tra le
soluzioni possibili che potevano adottare, lo Zyklon B, era
effettivamente la più rapida e indolore per eliminare i
rifiuti della società, inutili al regime.
Il gruppo,
impaurito e pudico, raggiunse le docce dove, poco dopo,
l’acqua iniziò a scorrere.
Non ci volle
molto prima che, gli individui più deboli, cominciassero a
perdere coscienza e ad essere in preda alle convulsioni.
Tom era un
giovane nel pieno delle sue forze, finito lì per salvare la
vita del fratello… Ci sarebbe voluto più tempo
prima che il pesticida facesse effetto ed iniziasse a fargli perdere
conoscenza. Fu così costretto a vedere anziani e bambini
che, pian piano, spiravano sotto i suoi occhi.
Tom,
nonostante tutto, non mosse un muscolo.
Rimase fermo
e in piedi ad aspettare il momento fatale.
Si
domandò nuovamente perché l’aveva
fatto…
Coraggio?
No,
non voleva morire…
Egoismo?
…
Forse.
Non voleva
vivere sotto gli ordini del regime.
Paura di vivere senza Bill?
Molta…
Affetto? Amore?
Bill era suo
fratello gemello.
Erano nati e
vissuti sempre insieme.
Avrebbe fatto
di tutto per lui.
Per aiutarlo.
Per salvarlo.
Bill doveva
vivere.
Tom sapeva
che avrebbe sofferto, che Bill avrebbe faticato a rialzarsi…
Ma ci sarebbe riuscito. Sarebbe andato avanti… Da solo.
Lo avrebbe
dimostrato a tutti, sorprendendo anche se stesso…
Prima che il
respiro cominciasse a mancargli, che i polmoni cominciassero a bruciare
e gli occhi a chiudersi, sperò, per un solo istante, che il
selettore avesse condannato entrambi…
We are so young
our lives have just begun
but already we're considering
escape from this world
and we've waited for so long
for this moment to come
was so anxious to be together
together in death
[HIM
– Join me]
Ma, prima di
perdere coscienza, pensò a Bill.
In quel
momento stava piangendo, lo sentiva… Ma era vivo…
Il suo sacrificio non era stato vano.
Dopo aver
focalizzato, per un’ultima volta, l’immagine del
fratello nella sua mente, Tom poté perdere
coscienza…
Ich würde sterben für dich
Sterben für dich
[LaFee
- Sterben für dich]
¤
-Nonno,
cos’hai qua?- domandò la voce squillante di un
bambino indicando uno strano tatuaggio sul braccio sinistro
dell’anziano uomo seduto sulla poltrona di casa.
-Questo
è un tatuaggio.-
-Un
tatuaggio? Come quelli che ha papà?-
-Più
o meno… Ma lui li ha fatti per scelta, io sono stato
obbligato…-
-E da chi?-
-Dei signori
cattivi, conosciuti come nazionalsocialisti. Tanti anni fa portarono me
e nonno Tom in un brutto luogo dove chiudevano la gente che non gli
piaceva.-
-E cosa
facevano?-
-Ci facevano
lavorare. Tanto, tanto. La Germania
stava perdendo la guerra e il nostro lavoro permetteva al paese di
proseguire lo scontro.-
-E il
tatuaggio?-
-L’avevano
fatto per riconoscerci… Per sapere con chi stavano parlando.
Non avevamo più un nome, eravamo solo un numero…-
Il bambino
sgranò gli occhi, faticando a capire il senso di quello che
il nonno gli stava dicendo. Com’era possibile che una persona
non venisse più riconosciuta per il proprio nome?
Lui un nome
ce l’aveva, Heidrich, e tutti lo conoscevano come
tale… Perché chiamarlo con un numero?
-Perché
vi chiamavano con un numero?-
-Per sapere
quanti eravamo….-
-E tu chi
eri?-
L’uomo
trasse un respiro profondo e lesse al bambino il numero inciso sulla
pelle che, dopo tutti quegli anni, non era ancora sbiadito.
-726082…-
disse Bill senza riuscire a trattenere una lacrima.
-Nonno, cosa
era successo a nonno Tom?-
Il bambino
con un’espressione birichina rivolse al nonno quella domanda,
per la quale, in tutti quegli anni, non aveva mai ricevuto una risposta.
Aveva grandi
occhi marroni scuro, i capelli biondi e un sorriso che, a Bill,
ricordava Tom quando era piccolo…
Erano passati
così tanti anni ma, neanche per un istante, in tutta la sua
vita, Bill aveva smesso di pensare al suo gemello che si era
sacrificato per lui.
-Nonno Tom
è morto quando era giovane… Tanto
giovane… Appena arrivammo in quel brutto posto. Lo portarono
via, e non lo vidi mai più…-
-Magari era
scappato!- disse il bimbo con un sorriso.
Bill sorrise
a sua volta, ma amareggiato.
No, Tom non
era vivo.
Non poteva
esserlo… Non dopo che aveva sentito il suo cure spezzarsi
poco dopo averlo visto l’ultima volta.
Non dopo che
aveva ritrovato i suoi vestiti in mezzo al mucchio di quelli
scartati… In quel momento Bill aveva perso parte della sua
anima… Non fu mai più lo stesso.
Era
sopravvissuto agli orrori del nazismo, si era creato una famiglia e,
ora, aveva degli splendidi nipotini, ma qualcosa dentro Bill era morto
il giorno in cui era morto Tom.
-Nonno…
Perché hanno ucciso nonno Tom?-
Bil fece un
respiro profondo.
-Perché
credevano che mi volesse troppo bene… Ora però
dormi, altrimenti la mamma si arrabbierà con me e non ti
lascerà più a casa mia per il weekend…-
L’anziano
uomo uscì dalla stanza dove dormiva il nipotino e
andò nel salotto. Da una mensola prese una foto che ritraeva
lui e il gemello, molti anni prima… Poco prima che venissero
arrestati…
Ancora una
volta, una calda lacrima attraversò il viso
dell’uomo per poi andare a morire sul vetro, in
corrispondenza del volto del gemello…
Pigramente, con un gesto automatico, asciugò con un dito la lacrima, oramai fredda.
Fine
--------
Note insensate da parte
dell’autrice schizzata e nevrotica:
Scrivere questa shot mi è piaciuto moltissimo.
E, pubblicata in versione originale su kaulitzestita, ha avuto un discreto successo XD
Dubito fortemente che i “criminali” venissero fatti salire su diversi vagoni, a seconda del reato ma…Concedetemi questa licenza storica XD
Il titolo della storia viene dall'omonima canzone di LaFee.La storia fa parte di "Through di Ages - A Window to the Past", una raccolta di oneshot storiche a sfondo twincest-demenziale [ovviamente], ma questa [che, oltretutto, non è neanche demenziale] si basa più che altro sull’affetto dei due gemelli l’uno per l’altro, che sull’amore… [se foste interessate alle altre shot, potere leggere su LiveJournal: Sattumalta Suomalainen, data la tematica i post sono protetti, quindi se volete leggere, dovete "additarmi" tra i vostri amici XD]
* la Friedrich Wilhelms Universität, nel 1949, prese il nome di
Humboldt Universität
Anche se si è occupata del controllo della versione originale, ringrazio tantissimo Meg per il betaggio XD [cosa farei senza di te, oh editor di fiducia??!! *annuisce convinta*] Volevo ringraziare RubyChubb, Bell_Lua, Bill4ever, lipsia8, YourCorpseBride, mY LadY oF SoRRoW, loryherm, Clodie e Heiligh fur immer , Hizu per aver letto e recensito Beichte
Baci
LaTuM aka Lokex