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Autore: Elisewin_vive    27/01/2008    9 recensioni
Dedicato ad un uomo che ha fatto ridere, piangere, sorridere, arrabbiare, pensare e riflettere. Dedicato ad un uomo buono, creativo, gentile, generoso, intelligente, simpatico, spiritoso e saggio. Dedicato a colui che ha combattuto per i suoi ideali fino alla fine, fino all’ultimo, combattendo. Dedicato a colui che per poche parole intendeva pigna, pizzicotto, manicotto, tigre. Dedicato ad Albus P. B. W. Silente. Ripubblicata il 5 aprile 2011.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La mia prima one-shot.
Ripubblicata il 5 aprile 2011.

- Severus... Severus... ti prego... -
- Avada Kedavra! -

- NOOOOO! -
Era una calda notte di fine giugno e nella tranquilla Privet Drive un urlo squarciò il cielo. La fioca luce della luna illuminava lievemente la camera da letto al secondo piano della villetta al numero 4, dove proprio in quell'istante un ragazzo si svegliò di soprassalto, urlando.
L'aveva sognato di nuovo.
Il ragazzo inforcò gli occhiali che giacevano abbandonati sul comodino e si alzò avvicinandosi alla finestra, da cui filtravano i raggi rischiarando nella penombra il suo volto.
Gli occhi smeraldini come quelli della madre erano luminosissimi ma velati da un grande dolore, la fronte incisa da una profonda cicatrice a forma di saetta che era appoggiata al vetro della finestra per alleviarne il dolore, i capelli perennemente scompigliati facevano pensare ad un ribelle e in questo era la fotocopia del padre.
Lui era Harry Potter, il Prescelto, destinato a sconfiggere Voldemort.
E anche se avesse dovuto sacrificare la propria vita l'avrebbe fatto.
Per gli altri.
Per quelli che erano ancora vivi e per quelli che non c'erano più.
Per quelli che si erano sacrificati per lui.
Per Lily e James, i suoi genitori, che non avevano avuto timore di difenderlo anche a costo di rimetterci la vita.
Per Diggory, che era morto perché era con lui quella notte durante il Torneo Tremaghi nel cimitero.
Per Sirius, che era morto per difenderlo e non aveva esitato a raggiungerlo quando ne aveva bisogno.
E ora anche per Silente.

Silente. Silente che l'aveva sempre aiutato, Silente che per lui era stato un maestro di vita, un difensore, quasi un secondo padre. Silente che era il mago più potente al mondo e conosceva tutto, Silente tanto buono, tanto amato.
Silente che si era indebolito per vuotare uno stupido bacile e che era stato ucciso da un traditore. E quel traditore era Severus Piton, professore di Difesa Contro le Arti Oscure, membro dell’Ordine della Fenice e soprattutto uomo fidato di Silente.

La cicatrice, ancora appoggiata al vetro, pulsava tantissimo ed Harry, indebolito, cadde a terra dal dolore, addormentandosi.
La mattina dopo Harry si svegliò per terra, la cicatrice pulsante e un grosso mal di schiena. Si alzò a fatica e iniziò a vestirsi. Scese le scale e tra la zia Petunia intenta a lavare la cucina e lo zio Vernon intento a guardare la televisione nessuno si accorse di lui.
Ma a lui andava bene così.

Uscì di casa e si incamminò lungo Privet Drive mentre i ricchi e avari padroni delle case del circondario innaffiavano i loro giardini, guardandolo storto.
Era sempre stato strano, quel ragazzino orfano che viveva dai Dursley, che andava al Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili e che perciò era il ragazzo più spaventoso del quartiere, forse secondo solo al cugino Dudley, diventato Campione di Pesi Medi Juniores; ma da quando era tornato l'avevano trovato più strano che mai.
Ma cosa ne sapevano loro.

Non sapevano che il mago più potente del mondo era morto e che ora il mago più spaventoso era in libertà e che stava cercando proprio il ragazzo, per ucciderlo.
Non sapevano che le persone a cui il ragazzo teneva erano tutte morte per mano dell’uomo che avrebbe dovuto sconfiggere.
Non sapevano che stava crollando il mondo intorno a Harry Potter.
Harry Potter ora era solo, veramente solo.

Ripensò a Silente, a come era morto, a come l’aveva lasciato attaccato alla parete del castello in silenzio.
Ripensò alla sua voce gentile e dolce al primo anno, davanti allo Specchio delle Brame: - L’uomo più felice della terra riuscirebbe a usare lo Specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire che, guardandoci dentro, vedrebbe se stesso esattamente com’è. Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere - .
Ripensò al secondo anno, quando dopo essere uscito con Ron, Allock e Ginny dalla Camera dei Segreti era rimasto nell’ufficio del Preside e guardando il vecchio preside negli occhi aveva mormorato: - Professor Silente… Riddle ha detto che io sono come lui. Strane somiglianze, ha detto... - E il preside gli aveva risposto: - Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità -, tutto raggiante.
Ripensò al terzo anno, a come dopo la fuga di Sirius Silente aveva compreso ciò che Harry voleva dire: - Credi che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? Non credi che le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di grande difficoltà? Tuo padre è vivo in te, Harry, e si mostra soprattutto quando hai bisogno di lui. Altrimenti come avresti fatto a evocare proprio quel Patronus? Ramoso è tornato a correre proprio la notte scorsa. Quindi ieri notte hai visto tuo padre, Harry... l’hai trovato dentro di te -.
Ricordò il quarto anno e ricordò come era tornato ad Hogwarts con la passaporta in una mano e vicino il corpo di Diggory: - E’ tornato. E’ tornato. Voldemort. Voleva che lo portassi indietro. Voleva che lo riportassi ai suoi genitori - aveva sussurrato, con gli occhi pieni di lacrime, e Silente lo aveva sollevato da terra e rimesso in piedi, sussurrandogli con dolcezza: - Harry, ora non puoi aiutarlo. E’ finita. Lascialo. -
Rammentò il quinto anno quando al Ministero Voldemort si era impossessato di lui e aveva detto: - Uccidimi adesso, Silente... Se le morte non è nulla, Silente, uccidi il ragazzo... - E Silente era rimasto indeciso, tremante e alla fine si era ritrovato sul pavimento, con Silente che lo guardava negli occhi, a pochi centimetri dal suo naso e gentile, gli aveva chiesto: - Stai bene, Harry? -.
Ma ormai era tutto finito, la possibilità di stare con Ginny, Hogwarts, la vita di Silente e l’ultima possibilità di sconfiggere Voldemort.

“Silente non si sarebbe sacrificato se avesse pensato queste cose…” disse una vocina dentro la sua testa.
E allora, capì. Capì da dove avrebbe trovato la forza di sconfiggere Voldemort una volta per tutte.
Dall’esempio di Silente e dal suo potere più grande, dal potere di amare.
Alzò lo sguardo al cielo e disse, con le lacrime agli occhi: - Grazie, Silente -.

   
 
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