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Autore: Alphesiboei    12/07/2013    3 recensioni
"Doveva essere uno scherzo. Nessuno era così ridicolosamente bello. Probabilmente c’era anche una legge che lo vietava. E se non c’era, be’, qualcuno avrebbe dovuto promulgarla apposta."
[Lilo, con side!Zarry]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Up in my head I'm your boyfriend.
Pairing: Liam/Louis (side!Zarry, oneside!Larry)

Note: Ahhh, mai più Lilo (che amo amo amo), ma mi vengono da schifo schifo schifo. Ah, yeah, ispirata a ‘I would’, anche se è finita su altri binari dopo la prima frase…

Disclaimer: Gli One Direction non mi appartengono bla bla bla.

 

Per Gre: mi sembra quasi opportuno pubblicare oggi (<3) l’unica Lilo che riuscirò mai a scrivere (sigh).

 

 

Doveva essere uno scherzo. Nessuno era così ridicolosamente bello. Probabilmente c’era anche una legge che lo vietava. E se non c’era, be’, qualcuno avrebbe dovuto promulgarla apposta.

Harry, il suo Harry, il suo migliore amico, l’Harry che voleva da una vita per sé, si era innamorato di quel ragazzo perfetto, con gli zigomi alti e le ciglia troppo lunghe per essere vere.

Erano seduti al tavolo del loro bar preferito, quando glielo aveva presentato. Louis avrebbe voluto urlare: non riusciva a capire perché non fosse mai il suo turno, perché non spettasse mai a lui essere felice e avere quello che desiderava. E avrebbe voluto almeno odiare Zayn, che con i suoi occhi profondi come l’oceano guardava Harry come fosse la cosa più preziosa di sempre, ma non ci riusciva. Avrebbe sfidato chiunque, a odiarlo. Era impossibile, ci aveva provato con tutte le sue forze, ma la risata buffissima, il suo accento strano e l’affetto che provava per Harry gli avevano messo i bastoni tra le ruote, e quando l’amico, quella stessa sera, per telefono gli aveva chiesto le sue impressioni, non aveva avuto il cuore di mentire. Credo sia perfetto, per te. Quello giusto, forse, gli aveva detto, trattenendo le lacrime.

*

Come si fosse ritrovato a quella festa non era granché, come mistero; lui era il re delle feste e tutti lo invitavano sempre. Perché ci fosse andato, però, quello era tutto un altro discorso.

Avrebbe voluto cavarsi gli occhi, diventare un moderno Edipo, piuttosto che essere costretto a vedere Harry gettare indietro la testa ogni volta che Zayn lo faceva ridere, vedere la mano del suo migliore amico stretta a quella dell’altro ragazzo – il ragazzo che gliel’aveva portato via, specificò mentalmente – come fosse un salvagente, vedere gli sguardi innamorati che si lanciavano in continuazione. Vedere vedere vedere.

Voleva vomitare e non aveva neanche bevuto.

E forse quello era il problema, si disse, magari dopo qualche birra il suo cervello sarebbe stato così tanto appannato che il suo cuore avrebbe smesso di lanciargli fitte di dolore ogni volta che i suoi occhi si posavano su Harry.

*

Davanti al tavolo dei liquori trovò Niall. Gli lanciò quella che sapeva essere un’occhiata mortifera; Harry gli aveva raccontato di come fosse stato l’Irlandese a presentargli Zayn. Louis lo biasimava per la sua infelicità.

Niall sorrise e gli chiese come andasse, come se fosse davvero interessato. Erano amici da secoli, quindi probabilmente lo era davvero. Louis ricambiò il sorriso, mentre si chiedeva perché tutte le persone che avrebbe dovuto incolpare per come si sentiva, magari anche odiare, fossero così amabili.

*

Il ragazzo sul quale era spalmato da quasi dieci minuti si chiamava Liam – se aveva capito bene, ma Louis aveva qualche dubbio.

Si era fatto due tre quattro birre di troppo e a malapena si ricordava quanti anni aveva.

Liam, che aveva le braccia più belle che Louis avesse mai stretto, l’aveva quasi raccolto da terra e sistemato sul divano di peso.

Louis aveva detto di sicuro qualcosa di enormemente stupido come o mio eroe ma sperava che l’alto non fosse riuscito a interpretare i suoi biascichii.

Non che gliene importasse molto, Liam profumava e gli sussurrava parole di rimprovero dal suono stranamente dolce e aveva una voglia sulla gola che avrebbe volentieri leccato e il corpo più perfetto sul quale gli fosse mai capitato di posare le mani: tutta la sua attenzione era concentrata su come riuscire a portarselo a casa.

Solo che l’altro spostava le mani di Louis ogni volta che lui le appoggiava più su del ginocchio, non si avvicinava mai troppo e lasciava vagare lo sguardo su tutta la stanza meno che su di lui.

E poi il suo volto si era illuminato e Louis si era trovato a pensare finalmente perché era chiaro che avesse realizzato quello che Louis voleva, e magari Liam era un po’ tardo perché c’aveva messo un sacco di tempo, ma nel giro di qualche attimo l’altro si stava alzando e lui aveva perso il suo appoggio e questo non andava affatto bene perché, senza, non sarebbe riuscito neanche a stare diritto.

Stava abbracciando qualcuno che Louis conosceva, la voce era familiare e l’accento pure, ma una mano si era infilata tra i suoi capelli, grazie a Dio, e lui non aveva proprio tempo per gli identikit.

«Boo Bear, come va?» quando si era accorto che la mano che lo stava toccando apparteneva a Harry, aveva scoperto che il suo cervello era ancora in grado di fare operazioni matematiche elementari. Liam stava salutando Zayn, come fossero amici per la pelle che non si vedono da troppo tempo, e Louis pensò che non fosse giusto che Zayn rubasse sempre l’attenzione di tutti gli altri da lui.

Magari avrebbe vomitato davvero.

*

La mattina dopo si sentiva uno straccio, sarebbe rimasto per sempre a letto, ma la vescica gli stava per scoppiare e aveva seriamente bisogno di un bicchiere d’acqua. Facciamo pure di una damigiana.

Trovò Harry in cucina, lo salutò e si sdraiò sul divano, ringraziando il Signore di avere un coinquilino così premuroso, che gli avrebbe portato da mangiare e magari l’avrebbe anche coccolato un po’.

«Stasera Niall vuole che andiamo tutti da lui a vedere un film. Dice che è una vita che non stiamo un po’ insieme e che ieri sera per poco non ci riconosceva»

Louis sbuffò. «Tutti chi?» avrebbe voluto fare una qualche battuta sul loro amico, chiedere del film, forse, ma parlare era diventato faticosissimo.

«Noi, Zayn e Liam. Ovviamente Josh, se è in casa» rispose il più piccolo, dall’altra stanza.

Oh, meraviglioso, non vedevo l’ora di passare una sera con te e Zayn che vi sbavate addosso, commentò acido dentro di sé. E poi Liam, Liam chi?

Una luce rossa si accese magicamente nel suo cervello. Ma certo, doveva aver fatto qualcosa di davvero cattivo nella sua vita precedente se il ragazzo che cercava di rimorchiare per dimenticare il suo cuore infranto non solo non si dimostrava interessato, ma soprattutto era amico della causa delle sue pene. Magari, se era fortunato, Liam era innamorato di Zayn e l’avrebbe rapito e Hazza sarebbe stato di nuovo tutto suo e la sua vita avrebbe ripreso una parvenza di normalità.

Ma il karma ero uno stronzo, la vita anche peggio, per cui ci contava poco.

*

Quando Liam era arrivato, Louis aveva fatto finta di non ricordarsi nulla della sera precedente, si era appiccicato in faccia un sorriso amabile e si era presentato. Era un campione di recitazione, uno dei suoi innumerevoli talenti. Zayn aveva riso sotto i baffi, mentre Liam – vagamente sconcertato – stringeva la mano che Louis aveva allungato davanti a sé.

Si era seduto per terra, spalle al divano, nella speranza di passare la serata senza assistere a pomiciate inopportune e probabilmente Liam aveva avuto la sua stessa idea, perché se lo era ritrovato accanto, il sorriso accennato e una mano che gli porgeva una ciotola di popcorn.

Niall aveva scelto The rocker – Il batterista nudo e Louis non aveva fatto altro che ridere all’assoluta idiozia di Fish per tutto il tempo. A un certo punto era quasi certo che Liam lo stesse fissando, ma quando si era voltato verso di lui, l’altro aveva gli occhi rivolti allo schermo, anche se le guance erano tutte imporporate.

«Sarebbe bello far parte di una rock band, no? Fama, soldi, orde di ragazze e di ragazzi ai tuoi piedi…» aveva tentato, calcando sul ragazzi.

«Sì, be’, sì. Immagino» aveva risposto Liam, quasi imbarazzato.

Di solito Louis era bravo con le persone, riusciva sempre a trovare il modo di metterle a loro agio. Liam sembrava essere l’eccezione che conferma la regola, continuava a evitare il suo sguardo e a rispondergli per monosillabi.

Se c’era una cosa certa, però, era che Louis sapeva essere testardo come un mulo, quando si impegnava.

Per questo si era ritrovato a fargli domande a raffica, parlando a bassa voce per non disturbare nessuno (non che qualcuno fosse davvero interessato al film: Niall era troppo preso a mangiare qualsiasi cosa commestibile, mentre gli altri due erano troppo persi nel loro mondo. Louis evitava di lanciar troppe occhiate nella loro direzione, perché, ogni volta che lo faceva, la gelosia lo spingeva a dire qualcosa di pungente e doveva impiegare tutta la sua forza di volontà per fermarsi).

Aveva scoperto che far arrossire Liam era facile come rubare le caramelle a un bambino, ma molto, molto più divertente, che studiava matematica e che era appena tornato da un periodo di studio passato a Londra. Lui e Zayn erano cresciuti insieme ed erano come fratelli. Quindi, no, pensò scoraggiato, Liam non l’avrebbe reso felice portando via Zayn da Harry.

Era una delusione, c’aveva quasi sperato.

*

Nel corso delle settimane successive, si era ritrovato sempre più spesso a ricercare la compagnia di Liam. Diversi come solo la notte e il giorno potevano essere, erano riusciti a trovare un equilibrio perfetto; Liam se ne era scappato con una battuta maliziosa, una volta, mentre passeggiavano al parco, e a Louis era quasi preso un infarto. Poi era scoppiato a ridere.

«Ti ho corrotto, Payne!» aveva esclamato contento, e Liam aveva preso a ridere insieme a lui.

Era felice che ci fosse Liam, l’altro sembrava sinceramente apprezzare anche le sue battute più stupide, lo ascoltava quando parlava delle sue adorate sorelle che non vedeva da troppo tempo e lo accompagnava in qualsiasi negozio d’elettronica della città, perché Louis era fissato – Liam aveva imparato presto che se non voleva sentire i discorsi infiniti dell’altro su applicazioni o processori o roba del genere, l’unica cosa da fare era portarlo a vedere quegli aggeggi dal vivo. Louis si sentiva un po’ come un bimbo dentro a uno zoo, e si era accorto che Liam gli rivolgeva sguardi accondiscendenti ma affettuosi ogni volta che il suo sguardo s’illuminava di fronte all’ultimo Smartphone uscito.

*

Una domenica, erano andati a fare un giro in bicicletta lungo il percorso verde della città e si erano fermati a mangiare un boccone al volo nell’area pic-nic, attorno a loro tante famiglie felici, ragazzini che correvano e schiamazzavano senza posa e anziani signori che lanciavano pane agli uccelli del laghetto. Era quasi primavera e il sole emanava un tiepido e piacevole calore e Louis aveva sentito i battiti del suo cuore accelerare in modo strano quando il volto dell’altro era stato catturato da un particolare raggio e i suoi occhi si erano illuminati come fossero stati due stelle. O due fari nella notte, che però non era altrettanto poetico, si era detto. Che poi non era neanche quello il punto: non aveva senso fare commenti svenevoli sugli occhi di Liam, quando quelli di Harry erano verdi come le foreste inesplorate e di certo molto più luminosi.

Nessun senso.

*

Più spesso di quanto fosse salutare per i loro portafogli, si ritrovavano a guardare l’ultimo film d’azione uscito al cinema, una delle tante passioni che avevano scoperto di avere in comune. Liam faceva commenti arguti e divertenti e sembrava sapere sempre qualcosa degli attori o del setting o del regista, e Louis ne era seriamente affascinato.

Con Hazza di solito prendeva in giro ad alta voce il look del protagonista o quello della persona seduta davanti a loro. Erano stati buttati fuori da diversi cinema, per questo.

*

Un venerdì sera erano andati in un pub e Louis si era accorto di aver bevuto troppo solo quando ormai era ubriaco.

Liam gli aveva accarezzato i capelli e l’aveva riportato a casa, aiutandolo come la prima volta che si erano visti, e probabilmente tra i fumi dell’alcol gli aveva anche detto che se la ricordava, quella sera. Non voluto, il pensiero che avrebbe volentieri provato a posare la mano sulla sua coscia anche quella volta gli aveva attraversato la mente, ma a malapena riusciva a sollevare le palpebre, figurarsi un intero arto, per cui si era arreso all’idea che – magari – l’avrebbe fatto un altro giorno.

Liam era restato con lui fino a che non si era addormentato, forse anche di più – non che lui potesse saperlo, comunque. A un certo punto gli aveva cantato una ninnananna, perché non riusciva a prendere sonno a causa della stanza che sembrava non voler smettere di girare neanche quando teneva gli occhi chiusi. Anche la sua voce era dolce, e Louis si era ritrovato a sorridere allo sciocco pensiero che Harry – con la sua sexy voce roca – non aveva mai cantato per lui in quel modo e che, ogni volta che si ubriacava, tendeva a ridere di lui, invece che accarezzarlo come stava facendo Liam.

Louis si era stretto di più al corpo dell’altro, ma era ubriaco e quella era una scusante più che valida.

*

E poi, un giorno, senza preavviso, si era accorto che le mani che si erano posate amichevolmente sulla sua spalla avevano la giusta dimensione e la voce che stava sussurrando qualcosa nel suo orecchio aveva il perfetto accento e che-

Ma no, no, si ripeteva mentre cercava di ricordarsi la forma delle labbra di Harry e il suono della sua risata. No.

*

Era un idiota, ecco cosa. Quando il Signore aveva sparso intelligenza e spirito di conservazione, lui probabilmente era al bagno.

Come poteva essere così sciocco da commettere due volte di seguito lo stesso errore? Uno non dovrebbe imparare? La storia non dovrebbe essere maestra di vita? Ma chi è che raccontava in giro certe baggianate, poi?

Non riusciva ancora a credere a come si fosse fregato con le sue stesse mani. Aveva pensato che Liam l’avrebbe inconsapevolmente aiutato a non pensare a Harry e, cavolo, se c’era riuscito. C’era riuscito così bene che ormai passava le dita fra i capelli del suo migliore amico solo perché erano davvero, davvero morbidi; così bene che il suo sorriso non lo faceva più sciogliere come fosse fatto di burro; così bene che il suo primo pensiero, la mattina, non era più rivolto a lui.

C’era riuscito così bene che vedere Liam sorridere, seduto al bancone del bar, a quella stanga riccia e parlare amabilmente con lei gli faceva desiderare di strapparle le braccia e poi bruciarle, magari di squarciarla o scioglierla nell’acido. Qualcosa di doloroso, insomma.

Forse era masochista, dato che sembrava innamorarsi sempre della persona sbagliata.

Se fosse stato per lui, si sarebbe liberato di quei sentimenti soffocanti (non capiva perché tutti parlavano dell’amore come fosse stato qualcosa di gioioso, per lui era solo una specie di pozzo oscuro e profondo, dal quale sembrava non esserci possibilità di uscita). Ma non era come se lui avesse mai avuto voce in capitolo, nessuno aveva mai chiesto la sua opinione; nessuno era mai andato da lui a dirgli ehi, va bene se t’innamori della persona più sbagliata dell’universo?

No, nessuno glielo aveva mai domandato, in caso contrario era piuttosto certo che se lo sarebbe ricordato.

*

Perrie aveva invitato praticamente tutti alla festa per il suo ventitreesimo compleanno. Il che voleva dire che dovunque si girasse c’era qualcuno con cui parlare, ridere o ballare, la soluzione perfetta per pensare il meno possibile a un certo ragazzo dallo sguardo da cucciolo. Louis non riusciva a capire, allora, come fosse possibile per lui non riuscire a togliere gli occhi dalla figura di Liam e come, allo stesso tempo, l’avesse evitato per tutta la sera.

Aveva evitato anche l’alcol, era stato appurato che gli faceva dire cose inopportune.

«Se continui a fissarlo così, lo consumi»

Louis sobbalzò alla voce di Harry che, arrivato da dietro, l’aveva preso completamente alla sprovvista.

«Consumo chi?» chiese, facendo finta di non sapere a chi l’amico si stesse riferendo. Di solito era un ottimo attore (Harry, in fondo, non si era mai accorto della cotta stratosferica che da anni aveva per lui).

L’altro lo guardò storto. «Liam, ovviamente» disse, come fosse ovvio, perché evidentemente era diventato più bravo a leggerlo, e lui non se ne era reso conto.

Non sapeva cosa dire, per cui fece l’unica cosa intelligente che gli venne in mente e cambiò discorso.

«Dov’è il tuo ragazzo?»

«Non cambiare discorso» lo ammonì Harry, che era sadico. Come aveva fatto a nasconderlo per tutti quegli anni? Louis avrebbe voluto chiederglielo, ma l’altro non sembrava in vena di parlare di nient’altro se non di Liam. «Dovresti dirglielo» concluse.

«Cosa?» Harry gli lanciò uno sguardo annoiato. «No, davvero, cosa?» continuò. Avrebbe dovuto dirgli che non era sua intenzione, che non credeva fosse possibile perché lui era innamorato di Harry da sempre, cazzo, ma che era successo e adesso non sapeva più che cosa farsene di tutti quei sentimenti? Che avrebbe voluto strapparseli da dosso, piuttosto che rivivere tutto da capo?

«Se non glielo dici, che lo ami, non saprai mai come potrebbe risponderti. Lo rimpiangeresti tutta la vita» spiegò Harry, con voce dolce e accondiscendente, come stesse parlando a un bambino.

Che poi, pensò Louis, era quello che era successo con il suo migliore amico. Forse Harry aveva ragione, forse avrebbe dovuto smettere di vivere nella sicurezza della sua ignoranza e nella tragicità dei suoi sentimenti non corrisposti e iniziare a prendere in mano il suo futuro e il suo destino e tutte quelle stronzate lì.

Sorrise a Harry, magari l’avrebbe fatto davvero. Non quella sera, ma magari l’avrebbe fatto.

«Ho bisogno d’alcol»

Fanculo i comportamenti inopportuni.

*

Non capiva cosa quel grassone sperasse di ottenere, appoggiando una mano sul braccio di Liam e guardandolo con adorazione mentre parlava.

Sentiva il fumo uscirgli dalle orecchie e la mano destra formicolare dalla voglia di dare un pugno a qualcosa. A un naso, magari.

Si avvicinò ai due, perché la loro vista era diventata insopportabile e comunque lo sconosciuto era antiestetico.

«Ehiii» salutò, con voce strascicata, guardando solo Liam.

«Ciao Louis» gli sorrise il ragazzo. Poi, gentile ed educato come sempre, lo presentò all’altro. «Questo è Dik»

No, davvero. Dik. Louis non riuscì a trattenere una risata. «Ciao Dik, i tuoi genitori erano fatti quando hanno scelto quel nome?»

Sentì Liam emettere un vago ringhio, evidentemente la sua battuta non lo aveva fatto ridere.

«Comunque,» continuò senza aspettare risposta dalla sua povera vittima. «bella maglietta. Peccato non possa dire la stessa cosa dei rotoli di ciccia che mette in evidenza»

Liam gli strinse il braccio a intimargli di stare zitto, ma tutto quello che gli interessava, al momento, era ridicolizzare quel Dik che si era permesso di toccare qualcosa di suo. E ok, Liam non era proprio suo, ma quello era solo un dettaglio.

«Scusa, Dik. È ubriaco, ancora. Non sa quello che dice»

Louis avrebbe volentieri ribattuto che, sì, sapeva perfettamente quello che stava dicendo, grazie tante, ma l’altro lo stava trascinando via e, quando una ventata d’aria fresca gli colpì il volto, capì che erano usciti e che, se erano indicativi la mascella serrata e i pugni stretti, Liam era davvero, davvero arrabbiato.

«Ma che ti prende, si può sapere?» gli urlò contro, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno ad ascoltarli.

«Niente! Cercavo solo di fare conversazione» rispose, come fosse ovvio e Liam fosse cieco e sordo.

«Conversazione?» ribatté, guardandolo sconcertato, neanche avesse detto che il Natale quell’anno non sarebbe arrivato o che la cioccolata era immangiabile o- «Ma ti sei sentito o cosa?»

«È una domanda retorica, vero?» scherzò Louis, perché non poteva affrontare un discorso serio in quelle condizioni.

Liam gli lanciò un’occhiataccia, l’ennesima della serata, e si portò una mano a strofinarsi una tempia. Forse gli era venuto il mal di testa. Be’, siamo in due, pensò Louis.

«C’è una spiegazione al tuo comportamento da stronzo assoluto, almeno? Oppure ti stavi solo divertendo?» non mollò, peggio di un cane con un osso.

«Non sono stato stronzo» borbottò Louis, alzando gli occhi al cielo.

«Ma se hai appena preso per il culo un ragazzo che neanche conosci!»

Sinceramente, Louis non capiva dove fosse il problema. Non è che quello che aveva detto non fosse vero, dunque perché Liam se la prendeva tanto per un po’ di sana sincerità?

«Oh, Liam, ho solo detto la verità! E se vuoi saperlo anche i pantaloni erano orr-»

«No che non voglio saperlo! Che cavolo ti frega come gli stanno i pantaloni, poi. Dik non aveva chiesto il tuo parere, Louis, e di certo non aveva fatto nulla per meritarsi la tua-»

«E invece sì» lo interruppe urlando. Aveva la vaga sensazione di apparire come un ragazzino, comportandosi così, ma la sua bocca non voleva saperne di seguire l’ordine del cervello e zittirsi. «Ci stava provando con te, ti toccava e ti parlava. Se non l’hai visto, sei deficiente! E io… io»

«E tu?» Louis aveva come l’impressione che i tratti del volto di Liam si fossero improvvisamente addolciti. Scosse la testa; aveva già detto troppo e ora Liam l’avrebbe odiato e probabilmente il deficiente era lui. Si sarebbe strappato la lingua a morsi.

Abbassò gli occhi, ma non perché non volesse incontrare quelli di Liam, chiaro. È solo che c’era un ciuffo d’erba interessante a due centimetri dalle sue scarpe, era verde e folto ed erboso, meritava davvero di essere contemplato. 

Sentì due mani appoggiarsi alle sue spalle e stringerle delicatamente, per attirare la sua attenzione.

«E tu?» ripeté una seconda volta. Louis si chiese perché tutti i suoi amici non sapevano quando era il caso di lasciar cadere un argomento.

Alzò gli occhi, perché a guardare in basso gli stava vendendo il mal di stomaco, e guardò Liam. Se quella doveva essere l’ultima volta in cui si sarebbero parlati, tanto valeva sfruttarla per ammirare le sue sopracciglia e i suoi occhi e la sua bocca. Cavolo, quanto era vicina la sua bocca.

Louis non capì neanche quello che stava per fare; non si era nemmeno reso conto di aver deciso di fare un passo in avanti ed eliminare la distanza tra i loro volti, ma evidentemente era successo, perché le sue labbra erano su quelle di Liam e nessun momento era mai stato altrettanto perfetto. Louis si complimentò con se stesso: almeno, se avesse perso tutto, avrebbe conservato per sempre quell’angolo di paradiso.

Durò poco e non è che non se lo aspettasse, che Liam non ricambiasse il bacio, anche se magari c’aveva un po’ sperato. Si staccò, consapevole di essere diventato completamente rosso, neanche avesse avuto dodici anni e Liam fosse stato la sua prima cotta.

«Scusa» riuscì a balbettare. Deglutì, cercando il coraggio che si era tutto esaurito in quel momentaneo slancio. «Scusa. N-non so che mi è preso, io-»

E poi non riuscì a terminare la frase, perché dalle sue spalle, le mani di Liam erano migrate alle sue guance – e Louis si ritrovò a pensare che sembravano essere state create apposta per restare lì per sempre – e i suoi occhi lo stavano guardando come se lo avessero finalmente visto per la prima volta, dopo tutto quel tempo, e Louis si stupì che intorno a loro tutto continuasse a scorrere, che il tempo non si fosse fermato e che nessuna musica romantica di sottofondo fosse partita, perché se c’era un momento adatto perché una cosa del genere accadesse, be’, era quello.

E poi Liam sorrise. Quando l’altro fece incontrare di nuovo le loro labbra, Louis pensò che probabilmente si era sbagliato: quello era il momento adatto.

 

Fine.

 

 

Note:

Vi ha cariato i denti? I know, I know. In caso potete inviarmi la parcella del dentista ;)

 

  
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