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Autore: Pipia    14/07/2013    8 recensioni
One-shot incentrata sulla coppia Hayffie (Haymitch ed Effie). Presenti Peeta e Katniss con una scena tutta loro. Accenni alla Johanna/Gale.
Spoiler per chi non ha letto Mockingjay.
(ho cercato di rendere i personaggi più IC possibile, spero di esserci riuscita)
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-E a te piace vedere il sorriso di Effie?- Rue gli sorrise, nello stesso identico modo della madre. E a lui piaceva vedere il sorriso della Trinket?
No, insomma lei era la insopportabile presentatrice di tutti, o quasi tutti, gli Hunger Games di cui lui era stato mentore. Vestiva in modo tremendamente pacchiano e quell’accento di Capitol City lo innervosiva parecchio. Ma la bambina aveva fatto una domanda precisa. Il sorriso, a lui, piaceva?
-Rue Primrose Mellark, c’è il mago che è venuto direttamente dal distretto uno per fare i giochi e tu sei qui? Su, fila con gli altri bambini- Rue sorrise appena notò l’entrata di Effie, che con i suoi tacchi, era risuonata per quasi tutta la casa.
Prima di svoltare verso l’uscita però, la bambina si era voltata, in attesa della risposta dell’uomo.
-Sì, dolcezza, mi piace- rispose, più per istinto che per altro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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                                                          And do you like Effie's smile?
                                                  




Katniss attraversò il prato che divideva casa sua e quella del suo ex- mentore. Aveva rimandato quel momento diverse volte, chiedendo a Peeta di andare al posto suo. Ma il ragazzo del pane era stato irremovibile. Era giusto che fosse andata lei a parlargli, loro avevano sempre avuto più ‘’feeling’’.
La castana riuscì ad entrare con il doppione di chiavi che la signora Hawthorne le aveva procurato, di nascosto.
Katniss si chiuse la porta alle spalle, denotando il luogo ben tenuto grazie alla domestica del padrone di casa. Si diresse dunque sicura verso la cucina, anche se la semi- oscurità del luogo non permetteva una visione completa delle stanze.
Seduto su una sedia, appoggiato su un tavolo, un uomo con una barba ispida e i capelli trasandati riposava. Nella mano un bicchiere di Whiskey ancora per metà pieno. La puzza di alcool inondava il salone, evidentemente la bottiglia svuotata del liquore non era stata l’unica ad aver inebriato l’aria.
Katniss diede uno scossone all’uomo sperando invano che si tirasse su da solo. Invece solo un grugnito venne scaturito dalle sue labbra sottili. Da quando erano tornati nel distretto dodici, ormai da anni, Haymitch aveva continuato a bere, molte volte fino allo svenimento.
La ragazza diede un calcio alla gamba della sedia, facendolo sobbalzare. Gli occhi assotigliati leggermenti rossi. Si tirò su a sedere con le mani che premevano sulla tempia.
-Che diavolo vuoi, dolcezza?- la voce impastata suonò come un rantolo. Katniss vece una smorfia disgustata, prima di mettergli sotto il viso un biglietto bianco con scritte dorate.
-Il 19 luglio ci sarà la festa di compleanno di Rue, i suoi quattro anni.- la ragazza si tormentò la treccia insistentemente con le dita. Era diventata madre abbastanza giovane, a dispetto di quello che aveva sempre detto. Ma non c’erano più, gli Hunger games, e lei non aveva motivo di non fare figli. In fondo amava l’uomo che aveva sposato.  –Sarà una festicciola intima, tra amici… spero verrai.- il fatto di cercare di convincere di venire alla festa della figlia l’uomo che negli ultimi mesi non si era nemmeno degnato di presentarsi alla loro porta non era stato motivo di gentilezza nella voce della ormai donna.
Haymitch scrutò il biglietto, fissando con la coda dell’occhio la ragazza che rimaneva in piedi a guardarlo.
-Ci sono alcolici?- domandò, sicuro che in quel modo l’avrebbe provocata.
-Certo- mormorò la castana irritata dalla richiesta.
L’unico gesto che si limitò a compiere fu un accenno con la testa, per poi portarsi repentinamente il bicchiere con un liquido ambrato sulle labbra.
Katniss alzò gli occhi al cielo, e sapendo che non avrebbe ottenuto nulla se l’avesse ammonito, uscì dalla cucina e da quella casa. Peeta le aveva raccomandato di insistere per farlo venire, di chiedergli come stava ma sua moglie preferì andarsene velocemente, come se stare al fianco del suo ex-mentore la riportasse ai due Hunger Games nei quali più volte aveva rischiato la vita.
Haymitch finito il super-alcolico sbuffò, controllando la data e l’ora sull’invito. Lo rigirò tra le mani, ricordando vagamente la bambina appena nata, un ricordo di quando aveva due anni.. e vagamente la figura che scorrazzava nel giardino. Non la vedeva da molti mesi.  Ripensò ai nomi che avevano scelto : Rue, come la piccola dodicenne del distretto undici, e come secondo nome Primrose, anche se non veniva utilizzato quasi mai dato che riportava inquietudine negli occhi di Katniss. Ricordava che se non fosse stato per i capelli biondi grano sarebbe stata la copia sputata della madre.
Ripensò a Maysilee. La ragazza che gli aveva salvato la vita nei 50° Hunger Games. Si alzò barcollando dalla sedia, aprì il frigorifero e cercando di mettere a fuoco prese una bottiglia di Scotch. Se ne versò un bicchiere e lo alzò facendone uscire qualche goccia. Lo dedicò a lei.
 
 
 
 
19 luglio

 
Haymitch si mise la camicia che aveva indossato durante il tour della vittoria. Era incredibile che gli andasse ancora bene. Ci abbinò un completo blu scuro e provò insistentemente a mettersi una cravatta, ma ogni nodo che faceva era strambo e poco consono. Si limitò quindi a lasciare la cravatta slegata sul collo, avrebbe chiesto a Katniss di allarciargliela.
Era sobrio, da un paio di giorni. Si era ripromesso di non bere, o almeno di arrivare lucido alla festa di compleanno. Aveva fatto comprare alla signora Hawthorne un vestitino per la bambina, che nemmeno si era degnato di vedere.
Si mise un poco di acqua di colonia sul viso, per l’occasione leggermente rasato e si diresse verso casa della festeggiata.
Andò subito in direzione del retro, sentendo una parlantina abbastanza rumorosa. Dei fiocchi grandi ed elaborati ornavano gli alberi. Dei grandi tavoli erano ricoperti di cibo e la ‘’festicciola’’ tra amici intimi si era trasformata in un ritrovo di tutto il distretto dodici, e non solo. Alcune telecamere filmavano i giochi ricreativi per i bambini, nei quali Rue veniva messa sempre in primo piano. Alcuni panoramiche si fermavano sui genitori, i quali risultavano di opposte opinioni.
Peeta, che era rimasto il ragazzo solare che cercava di non dar vedere i propri turbamenti e i propri fantasmi del passato, salutava l’obiettivo con un grande sorriso. Katniss si voltava di spalle e si rifugiava dietro agli invitati (e non). L’ennesima volta che Katniss deviò strada per scampare dalle telecamere notò la figura di Haymitch che, appena arrivato, osservava la festa con la fronte aggrottata.
Gli si avvicinò veloce, guardandolo negli occhi chiari – Alla faccia della ‘’festicciola intima’’, dolcezza- le rinfacciò facendo un ampio gesto con la mano.
-Non incominciare- lo interruppe, non pareva molto contenta della situazione.
-Buon, buon, buon pomeriggio- li salutò una voce trillante, femminile e con l’accento tipico di Capitol City.
-Oh, ora capisco..-Haymitch fece un sorriso finto, spostando lo sguardo sulla portatrice di codesta voce.
Effie Trinket indossava un corpetto stretto color acqua marina, con pompose maniche a sbuffo. La gonna di un intenso giallo limone le arrivava fino al ginocchio e le scarpe, riflettevano ogni particolare del prato. Il trucco marcato sugli occhi era di un celeste pallido, mentre le labbra erano contornate da un viola scurissimo che le rimpicciolivano la bocca. Infine, i capelli biondi, erano raccolti in una elaborata acconciatura riccioluta, in bilico sulla propria testa.
Ma dietro a quella maschera Haymitch li notò. I segni che il crollo del regime della capitale aveva provocato. Sicuramente il dimagrimento vistoso non era passato inosservato agli occhi altrui, inoltre nessuno mai aveva visto i capelli naturali di Effie, fino ad allora.
Dopo la vittoria, c’erano state diverse suddivisioni dei beni e nessuno più aveva vissuto in modo tanto agiato nella capitale. Di altro canto erano i distretti, dove finalmente il problema della fame, delle malattie non persisteva più.
-La nostra cara Effie ha organizzato la festa- esclamò Katniss con una vena sarcastica ben marcata, che però dalla suddetta non fu udita, o forse semplicemente ignorata.
-Non è magnifico?- mormorò elettrizzata, forse dopo anni si era sentita veramente utile. Guardò solo allora l’aspetto trasandato di Haymitch. Per quanto volesse apparire sobrio e naturale non era riuscito a mascherare i pestoni, la leggera barba che era cresciuta ed era stata malamente aggiustata, e i vestiti sgualciti. Arricciò le labbra a tale visione.
Peeta si affiancò ai tre, facendo i complimenti alla Trinket per il meraviglioso aspetto. Sia Katniss che Abernathy erano consapevoli che l’avesse detto esclusivamente per tirare su il morale della suddetta.
-Oh sei un caro ragazzo- lo lodò, mentre si lisciava la gonna, dal colore insolito, sulle gambe. Haymitch diede un’occhiata sfuggente al sedere all’infuori e alle gambe fasciate dal vestito. Una delle poche cose che apprezzava di Effie era sicuramente il corpo, non l’aveva mai considerata da buttare sotto quel punto di vista.
Katniss trascinò via Peeta, senza nemmeno scusarsi con gli invitati. Rimanendo da soli, Effie si guardò attorno con sguardo orgoglioso. Tornò a guardare Haymitch che osservava da lontano Gale, il quale per mesi era passato come il finto cugino di Katniss. Era accompagnato da una seducente donna, che lui conosceva bene. Johanna era stretta al suo braccio, mentre lui sorrideva cordiale a chiunque e ogni tanto lanciava occhiate languide alla sua accompagnatrice. Non avrebbe mai pensato che proprio loro due potessoro instaurare una relazione.
La Trinket scosse la testa e con piccoli passi si intrappose nel suo campo visivo. La mise a fuoco, accecato dai brillantini sulle gote della donna. Lei non accennò un sorriso, forse per il semplice fatto che quello che stava per fare le sarebbe costato tutto il suo orgoglio. Ma la sua mania della perfezione e del pulito andava ben oltre a quel sentimento. Prendendo la cravatta la fece passare sotto il colletto della camicia, incominciando a legarla in modo sapiente.
-Non puzzi d’alcool, immagino che tu abbia smesso.- commentò a una spanna dall’uomo, con un leggero sorriso increspato sulle labbra. Finì il lavoro tirandolo leggermente. Gli accarezzò la camicia, toccando il petto diviso da una piccola barriera che era il tessuto. Ritirò subito la mano e sicuramente se non fosse stato per il trucco aureo Haymitch avrebbe notato il rossore che si era formato sulle guance della donna. Erano anni che non toccava così da vicino un uomo, e per quanto negasse l’evidenza, Effie trovava affascinante, talvolta sensuale, il modo di fare dell’amico (poteva considerarlo amico, dopo tutto) che aveva di fronte. Anche se la maggior parte delle volte questo modo era influenzato dagli alcolici.
-Immagini male. Mi stavo giusto chiedendo dove fosse il rinfresco- un sorriso gli si stampò sul viso. Effie scosse la testa con disappunto, mentre a pochi centimetri incontrava gli occhi azzurri dell’uomo. Sentì il cuore accellerarle nel petto e, in un attimo, indietreggiò. Si ricompose e gli indicò l’estremità di uno dei tavoli. Così facendo si dileguò.
Haymitch strinse le labbra, come per rendersi conto che fossero ancora lì. Perché per un attimo aveva avuto l’impulso di baciarla.
 
 


 
 
Katniss entrò in casa propria, finalmente tornando a respirare. Invitare Effie era stata una sua idea, ma quando questa le aveva proposto di occuparsi di TUTTO, le aveva ordinato di fare qualcosa di intimo. D’altro canto non si era sentita di ammonirla, finalmente dopo tanto tempo si era sentita gratificata. Ed aveva altri grilli per la testa, in quel momento.
-Che hai, dolcezza?- Peeta la strinse da dietro. Katniss odiava quando la chiamava così, le ricordava tanto Haymitch ed era sicura che avesse acquisito da lui quell’abitudine.
-Sono solo un poco nervosa, ci sono tante persone là fuori- esclamò girandosi verso di lui. Il biondo le passò le mani nei capelli, per l’occasioni sciolti dalla treccia. L’attirò a sé, baciandole teneramente l’angolo della bocca. La moglie si rilassò immediatamente, amava quando faceva così. Era come tornare alle notti in cui la stringeva sul treno, durante i suoi incubi. Ancora lo faceva, quando si alzava di soprassalto ripercorrendo la morte di Cato,Rue, Finnick, Cinna o Prim. E lei aiutava lui, quando aveva crisi dovute al depistaggio. Ogni tanto le immagini di Katniss si sovrapponevano a ricordi dolorosi che solo dopo alcune ore svanivano e lo lasciavano svuotato. In quel momento lei tornava e quasi sempre, dopo le prime coccole finivano per fare l’amore.
Lo fermò dai baci che seppur piacevoli dovevano terminare.
-Devo dirti una cosa- deglutì, mentre stringeva le dita dell’uomo. Era diventato così grande, e se in passato aveva pensato che il ragazzo del pane non c’era più si era sbagliata di grosso.  Peeta la invogliò a continuare.
-Sono incinta- mormorò sommessa, mentre cercava di leggere gli occhi azzurri del marito.
Peeta prese un grande respiro, già quando Katniss si era imposta per tenere Rue lui era rimasto spiazzato, conoscendo la reticenza di fare figli. Lui ne voleva, li aveva sempre voluti. La guardò cercando a sua volta un segno.
-Lo vuoi tenere?- domandò. Non era necessario che la informasse quanto lui desidesse averlo, ma , come sempre, metteva come priorità la decisione della ragazza di fuoco.
-Sì.- un leggero sorriso si fece largo sul viso della moglie mentre lui rideva come un bambino. In quei momenti Katniss era felice di averlo sposato, era il ragazzo che ricordava e non quello che l’aveva strangolata, o almeno ci aveva provato. Lo strinse a sé, inspirando l’odore di glassa e il profumo da uomo. Sentire le spalle vigorose e le braccia stringerla le diede il coraggio di parlare ancora.
-Sarà un maschio…- accennò, mentre si discostava di qualche centimetro. – Vorrei chiamarlo Finnick, e come secondo nome Cinna, se sei d’accordo- Peeta sorrise,annuì. Come poteva dirle di no, quando grazie ad entrambi la sua adorata moglie era viva?
 
 



 
Haymitch entrò in casa Mellark con un bicchiere di Punch in mano, mentre lo rigirava annoiato. Dopo i primi saluti agli abitanti del nuovo distretto dodici e dopo le occhiate sfuggevoli e critiche, si era ritirato. Non era un posto adatto a lui, quello.
Incominciò a sorseggiarlo, finché non apparì una bambina, di appena quattro anni dai capelli biondi e mossi.
Portava un grande vestito verde chiaro e i capelli erano acconciati in una maniera simile a quella di Effie.
-Ciao dolcezza- la salutò Abernathy, mentre sollevava il bicchiere di carta rossa.
-Mi chiamo Rue- disse in modo infantile la bambina, mentre caracollava verso di lui.
-Ciao Rue- le fece eco, mentre notava le movenze così simili alla madre. –Stai diventando sempre più grande!-
-Sono mesi che non mi vedi, ci credo!- ebbe il coraggio di dire. La lingua biforcuta e l’acidità l’aveva sicuramente ereditata da ella.
-Che caratterino, dolcezza- Haymitch sorrise sotto i baffi quando la bambina sbuffò sonoramente, infastidita dal nomignolo affibiatole.-Ti piace la festa?-
-A Effie piace-
L’uomo inarcò un sopracciglio. –Ho chiesto se piace a te.-
La bambina aggrottò la fronte, come se fosse posta davanti a un problema esistenziale. Rimase qualche secondo a contemplare le diverse possibilità di scelta.
-Immagino di sì.- fece una pausa, facendo oscillare le braccia accanto al corpo.- Mi piace vedere il sorriso di Effie.-
Haymitch rimase di stucco di fronte a tanta sincerità. Katniss Everdeen non avrebbe mai ammesso, apertamente, di amare qualcosa in una persona come Effie. Non era solo sua figlia, anche parte del carattere buono di Peeta emergeva.
-E a te piace vedere il sorriso di Effie?- Rue gli sorrise, nello stesso identico modo della madre. E a lui piaceva vedere il sorriso della Trinket?
No, insomma lei era la insopportabile presentatrice di tutti gli Hunger Games di cui lui era stato mentore, o quasi tutti. Vestiva in modo tremendamente pacchiano e quell’accento di Capitol City lo innervosiva parecchio. Ma la bambina aveva fatto una domanda precisa. Il sorriso, a lui, piaceva?
-Rue Primrose Mellark, c’è il mago che è venuto direttamente dal distretto uno per fare i giochi e tu sei qui? Su, fila con gli altri bambini- Rue sorrise appena all’entrata di Effie, che con i suoi tacchi, era risuonata per quasi tutta la casa.
Prima di svoltare verso l’uscita però, la bambina si era voltata, in attesa della risposta dell’uomo.
-Sì, dolcezza, mi piace.- rispose, più per istinto che per altro. Rue dunque sorrise sincera, prima di uscire zampettando.
-Cosa ti piace Abernathy?- la curiosità è donna, giusto?
-Nulla che ti riguardi, Trinket- lei fece una smorfia.
-Che cara bambina- esclamò all’improvviso Effie, mentre si sedeva sul divano accanto all'uomo. –Insomma, non deve essere facile sapere di portare il nome di due persone morte..-
Haymitch la fissò di sottecchi, leggermente scosso dalle parole della bionda. A suo parere non lo faceva apposta, le era naturale dare per scontato i sentimenti degli altri. Pareva che avesse la comprensione emotiva di una bambina, o forse meno.
-Comunque non rivanghiamo i ricordi.- squillò all’improvviso cercando di ritrovare il sorriso che si era spento inesorabile sulle sue labbra viola, marcando le rughe attorno agli angoli.
-Tu sei mai felice, Effie?- la Trinket si voltò quasi sconvolta verso di lui, che fissava il pavimento incantato. Il bicchiere ancora pieno di Punch. Non pareva ubriaco. E l’aveva chiamata con il suo nome, nessun ‘dolcezza’, nessun nominativo. Una semplice e chiara domanda.
-Certo che lo sono!- mormorò ovvia, nascondendo blandamente la bugia agli occhi del ex compagno di sventura. Non era l’unica che aveva accompagnato a morte due ragazzi l’anno (fino ai settantaquattresimi Hunger Games).
-Dico veramente!- Haymitch posò il bicchiere, improvvisamente poco interessato all’alcool, per voltarsi verso la donna pomposamente vestita e truccata. Effie arricciò le labbra, vistosamente pensierosa. Dove voleva andare a parare? Forse aveva già bevuto così tanto da fargli annacquare il cervello. Però la domanda, la serietà della sua espressione, pareva più lucida di quanto invece si potesse pensare. E quel quesito la stava tormentando.
-No.- ammise infine, mentre si lisciava la gonna e si rendeva conto che non era felice. Dalla rivolta, seppur giusta dal suo punto di vista, non aveva avuto nessun tipo di felicità. –E tu Abernathy?-
-Dovrei?- le chiese, con un sopracciglio alzato. –Perché bevo, secondo te?-
Effie rimase per qualche secondo in silenzio, mentre dalla porta socchiusa provenivano le grida felice dei bambini. L’uomo dell’uno faceva evidentemente divertire molto gli invitati.
-Sai, la prima parola di Rue fu proprio ‘Haymitch’, ha chiesto di te per settimane prima di smettere- l’interessato la fissò.–Me l’ha detto Katniss, qualche tempo fa.- vide il viso sconvolto, esterefatto e sicuramente colpevole. –Non..non lo sapevi?- domandò mortificata, come se fosse dovuto rimanere un segreto.
-No, non lo sapevo- non sapeva nulla di Rue infondo. E nemmno di Katniss. Si era mai preoccupata di lei? Infondo era rimasta senza padre, senza sorella e la madre tornava raramente. Non l’aveva vista dopotutto alla festa del compleanno della nipote. Forse sarebbe stato più giusto se anche lui avesse cercato di dare una mano. Invece era rimasto a bere, svenire da tanto alcool ingerito.
E Peeta? Era sicuro che gli effetti del depistaggio si facevano ancora sentire, lui avrebbe potuto aiutarlo in quelle situazioni. Cercare di ricordargli che la ragazza di fuoco era la donna che amava, sua moglie, e non aveva mai cercato di ucciderlo.
Poi volse lo sguardo verso il viso intristito della Trinket. Ed Effie? L’unica cosa di cui si era degnato di fare era stata distruggere il sogno che si era creata nel corso dei quei giorni, di poter tornare ad organizzare eventi  e di vivere la vita che aveva sempre condotto. Le aveva mai chiesto se avesse avuto bisogno di qualcosa, in quegli anni? Di come si era sentita o di come aveva vissuto la caduta di Capitol City? No, mai.
E Haymitch, dopo quelle riflessioni, da bravo codardo che era diventato dopo la seconda edizione della memoria, solitamente beveva. Fino a dimenticare il proprio nome.
Ma in quel momento non era la sua priorità. Era accanto a una donna che con viso truce cercava di mascherare il velo di lacrime che le colmava gli occhi. No, non l’avrebbe lasciata piangere.
A Rue piaceva il suo sorriso. E anche a lui, per quanto non l’avrebbe ammesso a nessun altro, nemmeno sotto tortura. Così, sicuro che tutti gli altri stessero intrattenendo un piacevole pomeriggio in compagnia della festeggiata, Haymitch si sporse. Leggermente, il quanto bastava per poggiare le proprie labbra su quelle della bionda che spaesata permise il tocco del proprio rossetto viola con il screpolamento delle altre. La leggera barba di un giorno le solleticò le guance, facendola arrossire all’invero simile.
Non aveva contatti intimi con un uomo da anni, ormai. E che fosse proprio lui, a baciarla e a chiedere dopo diverso indugio l’accesso per la sua bocca.. bhé la faceva andare ancora di più su di giri. Continuò a rimuginare su quel che stava accadendo, per poi prendere parte attiva al bacio. Che non si dicesse che Effie Trinket fosse una donna passiva.
E lo sfiorarsi all’inizio timido delle lingue, divenne più accentuato, partecipato e caldo. Senza troppi indugi Abernathy aveva messo una mano sulla nuca della baciatrice, evitando di non aggrapparsi alle numerose forcine.
L’altra mano, da degno uomo con i propri bisogni, si era diretta verso l’immancabile tocco al ginocchio. La gonna, che in quello scambio di baci si era alzata leggermente, permise il tocco. La pelle della donna bruciò sotto alle mani ruvide ma non si sottrasse a ciò.
Haymitch fu sorpreso di se stesso. Sia per il suo gesto avventato, che in quel momento gli sembrò più naturale del mondo, sia per il fatto di esser ricambiatiato. Ripensandoci non era poi così naturale. Non stava baciando qualcuna. Stava baciando Effie Trinket. E questo avrebbe portato a delle conseguenze. Alcune sicuramente drastiche. E lui, con tutta sincerità, ne era pronto.
Bhe forse.
Forse in futuro sarebbero giunti ad accordi come : vivere insieme accettando gli spazi di ognuno, lasciare scorte di alcool per eventuali litigi, una festa al mese posto come massimo.
Ma poi, un bacio, per quanto passionale, poteva ricondurre direttamente alla convivenza? Nessun sano di mente avrebbe instaurato una relazione con un semplice bacio alla francese. Ma l’amico maschile che aveva nei pantaloni blu pareva di tutt’altra opinione. Altra nota da tenere conto : soddisfacimento sessuale, anche se era sicuro che Effie Trinket non avrebbe disdegnato le sue attenzioni. D’altro canto aveva lasciato che la mano di lui potesse vagare fino alla coscia e non pareva ancora sottrarsi.
Haymitch andava lento, stava ragionando. Insomma, se fossero andati oltre le conseguenze ci sarebbero state sicuramente. Poteva ancora tirarsi indietro, prendere il bicchiere di Punch e dare la colpa all’alcool. Ma avrebbe poi resistito alla consapevolezza di aver illuso Effie e il suo sorriso? Il suo meraviglioso sorriso?
Oh, ma al diavolo. Se ci fossero state delle conseguenze, non aspettava altro. Ora l’unica cosa che voleva fare era levare quel maledetto corsetto, che più volte le aveva detto scherzosamente di allentare, e farla diventare sua, in quel momento, in quella casa, in quel..
-Oh, non sul mio divano, vi prego!- Katniss si lamentò ad alta voce, mentre con una mano si copriva gli occhi. Peeta apparve al suo fianco, mentre spingeva la moglie verso l’uscita.
Sia Haymitch che Effie si distaccarono subito, tossendo in modo nervoso come se in realtà quello che avevano visto non era come fosse sembrato . Si stavano solamente ispezionando la bocca con le loro lingue, mentre le mani vagavano per i reciproci corpi.
Ma poi, dovevano dare spiegazioni a qualcuno? Erano adulti, vaccinati e non dovevano tener conto proprio di nessuno.
E così quasi di botto, di pancia, e di erezione, perché diamine era eccitato e non poteva negarlo, disse ciò che gli segnò la vita per sempre.
-Senti dolcezza, ma te non ti senti sola a Capitol City? Voglio dire, io ho diverse stanze inutilizzate e se avessi voglia, ogni tanto di..-
-Sì, Haymitch. Grazie- Effie gli sorrise e lui, constatò finalmente che aveva ragione quel sorriso era una cosa spettacolare. –Domani chiederò di portare tutti i miei abiti qui con il primo treno che passa...- continuò a parlare ma lui smise di ascoltarla.
‘’Oh, meraviglioso dolcezza. Ma ora perché non andiamo a casa mia?’’
 
 
 
 
 
Qualche tempo e bacio dopo.
 
 
Haymitch accarezzò di sorpresa la schiena di Effie, coperta da una vestaglia di seta lilla. La donna ebbe un fremito mentre gli sorrideva sorniona. L’uomo aveva preso l’abitudine di vederla struccata.
Era stato più traumatizzante che vedere quegli orribili tatuaggi rosa che portava sulle natiche. Non che non apprezzasse il sedere di Effie, anzi era di tutt’altro parere, ma quei ghirigori che si era fatta incidere in gioventù proprio l’avevano lasciato a bocca aperta. Peggio era stata vederla struccata.
Non solo, a suo parere, era più bella, ma quell’aria pomposa e altezzosa di Capitol City rimaneva solo nel suo accento acuto e stridulo (e nel fondo schiena, ma quello non sempre veniva lasciato in bella mostra).
-Forza dolcezza- l’ammonì con finta severità Haymitch. Aveva anche scoperto che fare l’amore con lei era più appagante dell’alcool, di cui non era ancora riuscito a fare completamente a meno ma dei quali aveva ridotto di parecchia assunzione a discapito dei venditori di liquori del distretto dodici.
-E se il regalo non gli piacesse?- ecco che la donna incominciava ad entrare nel circolo delle paranoie. Come poteva un bambino di appena un anno non apprezzare il regalo sfarzoso che Effie si era ripromessa di comprare? Insomma una grande pista di macchinine (assemblata da Peeta e Gale, che negli ultimi tempi avevano stretto molto più che in tutti quegli anni) piaceva a qualsiasi maschio. Persino Rue era rimasta eccitata dalla notizia, chiedendo ad Effie se ci potesse giocare anche lei.
-Dolcezza a tutti i bambini piacciono quelle cose- mimò con un gesto un grande ovale. –Ora, se non ti dispiace vestiti che dobbiamo andare-
Effie arricciò le labbra stizzita, non le piaceva che qualcuno snobbasse le sue titubanze.
-Pensavo ti piacessi più senza- ammiccò in sua direzione, sapendo che Abernathy avrebbe impresso il più grande sorriso sornione sul suo volto.
-E’ così, infatti.- mormorò, mentre scrutava il polpaccio che spuntava dalla vestaglia. –Ma se non vuoi che Katniss e Johanna scappino nei boschi nel bel mezzo del compleanno di Finnick, bhé, allora dovrai arrivare puntuale!-
Ed era vero. L’amicizia delle due era rinata, anche se Johanna non aveva mai nascosto alcuni problemi psicologici che continuava ad avere, legati all’acqua per esempio. Tutto ciò era nato prevalentemente all’avvicinarsi delle coppie legate da un unica costante. Johanna era in dolce attesa e Katniss sembrava esserle molto più vicina in quel momento che chiunque altro. Diverso era stato il rapporto tra Gale e Katniss, che non era sembrato riassemblarsi seppur la buona volontà da parte di entrambi.
-Tu, Haymitch Abernathy, stai dicendo a me , Effie Trinket, di dover essere puntuale?-
-No, dolcezza- esclamò infine il suddetto raggiungendola con passo da tigre – Sto dicendo che dovremmo sbrigare i nostri impulsi primari in fretta se non vuoi la fuga di metà degli invitati! Non mi pari molto pronta per seguirli nel bosco!- Effie gli diede un pugno nella spalla, mentre si riappropriava della bocca che conosceva bene e della quale amava essere confortata.
Lui amava il sorriso di Effie.
Lei amava il sorriso di Haymitch.









Mi scuso in anticipo se questa one-shot vi ha fatto schifo, se i personaggi sono OCC e se in poche parole vi sareste mangiati gli occhi piuttosto che continuare. E' la prima volta che mi cimento a scrivere qualcora per Hunger Games. Inutile dire che amo le coppie sovracitate (con l'aggiunta dell'Odair/Cresta), e che ce l'ho messa tutta per scrivere qualcosa di almeno decente! 
Mi piacerebbe che qualcuno mi facesse sapere il proprio parere, magari in futuro potrei scrivere ancora, su altre coppie magari! ( Mi piacerebbe, per esempio, scrivere una one-shot su Johanna e Gale! ;3 ).
Bhe, ringrazio comunque tutti quelli che l'hanno letta! 
Vi lascio il link della mia pagina facebook:
https://www.facebook.com/pages/Pipia-EFP/419945684752341?ref=hl
E della mia originale in corso:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1781960&i=1
Un bacione a tutti,
e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
<3
   
 
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