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Autore: hidama    11/07/2013    1 recensioni
"[...] che ieri io mi sia ubriacata, abbia portato qualcuno a casa, passato la notte con lui e poi lo abbia lasciato a dormire nel mio letto mentre ero al lavoro, completamente dimentica dell’accaduto?"
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reita
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gigino in Wonderland'
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Finalmente a casa. Sono stanchissima e anche piuttosto affamata. Ultimamente il lavoro mi dà così tanto da fare che non ho nemmeno più il tempo di farmi una doccia come si deve. Immagino sarà capitato anche a voi, no, uno di quei periodi in cui su ventiquattro ore non riuscite a trovarne nemmeno una per fare un pasto decente e rendervi presentabili. Beh, negli ultimi tre mesi la mia vita è stata praticamente così. Uno strazio, vero? Non ditelo a quelli che mi stavano vicino… poveri…
Ma per fortuna anche questa giornata è finita, e stranamente oggi posso rilassarmi un po’. Credo che farò n bel bagno e poi guarderò uno di quei film strappalacrime che piacciono tanto a noi ragazze quando siamo stanche, stressate e ci sentiamo sole come cani. Bene, il mio piano d’azione è perfetto, direi, quindi ora mi siedo sul divano e…
-“Amoooreee? Sei a casa?”
Faccio un salto, sconvolta. Chi diavolo c’è a casa mia? E che mi chiama ‘amore’, poi… sembra tanto una scena di quei film dell’orrore in cui dopo che la donna è tornata a casa da sola, salta fuori un uomo con il coltellaccio da cucina in mano e gridando che la ama la sgozza senza pietà. Brrrr… raccapricciante.
-“C-chi c’è?” – mi sembra il caso di chiedere – “Chiunque tu sia, ti prego, non farmi del male!”
-“Ma… che dici tesoro?”, ancora quella voce, proviene dalla camera da letto. Per un attimo mi assale una terribile sensazione: che ieri io mi sia ubriacata, abbia portato qualcuno a casa, passato la notte con lui e poi lo abbia lasciato a dormire nel mio letto mentre ero al lavoro, completamente dimentica dell’accaduto? Nah, non sono ancora così disperata, oh!
-“Senti, non è divertente. Chiunque tu sia, vieni fuori!”
Un faccione pallido, con i capelli sconvolti e le occhiaie fino agli zigomi fa capolino da dietro l’angolo.
 
Io non posso crederci. Ancora lui.
 
-“Tu! Ma chi sei? Ma cosa vuoi? Ma chi te le ha date le chiavi di casa mia?! E poi, ‘amore’ e ‘tesoro’ ci chiami tua nonna! Sciò!”
-“Ma… ma… amore sei impazzita? Sono Reita, il tuo Reita, il bassista dei the GazettE!”
Vi rendete conto della vitaccia che mi ritrovo a vivere?
-“Gigino, senti, te l’ho detto non so più quante volte. Devi lasciarmi in pace. Possibile che ovunque io mi volti, ci sia sempre tu?”
-“Sei ubriaca?”
-“Ma sei ubriaco te, scimmia! Tzè, tzè, vai via!”
Gigino si avvicina. Ha un’aria minacciosa, ma credo sia solo perché sta tentando di pensare. Quando pensa, ha quest’aria da maniaco omicida, fa parte della prassi necessaria a una cogitazione logica e linguistica che possa avere senso compiuto. Considerate il processore di un pc, ce lo avete presente? Uno di quelli vecchi e polverosi che quando sono sovraccarichi di informazioni iniziano a vibrare, emettere vapore e un sibilo sinistro. Ecco, il cervello di Gigino è più o meno così.
Apre la bocca. O i suoi neuroni si sono liquefatti e stanno cercando uno sbocco verso l’esterno, oppure ha intenzione di parlare. Che miracolo è la vita, gente…
-“Senti, ma si può sapere che ti prende? Il lavoro ti ha dato alla testa.”
Ora perdo le staffe.
-“Ah, quindi sarei io il problema! Non tu che ti inventi di essere il bas-coso dei the GazettE e poi mi segui dovunque io vada?”
-“Te l’ho già detto un migliaio di volte: io sono il bass…”
-“Sì, sì, va bene. Me le ricordo che tue cose basse. Non ho dormito per diverse notti dopo averle viste. Facevo sempre un sogno che, a pensarci bene, ora intitolerei “La vendetta del fagiolino secco”.
Coso qui mi guarda sbigottito. Sono troppo simpatica, è evidente.
-“Ti hanno drogata, ho capito.”
-“Ma drogato sarai teee!”, mi dà della drogata, no, dico, ma lo vedete? Vi rendete conto di cosa sopporto?
Si siede accanto a me. Non ha la maglietta. Mi si ripropone la scena di me ubriaca che prendo il primo che capita e me lo porto a casa. Sono davvero una persona così triste e sola?
-“Ma non ti ricordi proprio niente? Del primo bacio, di quando ci siamo fidanzati, della nostra prima volta insieme…?”
-“Prima vol… che cosa?! Fidanzati? Bacio? Io non bacio quelli che si smoccolano!”
Basta, adesso lo caccio via da casa. Non accetto questo tipo di affronti. Io sono una ragazza seria, eh.
-“Senti, fammi il favore: adesso ti rimetti la maglietta, raccatti le tue cose se ce ne sono, te ne vai e non ti fai più vedere. Capito? Gigino guarda che faccio sul serio.”
-“No, sentimi tu, invece. Adesso tu la maglietta te la levi, insieme al resto, ci facciamo un bel bagno rilassante, così magari torni in te, e poi ce ne andiamo a dormire, okay?”
Proposte sconce. Interessante. Scommetto che voi state già pensando alla prossima scena in cui andiamo a letto e mi sbatte come un materasso ma… nein!
-“Ma okay cosa? Ma chi ti conosce? Ma levati! ‘Sto matto!”
Mi prende per e spalle e mi guarda dritto negli occhi. Spero non starnutisca proprio ora, altrimenti sono finita. Oltre allo schifo, rischierei un trauma cranico non indifferente.
-“Tu non stai bene”, mi dice.
-“Senti chi parla, proprio tu che sei schizofrenico!”
-“No, tu hai davvero qualcosa che non va, e mi preoccupi. Dai, fatti abbracciare e da brava raccontami cosa c’è che non va.”
-“Mh. Innanzitutto non va che tu sia senza maglietta seduto sul divano di casa mia, poi non va che tu sia a casa mia, poi che tu sappia dove è casa mia… e poi che tu dica di essere il bas-coso dei the GazettE! Ma che domande fai?”
Aiuto, ragazze, questo mi abbraccia per davvero.
Io veramente non capisco come si faccia a dire e pensare certe cose. La gente è matta, dai, ma come si pu… oh, si sta bene così però… mmmh… certo che, anche se ero ubriaca, ho scelto proprio bene, e chi se lo aspettava da Gigino? La vita non smette mai di stupirmi. Peccato per quel sogno…
-“Va meglio?” – mi chiede – “Ah, ho anche un regalo per te. aspetta qui ‘ché vado a prenderlo.”
Si alza dal divano e torna in camera. Sono un po’ confusa. Voi invece eccitate, lo so, capita.
Eccolo che torna…. Ha in mano una scatola nera con su una scritta dorata. Me la porge.
-“Per dimostrarti il mio amore, ho deciso di regalarti un oggetto che da sempre ha segnato il nostro rapporto e che ci ha uniti più che mai, anche se adesso tu fai finta di non ricordare.”
Povero scemo, penso. Mi convinco ad aprire questo pacchetto: se dentro c’è qualcosa di costoso e alla moda potrei anche decidere di dimenticare tutto l’accaduto, fare finta di niente e perdonarlo, in fondo non ha…
Il foulard a pois del nano. Quello che si era messo Uruha che cantava Furigana. Quello che aveva usato Gigino per coprirsi il ‘fagiolino’ – ho fatto anche la rima, lo dicevo io che sono troppo simpatica – quando aveva caldo e io lo pregavo di vestirsi.
Quello. Quello là.
 

Stavolta, a prendere il coltellaccio da cucina, sarò io.

 

 


Salve a tutte. Imploro il vostro perdono per aver tardato tanto nello stendere questo breve – insensato e idiota – racconto, ma anche dopo la fine degli esami non sono riuscita a trovare un’ora di tempo per me. Praticamente ho dovuto fare in 8 giorni tutto quello che non ho potuto fare in 8 mesi per via della scuola. Una vitaccia (?)
 In ogni caso, spero che questa ennesima “avventura” di Gigino sia stata di vostro gradimento e vi abbia fatto sorridere almeno un po’. Temo di aver perso un po’ la mano con la scrittura, dato il lungo periodo di “astinenza”, ma spero di riuscire preso a scrivere come un tempo e di tornare con qualcosa di più serio, magari. Alla prossima! (:

  
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