15/07/2013
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ALMENO I RICORDI NON SVANISCONO
Era passato forse un anno dalla morte di Jack, ormai Ennis aveva perso la cognizione del tempo da quando lui non c’era più. Prima, il tempo, lo calcolava meticolosamente, nella sua testa, perché contava i giorni che lo separavano dal suo amato Jack. Quando arrivava quel periodo, e finalmente poteva riabbracciare il suo amante, si sentiva vivo e avrebbe voluto che quel tempo fosse indeterminato. Ma questo non gli era possibile. Poi arrivava il momento di lasciarsi e pian piano che si allontanava da Jack, più si sentiva vuoto. E ogni giorno senza Jack, ripensava a quelle montagne di Brokeback. Le loro montagne, che li avevano fatti incontrare, che avevano giocato con il loro destino e che li avevano nascosti a occhi indiscreti. L’unico posto dove potevano consumare il loro amore e dove potevano essere solo Ennis e Jack e non padri di famiglia o mariti delle loro mogli. A Ennis piaceva ricordare tutto questo, come se quei ricordi potessero riportargli indietro qualcosa di Jack. Mentre ci pensava stringeva al petto la sua camicia e quella dell’amante, ancora entrambe sporche di sangue, sangue della loro scazzottata, prima di lasciarsi per 4 lunghi anni, per poi vedersi di rado e concedersi per poco, l’uno all’altro. Jack gli aveva preso la camicia, lo sapeva perché l’aveva trovata tra il suo guardaroba, forse gliela aveva rubata per avere un motivo in più per rivederlo quando le scuse della pesca non avrebbero più funzionato. Non c’era giorno che Ennis non pensasse al suo Jack. Perché era, è, e resterà sempre suo. Ora però nella sua vita rimaneva solo il ricordo di Jack, e non farà entrare altri ricordi che possano nascondere quello del suo amante, anche se niente poteva oscurarlo o soppiantarlo. Avrebbe portato quel ricordo fino alla fine dei suoi giorni. Aveva un rimpianto, o forse più di uno, però c’era quello che bruciava di più e che gli faceva dimenticare gli altri. Il rimpianto di non avergli mai detto “ti amo”, in modo che Jack avesse potuto morire felice senza nessuna domanda nella testa. Ma lui non era mai stato come Jack, si teneva tutto dentro. Gli dimostrava amore ma non era sicuro che fosse abbastanza per lui. Pensava che a Jack avrebbe dovuto dargli di più, che avrebbe meritato anche qualche frase che concretizzasse meglio i suoi sentimenti e i suoi gesti. A Jack invece non servivano frasi per far capire a Ennis quanto ci tenesse a lui. Riusciva ad esprimersi con il corpo più del compagno. Ennis era sempre stato un po’ introverso. C’erano momenti in cui retrocedeva, cercando di non soffrire più, cercando di farsi lasciare, Jack allora tirava fuori qualche frase che esprimesse il suo amore verso l’amante per fargli capire che era davvero importante e a quel punto Ennis piangeva stretto tra le sue braccia dalle quali veniva cullato e calmato. Ennis continuava a ripercorrere quei momenti ma gli faceva male ricordare tutto questo perché ora non poteva più avere Jack accanto. Rimase lì sul letto della sua roulotte a stringere le camice, a piangere e a singhiozzare quella perdita che ora lo aveva svuotato completamente e che gli aveva lacerato e distrutto l’anima e il cuore fino a ridurre entrambi a pezzi. Il suo cuore non avrebbe più battuto per nessuno eccetto che per il ricordo di Jack. Purtroppo non gli era rimasto ne l’odore ne il sapore dell’amante, ormai le camice non sapevano più di niente. Portavano solo il ricordo di quei corpi che ormai non si potevano più fondere. Ecco cosa gli erano rimasti, i ricordi. Niente più, solo quei bellissimi ma dolorosi RICORDI.