Mio papà, quanti temi sono iniziati con queste parole? Troppi, tanti.
E le bugie che scrivevo? Troppe, tante.
Ero solo una bambina e già mentivo come un'adulta. Adulta incompleta che sono.
Mio padre non mi hai mai voluta, poi è morto. E io mi sono sentita felice, dopo tanto tempo la notizia più distruttiva mi ha resto felice.
Sono un mostro a pensare e dire così ma è quello che provo. E tutti quelli che piangono il padre io posso solo capirli, perché vorrei poter anch’io piangere per mio padre, dire che mi manca, dire che vorrei passare i pomeriggi al lago con lui a fare collane di fiori, vorrei poter urlare al mondo che lui mi amava, che mi voleva e che ero la sua bambina.
Vorrei…ma non posso.
Non posso dire nulla di quello che vorrei perché non mi ricordo che lui mi abbia mai detto di volermi bene.
E mi sento male ogni volta che mi chiedono se era una brava persona, perché ogni volta che, mentendo, dico che era l’uomo più buono del mondo, rivedo le botte che mi dava senza ragione e tutte le cose mostruose che mi diceva e i silenzi e le lacrime nascoste alla mamma e il desiderio di morire ogni volta che arrivava il weekend.
Nascondevo tutto così bene che alla fine mi ero convinta che fosse normale e quando mi chiedevano perché avevo tutti queli lividi dicevo che era perché ero distratta. Ero convinta di quello che dicevo, così convinta che quando mi tagliavo pensavo che fosse giusto e quando a scuola mi presero di mira pensai che fosse giusto, che me lo meritavo. 
Niente di tutto questo è giusto, e io ero troppo piccola per capirlo. Anche ora, a distanza di anni, piango sulle note di Dear Father e Hey Dad pensando a quanto avrei voluto una storia alla Veronica Mars, quando di Veronica avevo solo il secondo nome.



*scusate il piccoll sfogo, dovevo...volevo farlo.*