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Autore: Mire    13/07/2013    3 recensioni
837 parole, qualche riga per narrare un incontro, casuale o forse no, e per rivivere ancora il dolore che ha portato alla separazione e all’allontanamento. Basata sull’anime, con un solo furto al manga, questo breve componimento è una What if? un po' malinconica che parla del presente provando a non dimenticare il passato.
Il pulviscolo degli anni che erano passati trascinandosi uno dietro l’altro aveva preso il posto di ogni cosa.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nana Osaki, Yasushi Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Profumo


Stringere tra le dita quella chiave era come tornare indietro nel tempo, dimenticarsi dello sconforto e della polvere portata dal tempo. Aveva conservato per anni quella chiave, come un custode silenzioso. Aveva riflettuto per giorni, si era deciso ma ci aveva ripensato, per poi ricredersi ancora e decidere che tormentarsi tornando in quel luogo avrebbe potuto inverosimilmente dargli, per qualche breve istante, la felicità dimenticata dei ricordi del passato.

Nessuno era più tornato in quell’appartamento da sette anni, ma Yasu per quel lungo tempo aveva continuato a saldare l’affitto ogni mese, immancabilmente, senza però andarci mai. Non aveva voluto che altre persone lo affittassero e lo riempissero con nuovi ricordi cancellando i loro.

Salite le scale, era giunto su quel pianerottolo ombroso e aveva percorso il corridoio. Si era acceso una sigaretta prima di far girare la chiave nella serratura, aveva aperto con un cigolio tremante la porta e aveva dato un'occhiata da dietro i suoi occhiali neri.

La luce che entrava dalla vetrata sopra il tavolo di legno impolverato rendeva la povere più chiara e visibile. L’aria era pesante, intorbidita e tutto odorava di chiuso e dimenticato. Quei granelli fluttuanti erano come i frammenti del passato: aveva deciso che tornarci un’ultima volta, in completa solitudine, era come rianimare i ricordi e perciò qualcosa che per la sua mente tiepida era in fine necessariamente imperativo. Non poteva certo sapere che tre anni più tardi, il terremoto ne avrebbe lasciato solo i resti.

Se avesse chiuso gli occhi sarebbe stato come quelle sere in cui tornava tardi dal lavoro e si dirigeva da loro. Gli sarebbe sembrato di sentire ancora la voce di Hachi che rideva allegra, Shin che si lamentava perché l’alcol era finito, Nana che gli intimava aggressivamente di darsi una calmata e Nobu
che cantava allegro e brillo.


Il piano della cucina, polveroso e sporco, gli ricordava la zuppa di miso salatissima di Nana o i piatti delicati di Hachi. Quel tavolo fatto con pezzi di legno rimediati in un cantiere ancora pesava delle innumerevoli partite di Mahjong giocate nell’ora più buia della notte.

In bagno, della vasca con le zampe di leone, unta dalla patina del tempo, ricordava il candore della porcellana. Nana e Hachi vi avevano fatto il bagno innumerevoli volte, anche insieme mentre parlavano delle loro giornate, mentre condividevano gioie e tristezze.

Le due stanze da letto erano tristi e vuote: non c’era più l’amplificatore che in quella di Nana aveva funto anche da comodino, e in quella di Hachi non c’erano più i mobili che aveva acquistato sperperando interi stipendi. Il pulviscolo degli anni che erano passati trascinandosi uno dietro l’altro aveva preso il posto di ogni cosa.

La sigaretta nera si era consumata poco a poco, ma subito ne aveva accesa una seconda. Pensava a Nana, a dove fosse, a cosa stesse facendo. Nessuno la aveva più vista da anni, si diceva che avesse lasciato il Tokyo e il Giappone. Magari pensava a Ren, che non era più tra loro, magari ancora piangeva per lui. Forse, invece, ancora cantava spingendo la voce, tentando di raggiungerlo con le parole tristi e bellissime che aveva scritto per lui, per l’amore strappato alla vita.
 

-Dovevo tornare un’ultima volta-.

Quella voce calda e roca giunse all’interno della stanza improvvisamente.

Si voltò sorpreso, distogliendo lo sguardo dal panorama fuori la vetrata della cucina, vedendola finalmente dopo un tempo infinito. Quella voce comparsa non l’avrebbe mai dimenticata, poiché aveva amato e nel profondo, ancora amava la donna alla quale apparteneva.
Nana aveva trovato la porta d’ingresso aperta e con un palpitio indomito nel petto, ben celato alla vista, aveva fatto un passo dopo l’altro, senza fretta, come timorosi che il pavimento potesse sgretolarsi sotto i suoi piedi. O, forse, che potesse essere lei stessa a sgretolarsi. Poco a poco. Inesorabilmente.

In silenzio, rispettosamente nonostante quella fosse un tempo stata casa sua, era entrata.
 
Yasu la osservò. Era bella anche vivendo nel dolore, tenuto nascosto ad alimentarsi come una fiamma bruciante e silenziosa. Dietro di lei un bambino dai capelli neri e gli occhi grigi come il fumo si nascondeva timido stringendole la mano. I suoi occhi ricordavano a Yasu di quando lui e Ren scappavano dall’orfanotrofio, bambini nell’anima e nel corpo, per fuggire alla spiaggia sotto la neve che cadeva implacabile sull’oceano.

Qualche metro li separava: lei sulla soglia della porta, lui in piedi accanto al tavolo, con una mano in tasca e una sigaretta tra le labbra.

-Ormai avevo rinunciato alla speranza di rivederti- mentì lui.

Lei gli sorrise appena, tristemente, stringendo la mano di quel bimbo di sette anni che tanto somigliava a Ren.

Lui inspirò un’ultima volta la nicotina per poi espellerla. Spense la sigaretta e lasciò sul tavolo il pacchetto ancora pieno.
 

Nella stanza 707 di quella palazzina con i mattoni a vista, in riva al fiume, il profumo dolce e forte di Black Stones impregnava ancora l’aria.
Non era quello delle sigarette di Yasu, era un profumo che si sentiva ancora dopo sette anni e che si sarebbe sentito per sempre.





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Kuroi Namida, N.d.A.


                                                                                                                                                                     Mire                                                                                                                                                                                                              
  
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