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Autore: llAurorall    14/07/2013    0 recensioni
Dietro il cavaliere e la strega, l'eroe e l'eroina, sono solo un uomo e una donna. Li attende lo stesso destino che attende molti altri: gli avvenimenti quotidiani di una vita da vivere. Solo che le loro vite non sono mai state destinate ad essere semplici...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

THE NOT SO SIMPLE LIFE
I. UNTOLD FEARS

scritta da llAurorall, tradotta da Alessia Heartilly

Squall Leonhart abbassò lo sguardo sul suo fascicolo della missione. Il testo stampato stava iniziando a turbinare sulla pagina. La voce del preside Cid era un ronzio fastidioso in sottofondo. Persino Quistis, la donna più attenta del Garden, si stava velocemente addormentando sulla sedia accanto a lui.

Erano stati confinati in questa piccola stanza per oltre due ore, a discutere della loro missione successiva; una cena di società con Esthar e Galbadia. Ci sarebbero stati cibo, danze e champagne. Per quanto riguardava Squall ci sarebbero state indigestione, inganno e non abbastanza alcol in cui nascondersi. Non c'era speranza di fuggire.

Per la maggior parte la sua attenzione era divagata sul come costringere Rinoa ad andare con lui. Lei odiava queste riunioni ufficiali quanto lui. All'ultima, quando lei e suo padre erano quasi arrivati alle mani, aveva giurato di non partecipare più a nessun'altra riunione.

Rinoa era l'unica che le rendeva sopportabili. Se lei non ci andava, lui non pensava di poterle superare senza causare un incidente internazionale.

Sul punto di chiedere un aggiornamento, per pietà, Squall raggelò. Una paura violenta gli strinse lo stomaco. La sua pelle iniziò subito a sudare.

Si alzò senza rendersene conto, radicato sul posto per il terrore.

"Rinoa..." sussurrò.

I suoi piedi si mossero di loro spontanea volontà. Inciampò nella sedia, ignorando i richiami di Cid e Quistis. I corridoi del Garden si confondevano mentre correva. Sentì Zell che lo chiamava per nome ma anche quello non era importante. Tutto ciò che importava era la paura che gli attanagliava il corpo; una paura che non era sua.

Rinoa era nei guai. Era spaventata e aveva bisogno di lui. Nulla poteva avere la meglio su quella richiesta. Non gli era mai servito tanto tempo per coprire la breve distanza tra gli uffici e i dormitori.

Quando finalmente irruppe alla porta dell'appartamento che condividevano, il cuore minacciava di uscirgli dal petto. Il suo mondo era ristretto a Rinoa. Lei era in piedi, paralizzala e terrorizzata, che si rendeva a malapena conto del suo ingresso improvviso e violento.

Si mosse immediatamente verso di lei. Gli occhi gli dicevano che la sua amante stava bene; nessuno era andato a prenderla mentre lui era via. Ma doveva esserne certo; toccarla, abbracciarla, sentirla respirare tranquilla tra le sue braccia. Quando fu a metà della stanza lei lo guardò direttamente. Il sollievo che le inondò il corpo era ovvio persino per lui.

"Cosa è successo?" la consolò, girando intorno all'angolo di un mobile.

Rinoa puntò un dito tremante proprio davanti ai piedi di lui.

Squall abbassò lo sguardo; non riusciva a vedere niente. Ma poi qualcosa colse il suo sguardo, muovendosi.

"È questo che ti ha spaventato così tanto?" chiese lui, completamente stupito.

Lei annuì debolmente. "Fa' qualcosa."

Squall permise al suo sollievo di regolarizzargli il battito del cuore. Rinoa non era in pericolo. Che lei fosse stata così potentemente spaventata da un ragno era una specie di shock. La sua strega aveva decimato da sola alcune creature piuttosto potenti e non aveva mostrato un grammo di paura. Di certo nulla di livello tale da causare un panico reciproco che avesse il sopravvento sulle sue emozioni. La profondità del loro legame non era per nulla spaventosa. Stranamente, lo rendeva felice il fatto che lei fosse così legata a lui.

Rinoa poteva essere pietrificata dalla paura dei ragni ma, come aveva appena confermato lui, la più grande paura di Squall era perdere lei. Esserle tanto vicino da sentire ogni sua emozione rendeva più facile il proteggerla; rendeva più facile l'essere lì quando era in pericolo. Il rischio di perderla, e la paura che lo accompagnava, diminuiva un po' con quella consapevolezza.

"Cosa vuoi che faccia, che ci metta un piede sopra?"

"No!" Lo bloccò lei. "Non ucciderlo."

"Quindi non lo vuoi qui, ma non vuoi che lo uccida?"

Rinoa annuì vigorosamente, resistendo alla tentazione di gridare. "Buttalo fuori dalla finestra o una cosa così."

"Sei una mezza calzetta, sai?" ridacchiò Squall. Ora che il momento della paura era finito, si sentiva giocoso, diversamente dal solito. Si chinò e prese la piccola cosa nera.

"No. Sono una ragazza. È perfettamente normale per una ragazza avere paura dei ragni. È persino genetico; come i ragazzi con il gunblade che sono fighi," rispose Rinoa in modo compassato, mantenendo la distanza da Squall e dallo strano aracnide che aveva catturato.

"Genetico?"

Lei annuì, facendo velocemente un passo indietro quando si avvicinò troppo. "Assolutamente sì."

"Lo sai che lui ha più paura di te, giusto?" disse Squall, guardando la creaturina che teneva tra le dita. Le sopracciglia si sollevarono un momento e poi tornarono alla sua solita espressione stoica.

"Assolutamente non è possibile," disse Rinoa inghiottendo, sopprimendo a malapena un brivido.

"Hai sconfitto Artemisia!" fece notare Squall, lottando contro un sorriso che minacciava di surclassare la sua compostezza. "Hai combattuto contro una delle più malvagie tiranne di ogni tempo, e hai paura di un ragnetto?"

"Ogni strega ha le sue debolezze. Succede che le mie siano te e i ragni."

Un enorme e crudele sorriso increspò gli angoli della bocca di Squall. "Io sono la tua debolezza, eh?"

Quando cercò di avvicinarsi, Rinoa indietreggiò contro un muro. "Non osare avvicinarti a me con quella cosa, Squall Leonhart. Altrimenti grido."

Ignorando le sue minacce come se nulla fosse, Squall colmò la distanza rimanente tra loro. Intrappolata tra lui e il muro, Rinoa non aveva un posto dove scappare. Voltò la testa invano, e chiuse forte gli occhi. Quando il respiro di Squall le solleticò il collo, le venne quasi un colpo.

"Quindi, quanto ti rendo debole?" la stuzzicò lui.

"Sono impotente," disse lei in un respiro, disperatamente sincera. "Liberati e basta di quella cosa, e farò tutto quello che vuoi."

Rinoa poteva sentire il sorriso sulle labbra di Squall contro la curva del suo orecchio. Odiava quanto lui si stava divertendo. "Devo andare a una cena tra due settimane," spiegò. "Cravatta nera; politica; vecchi uomini noiosi. Dimmi che verrai con me."

Odiava le cene formali; soprattutto quelle che coinvolgevano i superiori di Squall e le loro controparti politiche. Aveva detto, ad alta voce e spesso, che avrebbe preferito combattere con uno sciame di Lesmathor che sedersi a una di quelle riunioni pompose e cerimoniose. Ma questo era un ragno peloso e il suo stesso cavaliere la stava tenendo in ostaggio.

"Affare fatto," grugnì Rinoa. Non c'era molto che potesse fare se c'era di mezzo un ragno. Immaginò che in quel momento si sarebbe persino seduta a una riunione di famiglia tra suo padre e quello di Squall; due uomini cresciuti che si comportavano come bambini quando occupavano la stessa stanza.

"Affare fatto," concordò Squall, baciando il battito sfarfallante sul collo di Rinoa.

La carezza leggera come una piuma della sua bocca la portò quasi a distrarsi. "Dov'è?" riuscì ad articolare, anche se a denti stretti e con senso di euforia che arrivava alle stelle.

"Dov'è cosa?" chiese lui, con noncuranza. Le punte delle sue dita scesero lungo le spalle nude di lei, meravigliandosi dell'onda di pelle d'oca che lasciavano nel loro scorrere. Rinoa era sempre così aperta con lui; reagiva in maniera così indifesa al suo tocco. Lo lasciava sempre remissivo e senza fiato.

"Non giocare con me, Squall," lo avvertì Rinoa. "Liberati del ragno."

Una risata oscura tuonò nel petto di Squall. Aprì la mano che conteneva il ragno e aspettò che Rinoa aprisse gli occhi. L'espressione confusa sul suo viso, che gradualmente si fece più consapevole, non aveva prezzo.

"Non è un ragno," fece notare stupidamente.

Squall rise ancora. "Vero. È il filo del tappeto." La piccola palla di stoffa nera rotolò nella brezza. Non era proprio un ragno, ma nel panico lo si poteva tranquillamente confondere per tale.

Rinoa si prese un momento per darsi un contegno. Con Squall che si manteneva vicino era difficile. Una volta o due aprì la bocca, come un pesce, e senza parole. Quando fu finalmente in grado di tornare a guardare l'espressione apertamente maliziosa di Squall, riuscì a dire solo una cosa.

"Mi hai ricattata con dei pelucchi di tappeto?"

Il ruggito latente nella voce di Rinoa avrebbe dovuto essere un avviso sufficiente a far ritirare Squall. Ma come aveva già sottolineato la sua amante, lui era una delle sue debolezze. E non era colpa sua se lei aveva scambiato della stoffa nera per un ragno.

"È un punto di vista," rispose senza colpa, come se non lo avesse appena fatto davvero. In verità, non aveva inteso di usare la situazione a suo vantaggio. Ma l'opportunità era stata troppo buona per lasciarsela sfuggire.

"Sei un farabutto," lo ammonì furiosa Rinoa, premendogli le mani sul petto e spingendolo via. Il suo sforzo era a malapena visibile e non si arrabbiò quando lui non si mosse.

Squall le sistemò i capelli neri dietro l'orecchio con l'affetto più puro. La punta del suo pollice le accarezzò il mento. Lei chiuse gli occhi.

"Ma ti amo..." sussurrò lui, tranquillo in maniera soprannaturale. Il suo cuore non smetteva mai di saltellare a quella semplice dichiarazione.

Rinoa fece un sorriso largo abbastanza da mostrare i denti. Con gli occhi ancora chiusi, strofinò le labbra contro la sua mandibola. Le dita affondarono in capelli spessi color nocciola. Lui smise di respirare quando lei parlò.

"È l'unica ragione per cui sei ancora vivo, Comandante." La voce doveva essere ferma, ma tradiva il suo perdono.

"Sono fortunato," disse lui con un sorrisetto, strofinando il naso contro il suo, gioendo della sua risata ritmica prima che lei lo baciasse.

Più tardi, avrebbe dovuto ricordare di ringraziarla anche per averlo fatto uscire da quella riunione. Molto più tardi...

*****
Nota della traduttrice: su ff.net la storia è segnata come incompleta. In realtà sarebbe una raccolta di oneshot, ma l'autrice ha da tempo abbandonato il fandom (e una storia bellissima ;_;), per cui non so se ne aggiungerà altre. Per il momento metto questa come oneshot, poi si vedrà^^
Come sempre, ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :)
E... pochi giorni fa è stato aperto un archivio dedicato esclusivamente a Final Fantasy, Kingdom Hearts e Dissidia! Non è ancora del tutto completato e mancano i personaggi delle ultime categorie, ma intanto potete cominciare a iscrivervi e postare! Lo trovare qui: FF Archive.
Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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