Anime & Manga > Death Note
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Autore: JunJun    24/01/2008    6 recensioni
"Perché mi seguivi?" chiese a bruciapelo L alla sconosciuta, riponendo le mani nelle tasche dei jeans. Lei abbassò la testa. "Mi dispiace. Mi sono persa," ripeté per l'ennesima volta. Il detective si accigliò; era sicuro, al 90%, che quella fosse una balla. Anche se, a pensarci bene, si trovava in un'università, non in un campo minato. Lì nessuno conosceva la sua vera identità, e se quella ragazzina era un agente segreto, un pericoloso avversario o un killer pluriomicida, allora Kira si sarebbe presto rivelato essere un funambolo su corda.
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Piece XII ~ Veleno

Eccomiiii!!! Ho finito questo capitolo di corsa, ma mettendoci tutta me stessa, perché...

Perché...

...

...Margaron, buon compleanno!! ^***^;;;
tvb, chu~! Non ho trovato una carta da regali adatta... ma ti prego di accettare lo stesso questo mio pensiero. ç*ç;

Piece XVI ~ Piano.


Sayo si tolse il grembiule, fissando incerta il dolce che aveva appena finito di preparare.
“Mi sembra un ottimo risultato, per essere la tua prima volta,” le disse gentilmente Watari, accanto a lei.
La ragazza aggrottò la fronte: ottimo lavoro? Dove lo vedeva? Quella torta non era davvero nulla di speciale. E poi, la sua abilità nel fare le decorazioni era a dir poco penosa: i ciuffetti di panna erano tutti sbilenchi, ed pezzetti di fragola avevano ognuno una grandezza diversa.
“A me sembra orrenda,” commentò disgustata.
”Prima di dirlo, dovresti assaggiarla,” osservò Watari in tono cortese. Stava decorando la sua torta, che a differenza di quella di Sayo, sembrava appena uscita da una pasticceria di lusso.
”Non ne ho il coraggio”.
”Eppure non hai sbagliato nulla; ti ho osservato per tutto il tempo, e hai seguito alla perfezione tutte le mie istruzioni”.
”Ma non va bene. A me non va mai bene niente, quindi anche questa non va bene,” dichiarò la ragazza, in modo quasi infantile. La sua voce era leggermente incrinata.
"Se non vuoi provarla tu, potresti chiedere a Ryuzaki," propose l'anziano, sempre nello stesso tono gentile e paziente, continuando con le sue decorazioni. "Sai, lui è-"
”No!” gridò di colpo Sayo. Watari, per la sorpresa, sollevò la testa dal suo lavoro. “S-Scusa, Watari. E' che…è meglio di no,” concluse lei, la voce sempre più bassa e gli occhi sempre più lucidi.
"E' un peccato," commentò Watari, tornando alle sue decorazioni, mentre lei raccoglieva il dolce dal tavolo e si dirigeva mesta verso la pattumiera. Destino volle che la porta delle cucine si spalancò proprio mentre Sayo vi stava passando davanti: spaventata dal rumore improvviso, la ragazza balzò indietro, ma nel farlo perse la presa sul vassoio che reggeva, che rischiò di cadere. L, che nel frattempo era entrato velocemente dalla porta, si mosse d'istinto per raccoglierlo al volo, ma dovettero passare parecchi secondi prima che capisse perché si ritrovava quella torta fra le mani.
Watari, con un sospiro di sollievo, sistemò sul suo dolce l'ultima fragola, quindi si tolse anche lui il grembiule, per poi passarsi una mano sulla fronte.
L e Sayo, frattanto, erano perfettamente immobili nelle loro posizioni: ognuno fissava l'altro come se fosse stato un fantasma.
Alla fine, la ragazza poggiò il piede che teneva sollevato a terra, indietreggiando di un passo. ”Che cosa…”
”…ci fai tu qui..?!” concluse L, risollevandosi con il vassoio in mano. Ma prima che potesse aggiungere altro, Watari tossicchiò, attirando la sua attenzione.
"Sono stato io a chiederglielo, Ryuzaki," ammise, pacato. "Non è colpa sua. Non voleva neanche venire, in realtà. Ho insistito io".
"Gliel'hai chiesto tu...?" ripeté L, sbarrando gli occhi fin quasi all'inverosimile: da quando in qua Watari faceva proposte del genere a delle persone sconosciute e... dava loro del tu? Watari era solitario e riservato quanto lui, se non di più. Non aveva mai dato confidenza a nessuno, senza un motivo preciso.
Già, non senza un motivo ben preciso...
Ripensando velocemente a tutto ciò che era accaduto fino a quel momento, L si fece una vaga idea sul perché Watari avesse portato Sayo con lui. Ma quest'idea era appunto così vaga e spaventosa, che si rifiutò persino di accettarla.
Decise di lasciarla perdere e sorvolare su tutto.
Riportò l'attenzione su Watari: ”Volevo dirti che oggi è quel giorno del mese. Bisogna…”.
L'anziano annuì, interrompendolo: "Ho capito. Vado subito a resettare il timer”.
”Ora?” ripeté L, stupito. "Ma ora è..."
”L’ultima volta l’ho inserito prima; potrebbe partire un falso allarme, meglio prevenire,” spiegò l'altro, convincente.
Così Watari, senza dare ad L il tempo di ribattere, uscì dalla cucina, lasciandolo solo con Sayo.
Lei ebbe come l'impressione che l’avesse fatto apposta; diversa era la situazione di L, che invece ora ne aveva la certezza.
Watari sapeva che lui sarebbe venuto a chiedergli di resettare il timer.
'Allora era davvero per questo che l'ha portata con lui,' si disse. Per la prima volta in vita sua, L provò un fortissimo istinto omicida nei confronti dell'amato tutore.
Quante volte doveva ripeterglielo?! Lui era lì solo per eseguire i suoi ordini, maledizione! Di certo non per trovargli una ragazza. E se proprio voleva, poteva cercargliene una migliore, non... non lei!
D'altronde, era colpa sua: si era lasciato andare troppo con lui. Già quando aveva rifiutato di mangiare, gli aveva fatto intendere che c'era qualcosa che non andava; e quando infine si era sfogato (beh, in realtà non aveva detto che due parole in croce, ma a Watari dovevano essere bastate per fraintendere, per immaginare chissà cosa, come se lui avesse tempo di mettersi a giocare con le femmine!) con lui, doveva averlo convinto a prendere questa stupida iniziativa. Che sarebbe stata comunque inutile, dato che lui non aveva la minima intenzione di parlare con Sayo. Anzi, se ne sarebbe andato volentieri, se ciò non avesse significato lasciarla sola fino al ritorno di Watari, cosa che avrebbe contraddetto tutti i suoi ordini precedenti.
E lui, per quanto potesse dirgli quella ragazza, era una persona COERENTE.
Sayo, vedendo il bel viso del ragazzo farsi sempre più scuro, da parte sua preferì non fare domande. Non ci sarebbe comunque riuscita, dato che il rivedere L aveva trasformato la sua tristezza in qualcosa di molto, molto peggiore. Non voleva neanche guardare quanto tempo gli rimaneva; la faceva stare troppo male. Sinceramente avrebbe voluto piangere, ma non poteva farlo davanti a lui; e poi sarebbe stato completamente inutile.
Ma non sapeva quando sarebbe tornato Watari, e non poteva restare lì immobile per ore, con gli occhi lucidi e la testa bassa. Doveva essere forte.
Alla fine, per distrarsi ed occupare il tempo, non trovò di meglio da fare che riprendere ciò che aveva interrotto.
Senza guardarlo, tese le braccia verso L, che aveva ancora fra le mani il vassoio con la torta: ”Scusa, potresti ridarmela?” disse.
Lui, sentendo quel tono funereo, ebbe un moto di protezione nei confronti del dolce. ”Perché?” chiese, allontanandolo da lei.
“Perché venuta male,” rispose Sayo. “Ho sbagliato tutto, quindi devo gettarla via”.
”Non si gettano i dolci,” dichiarò L, con tutta la solennità che una frase del genere poteva evocare.
Lei sollevò di scatto la testa, esasperata: ”Senti, L, non fare il-" iniziò ma, realizzato cosa stava per dire, si interruppe bruscamente. "D'accordo, se proprio ci tieni, te ne farò un’altra, ok?” riprese poco dopo, con il tono più pacato che poteva.
"No," rispose l'altro con una semplicità ed un'indifferenza irritanti.
Lei non replicò, e lui ne approfittò per oltrepassarla ed andare a posare nuovamente il vassoio sul tavolo, accanto a quella di Watari.
Le studiò entrambe, e alla fine indicò quella di Sayo:
"Era per me?" chiese alla ragazza.
"No," rispose lei secca.
"Eppure lo hai ammesso un secondo fa," replicò lui con il dito alle labbra e lo sguardo incuriosito.
"Non l'ho mai neanche pensato".
"Ah, si?"
"Si".
”Peccato; credevo che volessi scusarti”.
”Sei tu che dovresti farlo,” fece notare lei.
”Dici?” osservò L, assorto. Si era appoggiato ad una sedia lì vicino, ed aveva raccolto dal tavolo un cucchiaio, che usò per prendere di nascosto un pezzetto del dolce di Sayo. Stava per portarselo alla bocca, ma…
Non farlo.”
…lei lo raggiunse e gli bloccò il polsi prima che potesse farlo. Lui la guardò interrogativo.
“Se assaggi questa torta, ti accadranno cose terribili,” lo ammonì la ragazza.
L non capì se stesse scherzando o parlando sul serio. Avrebbe potuto analizzare il suo comportamento e soppesare le varie probabilità, ma la verità era che....non gli andava di farlo.
Così si voltò verso di lei, guardandola dritta negli occhi: ”Forse me le merito,” le sussurrò tristemente.
In un attimo, Sayo avvampò: stava sognando o... lui aveva appena ammesso di aver sbagliato?
E con quella voce e quello sguardo, poi...
Completamente presa, allentò la presa, balbettando parole sconnesse; ed L ne approfittò per mettersi in bocca il dolce.
Sayo impiegò del tempo per realizzare quanto successo. Quando però comprese la verità, il suo viso passò dal rosso brillante al bianco pallido.
"...L-L'hai fatto apposta..!" sibilò, orripilata.
"Sei troppo ingenua," commentò L atono, prendendo una cucchiaiata di panna mentre masticava. Sorrideva impercettibilmente.
"T-Tu...! TU!" strillò Sayo, prendendolo per la maglietta. "Tu sei la persona più-"
"…come hai fatto...?!"
"Eh?"
L sbarrò gli occhi, trattenendo il fiato. La posata quasi gli cadde dalle mani. "Ma...cosa ci hai messo?" sibilò.
Lei pensò che si stesse sentendo male: non l'aveva mai visto con un'espressione così allucinata. Lo lasciò andare. "Non ti piace?" azzardò. "Visto? Te l'avevo detto".
"Ma che..." replicò lui, come se gli avessero appena detto che Kira era il Papa. "E'…non ho parole. Ma l’hai fatta davvero tu? Come l’hai fatta?"
"T-Ti piace?" balbettò lei, incredula, mentre lui continuava a mangiare come se non avesse mai assaggiato una torta in vita sua. "A-Allora Watari aveva ragione!" esclamò. "A-Accidenti! Ed io che pensavo che la mia prima ed ultima prova sarebbe stata-”.
L quasi si affogò con una fragola. "Come, ultima?!" gettato da qualche parta il cucchiaio, scattò verso di lei, disposto persino a supplicarla di fargliene altre, ma al suo movimento improvviso Sayo si ritrasse d’istinto, chiudendo gli occhi e lanciando un piccolo grido. L rimase interdetto, finché non si rese conto che quello era un gesto fatto per paura; a quella constatazione, lo stomaco gli si contrasse come se qualcuno glielo stesse stritolando.
Così... Lei credeva che lui l'avrebbe di nuovo...?
Nonostante la ragazza, accortasi della sua reazione esagerata, avesse assunto un'espressione sorpresa quasi quanto la sua, L indietreggiò, a sua volta spaventato. “Scusa, io…”
”N-No, scusami tu, sono io che…”
Lui si girò dall'altra parte. "E’..E' meglio che vada," disse, raggiungendo la porta.
"A-Aspetta!" Sayo provò a seguirlo, ma quando arrivò all'uscita, lui era già sparito nel corridoio scuro. "Ryuzaki…"
Non ebbe la forza di seguirlo.
“...sei uno stupido,” mormorò, lasciandosi cadere a terra.
Si strinse forte nelle ginocchia, lottando nuovamente per trattenere le lacrime.
"Perché....perché deve sempre finire così?"


Seduto alla sua postazione, L teneva fissi gli occhi su una lista al computer che continuava ad allungarsi in modo spaventosamente veloce: erano tutti i criminali che Kira aveva ricominciato ad uccidere, di getto, come se fosse tornato al lavoro dopo una lunga vacanza. Il detective avrebbe dovuto studiare le dinamiche e le date di ognuna di quelle singole morti per trovare un eventuale nesso, un qualcosa che lo avvicinasse all'assassino, ma la lista cresceva così velocemente che gli era impossibile persino leggere i nomi.
Matsuda, alla sua sinistra, ci aveva provato ed ora stava rantolando, accasciato sulla sedia, con lo sguardo perso e stralunato di chi è appena uscito da una seduta di ipnosi.
L si ritrovava solo con lui: Aizawa e Mogi erano andati in centrale; Ukita era sparito da qualche ora, probabilmente richiamato dalla polizia anche lui. Yagami invece era già tornato a casa con suo figlio: Light era riuscito a liberarsi di Misa in un tempo decisamente breve. Lei, in quel momento, era sdraiata sul letto, ben visibile dagli schermi, abbracciando il cuscino.
L lasciò che i minuti scorressero in silenzio, senza pensare a nulla di preciso; quando Watari comparve alle sue spalle, non gli disse nulla. Lasciò che posasse l'abituale vassoio sulla scrivania, prima di raccogliere da esso una forchetta, con cui si portò alla bocca un pezzo della fettina di torta che lui gli aveva portato.
Non era quella di Sayo; era buona, per carità, ma...non era quella di Sayo. Si chiese se anche questo facesse parte del piano di Watari.
"Dì la verità, cosa le hai fatto mettere in quella torta?" gli chiese improvvisamente, con aria diffidente.
"In realtà..." Watari si riaggiustò gli occhialini dorati, "...nulla. Le ho dettato la mia ricetta mentre lei preparava. Non ha cambiato nulla".
L mordicchiò la forchetta. "Ma mi dispiace era squisita, mai assaggiato nulla di più delizioso".
Watari gli versò il caffé. L lo guardò, in attesa di una risposta che lo illuminasse.
"Ryuzaki," sospirò l'anziano, "devo davvero rispondere alla tua domanda?".
"Se non vuoi dirmelo, almeno falla anche tu così la prossima volta," si limitò a dire lui, posando la forchetta. Riprese a fissare la lista, che ora incrementava più lentamente: focalizzò la sua attenzione sui nuovi nomi che comparivano in basso.
...Houjou Teppei...
...Takano Miyoko...
"Ryuzaki, mi spiace, ma non credo riuscirò mai a farne una uguale," concluse Watari. Si allontanò.
"Si vede che non vuoi farlo," sibilò L a mezza bocca, senza staccare gli occhi dalla lista.
...Kururugi Suzaku...
...Tyler Mais...
"Non è colpa sua, Ryuzaki," si intromise Matsuda.
L lo fulminò con un'occhiata: "Da cosa lo deduci?" gli domandò, facendolo sobbalzare per il terrore.
"H-Hh-Ha d-detto che...n-non è una questione di ingredienti o abilità...v-vero?"
"Esattamente".
"A-A-Allora...e-ecco... forse.... f-forse è una questione di persone".
L spinse via il vassoio. Ci mancava solo Matsuda adesso. Non volle neanche rispondergli.
L'altro deglutì, riprendendo un po' di coraggio. "Quella ragazza...ti piace molto, vero?" tentò, imbarazzato.
L fissò testardamente la lista delle nuove vittime di Kira.
....Re Tadase...
...Luigi Di Sessa...
"E-E' che...anche io...se ricevessi un regalo dalla persona che mi piace, lo giudicherei la cosa più bella al mondo. Anche se alla fine è solo un oggetto inutile, però, ecco...è...è bello, sapere che c'è qualcuno che pensa a te".
...Raen Ollem.
La lista smise di scorrere. Matsuda, incoraggiato dal fatto che L non gli rispondeva, si lanciò in una lunga conversazione su come la sua ultima ragazza lo avesse fatto soffrire quando l'aveva lasciato, sulle sue speranze di trovare la persona giusta in futuro, su come avrebbe dovuto essere quest'ultima. L lo lasciava parlare senza interromperlo; probabilmente, senza neanche ascoltarlo. La sua espressione era ancora più assorta e indecifrabile del solito. Ma quando sentì il nome 'Misa-Misa', non riuscì più a resistere.
"Matsuda-san..." mormorò.
L'altro interruppe di colpo il suo discorso appassionato, passandosi una mano fra i capelli, mentre i sensi di colpa per anta audacia prendevano il sopravvento. "R-Ryuzaki, mi spiace, non arrabbiarti. Lascia stare, le mie sono solo sciocchezze. Lo so che sei qui solo per lavoro, per cui non hai tempo da perdere con queste cose, sono io che sono un idiota che-" si interruppe a metà frase, terrorizzato al solo pensiero della reazione di L: l'avrebbe sbattuto fuori a calci dalla squadra investigativa, glielo leggeva nello sguardo che gli stava rivolgendo di sbieco.
L fissò il giovane per molti secondi, in silenzio. Quando ormai Matsuda era già rassegnato al peggio, come se non fosse successo nulla ritornò a fissare lo schermo.
"Ha perfettamente ragione," proferì, atono.
Matsuda ridacchiò nervosamente. "Eh, si, sono proprio un idiota," ripeté.
"Non mi riferivo a questo".
"A-Ah, no?"
L non rispose.
Dapprima Matsuda pensò che volesse prenderlo in giro. Poi cercò di ripensare a ciò che aveva detto, cercando di capire a cosa si stesse riferendo L; impiegò parecchi secondi per farlo.
Ma non appena lo realizzò, rischiò seriamente di cadere dalla sedia per la sorpresa.

***************

Note di fine capitolo: Grazie mille a chi ha recensito!!
Ed anche a chi ha solo letto. ^.-
Non so se è una cosa brutta o bella, ma i capitoli che mancano probabilmente non sono 9, ma di meno. Tutto dipende da quanto li farò lunghi.
Ma man mano che scrivo [non lo posso nascondere, e molti lo sanno già], mi accorgo di una cosa: il plot originale di Death Note è abbastanza stravolto. Come faceva notare una ragazza qualche tempo fa, Death Note non è fatto per scriverci su storie d'amore, eppure ho voluto provarci lo stesso, e sono felice che l'idea sia piaciuta, ma consapevole che...la trama originale non avrebbe mai previsto cose del genere!xD Sotto uin certo aspetto, dunque, mi "spiace" quasi di aver dato spazio alla mia "ispirazione" e voglia di creare qualcosa di "diverso".
D'altra parte, però, ammetto che fantasticare su queste cose ogni tanto... mi piace. xD
Un altro punto che voglio additare è che ho sempre cercato di mantenere l'IC dei vari personaggi, ma sono abbastanza sicura che ad esempio l'L originale non avrebbe tralasciato tutta una serie di dettagli sul comportamento di Light che io gli ho fatto tralasciare a tradimento (bella collaboratrice sarei per lui!xD)... o che Rem non avrebbe mai fatto ciò che far---ops, spoiler?

Ulteriore nota aggiunta in seguito: Uh, hanno aggiornato tutte le mie autrici preferite!*___*; DarkRose, Lemnia, NekoRika, e la new entry Hilarysan. *__*; Mi sento quasi in imbarazzo, a pubblicare anche io, subito dopo di loro. °___°;;;

  
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