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Autore: BurningIce    13/07/2013    3 recensioni
«Ecco!» Esclamò soddisfatta, avvicinandosi nuovamente a lui. «E adesso il famoso James Potter mi mostrerà di cosa è capace?»
«Lei che ne pensa, signorina Weasley?» Chiese James, che nel frattempo aveva riacquistato tutta la sua baldanza.
«Penso che dovresti baciarmi.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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L’ultima occasione

“Perché anche loro meritano una storia! New Generation Contest”

 

Quell’anno, alla Tana, l’aria degli ultimi giorni di estate si respirava in ogni angolo del giardino assolato; Agosto volgeva al termine e Hogwarts era ormai lontana.
Lontana come non lo era mai stata, per James Sirius Potter, un bel ragazzo piuttosto smilzo che giaceva pensieroso all’ombra di un grande faggio: aveva appena terminato il settimo ed ultimo anno di istruzione magica, lasciandosi alle spalle gli estenuanti esami dei M.A.G.O.
Non sarebbe più tornato nella sua scuola. Era strano pensare di non poter prendere un’ultima volta l’Espresso al Binario Nove e Tre Quarti, di non cacciarsi più nei guai con i professori alle calcagna, di non aspettare più con impazienza le gite ad Hogsmeade. Era strano, strano e doloroso, non rivedere lei per mesi. Solo adesso si rendeva conto di quanto gli sarebbero mancati i suoi capelli rossi, i suoi occhi furbi e la sua risata cristallina.
Era l’ultimo giorno in cui poteva starle accanto, eppure era lì, lontano dalla sua chiassosa famiglia, con un bisogno impellente di mettere in ordine le idee. Dallo strano edificio contorto a qualche metro da lui giungevano le voci ovattate di tutti i suoi parenti, radunati prontamente da nonna Molly per salutarlo: il giorno dopo sarebbe partito per il Galles – i Tutshill Tornados lo avevano scelto per i provini – e, se non fosse riuscito ad entrare, avrebbe viaggiato ininterrottamente per la Gran Bretagna, in cerca di un posto in qualche altra squadra di Quidditch del campionato nazionale.
James si passò una mano tra i capelli nerissimi, scompigliandoli ancora di più, e sospirò pesantemente. Nella sua testa c’erano solo un mucchio di idee confuse sul suo futuro, miste all’assurda ossessione che aveva sviluppato per l’ultima ragazza a cui avrebbe dovuto pensare in quel modo. Perché lui non era mai stato un tipo da innamoramenti o cose simili, perché non si era mai interessato alla stessa ragazza per più di qualche settimana e, soprattutto, perché la lei in questione era sua cugina. E, ogni singolo giorno, si scopriva ad avere mille fantasie sdolcinate – e non – di cui lei era sempre protagonista.
“Sto diventando un rammollito.” Pensò James, scuotendo la testa. “Se continuo così, finirò per guardare le telenovele Babbane con zia Fleur.”
Chiuse gli occhi, godendosi la leggera brezza di quel raro giorno di sole.
Niente più Grifondoro - Serpeverde.
Niente più Rose.

«Siamo pensierosi, eh?» James sobbalzò, mentre una voce interrompeva il filo dei suoi pensieri. E, ironia della sorte, la voce era proprio la sua. Aprì lentamente i grandi occhi a mandorla e si ritrovò ad ammirare l’oggetto dei suoi pensieri.
Rose, con i suoi capelli rosso fuoco un po’ spettinati e con gli occhi azzurri che lo fissavano dall’alto, era carina come sempre; niente di eclatante, eppure James non riusciva a  staccarle gli occhi di dosso.

«Sempre la solita Serpe impicciona!» La rimproverò scherzosamente. Da quando Rose era stata smistata a Serpeverde, più di sei anni prima, le aveva affibbiato quel nomignolo; all’inizio era seccato perché era entrata a far parte dei nemici, poi aveva capito che Rose sarebbe rimasta sempre la bambina con cui aveva fatto decine di gare clandestine sulle scope giocattolo, all’oscuro dei genitori, la bambina che gli regalava le figurine delle Cioccorane, la bambina che lo aveva pregato di restare con lei quando era partito per il suo primo anno ad Hogwarts.
Fino a poco tempo prima, però, non aveva considerato un piccolissimo dettaglio: quella bambina era cresciuta e, adesso che se n’era accorto, non riusciva più a pensare a lei come una semplice cugina.
Rose si stese accanto a lui, provocandogli non pochi brividi, dovuti sicuramente al celebre freddo di Agosto. Improvvisamente James si sentì a disagio, in quella posizione, ma deglutì e fece finta di niente.

«Sarò anche una Serpe impicciona» Commentò Rose, sporgendosi appena per guardarlo negli occhi. «Ma scommetto che non resisterai a questo!»
Rose fece dondolare per un’ala una minuscola pallina dorata, che si dimenava freneticamente nel vano tentativo di sfuggire alla presa della ragazza, proprio sopra il suo naso.
Il Boccino D’Oro.

«Come hai fatto a procurartelo?» Esclamò James, scattando a sedere.
«Diciamo che si è affezionato a me dopo l’ultima partita…» Buttò lì Rose, con apparente casualità. In realtà sapeva bene che a James bruciava ancora la sconfitta inflittagli qualche mese prima.
«Sai, quella in cui io l’ho preso prima di te… Ho deciso di darti la rivincita, anche se tecnicamente sarebbe una riperdita!»
James agitò la mano, come a scacciare il pensiero, poi prese rapidamente il Boccino dalle mani di Rose e scattò in piedi, con un sorriso vittorioso. Si costrinse a non soffermarsi troppo con lo sguardo sulle gambe della cugina, lasciate scoperte dall’abitino svolazzante che indossava, e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, ancora con lo stesso sorriso di scherno.
La ragazza ghignò – bene solo come lei sapeva farlo – e, nel momento stesso in cui James afferrò la sua mano, il ragazzo seppe che quella era stata la mossa più sbagliata che potesse fare; Rose diede un improvviso strattone al suo braccio e lo trascinò giù con lei. Sopra di lei.
Con il respiro affannoso, James non poté fare a meno di notare quanto fossero vicini e quanto fossero splendidi i suoi occhi blu visti da quella distanza infinitesimale, maledicendosi poi per quei pensieri così smielati. Rose, d’altra parte, non accennava a muoversi e il ghigno si era trasformato in un’espressione stupita.
Erano vicini, sempre di più. Riusciva a contare le sue lentiggini una per una.

«Ehm, noi dovremmo…»Sussurrò Rose, stranamente impacciata.
«Giusto» James la interruppe, spostandosi di lato e rialzandosi lentamente. Rose aveva le guance rosse e un’aria confusa che non le aveva mai visto. Si rialzò anche lei, senza guardarlo negli occhi.
«Andiamo?» Gli domandò, dissimulando piuttosto male l’imbarazzo.
«Andiamo» Rispose James, incamminandosi su per una collina fuori dal campo visivo degli abitanti Babbani di Ottery St Catchpole, dove da generazioni la sua famiglia giocava a Quidditch lontana da occhi indiscreti. Durante il tragitto, non poté fare a meno di rivivere nella mente – anche se era sbagliato, dannatamente sbagliato – il momento appena passato.


 

*

 

James capiva perfettamente suo padre quando diceva che il Quidditch era miracoloso: era bastata una lunga e faticosa gara tra Cercatori perché tra lui e Rose sparisse ogni traccia di imbarazzo. Ma adesso che Rose – per l’ennesima volta – aveva preso il Boccino per prima, James era sceso dalla sua Firebolt così bruscamente da barcollare un po’ e l’aveva gettata per terra, infuriato. La ragazza non aveva esitato a seguirlo e così si erano ritrovati a battibeccare ancora su chi fosse il più bravo, perché quella di Rose era stata tutta fortuna.
Il sole stava già tramontando e delle nuvole minacciose si addensavano sopra le loro teste.

«Due a zero per Rose Weasley!» Urlò Rose, mentre le prime gocce di pioggia – il tempo in quel periodo dell’anno era imprevedibile – cominciavano a bagnarle i capelli.
«Ti ho lasciata vincere!» Replicò James, piccato.
«Ah, sì? E allora perché sei così arrabbiato?»
«Perché, perché… Ci staranno cercando, dovremmo tornare a casa…» Rispose, in un pietoso tentativo di svicolare.
«Non cambiare discorso!» Esclamò Rose, con le mani sui fianchi in una perfetta imitazione di nonna Molly, facendo un passo verso di lui.
Le nuvole si erano ormai addensate e le gocce continuavano a cadere con maggior frequenza, mentre i primi tuoni risuonavano tutt’intorno.
La foga della lite li aveva portati a essere di nuovo troppo vicini, ma questa volta nessuno dei due si spostò. Era come se quell’improvviso temporale li avesse portati lontano, lontano da ogni dubbio e da ogni esitazione, perfino dalla loro discussione. Come se tutto il resto fosse scomparso.
James, quasi senza rendersene conto, prese in mano una ciocca bagnata dei capelli di Rose, fissandola come ipnotizzato. Si chinò, portando il viso all’altezza di quello della cugina, e si avvicinò lentamente alle sue labbra; non riusciva più a resistere, non gli importava delle conseguenze.

«James, Rose, siete qui, vi stavamo cercando da or…»
Dominique Weasley, miracolosamente asciutta grazie a uno dei suoi impeccabili incantesimi – aveva già diciassette anni e, con grande invidia di Rose, poteva fare magie fuori dalla scuola – li fissava sbalordita, incapace di continuare la frase, come se avesse appena visto la Preside McGonagall ballare la danza del ventre in costume da bagno.
Si ravviò i capelli argentei e aggrottò le sopracciglia, valutando la scena che si ritrovava davanti. Rose balzò indietro, mentre James si voltava verso Dominique, terrorizzato. Fortunatamente, la cugina sembrò ignorare il loro quasi - bacio e li avvertì semplicemente di tornare alla Tana, non senza un sorrisetto malizioso davvero preoccupante.

«Posiamo le scope e siamo subito da voi!» Le gridò dietro James, pregando che non rivelasse a nessuno quello che aveva visto.
«Sì, certo, le scope!» La voce divertita della cugina rimbombò per il pendio.
Di una cosa Dominique era certa: quello che sarebbe successo tra Rose e James non aveva niente a che fare col Quidditch o con i loro manici di scopa.

 

*

 

Dominique Weasley aveva sicuramente una scarsissima capacità di mantenere i segreti: corse a perdifiato giù per la collina e radunò le cugine, tenendo la notizia al di fuori della portata dei ragazzi; non erano affidabili, loro.
Fu così che Lily, Lucy, Molly e Roxanne partirono alla volta del ripostiglio per le scope, dove, a detta di Dominique, sarebbe successo qualcosa di sensazionale. O almeno così le suggeriva il suo sesto senso femminile.
Dominique si beccò parecchi insulti per averle fatte uscire con quel tempaccio, ma ne valse sicuramente la pena. Nascoste dietro il vecchio albero sotto il quale si era disteso James circa due ore prima, videro chiaramente quest’ultimo entrare nel ripostiglio, in compagnia di una Rose dall’espressione decisamente strana.
Si avvicinarono di soppiatto alla piccola costruzione sbilenca e sbirciarono dalla porta socchiusa, spingendosi tra di loro per avere una visuale migliore e rischiando di rovinare tutto il piano di spionaggio supersegreto.
Rose era intenta a sistemare con grande cura la coda della sua scopa, probabilmente per non affrontare lo sguardo di James. La piccola Lucy fece notare che, in fin dei conti, spiare non era giusto, ma Molly la zittì con un gesto imperioso della mano.
James camminava avanti e indietro, nervoso, muovendo di tanto in tanto un passo in direzione di Rose, per poi tornare indietro. Non gli era mai capitato di essere così indeciso, in presenza di una ragazza, ma sapeva che in quel caso il minimo errore gli sarebbe stato fatale. Magari definirlo fatale era un po’ melodrammatico, ma rendeva benissimo l’idea. Si guardò intorno e notò che l’ambiente squallido del ripostiglio era il meno adatto per un bacio, che quello non era il momento giusto, che magari qualcuno avrebbe potuto vederli.
Ma in pochi istanti realizzò che quelle erano tutte scuse: probabilmente, se avesse aspettato un cielo stellato e un paesaggio da sogno per baciarla, non l’avrebbe mai fatto.
“Diamine, sono un Grifondoro o cosa?”
Sotto cinque sguardi curiosi, James si inginocchiò vicino a Rose; le posò due mani sulle spalle, girandola delicatamente verso di lui. Passarono pochi secondi di ripensamenti e di totale panico per James, poi Rose scoppiò inspiegabilmente a ridere.
Dominique, dalla sua postazione strategica, si sporse leggermente in avanti, consapevole che quello era il clou della situazione. Lily si portò una mano alla bocca, incredula, e Molly coprì gli occhi di Lucy, perché era ancora “troppo piccola per vedere certe cose”, almeno secondo Percy Weasley.
Rose scorse il baluginio dorato dei capelli di Dominique dietro la porta, ma finse di non aver visto niente; era la sua ultima occasione prima della partenza di James e, questa volta, non l’avrebbe sprecata.

«Sai,» Sussurrò, con un gran sorriso in volto. «sei piuttosto codardo per essere un Grifondoro.»
James non ebbe il tempo di replicare, perché Rose aveva afferrato il colletto della sua camicia e lo aveva attirato a sé, schioccandogli un sonoro bacio sulle labbra.
Prima che James potesse rendersene conto, Rose lo lasciò andare e corse a chiudere la porta, premurandosi di rivolgere un’occhiataccia a Dominique.

«Ecco!» Esclamò soddisfatta, avvicinandosi nuovamente a lui. «E adesso il famoso James Potter mi mostrerà di cos’è capace?»
«Lei che ne pensa, signorina Weasley?» Chiese James, che nel frattempo aveva riacquistato tutta la sua baldanza.
«Penso che dovresti baciarmi.»
James non ci mise molto ad accontentarla: affondò una mano nei suoi capelli e  la baciò con passione, finalmente libero di stringerla tra le sue braccia, di accarezzare i suoi capelli rosso fuoco, di assaporare le sue labbra fino in fondo.

Perché era la loro ultima occasione e, questa volta, non l’avrebbero sprecata.

 
 

Angolo di Aniva

Storia scritta un anno fa, mai pubblicata... aveva partecipato ad un contest di cui ho dimenticato di controllare l'esito >.< Ok, lo so, sono una smemorata cronica!
Beh, non so da dove mi sia uscita una OS su questa coppia... di solito Rose la associo automaticamente a Scorpius. Beh, io non so se fa schifo o se è almeno lontanamente decente, quindi ditemi voi che ne pensate, se vi va! Come sempre, è importante :)
Un grandissimo bacio,
-Iv. 
  
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