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Autore: Lady Koyuki    12/07/2013    1 recensioni
[Titolo Provvisorio]
Da piccoli, alla maggior parte delle persone viene raccontata una storia su esseri sovrannaturali che puniscono i bambini cattivi. Amy non ci crede. Non ci ha mai creduto. Ma ora dovrà ricredersi.
Un'altra one shot con personaggi fantasy e leggermente horror.
Spero possa piacere.
Genere: Fantasy, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai fare la cattiva


Un'altra volta.
Sua figlia di certo aveva qualcosa che non andava.
L'aveva fatto di nuovo.
Era da mesi che la sua piccola continuava a fare scherzi ai suoi compagni, scherzi di pessimo gusto; aveva solo otto anni, ma si divertiva a dar fastidio ai suoi coetanei, da mettere la colla sulla loro sedia, e fargli giocare a giochi che portavano a una sorta di rissa.
Che diavolo aveva che non andava quella bambina?
L'amava, ma era davvero preoccupata di ciò che poteva accadere.
Era andata alla sua scuola, subito diretta in presidenza; ormai conosceva la strada.
Lì c'era Amy, una piccola bambina con i capelli biondi, due occhi azzurri e abbastanza minuta; non sembrava minimamente il diavoletto che era. Al collo portava una graziosa collana a forma di sole.
- Cosa ha fatto stavolta? - disse rivolta alla preside, una donna sulla quarantina, con due occhi profondi neri.
Lei sospirò, rassegnata.
- ha risposto più volte agli insegnanti, volgarmente, dopo di che è uscita dall'aula e andava in giro a spaventare gli altri alunni -
La bambina sorrise innocente.
- Non volevo fare nulla di male – disse con un viso da angioletto.
- Signora, deve fare qualcosa per sua figlia. Non può continuare così, non in questa scuola. Se non provvede lei, dovremmo espellerla -
Cosa normale, con una bambina così, nessuno sarebbe più venuto in quella scuola.
- Provvederò -

Punita. Un'altra volta.
Ogni volta era così, ma lei non pensava di meritarsi una punizione. Si divertiva soltanto.
- Lo sai che se continui a fare la cattiva, verranno a prenderti e portarti via da me? - le disse la mamma
- Tanto non voglio stare con te – le rispose, in un momento di nervosismo.
- Allora dirò di venirti a prendere e portarti in una famiglia peggiore, dove non verrai nemmeno considerata! -
Sua madre gli ripeteva la storia dei demoni che la portavano via se faceva la cattiva, fin da piccola, ma lei non ci aveva mai creduto. Non esistevano ne demoni ne fantasmi, e lei di certo non sarebbe stata portata da nessuna parte, sarebbe rimasta lì, dove nessuno sarebbe venuto a salvarla.

Cenò velocemente, per poi chiudersi in camera a leggere; amava i libri rosa, storie romantiche e fiabe, cose adatte ad una bambina; ma sua madre non si spiegava il suo carattere.
Prima di andare a letto andò a dare la buonanotte alla figlia, ma lei non ne fu lieta.
-Dopo avermi punito vieni a darmi la buonanotte? - chiese, stizzita – non la voglio -
- Arrangiati! -
E se ne andò infuriata.
Se ne pentì presto, ma tornando da lei vide che era già addormentata. Si sarebbe scusata il giorno seguente, e così se ne tornò a letto.

Amy era distesa a pancia in su, osservando il soffitto. Aveva sentito sua madre tornare da lei per scusarsi, ma aveva fatto finta di dormire; si sentiva terribilmente in colpa per le pene che le faceva passare, ma non s sarebbe mai scusata. Sospirò, cercando di dormire, chiudendo gli occhi. Però non ci riuscì. Era ancora troppo nervosa.
A un tratto, sentì qualcosa sui piedi. Alzò le coperte ma non vide niente.
E' la tua immaginazione si disse.
SI addormentò tranquillamente.
Qualche ora dopo, si risveglio, non sentendo più il letto sotto di lei; si osservò in giro e vide solo buio, buio pesto; accanto a lei qualche radice.
Urlò, o almeno, provò ad urlare, ma qualcuno le tappò la bocca.
Sopra di lei, sul suo collo, c'era uno strano esserino, non distingueva il colore, ma sembrava verdognolo, che ghignava allegramente.
- Ciao Amy –
Lei cercò di urlare senza riuscirci; provò anche a muoversi, ma si accorse di essere immobilizzata da altri centinaia di esseri come lui.
- Oh, no mi spiace, tu non ti muovi da qui – le disse lui. - Ti lascierò andare, ma tu non urlerai -
Lei fece un segno affermativo, troppo spaventata, e lui la lasciò. Un urlo continuato partì dalla sua bocca e continuò finchè lei aveva fiato.
- E' inutile che urli, siamo in mezzo alla foresta -
Lei si arrestò; ora abituata al buio, girò la testa verso la voce e vide da parte a lei un altro esserino verde con la barba.
- C-Chi siete? - chiese tremante.
- Noi? Siamo folletti – disse l'essere davanti a lei, pettinandosi la lunga barba.
- Non esistono i folletti -
Ad un tratto uno di quelli, inizio a mettersi una mano sul petto cadendo a terra.
- La sai la storia che chi dice non esistono le fate, ne fa morire una? Succede anche ai folletti -
Lei osservò il folletto morente, con lo sguardo triste.
- Allora tu hai fatto morire una fata – disse con tono di accusa
- Non funziona con noi – continuò lui
Lei provò di nuovo a divincolarsi senza successo.
- Ti lasceremo andare – riprese il folletto sopra di lei – ma devi prometterci una cosa -
-Cosa? - chiese tremante
- Ti comporterai bene d'ora in poi -
Averebbe quindi dovuto cambiare tutto il suo carattere.
- Perchè dovrei? Non mi obbliga nessuno! - urlò, non volendo rinunciare al suo carattere.
- Noi ti obblighiamo. - disse quello barbuto – Sennò verremo a prenderti e ti doneremo come cibo agli esseri superiori -
Lei lo guardò incredula, e un po' terrorizzata.
- Non ci credo, non lo fareste mai -
- Se vuoi lo facciamo ora -
Amy iniziò a tremare, capendo che non scherzavano.
- Va bene, mi comporterò perfettamente, lo giuro -
Il vecchio sorrise, facendo un cenno con la testa;gli altri allora la liberarono, e lei potè alzarsi a sedere. Osservò che era in mezzo a una foresta, una radura, con davanti un enorme albero cavo. Gli alberi però erano cupi e sembrava la circondassero per non farla scappare.
- Ricorda la tua promessa – disse il folletto che precedentemente si trovava su di lei
Lei era ancora incerta, ma promise di nuovo.
- è rischioso non mantenere la promessa fatta a un folletto – continuò l'anziano – detto questo, ti riporteremo a casa -
Una strana polvere rossa cadde sopra di lei, e Amy svenne, sostenuta dalla forza di mille folletti.

Si svegliò nel suo letto tutta sudata, osservandosi intorno.
Con uno scatto scese da lì e corse in camera della madre.
- Mamma mamma, mi hanno rapito, i folletti mi hanno rapito! - gridò in preda al terrore più assoluto.
La madre la osservò stupida, notando che era veramente spaventata.
- Amy, sei qui, quindi non ti hanno rapito tranquilla – disse lei, abbracciandola e consolandola
- Si invece, l'hanno fatto, mi hanno rapito! -
- E' stato solo un brutto sogno ora sei qui! Stai tranquilla, nessuno ti rapirà se fai la brava bambina! -
Amy la guardò stupita per un po'.
- Ti sarai fatta condizionare; mettiti qui con me e dormi, riposa, domani hai scuola. -
La bambina si coricò, con la voce della madre in sottofondo.
Era solo un sogno.

Per tutta la mattina seguente, Amy si comportò da brava bambina. Non fece nessuno scherzo e non parlò nemmeno volgarmente; la cosa stupì molto gli insegnanti, che la osservavano continuamente, aspettandosi una reazione sgradita.
Stette attenta tutte le prime ore, e riuscì a essere tranquilla anche durante il pranzo.
Mangiò da sola, nessuno la voleva vicino, per paura di essere soggetti ai suoi scherzi; un'insegnante allora si avvicinò e si sedette davanti a lei.
- Come mai così tranqulla oggi? - chiese osservandola attentamente.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
- Ieri mi hanno rapita -
La donna davanti a lei non capì.
- Rapita? -
- Mamma dice che è un sogno, ma so che non è così-
- Chi ti avrebbe rapito? - chiese preoccupata
- I folletti -
Era sempre più stupita dei discorsi della bambina, ma dedusse anche lei che era un sogno condizionato dalle punizioni ricevute; ma vedeva che era letteralmente terrorizzata.
- Era solo un sogno piccola. Ma se ti comporterai bene non ne avrai più di questi. Tranquilla -
Non era un bene ripetergli quelle parole. Così Amy si convinceva di qualcosa di sbagliato.
Il pomeriggio infatti incominciarono i guai.
Iniziò a lamentarsi, a rispondere male e a prendersela con tutti.
L'insegnate del pranzo allora le chiese il motivo, dato che non voleva più sognare di essere rapita.
- Non cambierò me stessa per un sogno. Era solo un sogno, no? -
Forse era meglio fargli credere che non lo era.

Fu chiamata di nuovo quel pomeriggio.
Stessa solfa del giorno precedente.
Stessa cosa anche a casa.
Ma stavolta c'era di mezzo anche l'incubo della sera prima.
- Era solo un sogno no? Rifarlo non mi provocherebbe danni -
E la madre sbuffò sconsolata, punendola nuovamente per quello che combinava.

Prima di addormentarsi, Amy girò a lungo per la stanza, guardando dovunque, se c'era la presenza di qualcuno; poi chiuse bene finestre e porte, e si coricò.
Era solo un sogno. Io sono fatta così e non cambierò.
A mezzanotte sentì dei rumori strani. Si svegliò, notando che era fuori nel suo giardino, appena dopo la sua finestra. Si guardò intorno e vide gli esserini verdi che la trascinavano.
- No aspettate cosa fate? Dove mi portate? - urlò disperata
- Non hai mantenuto la promessa. Ora ne pagherai le conseguenze -
Lei divenne bianca dal terrore, ma si ricordò cosa le avevano detto.
- Voi siete soltanto un sogno, non esistete realmente non potete farmi nulla! - urlò, cercando anche di autoconvincersi.
Il folletto che le stava sopra il giorno precedente la guardò ghignando, mentre ancora la trascinavano.
- Vedremo! -
Venne portata nel bosco e riportata nel posto della sera precedente, mentre urlava disperata in cerca d'aiuto e pregava loro di lasciarla andare perchè credeva che era un sogno e che sarebbe cambiata.
- Non ti serverà chiedere aiuto -
- Troppo tardi -
- Non crediamo cambierai -
Dissero in risposta alle sue lamentele.
L'ultima cosa che vide fu l'entrata del grande albero cavo. Poi più nulla.


La madre ne denunciò la scomparsa il giorno seguente. Ma nessuno ritrovò più Amy. La cercarno per giorni in città, nel bosco, nelle colline. Dopo molti giorni di ricerca, ritrovarono solo la sua collana a forma di sole in una radura, circondata da alberi alti e minacciosi, vicino ad un albero enorme. In basso all'albero sembra esserci un minuscolo buco, ma la cavità che c'era nei giorni precedenti era sparità. Sparità insieme alla bambina.

   
 
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