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Autore: Rubysage    19/07/2003    0 recensioni
Chi sei, Grainne? Perchè vaghi per la Terra di Mezzo confidando nella preziosa amicizia di un Ramingo e di un Principe Elfo? Fuggi, Grainne, non voltarti indietro! Ma stai attenta: lui ti cerca e non ti lascerà andare...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22

22. Il lungo ritorno

 

 

 

 

Legolas, Grainne e Aragorn partirono il mattino successivo, dopo che il principe ebbe chiesto e ottenuto una piccola scorta di cavalieri che li accompagnassero durante il loro viaggio di ritorno verso il Bosco Atro, in modo che la fanciulla potesse avere tutte le cure a lei necessarie per rimettersi completamente.

Grainne non aveva ancora ripreso conoscenza, e non ebbe in tal modo l’occasione di rivedere Theoden, ancora debole e stanco, né di salutare Beretar, che non aveva abbandonato neppure per un istante il capezzale del suo Re. Nel momento stesso in cui vide il volto del guerriero, Legolas capì che le loro strade si sarebbero irrevocabilmente divise.

- Sei proprio deciso a non venire con noi, Beretar ? - disse Legolas dopo che lui e Aragorn ebbero lasciato insieme al guerriero la stanza di Theoden, dal quale si erano appena congedati - Il Bosco Atro è accogliente, vivresti in pace per il resto della tua vita... -

Beretar scosse la testa. - Io resterò qui, Legolas. - rispose - Non intendo infrangere due volte lo stesso giuramento. Il mio posto è accanto al mio Re, nella città in cui sono nato e vissuto...così come il tuo posto è accanto a colei che fu e che continuerà ad essere il Capitano... -

Legolas sorrise.

- Nel tuo regno crescono molti splendidi fiori, fragili e delicati... - continuò il guerriero - Ma di essi è lei il più prezioso, ora. Hai una grande fortuna tra le mani, Principe ; non permettere che appassisca. - Il guerriero sospirò e alzò lo sguardo. - Avrei voluto salutarla, ma temo che disturberei il suo riposo, se lo facessi. Tanto meglio così ; non sono bravo negli addii. Un tempo l’amavo e l’ho lasciata ; tu non ripetere il mio stesso errore. Ma ogni tanto ricordale il mio nome...e dille che attenderò sempre il ritorno del Capitano. -

- Lo farò, Beretar, se non le causerà troppa sofferenza ricordare ciò che è accaduto in questi terribili giorni. - rispose Legolas - Credo tuttavia che non ce ne sarà bisogno. Né io né Grainne potremo dimenticare la tua lealtà e l’aiuto che ci hai dato. Abbiamo trovato in te un grande amico, e anche se ti lasciamo ora, ti porteremo per sempre nel nostro cuore. -

Entrambi con le lacrime agli occhi, il guerriero e l’elfo si abbracciarono per l’ultima volta.

- Abbi cura di te, Beretar - disse Legolas sciogliendosi dalla stretta del gigante dai capelli rossi - Forse ci rivedremo, un giorno...e ricorda che sarai sempre il benvenuto nel Reame Boscoso. -

- Non lo so, Principe - rispose Beretar - Forse non ci vedremo più, se non quando viaggeremo nei nostri ricordi. Addio anche a te, Ramingo... - disse poi rivolgendosi ad Aragorn - Mi rammarico di non averti potuto conoscere meglio. Avremmo potuto essere amici...sento che sono molte le cose che ci accomunano. -

- Può darsi, Beretar - disse Aragorn stringendo la mano che il guerriero gli porgeva - Ma tu hai finalmente ritrovato la tua strada...io non ancora, e temo che ci vorrà molto tempo prima che ciò accada. -

I cuori dei tre erano pesanti quando si separarono definitivamente. Dalla finestra, Beretar vide la piccola compagnia allontanarsi da Edoras, Legolas e Aragorn che cavalcavano a fianco della portantina in cui giaceva Grainne, ancora addormentata, e rimase a guardarli fino a quando non furono scomparsi dalla sua vista. Poi rivolse lo sguardo verso il cielo.

- Mio Signore - disse rivolgendosi a Theoden, il quale dormiva nel suo letto e non potè sentirlo - Le nubi se ne sono andate e il freddo vento del nord ha cessato di soffiare. Il sole è tornato e resterà per molto, molto tempo. -

 

 

Il ritorno nel suo regno non diede a Legolas il sollievo che avrebbe desiderato.

Per tutto il tempo in cui era rimasto al fianco di Grainne, non aveva mai smesso di interrogarsi sul destino che l’avrebbe attesa. La fanciulla aveva ormai perso per sempre i suoi poteri, e questo non poteva essere che un bene, ma cosa sarebbe effettivamente rimasto di lei, quando si fosse svegliata ? Sarebbe stata ancora la stessa donna che Legolas amava profondamente ? E il loro amore avrebbe continuato a vivere ?

Grainne si mosse nel letto, borbottando poche parole sconnesse. Legolas la guardò teneramente e le accarezzò piano una guancia ; sorrise pensando a quando un tempo lei aveva vegliato su di lui...e ora sarebbe stato lui a vegliare su di lei.

Come avrebbe potuto rinunciare a quel piccolo fiore, tanto forte e delicato ?

- Dovresti riposare, Principe. Lei non si sveglierà molto presto. -

Legolas alzò di scatto la testa ; smarrito nei suoi pensieri, non aveva notato l’ingresso di Gandalf e suo padre Thranduil nella stanza di Grainne.

- Non ho bisogno di riposare - rispose - Forse Grainne dormirà ancora a lungo, ma prima o poi si sveglierà, e desidero esserle accanto in quel momento. -

Thranduil guardò il figlio con apprensione. - Dal primo istante in cui ho visto gli occhi di questa fanciulla incrociare i tuoi sapevo che la tua vita avrebbe cambiato il suo percorso. Credimi, non posso fare altro che piegarmi alla nobiltà del sentimento che vi unisce, perché esso è più forte di qualunque cosa....ma sai bene che non posso approvarlo fino in fondo. -

- Cosa vuoi dire ? - chiese Legolas guardando suo padre con occhi sospettosi.

Thranduil sospirò. - Devi prendere una decisione, figlio mio. Che ne sarà di lei, una volta che sarà guarita completamente ? -

Legolas sospirò e uscì sulla terrazza. - Come posso rispondere alla tua domanda in questo momento, Padre ? -

- Non ti capisco. - disse Thranduil raggiungendo il figlio.

Legolas si appoggiò alla balaustra e guardò lontano, oltre i confini del bosco. - Mi chiedi cosa vorrei ? Vorrei che Grainne restasse qui e diventasse la mia sposa. Ecco la mia risposta. Ma come posso dedurre dalla tua espressione, non è esattamente quello che tu avresti voluto. -

Il Re rimase senza parole. - Dunque tu non ricordi... ? -

- I miei doveri ? Li ricordo anche troppo bene. Sposare Arwen Undòmiel sarebbe una soluzione estremamente vantaggiosa per il nostro popolo, e io non posso dimenticare che il suo bene viene prima di tutto. Ma anche se dovessi trascorrere l’eternità accanto ad Arwen, il mio cuore sarebbe sempre rivolto ad un altra fanciulla...perché è a lei che mi sono votato, Padre. Rinunciare a lei significherebbe rinunciare ad una parte di me. So che queste parole non sono degne del futuro sovrano del Bosco Atro, e ti chiedo di perdonarmi...ma ho fatto una promessa, e sono deciso a mantenerla fino in fondo, anche se questo potrebbe costarmi caro. -

Thranduil guardò suo figlio negli occhi, ma il suo sguardo non era né irritato né severo.

- Saresti disposto a rinunciare al trono...per l’amore di una donna mortale ? -

- Non solo al trono. -

Il Re sospirò e pose una mano sulla spalla del figlio.

- Sai bene che puoi avere molto di più. Cos’ha dunque lei che una nobile fanciulla elfa non possiede ? -

Legolas sorrise amaramente. - Lei non è nobile, Padre. E, forse non è nemmeno aggraziata e leggiadra come la dolce Arwen o Finarien dai capelli d’oro, anche se è bella come il mattino d’estate. Ha mille imperfezioni, ma sono proprio queste a renderla perfetta...e quando lei mi sorride mi sembra di volare verso il cielo, a danzare con la luna e le stelle...perché so che sorride per me, Padre. E per nessun altro. -

Thranduil alzò gli occhi pieni di tristezza verso il cielo.

- So cosa stai per dire - disse Legolas - Ed hai ragione. Le mie sono le parole di un egoista ; ma credimi, ho pensato a lungo a tutto questo, e mi sono più volte considerato uno sventato. Ma ora guardala, Padre. - L’elfo fece un cenno con la mano verso il letto di Grainne, che dormiva nella stanza luminosa, vegliata da Gandalf. - Non ha più nulla, è sola e ferita, non soltanto nel corpo ma anche nel cuore. Lei crede in me e mi ha amato al punto da essere disposta a togliersi la vita per salvare la mia ; come posso lasciarla al suo destino ? Puoi scegliere di dividerci, Padre, e rispetterò la tua scelta, ma io sarò sempre con lei... -

Thranduil tacque per un istante. - Ciò che hai detto mi ha ferito profondamente, figlio mio...questo non posso nascondertelo. Ma nelle tue parole non ho visto altro che l’immagine di chi soffre per un amore disperato. Il mio cuore vorrebbe solo la tua felicità ; anch’io amavo tua madre allo stesso modo, e quando morì, sentii che qualcosa dentro di me si era spezzato per sempre. -

- Tu almeno hai potuto trascorrere lunghi anni felici accanto a lei... - disse Legolas.

- E’ vero - rispose il Re - Ma anche se ritengo che la tua volontà ti faccia onore e una parte di me vorrebbe accettarla, mi trovo costretto ad impedirtelo, e questo mi addolora...Figlio mio, Grainne non può rimanere qui. -

Legolas spalancò gli occhi in uno sguardo disperato. - Ma...perché, Padre ? ! Sauron non ha più alcun potere su di lei, ora ! Che male può fare alla nostra gente ? -

- Non è per il bene della tua gente, ma per il suo. -

Gandalf apparve sulla soglia del balcone, il bastone in mano. - La sua ferita è molto profonda, non tanto nel corpo quanto nello spirito. Sauron si è fatto strada troppo lontano dentro al suo cuore...ha indebolito le sue difese e l’avrebbe certo condotta alla distruzione, se la sua volontà non avesse avuto la meglio. Ma lo sforzo a cui si è sottoposta rischia di esserle fatale...ha completamente esposto la sua anima all’essenza stessa del male, ed ora è del tutto indifesa nei suoi confronti. Lo scontro ha prosciugato tutte le sue forze, ed ora Grainne è così debole che basterebbe un soffio per spegnerla. -

Legolas, incredulo, corse al capezzale della fanciulla che amava, e si inginocchiò accanto a lei, il cuore gonfio di dolore. Gandalf e Thranduil lo seguirono.

- Allora ogni nostro sforzo per curarla è stato vano...è destinata comunque a morire...non c’è proprio nessuna possibilità di salvarla ? -

- Sì - rispose Gandalf - Una c’è. -

 

 

Quella notte, Grainne fece uno strano sogno.

Sognò un alto albero dalle foglie d’oro, con i rami slanciati protesi come braccia verso il sole, e un tronco sottile che affondava le sue robuste radici nella terra fresca. La fanciulla cercò di tendere una mano verso quella visione meravigliosa, e si accorse che il suo braccio era mutato in una piccola ala, e lei stessa era un’allodola che volteggiava nel cielo. Senza esitazione, andò a posarsi sul ramo più alto, accanto a quello che, senza alcun dubbio, doveva essere il suo nido. Un’indescrivibile sensazione di pace e felicità la pervase mentre, dal punto in cui si trovava, osservava il paesaggio circostante. Ma, ad un tratto, qualcosa la costrinse a voltare il capo altrove, come una sorta di richiamo.

Fu allora che vide il mare. Limpido, calmo e brillante come l’aveva sempre immaginato dalle descrizioni dei viandanti che avevano avuto la fortuna di vederlo.

In quel momento Grainne, l’allodola, seppe che doveva raggiungerlo, ma sapeva anche che avrebbe dovuto abbandonare per sempre il suo nido e il suo albero. Con il cuore colmo di tristezza, prese nel becco un fiore, unico ricordo della sua casa, e spiccò il volo. Ma mentre si dirigeva verso l’orizzonte, si accorse che il sentimento di malinconia che l’aveva pervasa stava svanendo e al suo posto cresceva la certezza che avrebbe nuovamente rivisto i rami dorati che tanto amava.

Ad un tratto, in lontananza, vide delinearsi i contorni sfumati di una terra di cui non conosceva nemmeno l’esistenza...e fu allora che il sogno finì.

Grainne si svegliò sentendosi debole e confusa, e, guardandosi intorno, capì di essere tornata a Bosco Atro, e di essere ancora viva. Quando vide Legolas, addormentato su una sedia accanto al suo letto, gli occhi le si riempirono di lacrime. Avrebbe voluto prendergli la mano e stringergliela forte, per fargli capire che era di nuovo con lui, ma sentì di non avere forze sufficienti nemmeno per muovere un dito.

Con gli occhi ancora stanchi, nonostante il lungo sonno, rimase a guardare l’elfo e a studiare i contorni forti e delicati del suo viso ; le sopracciglia sottili, gli occhi leggermente obliqui, il profilo dritto del naso, le labbra perfette e la pelle liscia e morbida tesa sui tratti ben delineati di quel viso che avrebbe tanto desiderato di poter accarezzare di nuovo.

Con un sospiro doloroso, cercò di imprimere nella sua memoria ogni particolare della figura dell’elfo addormentato, sapendo che presto non avrebbe più potuto vederlo.

Tutti i ricordi che la univano a Legolas le tornarono in mente, sin dal primo giorno in cui l’aveva incontrato nella foresta. Le loro lunghe conversazioni, la lite che li aveva divisi, il giorno in cui l’aveva ritrovato ferito davanti alla sua porta...quello doveva certamente essere un segno del destino. Sì, forse era destino che lei avesse quegli straordinari poteri dall’origine sconosciuta. Forse le erano stati donati proprio per la salvezza del Bosco Atro...certo non perché potesse vivere felice al fianco di Legolas. Amaramente, ripensò a tutto ciò che implicava il suo legame con il Principe...e capì che non poteva fare altro che rassegnarsi a dirgli addio.

Chiuse gli occhi e li strinse forte. Non era stata altro che una marionetta nelle mani di un destino crudele, che l’aveva usata per il suo scopo e poi l’aveva abbandonata a se stessa.

Tutti avevano cercato di usarla ; quel destino aveva certamente nobili fini, ma non era stato meno crudele dell’Oscuro Signore...

Una calda lacrima le scese lentamente lungo la guancia mentre riapriva gli occhi guardando nel vuoto. Se era questo ciò che la vita le offriva, perché era stata risparmiata ? Tanto valeva che morisse semplicemente...

Ad un tratto, sentì una mano morbida posarsi sulla sua fronte.

- Finalmente ti sei svegliata... -

Grainne riaprì gli occhi e vide Legolas sorriderle. Il suo sguardo colmo d’apprensione le fece stringere il cuore, e, con uno sforzo sovrumano, riuscì a prendere la mano dell’elfo e a stringerla quanto più potè.

- Sei...sei stato tu... ? - sussurrò faticosamente - Sei stato tu a riportarmi indietro...alla vita ? -

Legolas annuì. - Io e Beretar ti abbiamo semplicemente reso ciò che ci avevi dato. Mai un debito è stato saldato con più gioia ! -

Grainne tacque, gli occhi tristi. - Quanto vorrei che tutto questo fosse un sogno...per portarti con me nell’unico luogo in cui potremo incontrarci di nuovo... -

- Cosa dici ? Non stai sognando, questa è la realtà...e io ora sono qui con te... -

- Ora lo sei...ma tra breve non potrai più esserlo. Dimmi, Legolas...dove potrò andare quando sarò guarita ? -

Lo sguardo dell’elfo si rabbuiò. Deglutì, temendo quasi ciò che avrebbe dovuto dirle.

- Grainne...io sarò sempre con te, questo lo sai... -

- Ma... ? -

Legolas la guardò, senza capire.

- Completa la tua frase, Legolas... - continuò Grainne - So quello che vuoi dire. Io sarò sempre nel tuo cuore, come tu sarai nel mio, ma non potremo mai più stare vicini come lo siamo ora...il Principe e la guerriera non sono fatti per appartenersi. -

L’elfo tacque, stringendole forte la mano.

- Mi dispiace di averti ferito, amore mio...ma so che non posso rimanere... -

- E dove andrai ? - disse l’elfo.

- Questo non lo so. - rispose Grainne - Non tornerò di certo ad Edoras. Soffro solo a sentirne il nome, anche se una parte di me appartiene a quella città e non potrà mai fare a meno di amarla. Potrei tornare nella mia casa nel bosco...ma lì ogni cosa mi ricorderebbe la tua presenza. Tutto mi ricorderebbe la tua presenza, ormai...non potrei sopportare nemmeno la vista del cielo perché in esso vedrei i tuoi occhi. Sarò costretta a vagare senza mai trovare la pace, con il vento che mi perseguita...come unico compagno. Credimi, Legolas, avrei preferito che tu mi avessi lasciato morire nei sotterranei di Meduseld...piuttosto che condannarmi a questa lenta agonia... -

Legolas scosse piano il capo, e un triste sorriso gli comparve sulle labbra.

- Le tue parole non mi hanno ferito, ma potrebbero offendermi - disse - Perché significano che non solo non credi alle mie promesse, ma anche che non consideri ciò che io sto provando. -

- Ma... - disse Grainne confusa.

- Credi che io possa resistere a lungo senza averti vicino ? L’unione delle menti è qualcosa di meraviglioso, che va oltre la normale comprensione, ma io ho bisogno di poterti vedere ogni giorno...di svegliarmi al mattino e trovarti accanto a me...è solo questo che mi dà forza. -

Grainne spalancò gli occhi umidi. - E tu ti illudi che sia possibile ? Grande Eru, che cosa ti ho fatto, Legolas, quando ho posato per la prima volta le mie labbra sulle tue ? Devo aver lanciato un incantesimo davvero terribile su di te, per averti reso cieco di fronte agli ostacoli che si sono tra noi... -

- Ti sbagli, Enedore. Non ci sono più ostacoli, ormai. -

La voce che aveva sorpreso Grainne e Legolas apparteneva a dama Arwen, che stava dritta sulla soglia, la sua mano in quella di Aragorn, che si trovava accanto a lei. Entrambi avevano negli occhi una luce di serenità che Legolas non aveva mai visto prima.

- Tuo Padre mi ha parlato, Legolas - disse Arwen avanzando verso l’elfo - E ha parlato anche con mio Padre. E’ un grande sovrano, ma è anche capace di compiere insospettabili gesti d’amore verso suo figlio... -

- Cosa significa ? - disse Legolas mentre l’attesa gli faceva battere il cuore più velocemente.

- Significa che adesso puoi scegliere, Legolas - disse Aragorn - Arwen non ti è più promessa, ora. Elrond ha saputo capire e accettare le motivazioni che tuo Padre gli ha offerto...e, dato che anche lui ama sua figlia... -

- Siamo liberi entrambi, ora. - disse Arwen sorridendo al Ramingo.

Sì, erano liberi...liberi, finalmente, di amare senza nascondersi.

Ricacciando indietro le lacrime, Grainne guardò il viso di Legolas, ora illuminato dalla speranza, e una nuova fiamma si riaccese in lei.

- Non immaginate quanto le vostre parole mi abbiano dato sollievo, amici...grazie. - disse l’elfo.

- Ora puoi darle ciò che le spetta, Legolas. - disse Aragorn.

Sorridendo, Legolas trasse dalla tasca il piccolo anello di legno chiaro e lo mostrò alla fanciulla.

- L’hai finito... - disse Grainne.

Legolas annuì. - Mentre aspettavo che tu aprissi gli occhi. - Con delicatezza, le infilò l’anello al dito. La fanciulla sollevò lentamente la mano per ammirarlo meglio in tutta la sua splendida semplicità.

- Come vedi, mia madre non sbagliava. - disse Legolas.

Grainne sorrise, ancora titubante. - Ma...tu hai l’oro e l’argento ai tuoi piedi...perché dunque hai scelto me ? Preferisci al tuo fianco una sposa stracciona piuttosto che la Stella del Vespro ? -

- Se questa sposa stracciona sarà il mio sostegno in ogni avversità e mi donerà per sempre la gioia, come ha fatto finora...allora sì, è questo che voglio. Ma c’è ancora una cosa. -

Grainne, confusa, vide che il volto di Legolas era risoluto ma turbato.

- La tua ferita, Grainne. - disse l’elfo - Questo posto non è adatto perché possa essere curata. Il Male è ancora vicino, e presto tornerà a stendere la sua mano di morte su tutta la Terra di Mezzo, e il Bosco Atro non sarà certo risparmiato. Tu e Sauron siete stati legati troppo a lungo, e tu ne porti ancora i segni. La sua malvagità ti schiaccerà inesorabilmente, ancora prima che tu possa accorgertene. La tua presenza qui non costituisce un pericolo per nessun altro che per te stessa. Dovrai partire e restare lontana fino a quando non sarai guarita, ma io non potrò venire con te. -

La fanciulla sospirò dolorosamente. - Non esiste un posto tanto lontano perché l’Oscuro Signore non possa raggiungerlo. E poi, non potrò mai guarire se non ti avrò accanto. Tanto vale, per me, rimanere qui ad attendere la fine... -

- No. Il posto di cui parlo esiste. - disse Legolas - Tol Eressëa, l’Isola solitaria...nelle terre al di là del mare, dove gli Elfi si riuniranno quando il tempo sarà giunto. -

Il mare...pensò Grainne. - Ora...capisco il significato del sogno che ho fatto stanotte... -

La fanciulla raccontò a Legolas ciò che aveva visto. Quando finì di parlare, l’elfo le sorrise dolcemente.

- Questo sogno è portatore di speranza, Grainne - disse - Tu sei l’allodola e io sono l’albero...-

- E anche il fiore che porti ha un significato molto importante. - aggiunse Aragorn.

- Sì - disse Legolas - Perché significa che la nostra riunione, per quanto lontana, non potrà non avvenire... -

L’elfo guardò Grainne negli occhi. - Ecco un’altra promessa, amore mio ; quando tutto questo orrore sarà finito, e la luce avrà finalmente sconfitto l’oscurità, io tornerò a prenderti...e ti riporterò a casa. -

Arwen e Aragorn si allontanarono senza far rumore mentre Legolas si chinava a baciare la sua adorata compagna, e questo accese nei loro cuori la certezza che la speranza, se non viene lasciata morire, può allontanare anche l’ombra più cupa.

 

 

Il viaggio verso i Porti Grigi fu lungo e faticoso, ma Grainne, nonostante la preoccupazione di Legolas, resistette con coraggio pensando a ciò che l’attendeva e a ciò che avrebbe ritrovato al suo ritorno. Ricordò con gioia il commiato da Aragorn e Arwen ; prima della partenza aveva parlato a lungo con la Stella del Vespro, e questa si era confidata con lei come con una sorella, rivelandole tutta la sua felicità per quanto lei stessa, sebbene inconsapevolmente, aveva potuto permettere.

- Se tu non fossi giunta in questo regno, io e Aragorn non avremmo mai potuto godere della gioia che proviamo ora. - aveva detto Arwen - E forse il Bosco Atro non esisterebbe nemmeno più, come molti altri regni della Terra di Mezzo...ti dobbiamo molto, Enedore. -

Aragorn l’aveva abbracciata senza dire nulla, e Grainne fu felice di vedere nei suoi profondi occhi grigi la serenità al posto della malinconia che vi aveva sempre albergato. Voleva bene al Ramingo, e gioiva finalmente per la sua felicità.

Grainne aveva voluto porgere un ultimo saluto anche a Thranduil, per ringraziarlo per quanto aveva fatto per lei ; il Re le aveva semplicemente sorriso e stretto le mani tra le sue, augurandole una buona guarigione. - Nonostante tutto sono lieto che mio figlio abbia scelto te - aveva detto - Un sovrano felice è un buon sovrano. Sono certo che lo saprai guidare e consigliare con saggezza. -

Tutte queste parole avevano riempito il cuore di Grainne con la più grande gioia ; tuttavia, quando giunse ai Porti, si rese conto che la separazione da Legolas sarebbe stata molto, molto difficile.

- Questo è tutto ciò che ho di te, per ricordarti - disse la fanciulla guardando l’anello che portava al dito - Ma tu cos’hai di me ? Io non ti ho lasciato nulla... -

- Nulla ? - disse Legolas prendendole le mani e guardandola negli occhi - Sbagli. Ho il profumo dei tuoi capelli, il sapore delle tue labbra, il calore della tua pelle. Mi basterà chiudere gli occhi per vederti. E poi, ogni notte, verrai a farmi visita nei miei sogni...e io spero di essere nei tuoi... -

- Sempre. - disse Grainne prendendo il viso di Legolas tra le mani e baciandolo. L’elfo la abbracciò e la strinse forte a sé.

- Ogni sera, al tramonto, recati al porto e guarda ad ovest...ovunque io sarò, guarderò nella stessa direzione e allora saprai che sto pensando a te. -

- Quanto dovrò aspettarti ? - disse la ragazza.

- Non lo so - rispose Legolas con una nota di malinconia nella voce - Ma non temere ; il vento ti annuncerà il mio ritorno. -

Grainne volse lo sguardo verso Cìrdan il Timoniere, che la attendeva con pazienza. Poi tornò a guardare Legolas e lo strinse nel suo ultimo abbraccio.

Lentamente, senza dire una parola, la fanciulla salì sulla barca che l’avrebbe condotta a Tol Eressëa, e, mentre si allontanava dal porto e scompariva nella foschia, Legolas non staccò nemmeno per un momento gli occhi dalla sua figura.

Era triste, ma sapeva che il cuore di Grainne era rimasto con lui e che un giorno il Vento tra le Foglie l’avrebbe di nuovo accolto tra le sue braccia.

 

 

  
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