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Autore: Abbykat    14/07/2013    0 recensioni
Scritta per la challenge Day After Tomorrow: separati dalla squadra, con il mondo nel caos e le acque che si alzano, due X-Men lottano per farcela e per mantenere viva la fiamma.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna Raven/Rogue
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: X-Men e i suoi personaggi sono proprietà di Stan Lee e Jack Kirby e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

AGAINST THE WIND
scritta da Abbykat, tradotta da Alessia Heartilly

Una volta, durante una vacanza a sud anni prima, erano stati sorpresi da un temporale estivo. Remy era andato nel mezzo di un campo appena seminato ed era rimasto in piedi nello scroscio di pioggia, gridando esultante al vento ad ogni rombo di tuono.

Lei gli aveva detto che era pazzo, ma era uscita comunque a incontrarlo, e tutti e due avevano riso del cielo nero come bambini, troppo infiammati di vita per interessarsi del fatto di essere fradici fino al midollo. Avevano aspettato la fine del temporale nel fienile del granaio di qualcuno, avvolti insieme in una coperta per cavalli, e quando era finito il mondo sembrava fresco e nuovo, sfregato fino ad essere pulito e splendente della luce del sole sotto un cielo azzurro chiaro.

Rogue pensava a quel pomeriggio estivo più di quanto le piacesse ammettere. A volte il ricordo la faceva persino ridere. Ma non spesso, e mai senza una certa durezza. Le sembrava che ci fosse una certa ironia nella situazione.

Ma non aveva spesso l'energia per ridere, in ogni caso.

Quaranta giorni e quaranta notti di pioggia, diceva la vecchia storia, avevano allagato il mondo intero. Rogue aveva tenuto il conto per un po', ma ad un certo punto aveva perso il senso del tempo come qualcosa di diverso da periodi di luce e buio. La pioggia continuò a cadere, a volte finissima e a volte in spesse cortine di acqua, ma non smise mai, e il vento strattonava qualunque cosa, strappando foglie e rami dagli alberi e gemendo intorno agli edifici, ululando alle porte e alle finestre sbarrate come una bestia che chiedesse di entrare.

Non ci si accorgeva di quanto buio potesse diventare il mondo fino a quando non mancava la luce, fino a quando non c'era la luminescenza ambrata dell'inquinamento luminoso a tagliare l'oscurità impenetrabile, e la luce della luna e delle stelle erano ricordi lontani sepolti nelle nuvole minacciose. Il volo era una lotta contro il vento; nella luce del giorno poteva rischiare e lo faceva spesso, facendosi strada testardamente attraverso le folate e gli scrosci d'acqua che portavano per raggiungere un'altra macchina sommersa o un altro gruppetto di persone rannicchiate sul tetto di un edificio allagato. Ma la notte, con la fatica che chiedeva pegno, era troppo facile ritrovarsi scossa di qua e di là fino a non saper distinguere l'alto dal basso, nel buio. Ci aveva provato alcune volte, tempo prima, fino a quando un improvviso e disgustoso impatto con il terreno l'aveva lasciata senza fiato e coi capogiri.

Ora alla fine delle giornate passeggiava, e ogni passo sguazzava, fango e acqua alla caviglie che si aggrappavano ai suoi piedi come per trattenerla.

Non era sicura del perché sembrasse un tradimento. Sapeva che Remy soffriva per New Orleans, il Quartiere Francese e tutti i suoi molti segreti persi nelle alluvioni e negli uragani che spazzavano la costa. Ma per Rogue, guardare il Mississippi che si alzava per inghiottire la terra era come un incubo di un compagno di giochi dell'infanzia che tornava per darle la caccia nella notte, con le mani protese verso la sua gola. Lei aveva amato il fiume, era cresciuta sulle sue rive, ma ora ogni giorno guardava l'acqua che si alzava, alberi sradicati e bestiame affogato e frammenti di vite sbriciolate trascinate via dalle sue correnti fangose.

Indossava un impermeabile, ma non era mai abbastanza; alla fine della giornata era sempre fradicia e tremante. Dentro i guanti, le dita erano ruvide e rovinate e doloranti, e si stringeva inutilmente di più nel cappotto mentre rivoletti d'acqua le correvano lungo la nuca, lungo la schiena, attraverso vestiti troppo pieni per assorbirne ancora. Si era tagliata i capelli appena sotto il mento per evitare che vento e acqua sporca le riducessero i ricci in una massa disperata - Remy le aveva lisciato dolcemente con la mano la chioma accorciata e le aveva detto che era ancora bellissima, e lei aveva riso, disperata, chiedendosi a cosa sarebbe servita ora la bellezza.

Con il vento che le soffiava in faccia e le buttava le ciocche bagnate di capelli contro la pelle, avanzò tenacemente, scegliendo la strada più che altro per memoria muscolare, tra le ombre torreggianti dei soliti edifici in mattoni. Sapeva che c'erano altre persone lì - di più ogni giorno, che scappavano dal freddo omicida che si era sistemato sulla metà settentrionale del paese, solo per scrivere che la parte meridionale non era molto più accogliente. Alcuni andavano avanti, sperando di trovare un qualche posto più sicuro. I più restavano, ammucchiandosi nei dormitori e negli uffici e nelle aule del campus che era diventato il loro rifugio, credendo quello che Rogue stessa stava iniziando a temere - non c'era più alcun posto sicuro.

Erano lì, accalcati alla luce di candele e torce e ad ascoltare il vento e il rumore di sottofondo della pioggia, ma le finestre erano ben sigillate, chiuse con ogni frammento di legno che era stata in grado di salvare, e Rogue sapeva che non avrebbe visto un solo luccichio. Si stavano nascondendo dalla natura, bambini che si tiravano le coperte sulla testa per sfuggire all'attenzione del mostro che ululava nel vento.

L'ultima parte era la peggiore - le zone comuni dell'università, una grossa distesa di terreno aperto con nulla a bloccare la forza del vento a parte la statua di bronzo che continuava a fare la guardia al centro del prato sott'acqua. La camminata fredda e stancante attraverso il campus faceva sempre pensare a Rogue a un'altra scuola, e visi che non vedeva da quando i cieli si erano rannuvolati la prima volta. Non c'era stata notizia degli altri X-Men, e il silenzio da Westchester la lasciava a temere il peggio. Facendosi strada nelle aree comuni al buio, nelle fauci del vento e della pioggia, era anche troppo facile pensare che lei doveva essere l'ultima persona rimasta sulla terra.

Ma mentre Rogue si accucciava alla base della statua, appoggiandosi al marmo scivoloso di pioggia, e chiedendosi debolmente se sarebbe stata capace di trovare la forza di camminare per il resto delle parti comuni, una luce prese vita in fondo al prato coperto di fango. Un minuscolo faro, solido e libero dalla tempesta, per guidarla.

Quando raggiunse finalmente la porta delle sale studenti, Remy la stava aspettando, una carta da gioco che brillava ancora radiosa nella sua mano.

Sembrava vecchio, con il viso sgrossato indurito e messo bruscamente in ombra in un modo che non poteva essere del tutto dovuto all'energia biocinetica che illuminava la carta. Il suo soprabito era macchiato e lacero, ma lo indossava comunque, con la stessa determinazione testarda che mandava fuori Rogue a combattere le battaglie quotidiane contro la tempesta.

Si chiese, mentre lui le metteva un braccio intorno alla spalle e la guidava oltre la porta nell'immobilità dell'edificio illuminato da candele, quante persone quel giorno gli avessero detto che erano i mostri come loro ad aver fatto impazzire la natura.

Nessuno dei due parlò. Lui la aiutò a togliersi l'impermeabile, le mise un asciugamano intorno alle spalle, mentre l'acqua si raccoglieva in pozzanghere fangose sul linoleum sotto ai suoi piedi. Nonostante i suoi tentativi, Rogue si trovò a tremare; non faceva molto più caldo dentro che fuori, per le temperature invernali in giugno, e non era sicuro di cosa avrebbero fatto quando le giornate si sarebbero accorciate.

Fece un tentativo simbolico di resistere quando Remy la attirò a sé, pensando stupidamente ai vestiti asciutti, ma lui lo ignorò, e Rogue era troppo esausta, aveva troppo freddo - aveva troppo bisogno di lui - per fare altro a parte lasciarlo fare. Chiuse gli occhi e si appoggiò al suo petto, lasciò che le sue braccia sostenessero un po' del suo peso.

Le sue labbra le sfiorarono la fronte, e la sua mutazione lo avvolse di uno shock simile a una dose di whiskey, un frammento rubato del suo potere che entrava in lei per respingere il gelo. Con esso arrivò una folata di pensieri, confusa ai bordi dalla fatica, ma calda di tutto ciò che provava per lei. Immagini più che parole - vestiti asciutti, una minestra calda, un nido di coperte nell'appartamento al terzo piano che avevano marchiato come proprio. Una bottiglia di vino che lui aveva trovato tra i rifiuti, da qualche parte, e nascosto. Lei distolse la testa, separandosi da lui per sbattere stupidamente le palpebre guardandolo.

L'angolo della bocca di lui si alzò in un mezzo sorriso. "Messo da parte per un giorno di pioggia, hein?"

Qualcosa si sciolse dentro Rogue. Posò la testa contro la sua spalla e, nonostante se stessa, iniziò a piangere.

*****
Nota della traduttrice: ammetto di non conoscere il fandom, per cui segnalatemi pure eventuali stranezze o cose che non tornano e le correggerò. Questa autrice ha scritto storie molto belle nel mio fandom, per cui ho pensato che forse valeva la stessa cosa anche per gli altri... e ho deciso di tradurre :) Mi sono betata da sola, per cui eventuali errori sono colpa mia.
Ogni recensione sarà tradotta e fatta avere all'autrice, e ogni eventuale risposta alle recensioni sarà poi pubblicata nei vari archivi.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :) Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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