Fanfic su artisti musicali > Adam Levine
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Autore: Helloswag    12/07/2013    2 recensioni
Immaginate l'Adam Levine che conoscete oggi senza carriera e tatuaggi.
Fatto? Bene;ora mettetelo nei panni di un medico che si innamora di una paziente.
Fatto? Ora potete leggere la fanfiction.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eleonor’s point of view.

Ero distesa sul lettino ad aspettare che qualcuno mi dicesse cosa stesse accadendo.

Non stavo bene,non stavo bene per niente.

Ero… Ero… Distrutta;emotivamente,fisicamente.

Ero entrata in quell’ospedale un centinaio di volte.

Il primo attacco arrivò un paio di anni fa;Non riuscivo a respirare,mi sentivo strozzare,avevo la tachicardia forte e mi sembrava morire.

Poi gli attacchi pian piano aumentarono,fino ad arrivare a due volte al mese,poi una volta alla settimana, infine una volta al giorno.

Così i dottori fecero ciò che ritennero più giusto; mi ricoverarono.

Il Dr. Levine era entrato nella mia vita di colpo,mi aveva visitato due volte,e aveva ipotizzato una teoria.

Era stato il primo a intravederci qualcosa,ma l’ennesimo ad aver sbagliato.

Mi ero illusa di poter uscire da quell’ospedale. Mi ero illusa di vivere una vita “normale”. Mi ero illusa semplicemente di ricominciare a vivere.

Quando Il dottore mi aveva comunicato la sua prima teoria,secondo la quale ero ammalata di “Bronconite Obliterante”,ero rinata.

Mi si era accesa la “scintilla della speranza” e avevo iniziato a fantasticare.

La notte mi addormentavo immaginando come sarebbe stato svegliarsi in un letto proprio,mangiare pasti caldi e gustosi e uscire con delle amiche,magari.

Era la calma dopo la tempesta,quella sensazione che ti fa credere che tutto andrà bene,che il finale “ e visse per sempre felice e contenta” esista anche per te.

E poi la calma finì,la tempesta ricominciò,e la speranza svanì.

Mi sentì persa in qualcosa di cui non ne conoscevo la radice.

Mi comunicarono che la prima teoria era inesatta,che dovevamo ripartire da zero.

“Dobbiamo ricominciare” mi aveva detto Adam;

Come se io non avessi “ricominciato” un miliardo di volte.

Ero rimasta ammutolita,con gli occhi bagnati,impotente.

E allora mi resi conto che per me non c’era un granché di speranza.

O meglio,tutta la mia speranza era nelle mani di quel maledetto dottore.

 



 

Adam entrò di colpo nella stanza,fermandosi davanti al lettino.

Tossì per attirare la mia attenzione. Alzai lo sguardo.

Aveva un aspetto orribile: aveva delle occhiaie violastre sotto gli occhi stanchi,la barba incolta e i capelli arruffati.

Era probabilmente andato avanti a caffè per tutta la notte,perché quasi non si reggeva in piedi.

Nonostante l’aspetto da barbone,era comunque bellissimo.

-Adam..Ehm dottore,che le è successo?- sussurrai.

-Niente,niente… Eleonor devo dirti una cosa...Ho scoper.- si bloccò.

Si avvicinò e mi alzò leggermente la testa,osservando la mia faccia scrupolosamente.

-Eleonor,stai bene?- aveva uno sguardo triste.

-Si .. cioè no.. non lo so.- trattenni le lacrime.

“ No!” avrei voluto urlare. “STO BENE UN CORNO!”.

-Ti va di fare due passi?- mi disse.

-Non posso uscire-. –Gli infermieri non vogliono- abbassai la testa.

Non uscivo a fare una passeggiata da due mesi.

Due mesi chiusa nella stessa stanza,che bella la mia vita eh?

-Vedrai che chiuderanno un occhio.-

Alzai la testa di botto. I miei occhi si riempirono di lacrime.

-Su,alzati.- mi porse la mano.

L’afferrai e mi alzai. Il pavimento era gelido.

Mi aiutò a mettere un paio di scarpe qualsiasi e,in camice da ospedale,uscimmo fuori l’edificio.

Un getto d’aria mi colpì in pieno viso. Era primavera e non l’avevo ancora confermato.

Uscimmo in un parcheggio,poi proseguimmo per un parco.

L’erba era di un verde scintillante e gli alberi erano alti e sani.

C’erano bambini che correvano e cani che scodinzolavano.

Era tutto così perfetto.

C’era un odore di pini e di erba tagliata,che mi fece venire i brividi.

-Hai freddo?- Mi chiese osservando la pelle d’oca.

-Nono,mai stata meglio.-

Adam camminava guardandosi i piedi lentamente,con la testa abbassata.

Eravamo abbastanza vicini,e le sue mani penzolavano ai suoi fianchi.

Lo presi per mano e,facendo finta di niente,continuai a camminare con lo sguardo in avanti.

Con la coda dell’occhio,vidi Adam scattare la testa verso le nostre mani per poi guardarmi.

-Grazie- sussurrai. –Nessuno mi aveva mai portato fuori di lì-

-Così almeno non dirai che non ti porto da nessuna parte- sghinniazzò.

Scoppiai in una risata e lo guardai sorridente.

La speranza stava tornando.

-A che stai con la diagnosi?- la preoccupazione salì di nuovo

-Credo di avere un’idea.- -Devo fare prima qualche esame.-

Sorrisi tristemente. La paura mi stava divorando.

  
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