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Autore: pallade    11/07/2013    1 recensioni
Mi piaceva ritenermi diversa dagli altri ma ero solo diversa come tutti gli altri.
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Marina non può pronunciare la parola "sentimento", perché sa che non ha definizione precisa. Marina si sente solo felice con Liam e vorrebbe stargli accanto per sempre.
Ma ricordate che questa non è una storia speciale e non è una favola d'amore.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta ho chiuso la porta in faccia al destino.
Non me ne sono mai pentita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo quell'età intermedia in cui il mondo intero sembra esserti nemico, in cui ingrassare di mezzo chilo è un dramma ma non sei neanche abbastanza costante da portare avanti una dieta. Sedici anni di insoddisfazione e voti calanti a scuola, litigi casalinghi e unghie smaltate di bianco, perché il fucsia fa troppo bambina.

Mi piaceva ritenermi diversa dagli altri ma ero solo diversa come tutti gli altri.

 

Un giorno, la mia vita ebbe uno scossone. Pensai che sarebbe stata finalmente la svolta della mia esistenza, il cambiamento di tutto quello in cui credevo. Non fu così, ma qualcosa cambiò.

 

Era una pigra domenica mattina dei primi giorni di primavera. Pasqua era alle porte e si sentiva nell'aria l'odore delle sudate vacanze scolastiche.

Ero già in piedi alle otto del mattino, lavata e sazia di pane e Nutella, pronta per una mattinata di studio. Non ero entusiasta della cosa. Ho sempre provato piacere puro nell'imparare, apprendere, conoscere ma farlo per obbligo è frustrante.

Così, quel giorno mi accoccolai sul letto con i miei libri (matematica, soprattutto, dato che ero dura di comprendonio in quella materia) ed iniziai a studiare.

Beh, ci provai. La buona volontà conta, anche se si lascia condizionare dal pc acceso.

Stavo commentando lo stato Facebook di una compagna di classe (“ma ke kazzo è ciceroneeeee”), chiedendole di fare almeno finta di essere una studentessa del Classico, quando il cellulare prese a vibrare sonoramente sulla scrivania.

Sul display lampeggiava “Paco”, il nomignolo che avevo affibbiato a Pasquale Orlandini, il secchione della classe.

 

« Marina, sono Orlandini » esordì quando schiacciai il tasto verde.

« L'avevo intuito. Ciao, Paco. Cosa vuoi? »

« Ho un po' di febbre e mi assenterò da scuola per qualche giorno, perciò vorrei che dicessi ad Assunta che non potrò esserci alla sua festa domani. »

« Paco Quattrocchi che fa assenza. Verrà giù il cielo, lo sai? Sei pronto ad accollarti questa responsabilità? »

« Preferisco che sia il cielo a cascar giù piuttosto di svenire in classe. »

« Il solito esagerato. Vabbè, glielo dico io a Sunny, scialla pure. »

« ...scialla? »

Ridacchiai. Paco era sempre fuori dal mondo. « Approfitta di questa vacanza per modernizzarti un po', ja. »

« Se lo dici te... » lo sentii sbuffare, ma percepii il sorriso. Ci salutammo e gli augurai di riprendersi.

Pasquale Orlandini era un secchione strano. Poco attraente, certo, con quella trentina di chili in più che si ritrovava e i fondi di bottiglia davanti agli occhi. Con Paco, però, bisognava andare oltre il grasso e scavare nel suo animo. Sotto il suo egocentrismo c'era sempre una bizzarra vena artistica ed altruista, determinata ed un po' folle. Era armonico, Paco, e per questo molti si trovavano bene in sua compagnia.

Sorrisi fra me e feci per metter via il telefono, ma quello vibrò di nuovo.

Un messaggio, da parte della mia migliore amica, Assunta “Sunny” Parisi.



Tesora, stasera voglio un gelato e TU mi accompagnerai. Ci saranno anche Lorenza, Tipa e i fighi del gemellaggio, perciò tira fuori le tette!

-- Sunny <3

 

Sbuffai sonoramente. Assunta aveva la capacità di sbucar fuori nei momenti meno appropriati. Il lunedì avrei dovuto affrontare l'interrogazione di matematica, non potevo permettermi distrazioni.
Però non vedevo Tipa, Elena Cannatà, da settimane visto che aveva iniziato l'università e si era trasferita a Ferrara. E poi ci sarebbe stato Liam.

Il nostro liceo era gemellato con una scuola londinese. Era il terzo scambio a cui assistevo e mai nessuno si era mostrato interessante come quella manciata di ragazzini inglesi. Erano undici in totale, smistati nelle varie sezioni. In classe nostra erano capitati due fratelli, Harry e Tracy Styles, e Liam Payne.
La prima volta che lo vidi, pensai che fosse un imbecille. Un po' ricurvo, poco sorridente, aveva gli occhi spenti, al contrario di quell'Harry che pareva un vulcano in eruzione. Stava sempre sulle sue, non parlava con nessuno se non con Tracy.

Iniziò ad interessarmi quando lo vidi cacciare fuori dalla borsa Animal Farm di Orwell, uno dei miei autori preferiti. Non lo avvicinai, ma prestai solo un po' più d'attenzione a lui.

Harry spopolava. Metà delle mie compagne di classe voleva portarselo a letto. L'altra metà voleva prima portarlo all'altare. Anche la sorella aveva catturato l'interesse della classe. Noi ragazze invidiavamo i suoi riccioli scuri, così morbidi e lucenti, ed il corpo da favola. I maschi... beh, erano un po' più pratici.

In qualche modo, Sunny era riuscita a diventare intima di Harry (cosa che le aveva aizzato contro l'odio della maggior parte delle femmine dell'istituto). Il gruppetto di Styles era piuttosto vasto. Comprendeva sua sorella, Liam, due gemellati finiti nella sezione A (Niall Horan e Zayn Malik) ed uno finito nella B, Louis Tomilson.
Si usciva e si chiacchierava, si beveva CocaCola e si mangiava pizza, insegnando l'italiano (a loro) ed imparando l'inglese (noi).

Liam qualche volta ci dava buca. Quelle erano sere tristi che avrei preferito trascorrere in casa, con un episodio di Doctor Who al pc, un cucchiaino ed un barattolo di Nutella.

Non mi piaceva definirmi “innamorata”, però stavo bene con Liam. Mi sentivo bene se c'era lui, ero più felice.


Digitai furiosamente sulla minuscola tastiera del cellulare.



Ho mate domani, sun. Dovrei fare un sacrificio. Però se c'è liam...



Inviai ed attesi trepidante la risposta.

 

Certo che ci sarà. È già sotto casa di Zayn.


 

Squittii dalla gioia e saltai giù dal letto, facendo cadere matite e gomme.

Aprii l'armadio con foga e squadrai il patetico assortimento di abiti, ma neanche la consapevolezza di non avere niente di decente da indossare riusciva a farmi svanire il sorriso dalla faccia.


Sarei uscita con Liam.
Sì, certo, ci sarebbero state altre sei persone, ma non importava.

Stare con Liam era favoloso già di suo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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