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Autore: LaTuM    23/01/2008    17 recensioni
L’anziano uomo uscì dalla stanza dove dormiva il nipotino e andò nel salotto.
Da una mensola prese una foto che ritraeva lui e il gemello, molti anni prima… Poco prima che venissero arrestati a Berlino, nel lontano, ma fin troppo vivido nei suoi ricordi, 1943...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sterben

Disclaimer: I gemelli Kaulitz e i Tokio Hotel non mi appartengono. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e nulla di ciò che è scritto è realmente accaduto.

 


[Questa shot è dedicata a mY LadY oF SoRRoW,
la mia adorata Sisar, anche lei amante di questo periodo storico,
e a Meggie che,
oltre ad essere la Mamma CAP mia e di Mery,
ha betato tutte le shot di questa raccolta]

 

 

Through The Ages – A Window to the Past

 

 

Sterben für dich

¤

 

 

Era successo tutto molto velocemente.

Era una mattina come un’altra… Il paese cominciava a risentire di tutti gli anni di guerra in cui era stato impegnato sino a quel momento ma, fino ad allora, loro erano riusciti a continuare a vivere la loro vita.

Erano giovani ed energici, ma troppo deboli per diventare soldati, così si limitavano a lavorare in banca, ogni santo giorno…

Non gli dispiaceva, anche se avrebbero preferito un lavoro migliore. Ma così aveva deciso il regime, e così andava fatto.

Non erano ancora sposati e vivevano insieme, nella stessa casa che, dopo diversi sacrifici, erano riusciti a comprare.

Dei violenti pugni cominciarono ad abbattersi sulla porta, sino a che Tom, ancora assonnato, non andò ad aprire.

Un pugnò lo colpì immediatamente in pieno viso.

-Dov’è tuo fratello?- gli venne domandato mentre un soldato lo afferrava per le braccia, impedendogli di muoversi.

Tom non parlò e questo indusse gli aguzzini ad assestargli un altro violento pugno, questa volta nello stomaco.

Ma non ci fu bisogno di rivolgergli altre domande.

Sulla porta fece la sua comparsa Bill, anche lui con gli occhi ancora impastati dal sonno, ma con la mente più lucida per comprendere che non stava accadendo nulla di buono.

 

-Bill e Tom Kaulitz, secondo gli ordini del supremo Führer, siete in arresto con l’accusa di omosessualità. Per questo verrete deportati seduta stante a Majdanek.-

 

I due sbiancarono, ma non aprirono bocca.

Gli furono dati un minuto e trenta secondi per indossare un paio di pantaloni, camicia, scarpe e giacca, per poi essere trascinati in malo modo fuori dal loro appartamento e caricati su una camionetta.

Nonostante entrambi lo desiderassero profondamente, nessuno dei due osò fiatare.

Si guardarono negli occhi, entrambi alla ricerca di una risposta per la sola domanda che vagava per le loro menti “Perchè?”

 

Erano sempre stati convinti di aver rispettato fino in fondo le regole del regime. Erano fratelli e vivevano insieme, non c’era nulla di strano.

Era anormale che dei ragazzi di ventidue anni non si fossero ancora trovati una compagna?

Si, per il regime lo era.

A quell’età bisognava essere in procinto di sposarsi per poi dare alla luce un fiero fanciullo che avrebbe mantenuto alto l’onore della nazione.

 

La camionetta si fermò ed entrambi vennero fatti scendere.

Erano ad una stazione e, innanzi a loro, un grande treno merci stava per lasciare i binari.

-Vagone quattro.- disse una guardia e, in malo modo, vennero condotti verso il vagone segnalato.

-Entrate.-

Tom fu il primo ad arrampicarsi per poi dare una mano a Bill per salire.

La guardia alle loro spalle li guardò con un’espressione schifata sul volto prima di richiudere malamente la lamiera del vagone.

-Dove…-

-Voi siete gli ultimi…- disse un uomo, di qualche anno più anziano di loro –Piacere, io sono Helmut. Helmut Schneider, docente di filosofia della storia alla Friedrich Wilhelms Universität*…- disse porgendo loro la mano.

-Io sono Tom, e lui è Bill, Kaulitz. Lavori..ravamo per la Reichsbanks.-

-Siete fratelli?-

-Si, gemelli…-

-Perché diavolo siete finiti qua dentro?-

-Ci hanno condannati per omosessualità…-

-La stessa accusa di tutti noi, ma…-

-… a quanto pare, per loro, quello che fa uno, lo fa fa anche l'altro…- concluse acidamente Tom, pronto ad aggredire l’uomo se avesse osato fare un commento poco gradevole nei loro confronti, ma questo non arrivò, con gran sollievo dei due ragazzi.

 

¤

 

-Tomi, ho freddo…- mormorò Bill, avvicinandosi con cautela al biondo.

Quest’ultimo non poté trattenere un sorriso amaro e gli fece cenno di avvicinarsi, circondandogli le spalle con un braccio.

Era da un giorno e mezzo che erano in viaggio e non erano ancora giunti a destinazione.

Di tanto in tanto il treno si fermava per raccogliere qualche nuovo “compagno di viaggio”, fermandosi in stazioni sconosciute o lande desolate della campagna tedesca per lunghe ed interminabili ore.

Il trattamento era dei peggiori: niente cibo o acqua per tutto quel tempo e condizioni igieniche del vagone peggioravano di ora in ora.

 

-Tomi… non hai paura?- gli domandò innocentemente Bill, come se fosse stato un bambino impaurito che voleva essere rassicurato dalla figura paterna che gli infondeva coraggio e fiducia in se stesso.

-Sì, Bill. Tanta. Ma ce la faremo...- rispose Tom, fiducioso, cercando di convincere più sé stesso che il fratello.

Poco distante da loro, Helmut li guardava tristemente. In quei gesti, in quelle parole, in quegli sguardi si capiva quello era un semplice conforto fraterno, ma per le spie del regime, non era così e non avevano esitato a rovinare la vita di quei due ragazzi.

Quello che si era presentato col nome di Bill sembrava totalmente succube e dipendente affettivamente dal fratello, mentre quest’ultimo, all’apparenza sgarbato e scorbutico, dimostrava una tale dolcezza nei suoi confronti che non sembrava neanche la stessa persona.

 

Scappare dal treno era pressoché impossibile, dato che le maniglie erano solo nella parte esterna delle porte scorrevoli.

Tutti loro venivano trattati come animali, bestie, se non peggio… Erano uomini forti, ma Helmut non dubitava che molti dei prigionieri, vecchi e bambini soprattutto, avrebbero già abbandonato questo mondo, prima di arrivare in quel luogo dove, sicuramente, la loro vita sarebbe stata ugualmente spezzata.

Forse, loro erano stati i più fortunati.

 

Si alzò e si avvicinò ai due gemelli, mettendogli una coperta che era stata abbandonata vicino a lui, sulle ginocchia.

 

-Non sarà molto, ma vi terrà un po’ al caldo…- gli disse sorridendo.

-Ma Helmut…- fece per ribattere Bill.

-Non preoccuparti. Ho vissuto per molti anni in un paese a nord della Russia. Per me questo è un piacevole tepore.-

I due ragazzi lo guardarono e gli sorrisero dolcemente, grati per la gentilezza che aveva dimostrato nei loro confronti.

-Solo una cosa… Non abbracciatevi troppo palesemente, qui potrebbere essere interpretato male un gesto così...Esplicito…- gli consigliò bonariamente.

-Ma…-

-Shht- rispose semplicemente l’uomo, allontanandosi dai due, lasciandoli soli, per quanto fosse possibile.

 

Bill afferrò la coperta e la portò al di sopra delle loro teste, stringendosi a Tom e posando la testa su una spalla del gemello.

 

Il fratello posò una mano sul viso di Bill e gli asciugò una lacrima che, inconsapevolmente, era sfuggita agli occhi del ragazzo.

-Non piangere Bill… Andrà tutto bene…- disse sforzandosi di sorridere per poi appoggiarsi a lui, lasciandosi andare ad un sonno agitato.

 

¤

 

Il tardo pomeriggio del terzo giorno il lugubre treno fece il suo ingresso in un altrettanto lugubre ed immenso edificio grigio che si estendeva a perdita d’occhio… se solo i malaugurati passeggeri del treno avessero potuto vederlo.

Quando il mezzo si fermò, la paura iniziò a crescere nell’animo di ogni persona, consci dell’incertezza e dell’infelicità del loro futuro… Sempre se ce ne fosse stato uno.

 

Con malagrazia, le porte del treno vennero fatte scorrere con forza, rischiando di colpire coloro che sedevano vicini all’entrata, e i passeggeri vennero fatti brutalmente scendere dal treno a calci e presi a male parole.

Bill e Tom si guardarono intorno spaventati, comprendendo che, nonostante tutto, erano fortunati a capire quello che i soldati stavano dicendo.

Molti, anche giovani, venivano percossi brutalmente solo perché non erano in grado di comprendere quello che gli veniva detto.

 

Un cerbero soldato dall’aria arcigna, forse il più alto di grado presente in quel momento, ordinò a tutti di disporsi in file ordinate ed attendere il loro turno per l’esame d’idoneità.

 

Bill e Tom si ritrovarono poco distanti da Helmut, che gli sorrise, impaurito, ma speranzoso. In fin dei conti era un uomo piuttosto alto, robusto, forse non proprio giovanissimo, ma con una costituzione che gli avrebbe sicuramente permesso di vivere ancora per parecchi decenni…

 

Il giochetto era facile, non ci volle molto a capirlo… A nessuno.

 

Se eri abbastanza forte e robusto, andavi a sinistra e vivevi.

Se eri giudicato troppo debole, ti spedivano a destra e la morte, da quel momento, diventava l’unica certezza.

 

I due soldati e il medico a cui era stato affidato il compito di smistare i nuovi prigionieri si muovevano lentamente, al freddo della sera che stava calando, sebbene il sole fosse ancora abbastanza alto nel cielo, osservando e giudicando.

Helmut, senza indugio, venne spedito sulla sinistra, così come un paio di uomini e un vecchio piuttosto in carne dall’aria arcigna ma terrorizzata. A destra invece vennero mandati altri vecchi e alcuni bambini prima che il medico posasse lo sguardo su Bill.

 

Il corpo magro e la carnagione pallida non erano di certo un buon segno e l’uomo non esitò a indicare il suo destino…

 

La destra.

 

Bill impallidì e non ebbe il coraggio di muoversi. Quando lo fece, venne in contemporanea trattenuto da Tom e colpito da un pugno allo stomaco da uno dei soldati che seguiva il medico, che lo fece accasciare a terra, inerme.

 

-Lui deve vivere!- disse Tom improvvisamente, mettendosi davanti al corpo del fratello, ancora a terra a causa del colpo ricevuto.

L’uomo incaricato di smistare i prigionieri annuì senza battere ciglio.

Indicando Bill fece cenno, questa volta, all’altra guardia, di condurre il prigioniero nel gruppo di sinistra.

La guardia del gruppo di destra spinse malamente Tom in quello strano gruppo formato quasi esclusivamente da vecchi e bambini.

Non era necessario parlare. Benché nessuno fosse mai tornato per raccontarlo, proprio per questo non era difficile capire quale sarebbe stato il loro destino.

Il ragazzo ebbe un brivido.

L’unica cosa che si ritrovò a sperare fu che, in qualunque modo decidessero di agire, esso fosse rapido e indolore.

 

Vide nel gruppo dei graziati Bill che veniva sorretto da Helmut. Quell’uomo che era stato così comprensivo nei loro confronti durante quel fatale viaggio in treno.

Ci vollero altre due ore prima che tutti i prigionieri venissero assegnati al loro gruppo.

Per quel lasso di tempo, Bill e Tom non fecero altro che guardarsi negli occhi. Anche a quella distanza riuscivano a capirsi perfettamente. Una sola smorfia del viso, un minuscolo gesto voleva dire molto di più di quello che agli occhi altrui poteva sembrare.

 

Bill gli stava domandando perché.

Perché si fosse sacrificato per lui.

Tom era molto più forte e coraggioso, sarebbe riuscito ad andare avanti, a instaurare dei buoni rapporti con chiunque… Ma non lui.

Bill si sentiva fragile.

Era timido e temeva il giudizio e le reazioni degli altri… cosa avrebbe potuto fare? Come sarebbe potuto andare avanti senza Tom?

Era debole… In tutti i sensi.

Perdere Tom sarebbe stato come perdere la sua anima... Sè stesso. E un corpo privo di anima, era solo carne da macello.

Che senso avrebbe avuto farsi forza?

Che senso avrebbe avuto tirare fuori le unghie, cercare di sopravvivere quando stava per perdere l’unica cosa che per lui contava veramente? L’unico pezzo di famiglia che gli era rimasto e che la guerra non gli aveva ancora portato via…

 

Tom non gli rispose, ma non distolse mai lo sguardo da quello del gemello.

Delle silenziose lacrime stavano solcando le loro guance e, per una volta, Tom non si sentì debole per quello che stava facendo.

 

Un ordine.

Le fatidiche parole.

 

Sgarbatamente, il gruppo di Tom venne allontanato dall’area in cui si trovava e condotto verso un grande edificio dall’aspetto ben poco rassicurante.

Il ragazzo si girò un istante per guardare un’ultima volta il fratello. Se doveva morire, voleva farlo con l’immagine di colui che amava davanti agli occhi.

 

Un ultimo sguardo.

L’ultimo saluto.

 

I loro occhi si salutarono per l’ultima volta… Ma fu un istante.

Una guardia diede uno spintone a Tom e lo costrinse a girarsi e guardare, inesorabilmente, l’edificio che sarebbe diventata la loro tomba.

Quando furono dentro venne ordinato a tutti loro di spogliarsi, uomini e donne, vecchi e bambini, e dirigersi verso le docce, mettendo prima i loro averi e qualunque cosa indossassero, nei grandi sacchi sparsi per la stanza.

 

Tom si ricordò di aver letto qualcosa a riguardo e, sebbene sperava di non testarlo sulla propria pelle, si rese conto che, tra le soluzioni possibili che potevano adottare, lo Zyklon B, era effettivamente la più rapida e indolore per eliminare i rifiuti della società, inutili al regime.

 

Il gruppo, impaurito e pudico, raggiunse le docce dove, poco dopo, l’acqua iniziò a scorrere.

 

Non ci volle molto prima che, gli individui più deboli, cominciassero a perdere coscienza e ad essere in preda alle convulsioni.

Tom era un giovane nel pieno delle sue forze, finito lì per salvare la vita del fratello… Ci sarebbe voluto più tempo prima che il pesticida facesse effetto ed iniziasse a fargli perdere conoscenza. Fu così costretto a vedere anziani e bambini che, pian piano, spiravano sotto i suoi occhi.

 

Tom, nonostante tutto, non mosse un muscolo.

Rimase fermo e in piedi ad aspettare il momento fatale.

 

Si domandò nuovamente perché l’aveva fatto…

Coraggio?

No, non voleva morire…

Egoismo?

… Forse.

Non voleva vivere sotto gli ordini del regime.

Paura di vivere senza Bill?

Molta…

Affetto? Amore?

Bill era suo fratello gemello.

Erano nati e vissuti sempre insieme.

Avrebbe fatto di tutto per lui.

Per aiutarlo.

Per salvarlo.

 

Bill doveva vivere.

Tom sapeva che avrebbe sofferto, che Bill avrebbe faticato a rialzarsi… Ma ci sarebbe riuscito. Sarebbe andato avanti… Da solo.

Lo avrebbe dimostrato a tutti, sorprendendo anche se stesso…

 

Prima che il respiro cominciasse a mancargli, che i polmoni cominciassero a bruciare e gli occhi a chiudersi, sperò, per un solo istante, che il selettore avesse condannato entrambi…

 

We are so young
our lives have just begun
but already we're considering
escape from this world

and we've waited for so long
for this moment to come
was so anxious to be together
together in death

[HIM – Join me]

 

 

Ma, prima di perdere coscienza, pensò a Bill.

 

In quel momento stava piangendo, lo sentiva… Ma era vivo… Il suo sacrificio non era stato vano.

 

Dopo aver focalizzato, per un’ultima volta, l’immagine del fratello nella sua mente, Tom poté perdere coscienza…

 

Ich würde sterben für dich

Sterben für dich

 

[LaFee - Sterben für dich]

 

¤

 

 

-Nonno, cos’hai qua?- domandò la voce squillante di un bambino indicando uno strano tatuaggio sul braccio sinistro dell’anziano uomo seduto sulla poltrona di casa.

-Questo è un tatuaggio.-

-Un tatuaggio? Come quelli che ha papà?-

-Più o meno… Ma lui li ha fatti per scelta, io sono stato obbligato…-

-E da chi?-

-Dei signori cattivi, conosciuti come nazionalsocialisti. Tanti anni fa portarono me e nonno Tom in un brutto luogo dove chiudevano la gente che non gli piaceva.-

-E cosa facevano?-

-Ci facevano lavorare. Tanto, tanto. La Germania stava perdendo la guerra e il nostro lavoro permetteva al paese di proseguire lo scontro.-

-E il tatuaggio?-

-L’avevano fatto per riconoscerci… Per sapere con chi stavano parlando. Non avevamo più un nome, eravamo solo un numero…-

Il bambino sgranò gli occhi, faticando a capire il senso di quello che il nonno gli stava dicendo. Com’era possibile che una persona non venisse più riconosciuta per il proprio nome?

Lui un nome ce l’aveva, Heidrich, e tutti lo conoscevano come tale… Perché chiamarlo con un numero?

-Perché vi chiamavano con un numero?-

-Per sapere quanti eravamo….-

-E tu chi eri?-

L’uomo trasse un respiro profondo e lesse al bambino il numero inciso sulla pelle che, dopo tutti quegli anni, non era ancora sbiadito.

-726082…- disse Bill senza riuscire a trattenere una lacrima.

-Nonno, cosa era successo a nonno Tom?-

Il bambino con un’espressione birichina rivolse al nonno quella domanda, per la quale, in tutti quegli anni, non aveva mai ricevuto una risposta.

Aveva grandi occhi marroni scuro, i capelli biondi e un sorriso che, a Bill, ricordava Tom quando era piccolo…

 

Erano passati così tanti anni ma, neanche per un istante, in tutta la sua vita, Bill aveva smesso di pensare al suo gemello che si era sacrificato per lui.

-Nonno Tom è morto quando era giovane… Tanto giovane… Appena arrivammo in quel brutto posto. Lo portarono via, e non lo vidi mai più…-

-Magari era scappato!- disse il bimbo con un sorriso.

Bill sorrise a sua volta, ma amareggiato.

No, Tom non era vivo.

Non poteva esserlo… Non dopo che aveva sentito il suo cure spezzarsi poco dopo averlo visto l’ultima volta.

Non dopo che aveva ritrovato i suoi vestiti in mezzo al mucchio di quelli scartati… In quel momento Bill aveva perso parte della sua anima… Non fu mai più lo stesso.

Era sopravvissuto agli orrori del nazismo, si era creato una famiglia e, ora, aveva degli splendidi nipotini, ma qualcosa dentro Bill era morto il giorno in cui era morto Tom.

-Nonno… Perché hanno ucciso nonno Tom?-

Bil fece un respiro profondo.

-Perché credevano che mi volesse troppo bene… Ora però dormi, altrimenti la mamma si arrabbierà con me e non ti lascerà più a casa mia per il weekend…-

 

L’anziano uomo uscì dalla stanza dove dormiva il nipotino e andò nel salotto. Da una mensola prese una foto che ritraeva lui e il gemello, molti anni prima… Poco prima che venissero arrestati…

 

Ancora una volta, una calda lacrima attraversò il viso dell’uomo per poi andare a morire sul vetro, in corrispondenza del volto del gemello…

 

Pigramente, con un gesto automatico, asciugò con un dito la lacrima, oramai fredda.

 

 Fine

 

--------

 

Note insensate da parte dell’autrice schizzata e nevrotica:

 

Scrivere questa shot mi è piaciuto moltissimo.

E, pubblicata in versione originale su  userinfokaulitzestita, ha avuto un discreto successo XD

 

Dubito fortemente che i “criminali” venissero fatti salire su diversi vagoni, a seconda del reato ma…Concedetemi questa licenza storica XD

Il titolo della storia viene dall'omonima canzone di LaFee.
 

La storia fa parte di "Through di Ages - A Window to the Past", una raccolta di oneshot storiche a sfondo twincest-demenziale [ovviamente], ma questa [che, oltretutto, non è neanche demenziale] si basa più che altro sull’affetto dei due gemelli l’uno per l’altro, che sull’amore… [se foste interessate alle altre shot, potere leggere su LiveJournal: Sattumalta Suomalainen, data la tematica i post sono protetti, quindi se volete leggere, dovete "additarmi" tra i vostri amici XD]


* la Friedrich Wilhelms Universität, nel 1949, prese il nome di Humboldt Universität

 

Anche se si è occupata del controllo della versione originale, ringrazio tantissimo Meg per il betaggio XD [cosa farei senza di te, oh editor di fiducia??!! *annuisce convinta*] Volevo ringraziare RubyChubb, Bell_Lua, Bill4ever, lipsia8, YourCorpseBride, mY LadY oF SoRRoW, loryherm, Clodie e Heiligh fur immer , Hizu per aver letto e recensito Beichte


Baci

LaTuM aka Lokex

   
 
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