Coppia: Gale/Katniss
Rating: giallo (per gli avvenimenti)
Parole: 1178
Avvertimenti: Otherverse (rifacimento a fatti del libro)
Genere: AU/Angst/Introspettiva
Note dell’autrice: Alla fine.
Note di betaggio: Gipsiusy, sempre lei, che tra un po' mi picchia perchè è credo un mese e mezzo che questa shot è nel pc e aspetta di essere pubblicata. 

Se solo fosse andata veramente così...

Ad Annie, perchè sei cucciola, e questa 
è colpa tua anche se non ti piacciono.

A Rossella, perchè gli infarti che mi fai prendere tu 
non me li ha mai fatti prendere nessuno.

E a Giusy, perchè HG è l'ennesima cosa che ci accomuna.  

Mi aveva baciato.

Katniss mi aveva baciato. Dopo mesi che non lo faceva.
Dopo mesi che sembrava essere innamorata perdutamente e esclusivamente di Peeta Mellark, che diceva di aspettare il suo bambino, che diceva di averlo perso, che ora stava cercando di riportarlo alla vita, portarlo via da Capitol City e dal presidente Snow.

Quando ero andato ad aiutarla a portar via le cose dalla sua vecchia casa nel 12, mi aveva baciato. E io le avevo detto che mi ricordavo del nostro ultimo bacio sempre in quella cucina. Quando stavo male.
L’aveva rifatto e io non l’avevo fermata perché in fondo io lo volevo.

Perché in quei pochi mesi passati da quando mi aveva proposto di scappare dal Distretto 12 e vivere solo noi due con le nostre famiglie, io non ero riuscito a togliermela dalla testa, nonostante il male al cuore ogni volta che la vedevo di fianco a lui.
Nonostante mi si fosse spezzato il cuore a sentire Peeta dire che lei era incinta.

Ma in quel momento mi importava solamente di noi due. E se Haymitch non ci avesse interrotti con l’ordine di tornare all’Hovercraft, probabilmente ora non saremmo qui a guardarci cercando di non farci beccare dall’altro e arrossendo non appena i nostri sguardi si incontrano.

Quando scendiamo nel 13 ci viene incontro Beete che ci dice che hanno novità su Peeta.

La Coin ha indetto una riunione d’emergenza per decidere come procedere.

Sento la mano di Katniss, che mi cammina a fianco, cercare la mia. Gliela stringo più forte che posso e la guardo, cercando di comunicarle con lo sguardo quello che a parole davanti agli altri è meglio non dire. 

In fondo per la folla noi siamo ancora cugini.

Alla riunione parlano solo Haymitch e la Coin. Decidono tutto loro.
Ci sarà una missione suicida o quasi per cercare di salvare Peeta. Haymitch chiede se ci sono volontari. Nessuno parla. La Coin decide di mandare  Boggs e alcuni suoi sottoposti, a cui si aggiunge Haymitch all’ultimo, e io salgo con loro.

Katniss la lasciamo al 13 a forza. Quasi dobbiamo dare l’ordine di sedarla.

Quando arriviamo al distretto scendono tutti. Haymitch compreso. Solo io rimango a bordo.

Haymitch prima di prepararsi a scendere mi prende da parte, mi da il suo auricolare e mi dice che lui giù non ne avrà bisogno perché non ha intenzione di tornare.
Lo guardo, è deciso. Non vuole tornare. Non ne può più di affrontare quegli incubi che sento scuotono anche Katniss, quelle poche notti che riesce a dormire.

Gli dico che lo dovrà dare a Peeta se davvero quella è la sua decisione ma che gli coprirò il gioco con la Coin. E lo capisco, perché gli orrori a cui ho assistito in questo poco tempo da soldato sono veramente troppi. Non saranno mai come quelli dell’arena. Ma sono troppi. E solo lei può aiutarmi a scacciare gli incubi che popolano le mie notti, come le sue.

Scendono. Sono silenziosi. Io li osservo dall’alto grazie alle telecamere montate nella pancia dell’Hovercraft e li dirigo verso il loro obbiettivo principale. Peeta.

Lo trovano senza troppi intoppi. Quando vede Haymitch ha uno sguardo un po’ confuso, ma dopo che gli ha dato uno schiaffo per farlo riprendere, forse dai fumi dei sedativi che gli iniettano quando non è davanti alle telecamere, riconosce il suo mentore e capisce che sono li per portarlo a casa.

Sento Haymitch spiegargli brevemente la situazione, lo vedo mettergli di nascosto l’auricolare, mentre Boggs controlla che non arrivi nessuno. Ma mentre Haymitch gli sta spiegando del Distretto 13 si sentono dei passi. Sono Pacificatori. Sono tanti dice Boggs.

Ingaggiano una battaglia molto sanguinosa in cui la metà degli uomini rimane a terra. Anche Boggs. Dovrò comunicarlo io a Katniss. E non sarà facile. Gli si è affezionata col tempo.

Rimangono in piedi solo Haymitch e Peeta alla fine. E Haymitch è ferito. Li sento che parlottano di dove possono trovare Snow.

Lo devono a Katniss. E a tutti i tributi che nel corso di 75 edizioni di Hunger Games hanno perso la vita per il divertimento di un uomo sadico e affamato di potere.

Escono velocemente dalla stanza dove è stato confinato Peeta per tutto questo tempo, percorrono tutta una serie di corridoi e sono fuori. Lo incontrano proprio mentre sta rientrando.
Snow li vede da lontano e tira fuori da sotto la giacca la pistola che si porta sempre dietro per sicurezza.
Aspetta che siano a portata di tiro e spara.

Haymitch sente il colpo e si mette davanti a Peeta per proteggerlo, prendendo così la pallottola nel petto.

Sento un urlo di dolore che mi perfora il cranio.

Vedo Peeta prendere il corpo ormai senza vita di Haymitch e posarlo a terra.
Lo vedo alzarsi. Prendere il coltello che il suo mentore ha legato alla coscia e lanciarlo con rabbia verso Snow. Non centra l’obbiettivo. Ma ci va molto vicino. Ferisce Snow ad un braccio. Quello con cui tira.
La pistola gli sfugge di mano. Peeta si avvicina e la raccoglie. Non sente alle sue spalle i passi di Caesar. Quel Caesar che per quattro volte lo ha intervistato e con cui pensava di aver instaurato un buonissimo rapporto, è invece uno dei peggiori lecchini di Snow.

Quando sente i passi è quasi troppo tardi. Ma ha la prontezza di sparare subito. E lo uccide.

Caesar muore e con lui se ne va l’ultimo simbolo degli Hunger Games.

Ora tocca a Snow, lo vedo.
Punta la pistola alla testa e spara. Dritto in mezzo agli occhi. Letale.

Peeta guarda su e io gli dico nell’auricolare che è ora di tornare a casa.

Lo faccio salire e ci dirigiamo verso il Distretto 13, la nostra casa da ora in avanti.

Quando arriviamo Katniss è la prima a venirci in contro. Non vede Haymitch e Boggs e io le devo spiegare tutto. E quando inizia a urlare la stringo fra le mie braccia per poterle far sfogare il suo dolore nell’unico modo che conosce.
Quando ha finito Peeta si avvicina ma ha già capito che per lui non ci sono più speranze. Che tutta la fiducia conquistata nell’arena era solo affetto e amicizia. E che io non potrò mai essere solo suo cugino.
Nemmeno quando dormivano assieme per scacciarsi gli incubi a vicenda. Si, Katniss me lo ha detto. Mi ha sempre detto tutto.

Anche quel ‘Lo so’ di risposta al mio ti amo, poi me lo ha spiegato. E davvero, lei lo sa.

Tre mesi dopo.

Oggi ci sposiamo. Finalmente.

Katniss è sopravvissuta alle ultime due edizioni degli Hunger Games, insieme abbiamo affrontato la rivolta e portato a rovesciare un governo tirannico, salvato il suo compagno di arena, nonché migliore amico, Peeta, e non solo lui.
Finnick oggi stringe sua moglie Annie che ci ha appena detto di aspettare il loro primo figlio.

Ha detto che se sarà femmina la chiamerà Prim. Come la sorella di Katniss.

                                                                                                                       FINE

N.d.A: Ciao! *saluta con la manina* 
Dunque, questa è la mia prima fanfic in questo fandom, e sono abbastanza nervosa.
Perciò per piacere non linciatemi. :) *lancia amore e dolcetti*
Ho cercato di far finire tutto come in realtà sarebbe piaciuto a me, ma la Collins ha decretato tutto il contrario.
Btw, Questo è come secondo me sarebbe dovuto finire Mockinjay. 
Se mi lasciate un commentino vi ringrazierò tantissimo.
A presto.
Sara <3