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Autore: Seki    13/07/2013    4 recensioni
svegliarsi e fare l’amore, per lui, è l’antitesi tra ciò che mai vorrebbe fare in quel momento, e ciò che vorrebbe fare in ogni secondo della sua vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Wake up

  

Ci sono delle giornate in cui svegliarsi non è facile: sono quei giorni in cui fa troppo freddo per lasciare il tepore protettivo delle coperte; sono quelle mattine d’inverno in cui aprire gli occhi per affrontare un’altra pesante giornata a scuola proprio non riesce; sono le volte in cui la pioggia cade fitta e silenziosa, come a voler essere quasi una ninnananna per tutti coloro che devono alzarsi e affrontare la vita ancora per un giorno.

Oppure sono le giornate troppo calde, in cui le energie per alzarsi proprio non ci sono; sono le mattine in cui il sole è già alto nel cielo, pronto a distruggere ogni capacità di pensiero latente con i suoi potenti raggi caldi, e la mente si rifiuta di abbandonare il leggero vento fresco che il ventilatore è in grado di generare.

Generalmente, tuttavia, questi elementi non influiscono in alcun modo sulla vita di Yamamoto Takeshi.

Takeshi è quel tipo di ragazzo che ama la pioggia e le fredde mattine dell’inverno, in cui la città sembra ricoprirsi interamente di un alone di calma e pace, come se le piccole goccioline d’acqua avessero lavato via tutta la caotica frenesia del mondo, lasciandolo infine tranquillo. Lui è quel tipo di ragazzo che, quando piove, cammina tranquillo senza ombrello, e sorride.

Ma Takeshi è anche quel tipo di ragazzo che ama il sole e la gioia che porta con se; ama quando tutto si scalda e sembra finalmente tornato in vita, perché allora si sente libero di correre e giocare nei prati, come un bambino, per potersi godere al meglio quella carezza calda, accolta da un sorriso in grado di illuminare la giornata di chiunque incontri.

Eppure, ci sono mattine in cui anche un ragazzo vivo come lui fatica a svegliarsi.

Non è un fenomeno legato a qualcosa di così insignificante come l’umore del pianeta o la temperatura che vige al di fuori della finestra. È qualcosa di primordiale, istintivo; è qualcosa che ha a che fare con i sogni che non si vogliono spezzare, dati da quel corpo caldo steso di fianco a lui.

Yamamoto, egoisticamente, vorrebbe restare per sempre con gli occhi chiusi, nelle mattine in cui Gokudera dorme al suo fianco.

È la consapevolezza che, appena le iridi verdi dell’altro si apriranno sulla nuovo giornata, Hayato si allontanerà impercettibilmente da lui, ogni secondo sempre di più, fino a tornare quello di sempre, con la sua sigaretta stretta tra le labbra e uno sguardo di puro fastidio rivolto alla sua figura. Lui non vuole questo.

Lui vorrebbe potersi addormentare per sempre con il corpo dell’altro stretto al suo, e non doversi mai più svegliare, in modo da sfuggire quella realtà in cui loro sono solo una coppia di amici mal assestata, tenuta assieme da un collante particolare chiamato Tsuna e una buona dose di litigi, ma nulla di più.

Nonostante quel “più” sia lì, forte, tangibile, visibile ai suoi occhi, ma ancora così distante da quelli di Hayato, sebbene Takeshi sa che è solo per cecità volontaria che le dita dell’altro ancora non stringono assieme alle sue quel sentimento così forte che li avvolge.

In quei giorni, Yamamoto Takeshi non vuole svegliarsi per nessun motivo, eppure, ogni volta, lo fa.

Si sveglia e resta fermo, le braccia avvolte attorno alla vita di Gokudera, in attesa che anche lui abbandoni i sogni; e poi, quando i loro occhi si incontrano, semplicemente sorride e lo bacia.

È, tutte le volte, un bacio sempre un po’ più sofferto, sempre un po’ più lungo, sempre un po’ più dolce; fino a quando il bacio non si trasforma in qualcosa di più, e la dolcezza lascia il posto alla passione, fuggendo via spaventata dalla forza tremenda con cui travolge i due ragazzi.

E improvvisamente si ritrovano a fare l’amore, di nuovo, come se qualcuno avesse ascoltato il desiderio di Takeshi –“Vorrei che non avesse mai una fine”- e avesse riavvolto il tempo, riportandoli alla notte precedente, facendogli rivivere quelle emozioni che sono diventate troppo familiari, necessarie.

E Yamamoto vorrebbe quasi urlare, perché svegliarsi e fare l’amore, per lui, è l’antitesi tra ciò che mai vorrebbe fare in quel momento, e ciò che vorrebbe fare in ogni secondo della sua vita.

Ma sa che non durerà per sempre.

Perché, quando anche l’ultima stilla di quella voglia incontrollabile li avrà abbandonati, non importerà che fuori dalla finestra il sole splenda alto nel cielo, o la pioggia scenda fitta a bagnare il terreno: Gokudera se ne andrà comunque, e loro torneranno ad essere quelli che il mondo vuole che siano.

Fino alla prossima notte.

 

 

 

 

  

°Note°
…Ciao, mi chiamo Seki e questa è una 8059!
Eh, lo so che tutti (??) si aspettavano un’altra D18, e invece sorpresa!
È che ho letto una frase, oggi a lavoro, che mi ha ispirato tantissimo su loro due, e quindi eccoci qui!
Non scrivevo 8059 da un secolo!
Speriamo non faccia davvero così schifo come pare a me!
Volevo anche fare una cosa fluffosa, invece c’è una punta di tristezza infinita che un po’ mi mette angoscia…ma ormai dovrei saperlo che io e il fluff e le carinerie e il romanticismo generico non andiamo d‘accordo.
Vabbè.
Alla prossima!
Baci, Seki

   
 
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