24 Ottobre 1981
Un senso di vuoto ti accolse, inesorabile come il destino che attendeva ogni tua sciocca mossa. Il sigillo venne impresso con la magia sulla tua vita, lì, a Godric’s Hollow, ruvido e freddo come le catene a cui avevi offerto i polsi della tua anima. Sentisti il cuore rallentare per un istante, affaticato, appesantito da una colpa a cui era troppo tardi porre rimedio.
Vacillasti per la prima volta nella tua vita, i tuoi passi furono incerti quando cercasti di allontanarti da Peter, incapace di sostenere oltre il suo sguardo vacuo, tentando di scappare dall’amarezza dei tuoi errori, del più grande torto che tu potessi aver fatto ad uno dei tuoi più cari amici. Ti mancò l’aria, ti sentisti soffocare dalla tua viltà. Come avevi potuto farlo? Come eri riuscito a permettere che succedesse realmente? Caracollasti contro lo stipite della porta, a cercare un sostegno per riprendere fiato. Avevi appena costretto uno dei tuoi fratelli a mettere a rischio la propria vita per proteggere la Tua famiglia, la Tua misera esistenza. Quale uomo eri diventato per chiedere a qualcun’altro di difendere le persone che amavi dal male che tu stesso avevi sfidato?
Il richiamo allarmato di Sirius fu una stilettata nel fianco a cui rispondesti con il silenzio del tuo rifiuto, limitandoti a dargli le spalle, offrendole a tutti loro, troppo codardo per incrociare i loro sguardi.
Eppure non avresti potuto fuggire a lungo, non da Lei che prontamente te lo dimostrò sfiorandoti la schiena in quello stesso istante. Una dolcezza che bruciò, che ti turbò. Chiudesti gli occhi per non guardare nei suoi quando si pose davanti a te, a cingerti il viso con le proprie mani, distendendo quell’espressione contratta dalla rabbia e dall’umiliazione. Sentisti le sue dita asciugare le lacrime che non avevi speso in quel pianto metaforico che tradiva la guerra che infuriava in te. Avresti voluto gridare, implorare il suo perdono per averla costretta a quella prigionia, accanto ad un uomo troppo vigliacco per lottare le fiamme d’Ardemonio che lui stesso aveva alimentato contro di lei. Volevi chiedere la sua pietà per averla costretta a vivere al fianco di un marito che si era ridotto a spettatore di un mondo in declino, limitandosi ad osservare il dolore e la sofferenza negli occhi degli altri, ritirandosi dal campo di battaglia, nascondendosi come un ratto, incapace di porre rimedio ai propri fallimenti.
Volevi chiedere scusa per Harry, il tuo piccolo Harry. Lo avevi messo in pericolo e nemmeno avevi avuto la dignità di combattere per lui, preferendo nasconderti anziché affrontare in uno scontro diretto il Mago che osava minacciare la sua vita.
Sentisti le Sue labbra sulle tue, il sapore di un bacio d’amore e poi il suo sorriso distendersi sul tuo volto, la sua pace e ti nutristi delle sue parole, di quell’antidoto per ogni tua paura, per ogni tua sciocca insicurezza:
«Non stai scappando, James. Stai salvando una vita, la più importante: quello di nostro figlio. Sono orgogliosa di averti sposato, James Potter»