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Autore: Beb270987    24/01/2008    4 recensioni
Fine Ottocento:Lance è un altolocato rampollo inglese che suo malgrado si ritroverà privato della propria carica e del proprio denaro.Tradito,venduto e reso schiavo,dovrà lottare per la propria libertà sotto il sole e tra le dune di un affascinante paese arabo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lancelot Alexander Greed sedeva nella penombra del salotto,le mani congiunte alla testa nel gesto di massaggiarsi le tempie.
Era stanco e spossato.
Il padre,nella camera accanto,ansimava e rantolava in preda ad una tremenda febbre.
Era una settimana che versava in quello stato.Il giovane aveva chiamato i migliori medici di Londra,i quali avevano decretato all'unanimità che le condizioni del vecchio erano critiche e che sarebbe passato a miglior vita di lì a poco.
Il ragazzo si alzò dalla sedia dirigendosi alla finestra,scostò la tenda e si mise ad osservare il cielo.La luna era poco più che un fioco lumino,coperta com'era dagli scarichi emanati dalla città.
In strada le fiammelle dei lampioni illuminavano in una danza frenetica le carrozze di passaggio,e ogni tanto sui marciapiedi si poteva veder passare un poliziotto di ronda incappucciato e dall'aria torva intento a trofinarsi le mani per farsi un po' di caldo.
Una folata di vento fece vibrare il vetro davanti al viso di Lancelot,il quale per la sorpresa ebbe un sussulto.
Un brivido freddo gli passò lungo la schiena.Si voltò e si diresse verso l'armadietto dei liquori versandosi un po' di scotch in un bicchiere.
Appena il liquido gli bagnò la gola il ragazzo si sentì rinvenire.Fu come se un fiume caldo gli fosse sceso giù per il corpo,raggiungendo ogni sua cellula.
Tirò un lungo respiro e fece per risedersi,quando qualcuno lo chiamò.
"Signorino...signorino,vostro padre chiede di voi."gli fece cenno la governante.
"Arrivo subito"
La camera del vecchio signor Greed era buia ad eccezione di una piccola candela la cui luce illuminava debolmente il viso del malato.
"Lancelot...vieni qui"sussurro la magra figura dell'uomo.
"Padre...come vi sentite?"
"La vita sta abbandonando il mio corpo...ma..."la frase fu interrotta da un brusco colpo di tosse:"...ma...figlio mio,prima di raggiungere tua madre nell'alto dei cieli...voglio che tu sappia che sono sempre stato orgoglioso di te.Sei stato un figlio devoto e so che non mi deluderai..."il respiro gli venne quasi a mancare:"...ti prego..."riprese:"...ti prego...trovati una brava moglie e rendila felice!"
L'uomo chiuse gli occhi:"Ora và...ho bisogno di riposare."
Il signor Daniel Greed morì nel sonno quella stessa notte,senza neanche accorgersene,alla veneranda età di settantatre anni.
Fu solo al mattino che il figlio ed i domestici appresero la nefasta notizia.

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Il cielo era plumbeo e carico di nubi e un vento gelido e tagliente spirava da nord.Quel giorno Londra sembrava quasi fosse stata assopita da un incantesimo.
Una carrozza trainata da grossi cavalli neri si fermò davanti alla casa del defunto signor Greed.
Ne uscì un corpulento omaccione sulla sessantina,vestito di grigio.
Frugò nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un fazzoletto con cui si soffiò rumorosamente il naso.Stette qualche secondo ad osservare il palazzo.
Le sue labbra si distesero in un ghigno vivace che gli illuminò il viso.
Iniziò ad incamminarsi verso il portone principale.

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Lance ed il notaio della sua famiglia stavano rimembrando il passato davanti ad una tazza di thè e proprio mentre stavano sorridendo al ricordo del giovane da bambino,il maggiordomo bussò alla porta.
"Signorino,è arrivato vostro zio."
Il ragazzo gli fece segno di farlo accomodare.
Il grosso e chiassoso omaccione entrò senza troppi complimenti:"Ecco il mio adorato Lancelot!Da quanto tempo!"ridacchiò.
"Da circa diciannove anni..."commentò sarcastico il padrone di casa:"...cioè da quando avete venduto le proprietà del nonno e siete scappato in India lasciando a mio padre...VOSTRO FRATELLO...una lunga lista di debiti da pagare!"
"Ah!ah!ah!Suvvia...è acqua passata!"rise lui facendo tremare il grosso pancione come un budino.
"Appena avete sentito odore di soldi vi siete precipitato!"fu la risposta acida del moretto,ormai sull'orlo di scoppiare.
Lo zio non gli era mai piaciuto.Da quando era bambino aveva nutrito per lui una sorta di avversione...forse perchè sfruttava sfacciatamente il fratello,o perchè sperperava un sacco di soldi in donne e alcol...o magari...semplicemente perchè il suo comportamento era stato sin da giovane motivo di vergogna per la famiglia Greed.
Lo fece sedere su una grossa poltrona di pelle nera.
Il notaio si schiarì la voce:"Bene...come voi saprete siamo qui per leggere il testamento del defunto signor Greed..."così dicendo estrasse una busta dalla sua borsa.
Ne staccò il sigillo e la aprì.
Gli occhi dei presenti si fissarono impazienti su di lui.
"Dunque....Io Daniel Greed,nel possesso di tutte le mie facoltà mentali lascio il mio intero patrimonio a mio figlio Lancelot Alexander Greed.Confido nel suo senno e nella sua coscienza per l'amministrazione delle mie industrie e gli auguro un futuro di serenità e felicità."
Un pesante silenzio calò per qualche secondo nella stanza,prontamente interrotto,però,dallo zio di Lance:"Bè?Andate avanti!Cosa lascia a me?"
"Ehm..."lo guardò imbarazzato il notaio:"Non c'è altro...finisce qui.A quanto pare vostro fratello vi ha escluso dal testamento."
"Come sarebbe a dire???"urlò iracondo il sessantenne prendendo per il bavero il coetaneo.
"Vuol dire che a voi non spetta niente!Assolutamente nulla!"lo guardò tremante lui.
Lancelot,tranquillamente seduto sulla sua poltrocina fissava la scena divertito,sul suo volto dipinta la soddisfazione della rivincita.
"E così zio ve ne andrete a mani vuote!"sorrise.
"Stai zitto tu!"gli gridò il vecchio,poi voltandosi nuovamente verso il notaio gli ringhiò ancora contro:"Com'è possibile?Come può essere?Ci deve pur essere un modo per farmi avere qualcosa!"
Lance scoppiò a ridere:"Oh!Un modo ci sarebbe..."esclamò attirando l'attenzione del corpulento ospite:"essendo voi l'unico parente prossimo di mio padre oltre a me,ed essendo io l'erede di tutto il patrimonio,voi potreste entrarne in possesso solo in caso di mia morte!"
I suoi occhi osservarono divertiti lo stupore dello zio a quell'affermazione:"Ma io non permetterò mai che ciò avvenga.Come direste voi,ho la pellaccia dura.In più ho solo venticinque anni,quindi non potrei certo morire di vecchiaia."
L'uomo lo guardò torvo.Lasciò la presa sull'impaurito notaio e se ne andò sbattendo la porta.
Lance e l'amico si affaciarono alla finestra giusto in tempo per vederlo salire in carrozza e partire.
"Per quale motivo glie lo avete detto?Non c'era bisogno che vostro zio lo sapesse."esclamò preoccupato il vecchietto sistemandosi la camicia.
"L'avrebbe comunque scoperto.E poi,che volete che mi faccia?"

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"Devo trovare una soluzione..."farfugliò lo zio di Lance lasciandosi cadere pesantemente sul letto della vecchia taverna Moulin Rouge,situata all'estrema periferia di Londra.
Come poteva entrare in possesso del patrimonio di famiglia senza finire in prigione per omicidio?
Mentre la sua mente era intenta a porsi questo ed altri simili interrogativi,la porta della sua stanza si aprì sbattendo rumorosamente.
"Signor Greed...come va?"domandò minacciosamente un ometto sulla quarantina accompagnato da due loschi figuri.
"Ohhh...Buon...buona sera signor Smith.Scommetto che è qui per i soldi...vero?"
"Scommette bene"rispose imbronciato l'altro:"Aveva detto che oggi le sarebbe arrivata un'ingente somma di denaro...un'eredità se non sbaglio..."
"Ecco...veramente c'è stato un contrattempo..."
"Che tipo di contrattempo?"Ringhiò l'ometto stizzito.
I due uomini alle sue spalle iniziarono a far schioccare rumorosamente le nocche delle mani,preparandosi a conciare per le feste il grosso sessantenne.
"Ecco....vede...una persona si frappone tra me e quei soldi...mio nipote."
"Vostro nipote?"
"Sì,lui è l'unico erede dell'enorme patrimonio accumulato da mio fratello.Io ne entrerò in possesso solamente se lui passerà a miglior vita."
Smith scoppiò in una sonora risata:"E perchè non l'ha detto subito?Se è solo questo,se ne occuperanno i miei uomini."
"Ma io non voglio finire in prigione per omicidio!"
"Lei non finirà da nessuna parte...o meglio...finirà all'altro mondo se io non ricevo i miei soldi!"disse girando i tacchi:"Ce ne occuperemo noi,ma metterò anche le spese di questo servizio nel conto finale."

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Lancelot era intento a bere seduto al bancone del Poison,una delle taverne più frequentate della città,quando un ometto sulla quarantina lo avvicinò.
"Buonasera"attaccò il tizio,sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi e mettendo in evidenza i denti storti e gialli.
Lance rabbrividì istintivamente a quella vista,non riuscendo a nascondere una smorfia di disgusto:"Buonasera"rispose quasi per obbligo.
"Siete un frequentatore assiduo di questo locale?"continuò l'estraneo ordinando da bere.
"Veramente no,in realtà ci vengo solo ogni tanto...diciamo che stasera ho un avvenimento speciale da festeggiare."
"Davvero?E quale sarebbe,se posso permettermi?"
Il giovane guardò l'altro un po' scocciato per l'impertinente domanda:"Sono finalmente riuscito a togliermi una soddisfazione che bramavo da anni."
"Dev'essere bello!"
"Ora..."tagliò corto Lance:"...vogliate perdonarmi,ma ritengo che sia giunta l'ora di tornare a casa...vi lascio al vostro bicchiere di rum."così dicendo fece per alzarsi.
Per quanto si sentisse già mezzo stordito dall'alcol Lancelot sentiva di non voler beneficiare oltre della compagnia di quello strano uomo che aveva invadentemente attaccato bottone con lui.Prese il soprabito e si diresse all'uscita del locale.
"Permettetemi di accompagnarvi!"rispose il quarantenne seguendolo:"Sembrate un po' alticcio...lasciate che vi aiuti."fece trattenendolo per un braccio nel tentativo di fermarlo.
"Insomma!Che diavolo volete da me!?"controbattè seccato il venticinquenne:"Volete lasciarmi in pace?Andate ad importunare qualcun'altro!"
Il suo interlocutore stette qualche secondo a fissarlo in silenzio.
Dal suo viso scomparve quell'aria affabile che sino a pochi minuti prima vi campeggiava sopra,la quale venne sostituita repentinamente da un'espressione di irritazione e di collera trattenuta.
Senza continuare a dire una parola l'uomo mollò la presa e se ne andò,immergendosi nella bolgia di gente che quella sera affolava il Poison.
Lancelot uscì frettolosamente dalla taverna,come in preda ad una attacco di panico.
Appena la fresca aria della sera gli sfiorò il volto ogni qualsivoglia preoccupazione svanì dal suo cuore.
Trasse qualche respiro profondo,infine iniziò a dirigersi verso casa.
Forse aveva esagerato...forse era stato troppo sgrabato con quel tizio.Magari era solo un pover'uomo bisognoso di chiaccherare con qualcuno per spezzare un po' la monotonia delle proprie serate...d'altronde il suo aspetto non era dei migliori...aveva l'aria di uomo d'affari....ma chissà perchè a lui aveva dato l'impressione che tali affari non potessero essere che loschi."Bè...che importa...."pensò:"...tanto...se Dio vuole non lo rivedrò mai più.Ormai quel che è fatto...è fatto!"
"Signor Greed!"i suoi pensieri furono interrotti da una voce a lui conosciuta.
Il moro si voltò di scatto.Il cuore strozzato in gola.
La fioca luce di un lampione illuminava debolmente la figura di un uomo alto poco più di un metro e cinquanta,nel quale Lance riconobbe il molesto e inquietante compare che sino a poco prima l'aveva intrattenuto nella taverna.
"Signor Greed"ripetè egli:"Vi siete recato al Poison per festeggiare l'arrivo di un'uningente somma di denaro?Un'eredità magari?"
Lance lo guardò con un'espressione tra lo stupito ed il preoccupato:"Ma come...?"balbettò.
Come faceva a sapere dell'eredità che il padre gli aveva lasciato?Che fosse un suo conoscente?
"Non ha importanza il modo in cui io sia giunto in possesso di tale informazione...ciò che adesso mi preme farvi sapere e che anch'io sto' per entrare in possesso di una grossa somma di denaro.O per meglio dire,io vorrei entrarne in possesso ma a quanto pare qualcuno ostacola i miei progetti...e quel qualcuno siete voi."
Il ragazzo rimase immobile,pietrificato.
"Mi dispiace signor Greed...voglio dire...niente di personale ma...io voglio quello che mi spetta,e lo voglio adesso."
Lancelot non fece in tempo a comprendere queste ultime parole che un energumeno,probabilmente grande come un armadio,lo colpì senza pietà al capo,facendogli perdere i sensi.

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Lo zio di Lancelot camminava nervosamente per la propria stanza,gettando di tanto in tanto un occhio alla finestra nella speranza di veder tornare i propri complici dalla missione.
"Allora,com'è andata?"domandò impaziente a Smith e ai suoi scagnozzi quando verso le quattro di mattina si presentarono alla sua porta.
"Assolutamente nessun problema!E' stato tutto sistemato."sorrise il piccoletto:"Ora ascoltatemi bene.Vostro nipote non è morto,ma la polizia lo dovrà credere.Abbiamo buttato i suoi indumenti nel Tamigi.Crederanno che ci si sia buttato o che sia caduto in qualche modo in acqua e sia affogato.Supporranno probabilmente che il corpo sia stato trascinato dalla corrente chissà dove....e sicuramente lo cercheranno.Ma non trovandolo saranno costretti a chiudere il caso!In fondo hanno ben altri problemi da risolvere che un presunto suicidio!Qualsiasi cosa vi vengano a chiedere voi proclamatevi estraneo ai fatti!E soprattutto non vi azzardate a menzionare neanche per sbaglio il mio nome o giuro che ve ne farò pentire amaramente!Quando la faccenda si sarà sgonfiata,andate dal notaio della vostra famiglia a reclamare quello che vi è dovuto e datemi la mia parte!Quando tutto sarà sistemato,che Dio mi fulmini se farò mai più qualche altro affare con voi!Non voglio più vedervi,neanche per strada!Andate dove volete,ma lontano da questa città!E badate bene,siete avvertito...se anche uno solo di questi miei avvertimenti non sarà preso alla lettera sarete voi e non vostro nipote a fare un bel bagno nel fiume della nostra città e questa volta non sarà per finta!"
"Ma che ne è stato di Lancelot?E se tornasse a reclamare l'eredità?"Sbottò il signor Greed con una vocina simile a quella di una donzella isterica.
Smith scoppiò in una sonora risata:"Rilassatevi pure!Dubito che tornerà mai da dove l'ho mandato!"

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Lancelot fu svegliato brucamente da una secchiata di acqua gelida sulla faccia.Aprì gli occhi di scatto come una persona appena uscita da un incubo.
"La nostra principessina si è svegliata!"lo canzonò un omaccione pelato e pieno di cicatrici:"Dormito bene?"ridacchiò.
Il ragazzo lo guardò stranito:"Chi siete voi?E dove mi trovo?"Poi si guardò addosso,portava solo una specie di lunga camiciola sbiadita e sgualcita.Osservò per un attimo il luogo in cui si trovava:era una nave.
Sentì le onde del mare infrangersi contro la parete alle sue spalle e un leggero profumo di salsedine giungergli sino alle narici.
Come ci era finito lì?Fu preso da un attacco di panico.Poi,come un vero e proprio pugno allo stomaco gli tornò in mente lo strano tizio che lo eveva importunato,che lo aveva seguito e che infine lo aveva confuso con quegli strani discorsi sulla sua eredità...poi...più nulla,solo il buio...sino a quell'orrendo risveglio.
"Volete che vi serva la colazione vostra maestà?"continuò fastidiosamente l'omone.
Senza neanche stare ad ascoltarlo Lance si fiondò a perdifiato lungo le scale che portavano al ponte della nave.Vi arrivò e guardò in tutte le direzioni.
Solo acqua,immensi e sconfinati orizzonti d'acqua.Dov'era la terra ferma?Dov'era Londra?Dov'era casa sua?
Il sole,cominciò timidamente a fare capolino,liberando dalle tenebre ogni superfiecie su cui si posava.Chissà quante ore erano passate dacchè avevano lasciato l'Inghilterra....Lance si sentì mancare il respiro,le gambe gli cedettero facendolo acasciare a terra.
"Dove diavolo credevi di andare??"Urlò affannato l'uomo pelato con cui aveva parlato sino a pochi istanti prima.
Senza neanche fargli spiegare le proprie ragioni l'uomo lo colpì  violentemente al volto,scaraventandolo almeno a mezzo metro da dove si trovava prima.Lo prese per un braccio e lo trascinò nuovamente sotto coperta.
Lo sbattè in un angolo.
Lancelot ebbe come un tuffo al cuore...era forse capitato all'inferno?Sentì la guancia sinistra duolergli  e confiarglisi a dismisura.
Poi sentì come un gozzo alla gola,non era solo lì sotto...prima,forse per l'impatto del risveglio non ci aveva fatto caso...ma vi erano almeno altre quindici o venti persone oltre a lui,che in quel momento lo fissavano sofferenti.
Il suo violento carnefice salì le scale fissando sia lui che i suoi sventurati compagni,poi prima di chiudere la botola di accesso all'esterno li guardò ferocemente:"VOI SIETE MIEI!IO VI HO COMPRATO!E POSSO FARE DI VOI QUELLO CHE VOGLIO!VOI NON AVETE DIRITTI!E IL VOSTRO DESTINO SARA' UNO SOLO:ESSERE SCHIAVI!LA VOSTRA VITA NON HA VALORE!QUINDI METTETEVI L'ANIMA IN PACE,PERCHE' VI FARO' SPUTARE SANGUE!"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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