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Autore: Ca7    11/07/2013    0 recensioni
<< Non so a quanti di voi sia capitato di incontrare una persona e sentire sin da subito una certa sintonia. Beh, a me è accaduto con Jennifer. Quando l’ho conosciuta, ho come avuto la sensazione che avremmo legato facilmente, non so spiegarvelo bene. La nostra amicizia è cresciuta con il passare del tempo, è diventata un’amicizia importante, ma la cosa che mi ha stupito è stata quella di realizzare quanto lei fosse diventata una presenza fondamentale nella mia vita. E quando tieni tanto a una persona, speri che abbia solo il meglio. >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Micky si recò presso la sala d’aspetto, sapendo di trovarvi Caroline e Dustin. Ma non erano da soli. Theodor, Delia, Brody, Quinn, Angela, Greg e Albert, erano tutti lì in attesa di ricevere notizie. Ognuno di loro sperava fossero buone.
<< Micky! Grazie al cielo!>>, Theodor scattò subito in piedi non appena la vide arrivare, << Come stanno Jennifer e la bambina? Sono ore che nessuno viene a dirci qualcosa.>>
<< La bambina adesso sta bene. E’… bellissima.>>, rispose emozionata, << Ma su Jennifer non ho ancora notizie. C’è stata qualche complicanza dopo la nascita. Sono dovuta uscire dalla sala operatoria per tenere sotto controllo il battito cardiaco della piccola.>>, non sapere come procedesse l’intervento su sua moglie, la rendeva parecchio frustrata. Sua madre Angela la abbracciò caldamente per confortarla.
<< Micky, mi dispiace tantissimo.>>, Caroline si avvicinò a lei, visibilmente provata, << Avevamo appena raggiunto l’auto e Jennifer stava aprendo la portiera e poi è arrivata un’altra auto, sparata dritto verso di lei. E’ successo tutto senza che ce ne accorgessimo. Mi dispiace.>>
Micky si sforzò di mantenere la calma, anche se una parte di lei avrebbe voluto cercare il bastardo responsabile dell’incidente e prenderlo a pugni.
Proprio in quell’istante, alle loro spalle, arrivò Milo, scuro in volto.
<< Allora? Come sta? Posso andare a vederla?>>
<< Aspetta, Micky.>>, si fece coraggio prima di continuare, << Ha subito un forte trauma cranico che le ha provocato un’emorragia intracranica. Il dottor Sanders è riuscito a intervenire... ma… >>
<< Ma cosa, Milo?>>
<< Jennifer è in coma, Micky.>>, Milo deglutì.
Micky sentì le sue gambe tremare come se un terremoto 7.0 le stesse attraversando gli arti. Guardò l’amico come se avesse appena parlato in sanscrito, pronunciando parole incomprensibili. Poi, fu come una scena a rallentatore con i suoni che divennero ovattati, le luci al neon dell’ospedale sembrarono accecarla e i volti dei presenti pian piano andarono a sfocarsi. Il mondo si era appena spaccato e una voragine l’aveva risucchiata nell’oscurità.
<< No! No! No!>>, ripeté scuotendo la testa e si allontanò via da lì.
Come non l’era mai successo prima, crollò perdendo il controllo di sé. Entrata nel suo studio, scaraventò con rabbia tutto quello che c’era sopra la scrivania, diede un calcio al divano e si lasciò cadere su di esso. Scoppiò a piangere singhiozzando. Più tardi, inaspettatamente, Delia si presentò davanti allo studio. La porta era rimasta spalancata, notò il disordine sparso per terra e indugiò a entrare. Micky alzò lo sguardo e la vide. Allora Delia avanzò verso di lei e si sedette a fianco. Seguì un lungo silenzio vuoto.
<< Puoi dirlo liberamente. Tanto già lo so.>>, disse Micky di punto in bianco, << E’ colpa mia se Jennifer adesso si ritrova in coma. Io… io non avrei dovuto dirle niente. Non avrei dovuto confessarle ciò che provavo per lei. Ero la sua migliore amica, avrei dovuto tacere e continuare a esserlo. Avrei dovuto proteggerla. Invece no, sono stata una stupida presuntuosa egoista. E sai qual è la cosa buffa, Delia? E’ che ancora una volta tu hai avuto ragione, perché io non merito tua figlia. Pur amandola con tutta me stessa… io non la merito.>>, precisò con durezza. Si aspettava che la donna le desse ragione rincarando la dose.
<< Ti sbagli.>>, rispose invece, << Quella in difetto sono io. Ho avuto torto marcio nel credere con ostinazione che Jennifer, scegliendo te, non sarebbe mai stata felice. Non mi fidavo di te. Ma poi tu, mi hai diciamo costretta a fare un passo indietro. Quando sei venuta a parlarmi, cercando di convincermi a far pace con mia figlia… beh, è stato un gesto che ho apprezzato molto e che mi ha portato a riflettere un po’ su tutto quello che ho fatto nella mia vita. Ma soprattutto, ho capito quanto Jennifer sia importante per te. Quindi, quella stupida, presuntuosa ed egoista, sono io, Micky. Tu sei un’ottima moglie e sarai un’ottima madre. Tu e Jennifer, lo sarete assieme. Lei ce la farà.>>, allungò una mano sulla spalla di Micky.
Il rigore e la freddezza che da sempre la rappresentavano, lasciarono il posto alla comprensione e alla compassione. Delia aveva mostrato il suo lato umano e nei suoi occhi Micky riconobbe la sua stessa angoscia.


Di norma il coma dura dalle due alle quattro settimane. Superata questa soglia, c’è il rischio che il paziente possa non risvegliarsi più. Jennifer aveva superato la prima settimana senza cenni di ripresa. Nel frattempo, quasi tutti, amici e familiari, erano andati a farle visita. Tutti, tranne Micky.
Aveva portato a casa la bambina e poteva contare sull’aiuto dei quattro neo nonni. Chi la conosceva si aspettava di vederla sempre al capezzale della moglie, sicuri che non si sarebbe mai mossa di lì; invece la sua reazione all’accaduto fu del tutto diversa e imprevista. Dal giorno dall’incidente non era andata a trovarla neanche una volta. Un pomeriggio la osservò per un momento solo attraverso la veneziana e fu davvero insopportabile.
La stranezza delle aspettative è che tutto può risultare il contrario di tutto. E se c’è qualcuno che stupisce in negativo, qualcun altro, invece, può sorprendere.
<< Ciao Jennifer!>>, camminando a passi incerti, Quinn avanzò verso il lettino sopra il quale stava Jennifer e si fermò ai suoi piedi, << Eh già! Quella stronza antipatica di Quinn è venuta a trovarti.>>, le mani le sudarono, << Allora, ti decidi a riaprire gli occhi, eh? Mi sto annoiando senza nessuno con cui litigare. Con Dustin non c’è gusto: è come sparare sulla croce rossa. E con Milo non ci riesco proprio… insomma, capisci cosa voglio dire, no? Come si fa a litigare con un ragazzo come lui? E’ il fratello buono che tutte le ragazze vorrebbero. Senti, in realtà, ho pensato che potremmo trovare un compromesso. E’ chiaro, non diventeremo mai grandi amiche, ma possiamo provare ad andare d’accordo, che dici? Giuro che m’impegnerò ad avere un rapporto civile, se lo farai anche tu.>>, fece una pausa, << Micky è distrutta, ha bisogno di te e anche vostra figlia… a proposito è uno spettacolo.>>, sorrise, << Quindi, svegliati Jennifer, così tutto tornerà alla normalità.>>
Quinn uscì dalla stanza mentre il dottor Sanders, il neurochirurgo che aveva operato Jennifer, entrava per la consueta visita di routine.
 


Una settimana e mezzo dopo.
Micky terminò di allattare la bambina con il biberon: la mise nella giusta posizione per farle fare il ruttino, dopodiché la sistemò per bene nella carrozzina e rimase a guardarla. Sua figlia era l’unica cosa di quel periodo che le trasmetteva pace e tranquillità. La piccola sbadigliò: aveva un’espressione beata in viso. Micky le parlava e lei ascoltava come rapita dal suono di quella voce.
<< Devi andare a trovarla prima o poi, lo sai vero?>>, esordì Angela dalla cucina.
<< Sì! Lo so mamma.>>
<< Allora perché non oggi? Farebbe bene a te e aiuterebbe Jennifer.>>
<< Non ce la faccio. Non ci riesco. Il solo pensiero di immaginarla in quel dannato letto… >>
<< Micky smettila di dire così. Che significa “non ce la faccio”, “non ci riesco”? Tua moglie sta lottando per rimanere in vita e non puoi proprio permetterti di dire cose del genere.>>, le disse duramente, << Non ho la minima idea di come tu stia, okay? Però immagino sia tremendo e doloroso e che ti senti impotente.>>
<< E’ così. Sai mamma, io sono sempre stata dall’altra parte, sinora. Quando dovevo dire alle mie pazienti che il loro utero era sterile o che avevano perso il loro bambino... o un parto, un’operazione andava male, per quanto fossi solidale… rimanevo comunque la dottoressa che comunicava loro certe notizie. Che cosa provassero poi io non lo sapevo. La sofferenza apparteneva a quelle persone. Mentre adesso…>>
<< Appartiene a te.>>
<< E non ho mai odiato il mio mestiere, come adesso. Insomma, so di non essere un neurochirurgo… ma mi chiedo che senso ha essere un medico se poi non puoi far nulla per la persona che ami?>>
<< Lo so che non è il massimo… però, starle accanto, è l’unica cosa che puoi fare. E’ Jennifer ad aver più bisogno di te, ora. Va da lei, Micky.>>
<< Non posso perderla mamma.>>
<< Non succederà. Jennifer si riprenderà.>>
<< E se non fosse così?>>
<< Non pensarlo neanche.>>
<< Basta mamma, per favore. Sono stufa di sentirmi dire che andrà bene e che resterà soltanto una brutta esperienza.>>, si alterò, << Se…>>, un nodo alla gola la bloccò, << Se J.J. non dovesse farcela… io come farò?>>
  
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