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Autore: rinoa81    13/07/2013    4 recensioni
Gli venne improvvisamente voglia di provarla, approfittando del silenzio che si era creato e della frescura che stava arrivando dopo quella giornata parecchio calda. Si sdraiò sopra, sentendo il piacevole rumore delle corde contro il legno. Gli sembrò così rilassante da fargli chiudere gli occhi, lasciandosi cullare dal leggero vento, sospirando piano.
Non sapeva quanto tempo avesse passato così, forse si era anche addormentato e poco gli importava, fu svegliato dalla sua compagna di squadra che lo chiamava e richiamava più volte.
Si ritrovò il viso di Ino a pochi centimetri dal suo che lo guardava con aria seccata e dovette trattenere una risata per quanto gli fosse sembrata una bambina alla quale avevano appena rubato il giocattolo.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Shikamaru Nara non era di certo uno stupido, e questo lo sapevano tutti. Tuttavia, nonostante il suo quoziente intellettivo estremamente alto, c'erano cose che persino lui non arriva a capire.

Le donne, ad esempio.

Iniziando da sua madre che lo seccava anche più del solito da quando suo padre non c'era più. Lui aveva pensato che per i primi tempi non sarebbe stato facile per lei, che avrebbe sofferto più di tutti, si aspettava di sorprenderla a piangere di nascosto quando pensava di essere sola in casa. Ma non era mai successo nemmeno una volta, e non capiva.

Poi c'era la madre di Ino, che al contrario della sua, si era letteralmente chiusa in sé. Rimaneva quasi tutto il giorno chiusa in camera, non usciva mai di casa, era dimagrita notevolmente e quelle poche volte che la vedeva girare per casa aveva l'aspetto di un fantasma. Forse il suo comportamento tutto sommato era normale, ma decisamente autodistruttivo, troppo diverso da quello di Yoshino. Sapeva che ognuno poteva affrontare il dolore in modo diverso, ma era davvero possibile tutta quella differenza?

C'era anche la madre di Chouji, che faceva avanti e indietro tutto il giorno da casa sua per portare tutto quello che cucinava sia a casa Nara che Yamanaka, aiutava con le faccende di casa, si offriva di fare la spesa. Probabilmente non sapeva cos'altro fare, né come comportarsi, e le parole in quei casi spesso erano superflue e suonavano false pur non essendole.

E infine c'era lei, la sua più grande seccatura: Ino. I suoi comportamenti erano un mix delle altre tre, probabilmente acquisiti senza volerlo negli anni, ma che proprio in momenti come quello risaltavano maggiormente. Ino dopo la morte dei loro padri aveva avuto continui sbalzi d'umore; c'erano giorni in cui era depressa, altri stava bene, altri era furiosa con il mondo, altri trotterellava in giro a dare aiuto a chiunque ne avesse bisogno. Era un casino, insomma. Non riguardava solo lui e sua madre, c'erano anche altre due famiglie distrutte. E lui non capiva come dovesse comportarsi. Fare finta di nulla e assecondarle tutte? Non poteva neanche dire loro che non era quello il modo per superare tutto, perché non era sicuro. Magari stava sbagliando anche lui, comportandosi con indifferenza come al solito, beccandosi le occhiate accusatorie di sua madre e i rimproveri di Ino per la sua freddezza.

Era proprio una seccatura.

Si diresse verso casa di Chouji, spedito da Yoshino per riportare indietro i contenitori che la madre usava per portar loro i suoi manicaretti. Ovviamente vuoti, altrimenti si sarebbe preoccupata ancora di più, continuando a cucinare per un esercito.

Shikamaru ghignò. Aveva una bella famiglia, nonostante tutto. Tutti loro ormai da anni si erano sempre considerati come tale, e a lui non era mai dispiaciuto, anzi. Aveva sempre potuto contare su tutti loro, nonostante le sue lamentele la domenica mattina sul fatto che volesse restare a dormire fino a tardi invece che andare dagli Akimichi per i loro soliti pranzi domenicali, la cosa gli aveva sempre fatto piacere. E un pisolino riusciva a schiacciarlo comunque, alla fine.

Gli sembrava tutto già un lontano ricordo, e sentì una morsa allo stomaco al pensiero che niente di tutto quello sarebbe più tornato.

Trovò Chouji in giardino che sistemava un'amaca, probabilmente in vista all'arrivo dell'estate.

“Ehilà,” lo salutò atono, mentre l'amico si illuminò vedendolo.

“Ciao Shikamaru!” Ricambio il saluto Chouji, decisamente in modo più allegro del suo migliore amico.

“Come mai da queste parti?”

“Mi ha mandato mia madre... a riportarvi questi,” gli disse, mostrandogli due borse piene della loro roba.

Chouji sorrise, posando a terra la corda con la quale stava armeggiando fino in quel momento. Gli tolse le borse dalle mani, invitandolo ad entrare, dicendo che sua madre sarebbe stata contenta di vederlo, visto che ultimamente non avevano avuto occasione di passare un po' di tempo insieme.

Shikamaru sorrise amaramente, cercando di prepararsi mentalmente alla sfilza di domande a cui sarebbe stato sottoposto da lì a breve. Ovviamente, da quando Shikaku ed Inoichi non c'erano più, avevano evitato come la peste di trovarsi tutti insieme, come se fosse la cosa più sbagliata e immorale del mondo. Stare insieme, ridere, scherzare, o perlomeno provarci, sembrava una mancanza di rispetto verso di loro, come se una risata potesse cancellare il vuoto che avevano lasciato. Ma probabilmente era soltanto una questione di tempo, prima che capissero quanto si sbagliavano, e che si poteva semplicemente restare uniti senza il bisogno di fare feste.

Seguì Chouji in cucina, notando sua madre seduta al tavolo con Ino accanto che parlavano tranquille. Le salutò entrambe, e subito dopo la signora Akimichi iniziò il suo interrogatorio, facendo sogghignare Chouji e sorridere Ino. Cercò di rispondere il più esaustivamente possibile solo per mettervi fine, e quando lei fu soddisfatta, li salutò per andare a fare la spesa.

“Solo venti minuti, sei stato fortunato che dovesse uscire!” lo prese in giro Chouji che si era già buttato sul frigorifero a cercare qualcosa da merenda.

“E tu cosa ci fai qui?” Chiese Shikamaru ad Ino lanciandole un'occhiata veloce per capire se stesse bene, notando che teneva qualcosa tra le mani.

“Sono venuta ad aiutare Chouji a montare l'amaca!” Trillò entusiasta.

Shikamaru si ricordò solamente in quel momento che ogni anno, da quando erano bambini, qualche giorno prima dell'arrivo dell'estate, erano soliti montare amaca e altalena a dondolo per le sere più calde durante le quali organizzavano grigliate e giochi con l'acqua. I loro padri avevano continuato con questa specie di tradizione anche se poi erano cresciuti, prendendola come scusa per divertirsi, e ovviamente per mangiare e bere a volontà.

“Mi dispiace, me ne sono dimenticato...” si scusò sincero, sentendosi in colpa. Si sentì ancora più stupido quando ricordò anche che montare l'amaca era sempre stato un compito di Inoichi. Diceva sempre che lui sapeva stringere tutto a dovere, che le sue prese ed i suoi nodi erano persino a prova di Chouza; avrebbe potuto saltarci sopra senza nessun problema.

“Non è un tuo dovere Shikamaru, di cosa ti scusi?” Chiese Chouji mentre faceva fuori un panino.

“Probabilmente non la useremo nemmeno, ma Ino ha insistito così tanto!” Cercò di rassicurarlo l'amico.

Shikamaru vide Ino abbassare velocemente lo sguardo, e si avvicinò di più al tavolo, cercando di vedere cosa tenesse tra le mani. Ma la sua posizione giocava a suo sfavore e non voleva girare dalla sua parte apposta solo perché era curioso.

“Cosa tieni lì?” Domandò quindi, infilando le mani in tasca.

“Niente,” mentì spudoratamente lei, cercando di nascondere le mani sotto al tavolo.

“Non è vero,” la riprese subito il ragazzo. “Perché devi essere così seccante?” Si lamentò lui, arrendendosi alla curiosità e facendo il giro del tavolo, abbassandosi sulle spalle di Ino.

La sentì irrigidirsi un secondo, poi tirò fuori una foto che la ritraeva da bambina dormire con Inoichi sull'amaca con un sorriso pacifico.

Shikamaru sentì come un macigno piombargli sullo stomaco.

Non disse nulla, si limitò solo a metterle una mano sulla testa, arruffandole un po' i capelli.

“Ho un po' di tempo libero prima di andare dall'Hokage, vi dò una mano.” Comunicò ad entrambi, facendo sorridere Chouji in un modo che in quell'ultimo periodo gli vedeva fare spesso. Sembrava un sorriso di consapevolezza, come se sapesse qualcosa che a lui sfuggiva, come se vedesse cose di cui gli altri non si accorgevano. Glielo avrebbe domandato, prima o poi.

Ino conservò la foto con cura nella borsetta che aveva appoggiato su una sedia accanto a lei, poi uscirono tutti e tre in giardino per mettersi a lavoro.

Mentre sistemavano una delle corde, Shikamaru notò come Ino fosse stranamente silenziosa, anche se non sembrava arrabbiata o di cattivo umore. Era davvero raro vederla così, e capì che probabilmente stava pensando al padre. Sapeva esattamente cosa stesse provando. Osservò Chouji allontanarsi dall'altra parte del giardino per mangiare le sue patatine e si chiese che bisogno avesse di andare così lontano. Poi guardò di nuovo Ino, e capì. Probabilmente anche lui era preoccupato per Ino e voleva che le dicesse qualcosa. Quella loro strana 'telepatia' stava iniziando a preoccuparlo; ma forse dopo una vita insieme poteva considerarsi normale, dopotutto.

“Dove l'hai presa?” Iniziò lui, riferendosi ovviamente alla foto di poco prima, senza nemmeno degnarsi di nominarla. Certo che lei avrebbe capito lo stesso.  

“Me l'ha data Chouji, l'ha trovata mentre metteva a posto delle vecchie foto...” rispose lei in modo tranquillo, stringendo più che poteva la corda e provando a fare un nodo, senza molto successo. “Merda...” imprecò tra i denti, facendo ghignare Shikamaru per quei suoi modi non esattamente femminili che venivano fuori di tanto in tanto.

Ino si lasciò cadere sull'erba fresca sospirando e guardandosi le mani arrossate. Non stava concludendo molto, e aveva ancora un mucchio di cose da fare.

“Devi fare così,” la richiamò Shikamaru, aspettando che lei si rialzasse per guardarlo. Quando lo fece, le mostrò come tirare e annodare, sentendola unire le mani sorpresa.

“Shikamaru! Sei bravissimo! Dove hai imparato?” Si complimentò lei entusiasta, cosa che fece ovviamente gongolare di piacere il ragazzo, facendolo sentirei stupidamente orgoglioso.

“Da tuo padre. Lo osservavo spesso...” le rispose lui prendendo un altro pezzo di corda, porgendolo a lei per farla provare.

“Era molto bravo, vero?” Gli chiese sorridente, sentendosi fiera anche per una cosa abbastanza superficiale come quella.

Normalmente Shikamaru avrebbe scrollato le spalle dicendo che non era una cosa difficile, e che avrebbe potuto farlo chiunque, facendola sicuramente arrabbiare e finendo con il litigarci. Ma non quella volta. Più la guardava, più non voleva deluderla. Più lei sorrideva, più non voleva contraddirla dopo tutto quello che aveva passato.

Annuì solamente, vedendo i suoi occhi brillare di più, mentre afferrava la corda e provava a stringere come aveva fatto lui in precedenza.

Shikamaru le si mise accanto, aiutandola di tanto in tanto, fino a che l'amaca fu ben legata ai tronchi degli alberi. Ino sembrò soddisfatta e volle provarla subito, farfugliando di quanto fosse stata brava.

Lui sorrise nel vederla così spensierata come un tempo, voltandosi verso Chouji per avvertirlo del lavoro finito, trovandolo a fissarli ancora una volta con quello strano sorriso dipinto sul volto che proprio non riusciva a decifrare.

Shikamaru non era di certo uno stupido; sapeva decifrare codici, fare calcoli difficilissimi a mente, studiare le migliori strategie in pochi minuti, eppure, certi comportamenti ancora gli sfuggivano. Nonostante osservasse molto bene chi gli stava intorno, c'era sempre qualcosa che non riusciva a capire.

Chouji li raggiunse velocemente, complimentandosi con entrambi per l'ottimo lavoro svolto.

“Questo fine settimana i miei vogliono fare una piccola grigliata, venite?” Chiese speranzoso, ricevendo subito un sì da Ino che probabilmente si era fatta prendere dall'entusiasmo.

Shikamaru si chiese se davvero gli Akimichi conoscessero il significato della parola piccola, comprendendo comunque quello che stessero cercando di fare.

“Devo portare mia madre?” Domandò grattandosi la testa, pensando a quanto sarebbe stato seccante convincerla.

“Sì, ma non forzarla!” Precisò l'amico, guardando poi Ino. “Chiedilo anche alla tua, Ino, mia madre sarebbe contenta!” Le disse, vedendola annuire subito.

“Ok, io adesso però devo andare ... ci vediamo,” li salutò infine Shikamaru, avviandosi verso il palazzo dell'Hokage.

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Quando Shikamaru arrivò a casa di Chouji, i suoi genitori si precipitarono da lui e Yoshino, riempendoli di sorrisi, seguiti a domande varie e pacche sulle spalle. Erano così entusiasti che ebbe il dubbio di avere qualche osso fratturato, avvertendo poi uno sguardo su di lui mentre tentava in tutti i modi di divincolarsi.

Era Ino.

Lo guardava con un sorriso che conosceva e che le aveva visto poche volte in passato, quando lei pensava di non essere notata da nessuno. Sorrideva in quel modo quando stavano tutti insieme e li vedeva parlare e scherzare tra loro. Era anche il sorriso che lo accoglieva ogni volta che tornava da una missione importante, lo stesso sorriso del quale si era innamorato e sperava sempre di rivedere.

Si avvicinò a lei alzando la mano per salutarla, riuscendo a fuggire in qualche modo dai genitori di Chouji.

“Ciao, Shikamaru.”

A lui non era mai piaciuto particolarmente il suo nome, troppo lungo per i suoi gusti; quando doveva presentarsi a qualcuno era seccante, perdeva la voglia di dirlo ancora prima di farlo davvero.

Eppure, c'era qualcosa nel modo in cui Ino lo pronunciava, che gli faceva pensare di non averlo mai amato tanto, che non avrebbe voluto mai chiamarsi in un altro modo. Si sentita un po' patetico, per essersi ridotto in quel modo per una donna.

Per Ino Yamanaka.

“Tutto bene?” Le chiese, retorico. Tanto sapeva che non gli avrebbe mai detto, orgogliosa com'era, se qualcosa non andasse. Ma ormai la conosceva, riusciva a capirla comunque, anche con un solo sguardo. Aveva imparato nel corso degli anni a riconoscere tutti quei piccoli segnali di allarme che non lasciavano intendere niente di buono; come il mangiucchiare le pellicine delle unghie, torturarsi i capelli, grattarsi un braccio. Poi c'erano anche quelli più gravi: parlare come una macchinetta, sbuffare, urlare, insultarlo. Finendo poi per litigare con lui.

Quel pomeriggio però Ino sembrava stranamente tranquilla, forse l'idea della grigliata non era stata poi tanto cattiva. Persino Yoshino sembrava di buon umore, per quanto possibile. Anche la madre di Ino era miracolosamente uscita di casa, sembrava un po' più viva rispetto alle ultime settimane.

Di certo la mancanza di due figure come Shikaku ed Inoichi si sentiva. Eccome. Nessuno però aveva osato parlare di loro, forse per paura di spezzare quel momento ricucito a fatica e pronto a rompersi in qualsiasi momento.

Shikamaru non riusciva ancora a capire come comportarsi, sapeva di non poterli ancora nominare, ma allo stesso tempo non gli sembrava giusto. Pensava che continuare ad ignorare la cosa avrebbe solo peggiorato la situazione, e anche se persino lui non l'aveva ancora accettata, andava affrontata. Rimase per un po' di tempo a pensare a cosa potesse fare o dire, si chiese se non fosse prima il caso di parlarne con Chouza, in fondo era un adulto e avrebbe saputo certamente meglio di lui cosa fosse meglio fare.

La serata trascorse bene, e lui decise di lasciare le cose com'erano, almeno per un po’. Rientrarono tutti in casa per dare una mano a riordinare, tranne Chouji che si era addormentato bellamente sull'altalena a dondolo.

Si guardò intorno e notò l'amaca che nei giorni precedenti aveva finito di mettere a posto insieme ad Ino, stupendosi del fatto che lei non l'avesse ancora usata nonostante avesse insistito per montarla, come gli aveva detto Chouji.

Gli venne improvvisamente voglia di provarla, approfittando del silenzio che si era creato e della frescura che stava arrivando dopo quella giornata parecchio calda. Si sdraiò sopra, sentendo il piacevole rumore delle corde contro il legno. Gli sembrò così rilassante da fargli chiudere gli occhi, lasciandosi cullare dal leggero vento, sospirando piano.

Non sapeva quanto tempo avesse passato così, forse si era anche addormentato e poco gli importava, fu svegliato dalla sua compagna di squadra che lo chiamava e richiamava più volte.

Si ritrovò il viso di Ino a pochi centimetri dal suo che lo guardava con aria seccata e dovette trattenere una risata per quanto gli fosse sembrata una bambina alla quale avevano appena rubato il giocattolo.

“Cosa c'è?” Mugugnò richiudendo gli occhi, sbadigliando.

“Quello è il mio posto,” spiegò lei minacciosa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Non lo sapevo, non ho visto il tuo nome scritto da nessuna parte,” le rispose lui, rimanendo con gli occhi chiusi.

“Non fare il saccente con me!” Lo rimbeccò lei afferrandogli una guancia, stizzita.

“Ma che diavolo, Ino! Sei una seccatura!” Si lamentò il ragazzo, stavolta aprendo gli occhi. Poi si fermò un momento a guardarla; aveva sciolto i capelli e quel vestitino bianco le dava un'aria così angelica che probabilmente chi non la conosceva davvero avrebbe potuto scambiarla facilmente per una ragazza dolce e celestiale.

Avrebbe potuto ammaliare chiunque in quel modo e Shikamaru si rese conto di esserci dentro fino al collo.

“Se smetti di seccarmi ti faccio salire, c'è posto per due in fondo,” le disse contrariamente ad ogni previsione, porgendole una mano per aiutarla. Lei sembrò rifletterci su qualche secondo, poi accettò senza dire nulla.

Solo in quel momento Shikamaru si accorse che teneva un libro nell'altra mano, parecchio grosso.

Le fece spazio e aspettò che si sistemasse come voleva, osservandola lisciarsi il vestito e raccogliere i capelli da un lato, sentendo improvvisamente caldo.

“Cos'è?” Le domandò, cercando di riprendere il controllo come sempre.

“Un album di foto!” Trillò lei, nuovamente contenta. “Vuoi guardarle?” Gli chiese senza nemmeno aspettare la risposta, aprendo il libro.

“Perché questa mania delle foto?” Chiese lui, ricordandosi della foto che aveva qualche giorno prima.

Ino non rispose, iniziando a sfogliare. C'erano solo foto delle loro famiglie insieme; al mare, in montagna, a fare pic-nic, nel giardino degli Akimichi... momenti di vita normali, spesso buffi e strambi, ma che facevano parte di loro. Mentre guardava quelle foto, Shikamaru capì che forse quello poteva essere un buon modo per parlare delle loro perdite, seppur indirettamente. Rivivere insieme quei momenti, commentarli, sicuramente li avrebbe aiutati e sua madre e quella di Ino si sarebbero sentite meno sole.

“Guarda questa! Non l'avevo mai vista!” Esclamò lei, stringendosi di più a lui e mostrandogli una foto che lo ritraeva con lei da bambini dormire sull'amaca pacificamente. “Quest'amaca dev'essere magica! Guarda come...” lasciò cadere la frase nel vuoto, accorgendosi di come lui la fissava. “Shikamaru?” Lo richiamò lei, sentendo il suo sguardo penetrarla.

“Mh,” rispose lui solamente, non staccandole gli occhi di dosso. Improvvisamente, si era messo a pensare al fatto di quanto fosse bella. Non che non se ne fosse mai accorto, ma c'erano dei momenti in cui semplicemente ne rimaneva incantato. Erano i momenti in cui desiderava non essere un compagno di squadra per lei, o un amico, per poterla baciare almeno una volta nella sua misera vita.

Ino rimase ferma a guardarlo, rendendosi conto della strana atmosfera che si era creata così all'improvviso. Era piacevole, era in grado di farle venire le gambe molli e un tuffo al cuore, ed era così ormai da un po' di tempo. Ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai successo nulla. Sapeva quanto Shikamaru tenesse alla loro amicizia, alla loro squadra, alle loro famiglie. Quindi con molta probabilità non avrebbe mai oltrepassato il confine invisibile che li divideva, anche se lei non era d'accordo. Pensava che valesse la pena rischiare, che se le cose fossero andate male sarebbero potuti tornare amici come prima. Non vedeva nessun problema.

Ma lo sapeva, le strade per farsi del male lei non le sbagliava mai. Prima con Sasuke, poi Sakura, e adesso con Shikamaru.

Rimasero a guardarsi per svariati secondi, poi Ino fece un sorriso rassegnato e abbassò la testa, sentendosi sconfitta.

Shikamaru continuò a guardarla con un groppo in gola e le labbra secche, osservandola riaprire l'album e continuare a guardare le foto, fino a quando si soffermò su un'altra foto che li ritraeva un po' più grandi, all'ultimo compleanno di Chouji che probabilmente aveva scattato la foto senza che se ne accorgessero. Ino era un po' brilla quella sera, e aveva abbracciato di slancio Shikamaru che era rimasto sorpreso mentre lei se la rideva di gusto.

Il ragazzo vide le dita sottili della compagna accarezzare la foto in un modo che gli fece smuovere qualcosa dentro. Si voltò di scatto verso di lei, togliendole l'album dalle mani e chiudendolo di botto, buttandolo sull'erba, calcolando il modo giusto per non farlo rovinare. Non le diede nemmeno il tempo di protestare, né di capire cosa stesse facendo, si sollevò su di lei catturandole le labbra, forse un po' bruscamente.

Ma Ino non si lamentò, anzi. Dopo la sorpresa iniziale rispose al bacio lasciandosi completamente andare. Aprì di più la bocca quando Shikamaru cercò la sua lingua, ascoltando i suoi versi rochi e il suo respiro caldo contro la sua bocca, sentendo il cuore martellarle nel petto come impazzito. Cercò di prendere un po’ d'aria, e lui le diede giusto un paio di secondi, prima di rubarle un altro bacio. Quando poi lei gli toccò il collo con una mano il ragazzo la strinse maggiormente a sé, baciandola con più foga.

Si scordò di tutto; ogni cosa, ogni problema, ogni persona, era tutto sparito.

C'era solo lo scricchiolio dell'amaca, il rumore del vento, e il suono eccitante dei loro baci. Se avesse saputo prima cosa si provasse a baciare Ino Yamanaka, non avrebbe aspettato così tanto tempo. Immaginarlo, sognarlo... non era niente al confronto. Si sentiva come rinascere ad ogni bacio e ad ogni suo tocco, si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa.

Non avrebbe mai pensato di poter dire una cosa che suonasse così mielosamente romantica, eppure era la semplice verità.

Era come se fosse arrivato ad un punto morto e baciarla fosse l'unica via di salvezza.

Non si era mai sentito così sicuro in vita sua. Non era imbarazzato, né pentito, ed era pronto ad ogni possibile conseguenza. Sentì Ino pronunciare il suo nome un paio di volte mentre cercava di frenarsi, ma quando lui la accontentò separandosi da lei, la ragazza rimase qualche secondo a fissarlo, cercando di far tornare il suo respiro normale, per poi tornare a baciarlo a sua volta.

Stavolta fu completamente diverso; lento, lentissimo, sensuale ed eccitante.
Lei sembrava completamente alla sua mercé e Shikamaru non poteva fare a meno di godere della cosa. Lei che era stata sempre incline a fare la superiore, a comandare, a fare e disfare... adesso era lì, sotto le sue mani, totalmente senza difese. Sogghignò tra le sue labbra, smettendo di baciarla per sentirla lamentarsi come sperava, avvicinandosi ancora una volta per un altro bacio, prima di sentire uno strano rumore provenire dall'altra parte del giardino. Si voltò di scatto istintivamente; ma non c’era nessuno, a parte Chouji che continuava a dormire sull’altalena a dondolo.

Inarcò un sopracciglio, sospettoso. Quella dondola si muoveva un po’ troppo per essere spinta soltanto dal vento...

“Che succede?” gli chiese la voce di Ino accanto a lui.

“Uhm, niente,” si voltò nuovamente su di lei, ancora titubante.

Questa volta Shikamaru provò una leggera nota di imbarazzo mentre tornava a guardarla, come se avesse realizzato soltanto in quel momento cosa fosse successo. Lei sembrò accorgersene e ridacchiò piano, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Siamo in imbarazzo?” Lo stuzzicò di proposito, avvicinandosi di nuovo a lui come poco prima.

“Mh? No.” Cercò di negare lui, sebbene fosse leggermente arrossito.

“Ah no? E come mai sei tutto rosso allora? E’ la seconda volta da quando ti conosco che ti vedo arrossire!”

“Non è vero, non inventarti storie!”

“E’ stato quando ti hanno promosso a Chunin e siamo andati a festeggiare con il maestro! Hai messo il broncio e sei arrossito!” gli ricordò, stranamente tranquilla. Ino non parlava mai di Asuma, non lo aveva più fatto da quando era morto, e lui era sempre stato attento a non nominarlo, proprio come stava succedendo adesso con i loro padri.

Da quello capì che non avrebbe dovuto fare proprio nulla, a parte rimanere accanto alle sue famiglie. Probabilmente era vero quando si diceva che il tempo guariva ogni ferita, bene o male. Si era messo in testa di fare necessariamente qualcosa soltanto perché preoccupato, ma nessuno poteva obbligare qualcuno a non soffrire. Il dolore poi sarebbe scemato piano piano. Non sarebbe andato via, questo era certo, ma avrebbe potuto trasformarlo in qualcosa per andare avanti. Sapeva che potevano farlo, ce l’avrebbero fatta, uniti come sempre.

Sorrise lievemente, sentendosi più tranquillo mentre si avvicinava di nuovo alla bocca di Ino con più voglia di prima di baciarla.

“Parli sempre troppo, seccatura.”

Ino non osò ribattere, chiudendo d’istinto gli occhi. Sentiva il respiro del ragazzo di nuovo su di sé, ma all’improvviso sentì le voci degli altri, tra cui quella di sua madre farsi più vicine, segno che stavano uscendo di nuovo di casa per andare sul giardino. Si tirò a sedere immediatamente, tirando anche Shikamaru, iniziando a blaterare qualcosa sulle stelle, puntando il dito verso il cielo.

“Ragazzi, è ora di tornare a casa!” urlò Yoshino, mentre Chouza andava a svegliare il figlio, scuotendo troppo l’altalena, fino a far cadere qualcosa a terra.

Shikamaru scese immediatamente dall’amaca, andando subito a raccogliere l’oggetto appena caduto, ricordandosi improvvisamente dello strano rumore sentito poco prima provenire proprio da quella parte.

Guardò Chouji con aria interrogativa, che per tutta risposta si grattò la testa imbarazzato, colto in flagrante, mentre pregava mentalmente che la sua macchina fotografica non si fosse rotta.

Shikamaru invece sospirò rassegnato, consapevole che da lì a poco quella foto si sarebbe aggiunta all’album di Ino.

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N/a: Mi sono affezionata a questa storia. L'ho scritta totalmente di getto in quattro-cinque giorni, senza nessuna pretesa. Amo quando succede. :)
Al solito, la storia è stata betata da Solarial, ma se doveste riscontrare problemi, non esitate a dirmelo. :)

Buona estate!
   
 
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