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Autore: Tommos_girl93    15/07/2013    4 recensioni
“Sono Harry, anche se a tuo papà e gli altri piace così tanto il nome Harold, che non possono resistere a chiamarmi così”
Okay, forse mio padre avrebbe dovuto avvertirmi che il mio maestro di golf sarebbe stato un ragazzo della mia età. Magari sarei riuscita a… No va bene, non sarei comunque riuscita a prepararmi a questo. Il golf tutto d’un tratto mi interessa. Aspetta, perché sento la gola secca?
“Tutto okay? Ehm… La settimana scorsa non volevo darti buca”
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Something new and unpredictable



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“Ecco la cocca di papà che si fa venire a prendere nella bella macchina e si fa portare al circolo di golf privato tanto per mostrarsi un pochino in giro” ecco cosa staranno pensando tutti i miei compagni di scuola.

Non mi bastava dover frequentare una stupida scuola privata con stupidi compagni snob e con la puzza sotto il naso, no: devo anche essere giudicata da loro perché mio padre si è messo in testa che sua figlia deve per forza imparare a comportarsi come tale:

 

“Perché non togli quegli stracci e metti uno dei vestiti che ti ha comprato la mamma la settimana scorsa Rachel?”

“Rachel tesoro, dovresti pensare al tuo futuro e interessarti all’economia della società, non perderti in quei progetti di volontariato inutili”

“Perché non ti trovi un ragazzo alle feste del circolo Rach? Ci sono molti figli dei miei colleghi a cui piaceresti moltissimo!”

“Dovresti fare qualcosa per poterti assicurare un futuro decente bambina mia”

 

Sono stufa di questi discorsi, stufa dei miei genitori che mi torturano ogni sera con le stesse cose, con le stesse idee chiuse e antiche.

Decidere di seguire un corso nello sport preferito da mio padre, per chiudergli la bocca? La scelta più sbagliata che potessi fare, ma non posso tirarmi indietro ora. Mio padre ha assunto un istruttore privato al circolo dove gioca, o meglio, parla di affari e di come distruggere l’ambiente con orribili complessi residenziali, con i suoi colleghi.

 

Oh il corso, la settimana scorsa, è cominciato benissimo: l’istruttore ha mandato un sostituto perché non stava per niente bene, ha detto che era un suo amico e che mi sarei comunque trovata benissimo. Sbagliato. Il tipo mandato dall’istruttore aveva una quarantina d’anni, era sarcastico, insopportabile e avevo l’impressione che lasciasse un po’ troppo cadere l’occhio quando mi piegavo per provare a sistemare la pallina.

Ma un paio di minacce da parte di mio padre hanno rimesso in riga l’istruttore, quello vero, e oggi, per la seconda lezione, ha promesso che ci sarà lui. Cosa mi aspetto? La fotocopia del suo amico ovviamente: insopportabile, vecchio e antipatico; mio padre dice che si chiama Harold ed è uno dei migliori golfisti nel circolo, il che non fa altro che confermare le mie idee: insopportabile, vecchio e antipatico.

 

Il posto pullula di rampolli di famiglie ricche, lagnosi e capricciosi, che pretendono che i loro genitori li fissino senza sosta, come fossero dei veri campioni. Alzo gli occhi al cielo, c’è un motivo se ho sempre cercato di evitare questo posto e preferisco andare alla casa del volontariato giù in città. Le persone lì sono molto più vere, più gentili e genuine, e più di tutto, non giudicano, salutano e ringraziano sempre. Pensare ai miei amici lì, mi fa sorridere: cerco sempre di nascondere il mio cognome per paura che mi colleghino a papà, ma quando capiscono chi sono non cominciano a trattarmi diversamente, è bello per una volta non avere il peso dell’eredità di mio padre sulla schiena.

“Hey, aspetti qualcuno?”

Un ragazzo mi rapisce dai miei pensieri e mi riporta al circolo, poggiata alla colonna, nell’attesa del mio istruttore. Gli lancio un’occhiata veloce, è un ragazzo abbastanza alto, moro, riccio, deve avere più o meno la mia età. E chi sono io per non degnare un bel ragazzo di una risposta?

“Veramente sì, il mio istruttore, ma sono io ad essere in anticipo quindi non importa”

Rispondo aprendomi in un sorriso. Lui allunga la mano destra come per presentarsi. Sulla targhetta il nome risulta Harry.

“Se stai aspettando quel pessimo istruttore che è già mancato alla prima lezione, credo di doverti le mie più sentite scuse, ti prometto che non accadrà più. Sono Harry, anche se a tuo papà e gli altri piace così tanto il nome Harold, che non possono resistere a chiamarmi così”

 

Okay, forse mio padre avrebbe dovuto avvertirmi che il mio maestro di golf sarebbe stato un ragazzo della mia età. Magari sarei riuscita a… No va bene, non sarei comunque riuscita a prepararmi a questo, però insomma, non è vecchio, e con un po’ di fortuna non mi sembra né antipatico né insopportabile. Il golf tutto d’un tratto mi interessa. Cervello ti prego, non mi abbandonare proprio ora: ecco, allunghiamo la mano e ora cerchiamo un po’ di voce. Aspetta, perché sento la gola secca?

“Tutto okay? Ehm… La settimana scorsa non volevo darti buca

Okay. Ha appena fatto una battuta orribile. Mi ha appena fatto l’occhiolino. E ora sta nascondendo la faccia con la mano libera perché ha capito che la battuta era orribile. Che faccio? Rido?

“Mi chiamo Rachel, piacere”

No ragazza mia, non cominciare ad arrossire ti prego, la lezione è lunga e il corso lo sarà ancora di più.

 

“Bene, se non ti insegno il signor Hall fa costruire una miniera solo per mandarmici a lavorare, quindi forse è meglio se cominciamo, che ne dici?”

Ha un bel sorriso. E le fossette. Quelle sono un po’ il mio punto debole, lo ammetto. E in più ha gli occhi chiari, verdi e penetranti. Rachel concentrati, è solo il ragazzo con cui giocherai a golf, e va a genio a tuo padre. Quindi non va bene Rachel. Annuisco, tornando alla realtà, e con quello ci avviciniamo alle postazioni dove poco prima avevo visto i bambini. Ce ne sono due libere sulla destra, e Harry si sta dirigendo proprio lì, perfetto direi.

“Allora, cosa ti ha insegnato Joe la settimana scorsa?”

Assolutamente niente, vorrei rispondergli, però insomma, mi sembra già abbastanza pentito di aver saltato la prima lezione. Vediamo quel che mi ricordo dalla settimana scorsa… Qualche idiozia sui tipi di mazze, il put forse? Santi numi che vuoto. Provo a dirgli quello che mi passa per la mente, ma credo di avere l’espressione di un bambino colto in fallo per non aver studiato, e Harry soffoca una risata.

 

“Beh, non era un bravo insegnante, cosa ci posso fare scusa?”

Forse avrei potuto evitare il tono acidello, ma Harry semplicemente mi guarda e sorride.

“Scusa, scusa… Ti va di cominciare con qualcosa di più pratico? Tipo lanciare una pallina o qualcosa di questo genere?”

Ma quel sorriso non lo perde proprio mai? Se andiamo avanti così stanotte farò sogni con le fossette. Decido di sorridere anche io, sta cercando di fare il simpatico, posso fare la simpatica anche io no?

“Potrebbe essere d’aiuto sì, grazie”

 

Ha i ricci che escono dal cappello con il frontino… Che sensazione si proverebbe a passare le dita tra quei bei riccioli castani? Magari è sensibile al dolore quando glieli tirano, o magari no… Oops mi sta guardando mentre lo fisso.

“Sai come impugnare la mazza, giusto?”

“Ehm… Sì, più o meno. Con due mani no?”

“Direi. Sinistra più alta rispetto alla destra, a meno che tu non sia mancina, in quel caso devi fare il contrario e io non sono la persona migliore per insegnarti. Ci sei?”

Provo a impugnare la mazza come ha detto lui, ma mi sembra di avere un mazza da baseball piuttosto che una da golf. Ho un brutto presentimento. Brutto per modo di dire ovviamente, ma che vergogna. Ecco, potrei essere una veggente: Harry sta venendo dietro di me, sembra mi voglia abbracciare, e invece mi sta sistemando le mani sulla mazza. Dai Rachel concentrata. Puoi farcela. Almeno non fare figuracce. Ma il mio corpo non sembra essere della stessa opinione, appena il suo petto tocca la mia schiena riesco ad avere una specie di spasmo e respingerlo indietro. Se solo non fosse ancora più imbarazzante mi sarei già tirata una sberla.

 

“Scusami” mormoro a mezza voce, ma lui continua a sorridere. Ha le labbra rosee, da mordere. Si sposta al mio fianco e sistema la mia posizione da lì, poi si porta dietro di me.

“Tranquilla, non è niente. Ora solleva le braccia verso l’opposto di dove vuoi tirare la pallina, prima poco, per prendere la mira ed essere sicura di prendere la pallina, e poi più in alto per prendere lo slancio. Braccia tese, si piegano solo quando le porti indietro. Volta appena il piede posteriore. Concentrata, guarda davanti, non me, prometto che non sono un bello spettacolo.”

Mi mordo la lingua per non dissentire, poi torno a fissare davanti a me, tentando di concentrarmi e non ritirarmi al contatto della sua mano sul mio fianco per metterlo in posizione.

“Pronta? Mira, slancio e… Tira!”

 

Diciamo che come primo lancio non è stato male. No, in realtà è un vero disastro, non ho idea di dove sia atterrata la pallina. Io e la mira non andiamo esattamente d’accordo, mai andate.

“Beh, hai seguito quasi tutti i miei consigli, ottimo lancio!”

“Davvero?”

Sono incredula, non può veramente dire sul serio. Non so nemmeno dove sia la mia pallina!

“Ad essere sincero… No. Però insomma, come prima volta almeno non hai lanciato una zolla di terra al posto della pallina, no?”

Ho come l’impressione che mi stia prendendo in giro… Ma non ci si può arrabbiare con un ragazzo con un’espressione così adorabile, così scoppio a ridere con lui. Non mi aspettavo di poter ridere in questo posto.

 

Harry si è impuntato: vuole per forza farmi fare un tiro decente, che almeno si avvicini alla buca.

“Avanti Rachel, hai capito quanta forza dare al tiro, per quanto riguarda la mira, è solo questione di concentrazione!”

“Ma mi sto concentrando! Non funziona! Il golf non è il mio sport, basta, ci rinuncio”

Lascio cadere la mazza, incrociando le braccia sul petto e mezzo sbuffando. Harry questa volta è serio, non sorride, fortunatamente; si china a prendere la mazza e me la rimette in mano, per poi guardare l’orologio.

“Dai Rachel non puoi arrenderti così. Ho un’idea, facciamo così: ora noi prendiamo il kart e facciamo una partita, io e te”

“Ti piace vincere facile?”

“No, ma forse senza i bambini che schiamazzano potresti riuscire a concentrarti meglio”

Se solo sapesse che la mia mancanza di concentrazione dipende da lui… Annuisco senza ribattere, per poi rimanere sola con i miei pensieri. È un amico di mio padre, forse è una trappola. Però è carino… Muscoloso… Simpatico… Con le fossette… Com’è possibile che un ragazzo di quest’età, così carino, sia amico di mio padre? Dov’è l’inganno? Ma non ho il tempo di trovare le risposte, dato che Harry è già pronto ad accompagnarmi alla prima buca con il suo kart.

 

“Devi prendere prima quelli che si chiamano legni Rach, sono quelli più larghi sì, proprio quelli. Vieni qui adesso, e stai calma, non ti faccio niente”

Le sue raccomandazioni non mi tranquillizzano affatto, ho una paura folle di rifare la stessa cosa che ho fatto prima, ma non ho altra scelta se non andare a posizionarmi davanti a lui, dove ha già sistemato la pallina. Di nuovo mi fa piegare appena in avanti, mette le mani sopra le mie, sistemandole sulla mazza. Penso che potrebbe inglobarmi senza problemi, ma forse non è il pensiero migliore da fare in questo momento. Ha i piedi ognuno ai lati dei miei, il petto di nuovo contro la mia schiena, le braccia sopra le mie; i suoi riccioli più ribelli solleticano il mio collo esposto, mentre porta le labbra fin troppo vicino al mio orecchio, sento il suo fiato sul collo. Respira Rachel, non farti venire un infarto.

“Ti guido io, non c’è nulla di difficile. Piano, giusto un pochino, per prendere la mira”

Forse non avrei dovuto girarmi, le sue labbra hanno appena toccato la mia guancia e sento delle fiamme divampare sugli zigomi, una brevissima occhiata e vedo che anche lui sta sorridendo imbarazzato, ma non si è mosso di un millimetro. Mi fa alzare appena le braccia, per poi allineare la mazza con la pallina.

“Adesso un bello slancio indietro, dobbiamo dare potenza al tiro per riuscire a fare qualcosa di decente”

Con una facilità assurda, guida le mie mani fino ad averle più in alto rispetto alla mia testa, poi con la stessa facilità le porta fino a toccare la pallina, che parte con la traiettoria migliore che ho visto finora. Le nostre braccia sono entrambe all’opposto di quel che erano pochi secondi fa, ma non mi azzardo a guardare, per paura di rifare la stessa cosa che ho fatto poco fa.

 

“Wooooooooooooo! Gran lancio questa volta Rachel!”

Dice non appena si è allontanato, continuando a guardare la pallina per capire dove stia andando. E ci credo che era un buon lancio, ha fatto tutto lui… Certo è che non posso lamentarmi. Gli batto il cinque sorridendo, poi mi faccio da parte. Tocca a lui ora. Ha il volto più concentrato, non sorride, le sopracciglia sono appena aggrottate, gli occhi fissi prima verso l’orizzonte, poi sull’erba davanti a lui. Ha appena sistemato la pallina, è il momento di vedere il maestro all’opera. Mi guarda, sistema il cappellino con un mezzo sorrisetto, ma è un istante, poi torna sul suo viso l’espressione concentrata. I suoi movimenti sono fluidi e aggraziati, è naturale a questo sport, cosa che credevo solo i vecchi potessero essere.

 

“Dimmi un po’, quanti anni hai? Quarantacinque? Una cinquantina?”

Mi mordo la lingua, maledetta io e i miei discorsi cretini.

“Ne ho fatti diciannove a febbraio, perché? Sono troppo giovane per giocare così bene a golf? Dillo a mio papà, è da quando avevo cinque anni che mi porta con lui a giocare. E ho come l’impressione di essere stato concepito tra i cespugli vicino alla buca numero dieci, ma non ho nessuna intenzione di scoprire se è vero oppure no”

Punto imbarazzo per lui, uno pari palla al centro. Rimette la mazza nel porta mazze, poi mi fa cenno di salire sul kart.

“I ragazzi che conosco io a diciannove anni non vedono altro che videogiochi e ragazze, tu invece stai simpatico a mio padre. È strana questa cosa”

“Il signor Hall è un brav’uomo. Un buon giocatore, anche. Parla molto, ma mi sta molto simpatico sì”

 

E qui sono io a cambiare discorso, non voglio sorbirmi un’altra ode a mio padre, ne sento già abbastanza in giro. Parliamo del più e del meno, e tra le buche e le chiacchiere Harry riesce a infilare un paio di consigli sul golf. Non posso lamentarmi delle sue abilità da istruttore. In più, scopro che è figlio di uno dei maggiori associati di mio papà, anche se i nostri genitori non si vedono di buonissimo occhio, sono parecchio in competizione. Scopro che ha frequentato una scuola solamente maschile, una sorte anche peggiore della mia. Scopro che usa il golf come sfogo perché negli altri sport è, come dice lui, “una pippa”.

È un piacere parlare con lui, è brillante, anche se ogni tanto viene fuori con battute che farebbero cadere le braccia a mio nonno, che di battute orribili la sa lunga. Come tocco finale, ha una di quelle voci che non ti stancheresti mai di ascoltare, è profonda e piuttosto roca, ma ha quella vitalità in sé che la rende perfettamente orecchiabile. Ed è così che non mi accorgo che siamo già in ritardo di mezz’ora con la fine della lezione. E che avrei dovuto essere un quarto d’ora fa alla casa del volontariato per il mio turno. Merda. Sono in ritardo. Almeno siamo tornati verso il parcheggio.

 

“Harry devo proprio andare ora, mi dispiace”

Comincio a correre, mi precipito verso la macchina nera. Devo averlo lasciato di stucco, non l’ho neanche salutato. Che scema. Ma sono in mega ritardo, cosa posso farci?

Una decina di minuti e sono in città, ma non riesco a non pensare a Harry. È un figlio di papà accidenti! Gioca a golf, veste firmato, probabilmente ha già una super lussuosa e super dannosa macchina sportiva! Eppure ha quel non so che di genuino, come se non fosse toccato da quello che ha intorno. Impossibile. Va a genio a chiunque lo incontri, ha i modi fini ed educati, ma ha sempre la parola giusta da dire, che sia un battibecco o una conversazione amichevole, che stia prendendo in giro o debba fare complimenti veri.

Sono svampita, distratta, ma la mezz’ora rimasta del mio turno passa, tra una cosa e l’altra, velocemente: mi hanno assegnato alla mensa, non è un lavoro che richiede troppa concentrazione, così non ho molte occasioni per fare figuracce. Meglio così. Ancora un paio di minuti e dovrò tornare verso casa.

 

Ormai è buio fuori, ma non ho voglia di chiamare già mio padre, che chiamerà l’autista per farmi venire a prendere. Non voglio già tornare a casa in una macchina dai vetri scuri, trovare i miei genitori ad aspettarmi parlando di faccende economiche o della prossima festa, cenare in semi silenzio, chiudermi in camera, fare i compiti, andare a dormire. Per quanto pericoloso i miei pensano che sia, ho voglia di fare una passeggiata, entrare in un bar e ordinare un caffè in una tazza bianca, con il latte in una scatoletta di plastica e lo zucchero in una bustina, trovare una cameriera con cui fare amicizia e intavolare una conversazione sui problemi della vita.

 

Entro nel primo diner che trovo, ma forse il caffè non è la cosa migliore per il mio stomaco che brontola. Un hamburger con le patatine fritte e una coca andranno benissimo. Ordino, poi con gli occhi scannerizzo il locale per trovare un posto comodo e abbastanza illuminato. Seduto vicino alla finestra c’è un ragazzo riccio, una camicia nera, i pantaloni stretti scuri e un paio di stivaletti marroni di camoscio. Non appena mi consegnano l’ordine, vado verso di lui. È intento a fare qualcosa, forse scribacchia su una specie di diario rilegato in pelle, l’espressione super concentrata come quella di questo pomeriggio, la mano sinistra che sovrappensiero mescola il tè nella tazza.

 

“Hey Harry”

Sobbalza appena inizio a parlare, non si aspettava di vedermi evidentemente. È così carino.

“Rachel, che ci fai qui?”

“Potrei farti la stessa domanda”

“Si sta bene in questo posto, niente confusione, niente genitori pressanti, niente schiamazzi… E Laura è così simpatica. Ci vengo spesso.”

“Non avevo voglia di tornare a casa e sono entrata nel primo posto che mi ha colpito. E il mio stomaco si stava lamentando”

Ecco, magari avrei potuto evitare di parlare del mio stomaco. Abbasso lo sguardo sul suo quaderno, che lui prontamente nasconde, per poi chiuderlo e farmi un po’ di posto vicino a lui. Sarei curiosa di sapere cosa stesse scrivendo, ma non voglio essere troppo invadente, magari sono cose private.

“Non è nulla di interessante, butto giù quello che mi passa per la testa”

Dice come se mi avesse letto nel pensiero. Mi piacerebbe sapere quello che gli passa per la testa, ma evito di dirglielo, per lo stesso motivo di due secondi fa. Mi sorride come se quello che scrive lo imbarazzasse, o forse semplicemente lo imbarazza il fatto che qualcuno l’ha beccato.

 

“Non dovresti essere a casa a quest’ora Rachel? Il signor Hall dice che durante la settimana hai una specie di coprifuoco”

Ah perché mio padre deve dire idiozie di questo tipo?

“Mio padre mi crede ancora una bambina, lui e mia madre mi vogliono a casa il più possibile, hanno paura che la loro figlia diventi una ribelle che sovvertirà tutto il loro mondo di cristallo”

Gli spiego affogando una patatina nel ketchup prima di metterla in bocca. Mi sta fissando, o forse mi sta giudicando per quello che ho appena detto, ma non m’interessa, non credo mi possa capire.

“Una ribelle? Il signor Hall non parla molto di te, ma credevo fosse perché vuole tenerti tutta per lui, non mi sembri molto pericolosa”

“No, non parla di me perché si vergogna. Sono il contrario di quello che mio padre vorrebbe. Non m’interesso della sua stupida impresa, non mi cerco un ragazzo ricco con cui gongolare a nozze come se fosse un matrimonio combinato, non mi comporto come ci si aspetterebbe da me, aiuto i volontari qui vicino, partecipo alle proteste per l’ambiente…”

Gli faccio l’elenco contando sulle dita, ma se lo facessi completo andrebbe molto oltre la decina di motivi. Lui tace, mi osserva, annuisce e ogni tanto prende un sorso dalla tua tazza.

 

“Ma vuoi giocare a golf, che per tuo padre è molto importante. Il che significa che almeno un po’ lo vuoi fare felice, almeno un po’ vuoi essere la figlia che lui vuole”

“Diciamo che sto sperando che giocare a golf lo faccia stare zitto su tutto il resto. Odio quando mi impone le cose. E magari giocare a golf distoglierà la sua attenzione dalla mega protesta ambientalista che stanno organizzando e a cui io voglio partecipare. Ma tu potresti essere una spia dalla sua parte, e quindi questo non avrei dovuto dirtelo”

Di nuovo provo un gran desiderio di mordermi la lingua. Avrei dovuto pensarci prima, è ovvio! Se no perché avrebbe mandato lui? Perché io ovviamente mi sarei fidata di un ragazzo della mia età, e gli avrei detto tutto!

“La protesta della fondazione ambientalista della città? La stessa fondazione che nacque un paio d’anni fa grazie a un’anonima donazione? Credo fosse il primo torneo di golf che ho vinto, ero molto orgoglioso. Mamma e papà credono che io abbia investito i soldi in banca. Spero non vengano a sapere che in realtà il mio conto è quasi a secco. Sì, organizzare quella protesta prende un sacco di tempo, ma speriamo ne varrà la pena”

 

Devo avere la faccia scioccata. Forse perché sono scioccata davvero. Harry mi guarda con quel mezzo sorriso, come per chiedere come mai io sia così sorpresa di sentirlo dire una cosa del genere.

“Ma… Tu giochi a golf con mio padre. Con quell’orribile bestia che è il signor Hall. E hai detto che ti sta simpatico.”

“Non è che solo perché gioco a golf e non sembro un ribelle fino all’osso non possa voler fare qualcosa per l’ambiente e il mondo di oggi. Non sei l’unica figlia di papà con una coscienza sai?”

Continuo a fissarlo, dev’esserci qualcosa che non torna, dev’esserci la trappola da qualche parte. Forse sta mentendo. Ma ci scommetto quello che vuoi che non sa nemmeno da dove cominciare per dire una bugia. Semplicemente non è il tipo da menzogne, non sembra saperle dire.

“Posso darti un consiglio spassionato? Non allontanare tuo padre, non rendertelo nemico. Per prima cosa, perché non si sopravvive a un familiare come nemico, e in secondo luogo perché solo con la forza di volontà sarà difficile fare qualcosa per aiutare la causa in cui credi. Nonostante tutto, sei sua figlia, tuo padre farà sempre qualsiasi cosa per renderti felice. Anche senza rendersene conto, ti aiuterà, se sarai disposta a sotterrare l’ascia di guerra.”

“Quindi tu sei un… Ribelle in incognito, che però sta simpatico a quelli a cui dà battaglia?”

“Se vuoi metterla così”

A pensarci bene, forse è per questo che mi sento così a mio agio con lui. Siamo simili, in un certo senso; solo che lui ha trovato un modo migliore di fare le cose. Gli allungo le patatine, ne prende una e sorride in ringraziamento.

 

“Vuoi un passaggio a casa?”

E se lo chiede così, come faccio a dirgli di no? Saliamo sul suo Range Rover. Ha una bella macchina, come avevo prospettato. Vetri oscurati, interni in pelle chiara… La guida come fosse la sua macchina da anni, con sicurezza, eppure è un mostro di macchina.

“È ibrida sai? Il primo modello di Range Rover ibrido in tutta l’Inghilterra. Ho rotto tanto a papà per averlo, e per il mio compleanno quest’anno ce l’ho fatta.”

Mi sembra giusto. Non credo riuscirò mai a trovare un difetto in questo ragazzo, ci rinuncio. Magari ora vengo pure a scoprire che è una pop star internazionale.

“Ti lascio al cancello o preferisci al portone?”

“Basta al cancello grazie, sei un tesoro. Ci vediamo la prossima settimana alla manifestazione o alle lezioni di golf?”

Prima ancora di aspettare la risposta, mi allungo per dargli un bacio sulla guancia. Lui alza le spalle, poi, mentre sto per scendere, mi prende per il polso e mi mostra le fossette, come se volesse ricordarmi che le ha. Come se avessi potuto dimenticarmele in questi ultimi minuti.

“E che ne dici, invece, di vederci sabato sera, come due normali adolescenti, fuori dal circolo e prima della manifestazione?”




Writer's corner:

Salve :) Per prima cosa, grazie di essere arrivati fino alla fine di questa lunghiiiiiissima one shot, credo sia la più lunga di quelle che ho scritto... Ma ci voleva, stiamo parlando di Harry dopo tutto, no?

Beh, che dire... Che è la prima volta che mi cimento nel presente in prima persona per qualcosa di così lungo, e spero che vi sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto scrivere questo frutto del mio weekend :)

E niente, spero che siate così gentili da lasciare magari una recensione o un piccolo commento, mi fa sempre piacere riceverli! :)

Un abbraccio,

-S

   
 
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