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Autore: Ragazzaindecifrabile    12/07/2013    0 recensioni
In una soffocante Milano senza tempo, Nives lavora come impiegata presso una banca, anche se non è esattamente la carriera che aveva sognato. Avrebbe voluto diventare un’artista di strada, invece si ritrova imprigionata in un ufficio con dei “pecoroni burocratici”. Beh, che dire… Piangersi addosso non è proprio da lei, quindi si rimbocca le maniche e…combatte, sognando di tanto in tanto quella vita spericolata che ormai nella sua mente è solo un’immagine sfocata. Per fortuna arriva Boris, un delinquente dei quartieri limitrofi, che con la sua indole guerriera, cerca di rapinare la banca dove lavora Nives, conquistando il suo cuore e accendendo un fuoco nella fredda e buia vita di Nives.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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La cognata di Nives stava per uscire dalla banca, quando le porte dell’edificio si spalancarono improvvisamente. Tutti sospesero il lavoro che stavano facendo, fissando il soggetto che stava facendo un’entrata trionfale nell’edificio. Era munito di un taglierino che puntava minacciosamente agli impiegati: “Se non volete che vi faccio la bua, svuotate le casseforti e non siate tirchi! Forza ragazzi, che avete i soldi che vi escono dal culo! ” Tutti gli esseri umani presenti nella banca alle 9 in punto, lo guardavano immobili. Nives e Mary si scambiarono un’occhiata piena di spavento. Nives guardò lo strano aggressore al centro dell’ufficio: la sua paura si trasformò in un sorriso, poi sentì il cuore balzarle nel petto per un istante. Sorrise: quale pazzo poteva tentare una rapina tutto solo, con un taglierino e senza passamontagna? Era un ragazzo dai muscoli ondeggianti, biondo come il sole. Portava una canottiera nera molto generosa e un paio di pantaloncini bianchi. Era abbronzatissimo, ma il colore dei suoi capelli e il suo viso smentivano quel colore bronzeo della pelle: aveva i tratti dell’est e due grandi occhi azzurri che facevano abbassare qualunque sguardo li incontrasse. Il soggetto si avvicinò a una ragazza a cinque metri da lui: una ragazza molto carina che in quel preciso momento aveva un sorriso ebete stampato in faccia. Strisciava furtivo verso la sua direzione sotto lo sguardo spaventato di tutti, come un serpente a sonagli che sfoggiava la sua nuova pelle. Senza smettere di sorridere, mise le mani in alto: il cuore le batteva forte nel petto, ma non per la paura. L’aggressore era a un metro da lei, quando le balzò addosso. Si muoveva come una pantera. Le portò il taglierino alla gola, urlando: “Consegnate i soldi, o in questa banca rimarrete così in pochi che potrete assumere tutti i giovani precari di questa nazione!” Teneva Nives premuta contro di sé, in una presa ferrea. Sentiva i muscoli del ragazzo stampati sulla sua schiena. Rabbrividì. Il direttore diede l’ordine di chiudere le porte, che vennero chiuse, poi sparì nel suo ufficio. Nives scoppiò in una risata teatrale, poi si schiarì la voce: “Ma quante scene! Simon voleva solo farmi una sorpresa per il mio compleanno!” Il ragazzo la guardò di sbieco con quegli occhi da lupo siberiano. Anche Mary la guardò male, strabuzzando gli occhi: l’unico fratello di Nives era fidanzato con lei e non era di certo il ragazzo che era appena arrivato. Aprì bocca per dirle qualcosa tipo: “chi cazzo lo conosce?!”, ma non disse niente perché capì che sua cognata aveva un piano. Nives fece l’occhiolino al suo aggressore: “Dai, stai al gioco!”. Il ragazzo sorrise. Cadeva dalle nuvole ma gli andava di giocare con quella bella temeraria che teneva stretta. “Lei conosce questo elemento, signorina?” Chiese Francis Pearl, il direttore dell’Intesa San Paolo di Milano. Nives sospirò con rammarico: “Eh già…” Diede una pacca sulla spalla al lupo siberiano al suo fianco: “E’ mio fratello!” Sua cognata Mary scosse la testa, più stupita di prima. “Non è così, Mary?” “Certo!” Rispose l’altra ragazza cadendo dalle nuvole, ma verosimilmente convinta: “Simon si inventa sempre idee originali per il compleanno della sua sorellina, non è vero, amore mio?” Il lupo sorrise di nuovo, “stando al gioco”: “Sorellina!” Diede un bacio sulla guancia di Nives e accarezzò quella di sua cognata, che si irrigidì terrorizzata. Per distendere l’atmosfera, Nives cominciò a ricordare le sorprese esibizioniste di Simon, durante i vari compleanni: “L’anno scorso io, Mary ed alcuni amici eravamo in piscina, quando Simon si è buttato dal trampolino a tre metri di altezza con un paracadute urlando: “tanti auguri, folgore!” Cioè…che mattacchione, no?” Tutti sorrisero, tranne il direttore. Nives proseguì: “...Invece due anni fa ero in camera mia con un’amica, quando ho sentito il rumore di un elicottero sopra casa mia. Mi sono affacciata alla finestra per vedere cosa stesse succedendo… E chi ti trovi, se non Simon? Era imbragato e si calava dall’elicottero appeso a un filo per consegnarmi il regalo! E’ meglio di venti James Bond messi insieme, quest’uomo! Al mio diciottesimo compleanno mi è sfrecciato davanti appeso a una fune. Al sedicesimo aveva noleggiato un aliante su cui aveva appeso uno striscione con su scritto: ‘auguri, vecchietta!’ E poi…ah, sì! Al diciassettesimo si era messo un passamontagna e una tuta nera attillata..." Il delinquente la strinse più forte con il braccio, togliendole il respiro: "Non era attillata!" Lei trattenne un gemito: "Beh, si era precipitato in salotto, urlandomi gli auguri da sotto il passamontagna (ci mancava poco che i nostri prendessero un infarto, ma questo è un altro discorso). Per non parlare di quando è uscito dalla torta! Vedi esplodere una torta e…” Il direttore si schiarì la voce, interrompendola: “Tempo cinque minuti e suo fratello verrà arrestato comunque. Comunque e a breve: ho chiamato la polizia già un minuto fa.” Nives lo squadrò dall’alto al basso, balbettando: “Ha…ha chiamato la polizia? Ma era solo un’altra delle sue fantastiche idee!” Il direttore aveva appena due anni più di lei, ma a ventidue anni sembrava già mummificato. Non era cattivo, era solo molto burocratico: un ragazzo alto, lungo e scheletrico. Pearl rispose, con la sua vocina da bambino: “Fantastiche senza dubbio…Ma inopportune! Soprattutto se certe esibizioni si verificano qui: nel tempio dei risparmi e della sicurezza!” Poi si rivolse al lupo siberiano: “La prossima volta ci pensi su, prima di fare stupidaggini…Non ha idea di quanti pazzi criminali facciano seriamente quello che lei ha appena recitato!” Il lupo non poté fare a meno di ridergli in faccia: “Capisco. Girano certi matti qui a Milano...” Le porte della banca si aprirono ed entrò la polizia. Due agenti ammanettarono il delinquente e lo allontanarono dalla ragazza di una decina di metri. In questo modo Nives era libera dalla presa ferrea del lupo (non che le dispiacesse!). “Ma è uno scherzo?! Non avete il senso dell’umorismo!” Era costretta a urlare perché gli agenti si erano allontanati un bel po’ da lei: l’ufficio era molto grande e gli agenti erano in fondo, mentre lei in cima. Incominciò a raccontare alla polizia la stessa bugia che aveva detto poco prima ai suoi colleghi: “…E poi, dicevo, al mio diciassettesimo compleanno, che cos’ha fatto? E’ uscito dalla torta! Una gigantesca torta di panna e fragole che stava per essere tagliata…Tra la panna aveva nascosto una bottiglietta di acido muriatico con dentro vermetti di alluminio, in modo da fare esplodere la torta al momento più clou. Peccato che sia esplosa prima del tempo! Lui voleva uscire da lì prima che esplodesse: voleva solo nascondere il regalo, lì dentro. Così è entrato letteralmente nella torta ma non ha fatto in tempo ad uscire, beh, dall’esplosione è emerso lui! Mio fratello, tutto coperto di panna!” Gli agenti la guardarono esterrefatti, indecisi se crederle o meno. Alcuni agenti si aspettavano una conclusione tipo: “Era una battuta. Arrestatelo!”, ma la ragazza sembrava proprio volerlo giustificare. Sotto lo sguardo della polizia, si avvicinò furtivamente a una cassaforte ai suoi piedi. Allungò lentamente il braccio verso la sua scrivania e prese una chiave. Si chinò per aprire la serratura e ci infilò la chiave. Track! Lo sportello della cassaforte si aprì con un rumore secco. Gli agenti erano troppo lontani per capire cosa stava succedendo. Da quella distanza la ragazza sembrava perfettamente immobile. La cassaforte scivolò fuori un sacco di banconote grande quasi come un uomo che gioca a rugby. Il capo della polizia diede allora l’ordine ai suoi uomini di puntarle addosso le armi. Tutti gli agenti ubbidirono. “Non ci posso credere” Disse Nives fra sé e sé mettendo le mani in alto: “Da impiegata in banca sono passata a complice di una rapina!”
  
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