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sleep.
“Draco?”
“Mh?”
“Sei sveglio?”
“No, torna a dormire.”
Harry sorrise, girandosi sul letto per poterlo vedere in volto: Draco
teneva
gli occhi chiusi, una mano sutto il cuscino e l’altra sopra,
i capelli biondi
che gli sfioravano la guancia visibile.
“Draco?”
“Ti ho detto di dormire.”
“Devo chiederti una cosa.”
Draco sbuffò, tirandosi su e appoggiandosi al materasso
con un gomito; prese un orologio dal comodino, guardo l’ora e
lo lanciò dov’era
prima.
“Il mio orologio.” Borbottò Harry a
bassa voce, sperando
che non si fosse rotto.
“Devi chiedermela alle quattro meno venti del
mattino?”
“E’ importante.”
Draco sbuffò un’altra volta, mettendosi di nuovo a
pancia
in giù e osservandolo con un occhio semiaperto.
“Ho sonno, muoviti.”
Harry sospirò, mettendosi sdraiato sulla schiena.
Fissò il soffitto per qualche
attimo.
“Tu mi ami?”
Draco trasalì, alzando la testa di scatto. Si sedette sul
letto, arrossendo e ringraziando il fatto che non si potesse vedere
nell’oscurità.
Osservò la sagama nera di Harry, le sue gambe incrociate
sotto il lenzuolo bianco e una mano abbandonata tra i capelli neri.
“Perché io ti amo.” Continuò
lui, capendo che non avrebbe
ottenuto una risposta. “Così tanto.”
Draco provò a dire qualcosa, ma la lingua attaccata al
palato e la gola secca glielo impedivano.
“Ed è davvero stancante, sai? Amare di nascosto,
intendo.
Non poterlo dire a nessuno. Soffocare il pianto chiuso in bagno. Fare
finta di
provare qualcosa per un’altra persona. Così
stancante.”
Draco degludì, avvicinandosi di più a lui.
“Ti amo.” Sussurrò Harry, prendendo con
dolcezza una mano
di Draco. La portò alla bocca, lasciando un bacio leggero
sulle nocche bianche.
Draco abbassò lo sguardo.
“Tu mi ami?” Ripetè Harry. “Ho
bisogno di saperlo, per
favore.”
Draco sorrise, chinandosi su di lui, ma il suo viso si
trasformò in quello di Ginny.
“Certo che ti amo, ti amerò per sempre. Lo sai.
Per –
sempre.” Scandì lei, un secondo prima di baciarlo.
Harry
aprì gli occhi di scatto.
Si passò una mano sulla fronte sudata, sedendosi.
Una figura scura e immobile lo fissava, sdraiata accanto a
lui, nel loro letto, nella loro casa, nella loro vita.
“Harry?” Lo chiamò Ginny, assonnata.
“Mh?”
“Sei sveglio?”
“No, torna a dormire.”