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Autore: Fight__    14/07/2013    1 recensioni
Poi chiudo a finestra di colpo e mi abbandono sullo sgabello, appoggiando i gomiti sul tavolo e sbuffando peggio di un rinoceronte in procinto di partorire.
Ma che poi, come partoriscono i rinoceronti?
Insomma, come fanno a... beh sì... avete capito oh!
C’è, non si fanno male mentre scopano… quanto cazzo pesano? Ovviamente come il mio gatto Dusty. E se mi dite che una palla di pelo non può pesare così tanto, avete sbagliato. E’ possibile eccome se hai un gatto come il mio che mangia ogni cosa che vede e che non fa altro che poltrire tutto il giorno come una vecchietta di novant’ anni in menopausa, miagolando come un disperato e leccandosi le parti intime.
Che animale!
Oh, ma aspetta… Dusty è un animale, è un fottuto gatto obeso che mi odia a morte per averlo fatto restare chiuso in cantina. Che ne sapevo io che era la dentro, insomma è così inquietante quel posto che io ci vado armata: scolapasta in testa, mestolo nella mano sinistra e coltello per affettare il prosciutto dall’ altra.
Consuelo mi ammazza se lo viene a sapere. Può sembrare una domestica dolce, comprensiva e gentile ma invece è fatta come una pigna.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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My messed up and crazy life.
Chapter 1 - Mia Styles.

(Ringrazio quella figona di Peep per il benner jsvnfjkvnkfnk)


Salve gente il mio nome è Mia, Mia Styles.
No ok, non posso rubare la presentazione a James Bond, va contro i miei principi.
Allora, vediamo...
…mi chiamo Mia – ma a esso si aggiungono due ‘ fantastici nomi ’ – Elisabeth Dakota Styles, ho sedici anni e frequento il liceo più illustre di tutta Holmes Chapel – che io odio particolarmente a causa della gente spocchiosa e arrogante che ne fa parte –.
Ma no! Per mia madre – che tra l’altro non è mai in casa per il suo lavoro impegnativo – significa darmi una grande opportunità… insomma lei e mio padre sono agenti di polizia di grande peso, mio fratello è una star internazionale e mia sorella frequenta l’università più notevole di Londra – la grande e imponente Oxford –; ed è una cosa normalissima per me andare lì – alla Holmes Chapel High School –, insomma… chi è che non vorrebbe stare a contatto con nerd che non si lavano e che si scaccolano ogni tre per due attaccando i loro souvenir sotto i banchi, dai su, chi non coglierebbe questa grande opportunità? Ovviamente io.
O aspettate, e chi è che farebbe a meno di ragazze pon-pon pronte a tutto per scoparsi i giocatori della squadra di football? Indovinate un po’? Sempre io.
Pensate che un anno fa, la capo cheerleader ha tentato di avvelenare – ripeto, avvelenare – una compagna di squadra per avergli soffiato Derek Posey da sotto il naso.
Vi rendete conto con chi accipigna vado a scuola? Con gente fulminata, ecco con chi.
Meno male che ha tenermi compagnia ci sono i miei due migliori amici: Scarlett Davies e Fred Price.
La prima ha due grandi occhi color azzurro mare e una cascata di capelli biondi che le ricadono sulle spalle, è abbastanza alta e ha un fisico proporzionato, ha compiuto diciassette anni il dodici luglio, è benestante e vive in una grande villa nello stesso mio quartiere, ama i vestiti di marca, il cibo italiano e i bei ragazzi – ma andiamo, chi non li ama? –.
Fred, invece, ha corti capelli color castano scuro e due occhi azzurri come il ghiaccio che risaltano sulla sua pelle chiara; venera le auto da corsa e le moto.
A differenza nostra lui ha già finito la scuola, pertanto occupa il suo tempo libero lavorando nell’ officina di suo zio Ben o a casa mia.
Già, il mio migliore amico fa il ‘maggiordomo’ per la mia famiglia; però io lo tratto come un comune ragazzo.
Lui, come posso dire, è tutto per me.
Fa da padre.
Da madre.
Da fratello.
E’ davvero il ragazzo più fantastico che io abbia mai conosciuto.
Però oltre a questo, posso dire che è davvero stupido.
Una volta ha parcheggiato la macchina davanti al negozio di dischi della città, non ha messo il freno a mano e la vettura è entrata dentro il punto vendita ad una velocità supersonica spaccando l’intera parte frontale,
Idiota.
Che poi chiamarla città è un parolone, ci saranno sì e no cinquemila persone. C’è cazzo, i miei follower sono molti di più, e considerando che io non sono nessuno su questo pianeta, è davvero una cosa deprimente.
Ovunque ti giri la gente ti saluta, ti chiede come stai e se i tuoi stanno bene, tirando in ballo momenti imbarazzanti di quando eri piccola e – chissà per quale strano e ignoto motivo – tu non ricordi; ti domandano se vai bene a scuola, se è tutto ok, se hai bisogno di dipingere casa.. oh ma andiamo! Ci manca poco che ti aiutino a toglierti le caccole dal naso – si sono fissata con i souvenir che provengono da quelle protuberanza alla faccia comunemente chiamato naso, ok?! Ok –.
Ma, tornando a noi... è una cosa assai assurda che la gente sappia sempre tutto, altro che ‘Sarah la stolker’, questi sono davvero inquietanti.
Ora mi trovo comodamente sdraiata sul divano dell’immenso soggiorno a sgranocchiare patatine al gusto di formaggio, quando – a causa di un paparazzo che con la faccia appiccicata al vetro della finestra cercava di scattare foto – finisco per strozzarmi e incomincio a tossire come una cannata cronica e dipendente dal fumo.
Dopo essermi ripresa, capisco che quello che ho visto non è frutto del pesante dopo sbornia che mi accompagna dalla sera precedente ma una sgradevole e spiacevole visita.
Mi avvicino alla cucina e afferro la pistola di mia madre che è appoggiata al tavolino, gliela punto contro e faccio finta di sparare. Il tipo si prende un colpo e incomincia a correre intorno al mio giardino gridando come una fottuta gallina d’allevamento: “La ragazza pazza ha una pistola” “Aiuto! Aiutoooooo!” “Qualcuno mi salvi dalla psicopatica. Ahhhhhh”.
Appena sento le parole ‘pazza’ e ‘psicopatica’ scatto come una molla, apro la finestra e gli tiro le verdure che sono situate sul ripiano della cucina.
«Io– dico tirandoli un carciofo – non sono – continuo scagliandoli dei pomodori – una pazza – lo prendo in pieno con un mazzo di asparagi – psicopatica – finisco scaraventandogli un ananas in testa».
Poi chiudo a finestra di colpo e mi abbandono sullo sgabello, appoggiando i gomiti sul tavolo e sbuffando peggio di un rinoceronte in procinto di partorire.
Ma che poi, come partoriscono i rinoceronti?
Insomma, come fanno a... beh sì... avete capito oh!
C’è, non si fanno male mentre scopano… quanto cazzo pesano? Ovviamente come il mio gatto Dusty. E se mi dite che una palla di pelo non può pesare così tanto, avete sbagliato. E’ possibile eccome se hai un gatto come il mio che mangia ogni cosa che vede e che non fa altro che poltrire tutto il giorno come una vecchietta di novant’ anni in menopausa, miagolando come un disperato e leccandosi le parti intime.
Che animale!
Oh, ma aspetta… Dusty è un animale, è un fottuto gatto obeso che mi odia a morte per averlo fatto restare chiuso in cantina. Che ne sapevo io che era la dentro, insomma è così inquietante quel posto che io ci vado armata: scolapasta in testa, mestolo nella mano sinistra e coltello per affettare il prosciutto dall’ altra.
Consuelo mi ammazza se lo viene a sapere. Può sembrare una domestica dolce, comprensiva e gentile ma invece è fatta come una pigna.
Anyway, non capisco perché sono finita a parlare di rinoceronti che partoriscono (?) , gatti grossi come tavolini ricoperti di pelo che camminano come se avessero appena finito il cenone di Natale e domestiche con problemi mentali.
Ritornando a noi… stavo seduta sullo sgabello della cucina quando la figura di mia madre fa capolino dalla porta di quest’ultima.
Mi rivolge un sorriso radioso e poi si avvicina a me sedendomi accanto.
«Un altro?»chiede palese lei.
«Tanto ormai. Credo che si divertano a fotografarmi in momenti imbarazzanti, di sicuro ora avranno le foto di me che mi abbuffo come un maiale prima di essere infilato nel forno durante la cena del ringraziamento. Mi immagino già sul giornale con tanto di articolo imbarazzante: “Mia Styles affoga i suoi dispiaceri su dei puff al formaggio, potrebbe essere una tragica conseguenza dell’allontanamento del fratello o solo un problema grave che affligge la sedicenne?”. Perché non si fanno una grossa scatola di cereali di cazzi loro? C’è dimmelo». dichiaro afferrando un pezzo di torta al limone che si trovava sul tavolo.
«Tesoro, guarda che alla cena del ringraziamento si mangia ‘le canard à l’ orange’, e poi, ti prego, quando parli con me puoi non usare questo linguaggio così scurrile, mi infastidisce.» mi spiegaleicon una fantastica pronuncia francese e sottolineando la mia eleganza nel parlare.
Che poi, di tutto quello che ho detto lei, si accorge solo di quello? Bene!
Fanculo a lei, al suo francese perfetto che tanto odio e a quelle fottute anatre.
Io sono originale e mi mangio il maiale, ok?! Ok.
«Come vuoi»l’ assecondo facendo un gesto scacciamosche con la mano. Poi mordo un altro pezzo di quella deliziosa torta e ne assaporo il gusto così intenso, così cremoso e crocca- aspettate un attimo… che mi venga un colpo, questa è la pubblicità dei magnum! Oh fanculo al copyright, tanto nessuno lo verrà a sapere.
Appena finisco di mangiare, mi giro verso mia madre che ha uno sguardo stralunato, così mi affretto a chiederle qual’ è il motivo.
«Ehi ma' hai per caso visto correre Leonardo Di Caprio con indosso solo un perizoma leopardato inseguito da Fred nel nostro giardino?» dico con un tono di voce entusiasta.
Leonardo.
Leonardo Di Caprio.
Leonardo Di Caprio in perizoma.
Leonardo Di Caprio in perizoma leopardato.
Leonardo di Caprio in perizoma leopardato inseguito da Fred.
Leonardo Di Caprio in perizoma leopardato inseguito da Fred nel nostro giardino.
Para-para-paradaise, para-para-paradaise.
Ah, e Fred è il mio migliore amico/maggiordomo che abita con noi.
«No, è solo che hai mangiato un' intera torta in almeno… dieci minuti» dice sconvolta sbattendo più volte le palpebre.
Oops.
Colpa mia.
«Si beh, non facciamone un dramma»dico non curante cercando di nascondere per bene il mio stato di puro imbarazzo.
Cazzo, sono veramente un fottuto maiale.
Lei mi guarda divertita e poi prende parola.
«Devo dirti una cosa»
«Spara bionda»dico scherzosamente facendomi scudo con le mani come per proteggermi.
«Io e Richard dobbiamo volare in America per un incarico importante. Stasera»
La mi faccia da felice diventa triste, poi sconvolta e infine rossa di rabbia.
«Possibile che le cose mi vengano sempre dette all'ultimo minuto?!» urlo esasperata.
Ero sempre stata l’ultima a sapere le cose, fin dal principio.
Quando è mancata la nonna.
Quando mio fratello ha partecipato ad X-Factor.
Quando è dovuto partire.
Quando il mio vero padre se ne è andato.
Ed ora questo.
Poi però, prima che io possa dire altro, mi interrompe.
«Si beh, non facciamone un dramma».
Le sue parole mi colpiscono come una fottuta doccia fredda durante il pieno inverno, facendomi rimanere scioccata e allibita da tale risposta.
«Ma vaffanculo!»mi limito a dire prossima al pianto.
Dopo di che corro su per le scale, mi rifugio in camera mia e infilai le cuffie del mio Iphone nelle orecchie.
Faccio partire la riproduzione casuale, poi dopo poco tempo mi addormento sulle note di ‘Give me love’ di Ed Sheeran.
 

Kate p.o.v

 
Ho sbagliato in pieno a rivolgermi così a Mia, sono sua madre e avrei dovuto avvisarla.
Solo che, essendo la più piccola della famiglia – anche se ha sedici anni – per noi è come se fosse ancora la nostra ingenua e tenera bambina.
E poi la sua domanda era più che lecita.
Mentre mi abbandono con la testa sul marmo freddo del ripiano della cucina, sento la porta di quest’ultima aprirsi e la figura di Fred comparire da dietro essa.
«Qualcosa non va signora? Si sente bene o-» incomincia lui, ma lo tronco sul nascere.
«Tranquillo Fred, solo… posso chiederti un favore?» dichiaro io speranzosa.
«Tutto quello che vuole signora» mi dice lui con tono pacato.
«Kate, chiamami Kate… infondo sei il migliore amico di mia figlia» gli dico rivolgendoli un sorriso solare.
«Ehm si… ok, Kate» mi risponde un po’ titubante.
«Vedi, io e Richard dobbiamo partire tra un’ora, potresti avvisare tu Mia».
«Senz’ altro, ma non crede che-» lo interrompo di nuovo e prendo parola.
«Fidati di me. Ora, però, devo andare» sostengo palese, poi mi dirigo verso la porta della cucina; prima che possa uscire sento la risposta di Alfred.
«Ok, avviserò Mia più tardi. Ora devo svolgere alcuni commissioni.».
 

Mia p.o.v

 
Quando mi sveglio non sento nessun rumore.
Consuelo non sta usando l’aspirapolvere come in un film di ‘star wars’.
Non sento il mio gatto lamentarsi come se fosse in procinto di partorire.
Fred non sta ballando con nessuna scopa a ritmo delle canzoni dei One Direction.
Strano.
Molto strano.
Davvero troppo strano.
Mi alzo dal letto in stile pantera rosa ma, essendo così imbranata, inciampo sui miei stessi piedi e finisco con la faccia sul pavimento in parquet della mia camera da letto.
“Te pareva” penso alzandomi e aggiustandomi quell’ ammasso informe di capelli.
Mi dirigo a passo svelto verso le scale, attraverso il salone e infine arrivo in cucina.
Non si sente volare una mosca.
Non c’è nessuno.
Sto per aprire l’anta del frigo, quando un post-it color giallo fluo attira la mia attenzione:
 

Sono uscito a fare la spesa.
Consuelo è andata all’ aeroporto.
Tua madre, invece, è partita con Richard.
P.s: Compro la pizza al tonno xx

 
 
Quanto lo potevo adorare.
Mi è andato a comprare la pizza.
La mia dolce e buona pizza al tonno.
La mia preferita.
Anche se scrive alla cazzo di cane, eh.
Poi è sempre il solo e l’unico che mi informa degli avvenimenti in questa dannata casa.
Come da programma, mia mamma lo ha incaricato di avvisarmi della sua partenza; che razza di vigliacca.
La cosa che non capisco però è: per quale fottuto e assurdo motivo Consuelo – ‘sono un botolo e mi dispero’ o‘sono un botolo non corro ma rotolo’ – si è scomodata fino all’ aeroporto? Cosa doveva andare a fare? Recuperare uno degli suoi innumerevoli cugini spagnoli immigrati clandestinamente; lo sanno tutti che quella donna non ha una vita sociale… almeno credo.
Beh, allora, dopo aver letto il biglietto lo accartoccio e cerco di fare centro nel cestino, ma come sempre la fortuna non è dalla mia parte e finisce dall’ altra parte della cucina.
«Dai, c’eri quasi»ammise divertita una voce alle mie spalle, la quale la identifico come quella di Fred.
Lo ripeto, idiota.
«Sei un emerito deficiente Fred Price, mi hai fatto prendere un colpo accipigna»sostengo io tirandogli un calzino.
Ma che cazz…?? Da dove cazzo è saltato fuori un calzino? Per di più in cucina.
Ha uno strano odore di formaggio stagionato e salvia.
Fred!
«Fred, idiota che non sei altro. I tuoi calzini ficcateli in bocca la prossima volta».
Lui di tutta risposta mi viene incontro correndo e mi prende in braccio stile principessa delle fiabe, incominciamo a girare su noi stessi arrivando fino in salotto, dopo di che ci abbandoniamo come due sopravvissuti di battaglia sul divano color bianco panna.
«Non insultarmi, ho comprato la pizza al tonno»se ne esce ammiccando amichevolmente.
«Questo non cambia il tuo basso tasso di intelligenza»sostengo io ovvia accendendo la TV e selezionando su AXN – solo chi possiede sky può capire – dove stavano trasmettendo il mio telefilm preferito: Hawaii-Five O.
Solo una parola.
S.T.U.P.E.N.D.O.
Almeno detto sillabato rende di più.
«Parla l’intellettuale. Hai preso una F in chimica, sei un bradipo»contesta lui sogghignando.
«Non si ride delle disgrazie altrui brutta pigna» rispondo io tirandogli un pugno scherzoso all’altezza del petto.
Lui di tutta risposta incomincia a ridere.
Sembra un foca ritardata con crisi epilettiche. Che si faccia curare per l’amor di dio.
Sto per commettere un omicidio nei confronti di Fred, quando il suono del campanello mi distrae dal mio intento.
Lui mi guarda con una faccia come per dire “Stavi aspettando qualcuno?”, ma poi ci ricordiamo che Consuelo è uscita per andare a fare non so che di che non so cosa, così vado alla porta.
«Chi è?».
«Io».
«Ma io chi?».
«Io, io».
«Io, io chi?».
«Ma porco puttana, io!».
«Ahh, e dillo prima allora».
Così dicendo apro la porta, trovandomi una Consuelo bagnata fradicia dalla testa ai piedi.
Ma ha piovuto? Strano, non ho sentito niente.
Dietro di lei però scorgo cinque teste: un bionda – schifosamente tinta –, due castane – di quale una riccia come se avesse messo le dita nella presa di corrente – e una scompigliata come una follata di vento lo avesse preso in pieno, una cresta chilometrica con una strisciata di cacca di piccione in mezzo e una rasata.
Tutti questi mi guardano con un sorrisetto identico stampato in faccia degni del pagliaccio del film horror IT.
Stop the tape and rewind… sono i cinque carciofi stagionati.
Che la tortura abbia inizio.



Spazio autrice 
Ciao ragazze eccomi tornata con una nuova storia.
Lo so che devo anche oggiornare le altre,
ma mi è venuta in mente questa idea e l'ho voluta pubblicare.
Spero vivamente che vi piaccia, perchè ho creato questa storia per farvi ridere,
anche se ci saranno alcune scene non molto belle durante il suo sviluppo.
Naturalmente accetto critiche e consigli,
ma anche delle opinioni positive: sono molto bene accette.
Bene ora devo andare,
vi lascio una foto della protagonisca e con quelle di Scarlett, Fred, Kate, Consuelo e i ragazzi.
Allora alla prossima splendori, un bacio...
Fight__ <3

 

Mia. Fred. Scarlett. Consuelo. Kate. Liam. Niall. Harry. Zayn. Louis.


  
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