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Autore: AlwaysAttract    13/07/2013    4 recensioni
. Non gli importa del sesso, dell’età, della differenza di altezza o dei giudizi della gente, semplicemente il nuovo infermiere lo ha ammaliato e per questo, prima o poi, sarà suo.
Doctor!AU, Highschool!AU, Louis/Harry, 1896 parole
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oneshot partecipante all’iniziativa AU!Larry/Ziam Fest del gruppo Facebook “Wanki!Fic

Ringrazio Fradale91 per avermi aiutata a plottare e per avermi fatto da beta. Grazie mille! :D


Harry Styles, diciassette anni e nove mesi, alto, riccio e sorrisetto con le fossette, al contrario dei suoi compagni di classe e d’istituto, un motivo per non annoiarsi a scuola l’ha trovato: si chiama Louis Tomlinson, ha ventotto anni, è laureato in infermieristica, ha due piccoli occhi azzurri e un sorriso che potrebbe far invidia alla volta celeste (il suo culo, invece, potrebbe far invidia a madre natura); Harry, ovviamente, è cotto di lui dal primo giorno che lo ha visto a scuola. Non gli importa del sesso, dell’età, della differenza di altezza o dei giudizi della gente, semplicemente il nuovo infermiere lo ha ammaliato e per questo, prima o poi, sarà suo.
Il fatto è che la convinzione lo fotte ogni volta.
Nonostante il suo aspetto e il suo carattere lo facciano sembrare agli occhi degli altri un ragazzo audace e con le palle, Harry è timidissimo.
Non riesce più a contare sulle dita delle mani tutte le volte che è arrossito davanti a Mr. Tomlinson, non ci riesce neanche se provasse ad aggiungere quelle dei piedi,  e proprio per questo, dall’altro lato, pensa che Mr. Tomlinson non sarà mai suo.
 
La risata di Mr. Tomlinson, Louis, è lieve, cristallina e bellissima. Harry si sente troppo in imbarazzo perché quella risata è stata causata dalle sue guance rossissime e dal suo battito cardiaco che è aumentato sotto  lo stetoscopio dell’infermiere. Comunque è felice di essere lì, sotto le mani esperte di Louis. Vorrebbe che questi controlli per la squadra di calcio della sua scuola siano più frequenti.
«Bene, Harry, puoi rivestirti» gli dice Mr. Tomlinson dandogli una piccola pacca sulla spalla e Harry trasalisce un po’ al contatto della mano fredda del medico.
«Non c’è nulla che non va?» domanda con tono ansioso mentre prende la sua maglietta e la infila da sopra la testa. Louis sorride e scuote la testa, avvicinandosi alla sua scrivania per iniziare a scrivere qualcosa su un foglietto di carta.
«Tranquillo, puoi giocare perfettamente anche quest’anno» gli comunica porgendogli il foglietto, «questo devi darlo al tuo coach, non dimenticarlo».
Harry annuisce ma il secondo dopo sta già arrossendo perché le mani di Louis hanno sfiorato le sue e, mio Dio, vorrebbe morire sotto quelle mani.
 
Harry non ne ha idea di come sia successo ma tra varie interrogazioni, compiti a casa e partite di calcio, l’anno scolastico è quasi al termine e, purtroppo, non ha ancora concluso nulla con Louis Tomlinson.
Ha cercato di essere sempre carino e gentile quando lo ha incontrato per i corridoi, lo ha salutato sempre con dei calorosi “Buongiorno!” la mattina e, in un mono o nell’altro, è riuscito a farsi mandare in infermeria più del dovuto. Con le sue abilità di attore, ha inventato i dolori più strani e improbabili per farsi toccare dal medico, dalle sue mani, però, il più delle volte, non è riuscito a nascondere il bozzo d’erezione sotto i pantaloncini.
Harry si sente quasi ridicolo quando pensa a tutte le volte che si è mostrato cotto fino alle ossa davanti a Louis ma non riesce a non reprimere una smorfia compiaciuta appena il volto sorridente del medico gli appare nella mente.
 
«Potrò giocare alla prossima partita, non è vero?» chiede Harry massaggiandosi la caviglia con le mani appena Mr. Tomlinson si avvicina con lo spray refrigerante, che ha recuperato da una vetrinetta appena due secondi prima.
In realtà la caviglia non gli fa per niente male, ha solo fatto finta di cadere durante l’ora di educazione fisica e, con la scusa di non poter più correre, si è fatto accompagnare in infermeria da Niall.
«È una partita molto importante per la nostra squadra» continua con il chiaro intento di voler intraprendere una conversazione e sorride quando Louis gli abbassa ancora un po’ il calzettino.
«Certo, non mi sembra nulla di grave e comunque non si sta gonfiando, quindi puoi stare tranquillo» gli risponde massaggiando il punto che Harry gli ha indicato prima con le dita, «ma se continua a farti male non sforzarla troppo, okay?».
«Va bene, grazie mille Mr. Tomlinson» mormora e fa una smorfia di fastidio quando Louis spruzza un po’ di spray refrigerante sulla sua caviglia, «è freddo» borbotta.
«Adesso passa».
Si ritrova ancora una volta ad arrossire di fronte all’espressione serena e paziente di Louis e si affretta a cercare qualcos’altro da dire per rimanere ancora un altro po’ in quella stanza.
«Dovrebbe venire» dice appena Louis chiude la vetrinetta dopo aver rimesso a posto lo spray, «alla partita intendo» spiega subito dopo rialzandosi il calzettino sulla caviglia.
«Non lavoro il pomeriggio, Harry» risponde Louis semplicemente, avvicinandosi come sempre alla scrivania per scrivere qualcosa sul solito foglietto di carta.
Harry scuote immediatamente la testa, «non per lavorare, per vederla» riprova tirando forte i lacci delle sua scarpetta da tennis, «potrebbe essere divertente».
Mr. Tomlinson alza gli occhi su di lui e ride con quel suo ghigno adorabile, «ci penserò, grazie mille per l’invito» dice prima di fargli l’occhiolino. Harry deglutisce di fronte a quel gesto e segue i movimenti di Louis con due occhi adoranti, pieni di amore e ammirazione. È convinto che prima o poi Louis lo ammazzerà con la sua infinita dolcezza e con i suoi modi sempre gentili e delicati.
«Hai capito quello che ho detto?» sente dire da Louis qualche secondo dopo. Harry nota che si è avvicinato al lettino su cui è seduto con il foglietto in mano e che ha sul volto quel sorriso che gli fa nascere delle piccole rughette attorno agli occhi e che trova assolutamente adorabili.  
«Io.. no, ero distratto, mi scusi».
E in realtà è ancora distratto perché mentre Louis parla, Harry è intento a fissargli le labbra e ci vuole davvero poco, pochissimo, per prendergli le guance con le mani e avvicinarlo al suo viso.
Harry sospira appena le loro bocche collidono e stringe tra le dita i capelli soffici di Mr. Tomlinson per trattenerlo. Non vuole lasciarlo andare per nessun motivo al mondo eppure, quando sente le mani del medico fare forza sul suo petto, è quasi costretto ad allontanarsi.
«Mi.. mi dispiace molto» balbetta di fronte all’espressione stupita e anche un po’ scettica di Louis e scende dal lettino per correre via prima che possa dire qualcosa di imbarazzante per entrambi.
Ha il cuore che batte forte per l’emozione mentre ritorna in palestra eppure non riesce a non sentirsi un completo idiota.
 
Harry esce dagli spogliatoi con due goal su tre e un borsone pesante sulle spalle. È stata una bella partita, hanno vinto e si sono qualificati per le finali ma, purtroppo, questa volta la caviglia gli fa male per davvero.
È successo verso gli ultimi minuti di gioco: era quasi arrivato in porta quando ha visto, con la coda dell’occhio, Louis sugli spalti del campetto ed era stato solo un attimo prima che un difensore dell’altra squadra gli venisse addosso colpendogli con il piede la caviglia.
Ha fatto una figura di merda davanti a Mr. Tomlinson ma comunque la sua squadra ha guadagnato un rigore che li ha portati alla vittoria.
Zoppica verso l’uscita degli spogliatoi, con tanto di smorfie e gemiti di dolore, e si domanda come farà a tornare a casa con la caviglia dolorante quando scorge Louis appoggiato al muro con le mani in tasca e un sorrisetto sul volto.
«Mr. Tomlinson» dice non credendo ai suoi occhi ed arrossisce di botto ripensando al bacio che gli ha dato tre giorni prima.
«Ciao Harry» fa il medico avvicinandosi a lui «bella partita» commenta subito dopo regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli. Harry boccheggia, non sapendo cosa dire, e abbassa gli occhi sulle punte delle sue scarpe quando si arrende. Adesso non trova neanche più il coraggio di guardarlo negli occhi, è troppo imbarazzante.
«Ho visto che stavi zoppicando prima» continua a dire Louis cercando i suoi occhi, «ti sei fatto male?».
Harry annuisce immediatamente e «alla caviglia destra» risponde con un’alzata di spalle, «mi sono venuti addosso» spiega in un mormorio.
Non osa ancora alzare lo sguardo ma si sorprende appena Louis si abbassa e gli alza l’orlo dei jeans per controllare la caviglia dolorante. «Dio» dice toccandola con le dita fredde, Harry geme di dolore, «si sta gonfiando, ti conviene mettere quanto prima del ghiaccio. Sei a piedi?».
«Sì» risponde in fretta il ragazzo con il cuore in gola e rischia di morire appena Louis dice «dai, vieni con me».
Lascia che il medico gli passi una mano sotto al braccio e, insieme, si dirigono verso l’auto di Louis.
 
L’appartamento di Mr. Tomlinson non è molto grande ma è molto accogliente. Harry può constatare che abita da solo ed è davvero felicissimo di questo. Ci sono parecchi libri su un tavolino, tantissimi cuscini sul divano e un televisore di diciannove pollici sulla parete di fronte al divano. Le pareti sono dipinte di colori vivaci e i quadri appesi sono divertenti, alcuni rappresentano delle vecchie vignette di fumetti.
«Tira questa gamba su» gli dice indicando le proprie cosce ed Harry si sente davvero in imbarazzo. Ma alla fine lo fa.
Louis gli toglie il calzettino e tasta per bene la caviglia, trovando il punto più doloroso per Harry. Gli comunica sin da subito che non è rotta, altrimenti sarebbe stata molto più gonfia e più rossa. Gli spalma una crema trasparente sulla porzione di pelle e subito dopo la fascia con una garza, raccomandandogli di non sforzarla almeno per una settimana. Harry tira un sospiro di sollievo perché tra tre settimane c’è la finale e vuole giocarla a tutti costi.
«Stai meglio?» gli chiede Louis rimettendogli il calzino a posto.
«Sì, grazie mille» balbetta Harry, più rosso di un peperone, e fa per togliere la gamba dalle cosce di Louis quando quella gliela blocca con le mani.
«Tranquillo, tienila a riposo per un po’» gli consiglia con un sorriso «non mi da fastidio».
Harry annuisce e affoga sempre più nell’imbarazzo, anche perché Louis lo sta guardando in un modo davvero indescrivibile. Forse dovrebbe scusarsi per il bacio dell’altro giorno e mentire dicendo che non voleva assolutamente.
«Senta io… per l’altro giorno…» inizia con voce tremante rigirandosi i pollici delle mani «non era mia.. ».
«Oh, sta tranquillo, Harry» lo interrompe Louis piegando il viso su un lato «anch’io ho avuto le mie cotte alla tua età e, oddio, mi arresteranno per questo» continua con una risata.
«Per cosa?» domanda curioso Harry avvicinandosi un po’ al corpo del medico.
«Dopo il bacio che mi hai dato io ci ho pensato e alla fine mi son detto che non è stato tanto male, mi è piaciuto».
«Sul serio?»
Louis ride con uno sbuffo e si nasconde il viso dietro le mani, «mio Dio, sei un bambino» mormora.
Harry si riscuote e si fa ancora più in avanti «ho raggiuto la maggiore età qualche mese fa» lo informa con un sorriso «sono… legale?».
Il medico lo guarda con un cipiglio divertito sul volto e Harry si lascia andare in una risata guardandolo. «Hai voglia di baciarmi ancora?» gli chiede appoggiandogli una mano sul petto.
Ad Harry scoppia il cuore ma non lo da a vedere, annuisce soltanto.
Quando finalmente si baciano, per la seconda volta, tutto prende una sfumatura diversa e molto più bella.
Non gli importa del sesso, dell’età, della differenza di altezza o dei giudizi della gente, adesso Louis è suo e nessuno può permettersi di portarglielo via. 

   
 
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