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Autore: Panny_    15/07/2013    13 recensioni
«MORINAGA! COSA CAZZO MI SUCCEDE?!» urlò Souichi, mostrandogli la pancia. «sto male da quando l’abbiamo fatto l’ultima volta! Mi hai drogato neh? Tipico di te, dato che la prima volta l’ho fatto con te sotto effetto di un eccitante!»
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«COME SONO FINITI I MANDARINI?» urlò Souichi, attirando il pubblico.
«Mi dispiace signore, li abbiamo finiti ieri e il nuovo carico deve ancora arrivare»
«MA IO VOGLIO DEI MANDARINI!» sbraitò lui, da risposta.
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«No... no tu non sei un mostro... Tu sei una persone incredibile.... un uomo che aspetta un bambino... è qualcosa di... di... »
«Orribile...» concluse il biondo, dandosi un pugno sulla pancia.
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I caratteri dei personaggi potrebbero cambiare nel corso della storia, negli avvertimenti aggiungerò anche l' OOC quindi vi pregherei di non scrivere nelle recensioni "Morinaga/Souichi è troppo OOC" o roba simile.
Grazie dell'attenzione. I capitoli nuovi verranno pubblicati ogni lunedì.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Nient'altro che noi-Capitolo 15
-Fine-




Alla fine ho deciso di seguire la luce rossa... chissà se mi condurrà da voi...
 

«La stiamo perdendo! Forza! Dobbiamo fare il possibile per salvarla!!» urlava un dottore, sentendo il battito rallentare vertiginosamente.
Morinaga ancora non accennava a riprendersi. L’urlo fece raggelare il sangue di Kanako, la quale, mantenendo una strana calma, diede un forte schiaffo in faccia al neo-papà, facendolo svegliare. Sembrava stordito e confuso.
«Che succede? E la piccola? Si è svegliata?» sembrava proprio non aver sentito nulla... era proprio svenuto.
«No, è ancora dentro... e il suo battito sta rallentando...» disse Kanako, tanto prima o poi la verità sarebbe comunque salita a galla.
Morinaga saltò all’in piedi, cercando di scorgere qualcosa attraverso il vetro dell’oblò della porta. Non vide altro che infermieri che cercavano di salvare la sua bambina, anche se lei era nascosta dalle loro costituzioni.
Quella piccola a cui ancora dovevano dare un nome e già stava per... morire.
Morinaga, sensibile qual era, non poté trattenersi dal non piangere.
Poggiò il palmo della mano sulla porta, lasciandolo scivolare come facevano le lacrime che continuava a versare. Kanako cercò di infondergli coraggio con un abbraccio, ma il kohai lo rifiutò: voleva soffrire da solo.
 

Intanto, il senpai, stremato com’era, si era appisolato. Il suo sonno era continuamente disturbato da diversi incubi che si susseguivano rapidamente.
Si svegliò di soprassalto, completamente bagnato di sudore. Si ricordò della bambina quasi immediatamente e continuò a sperare che stesse bene... pregava insistentemente per lei.
 

Mamma... papà... fratellino...
Sapete, sento una dolce melodia... Mamma, sei tu a cantarla?
 

«Il battito continua a rallentare... non c’è quasi più nulla da fare... noi continuiamo fino all’ultimo!» sentì dire Morinaga da uno dei dottori che si trovavano in quella stanza.
Il moro cercò di affacciarsi il più possibile per capire meglio la situazione, ma nulla: era difficile veder bene cosa succedeva.
«Resisti, piccola mia...» sussurrò il kohai, addolorato come non mai. Sentì nuovamente cedere le gambe sotto il suo peso, ma non svenne, bensì cadde solamente.
Aspettò, impaziente, appoggiato al muro, cercando di non cedere mentalmente. La dottoressa salutò Kanako, augurando loro che la bimba si fosse ripresa. Kanako annuì e la salutò.
La ragazza si avvicinò a Morinaga, ma non troppo, tanto quanto bastava per sorvegliarlo.
Gli poggiò una mano sulla spalla, pattandolo un po’.
«Kanako... non ce la farà, vero?» chiese il moro, con un fil di voce.
«Non ne ho la più pallida idea, se proprio devo essere sincera,,, ma spero vivamente di poter abbracciare la mia piccola nipotina.... a proposito, avete pensato a che nomi dare ai piccoli?» chiese, a sua volta, la ragazza, sedendosi accanto a lui.
«In verità... ancora non ne abbiamo parlato io e il senpai... abbiamo avuto altro da fare... a proposito! Dobbiamo ancora prendere le culle! Dobbiamo affrettarci!» disse Morinaga, fantasticando su tutta a roba che avevano comprato per i bambini.
«Devo anche chiamare a lavoro per dire che stasera non ci sarò perché sono diventato... papà...» quell’ultima parola gli fece accennare un piccolo sorriso... era diventato papà!
Kazako, vedendolo sorridere, sorrise anche lei. Quella situazione era così strana...
Lei era diventata zia di due nipotini partoriti da suo fratello... che cosa strana.
Improvvisamente sentì squillare il telefono. Dalla schermata si poteva leggere che il numero era quello di Tomoe.
«Kanako-chan! Ma cosa è successo?? Io e Kurokawa siamo andati a portare un regalino a Souichi e abbiamo trovato tutto aperto e sporco di sangue ovunque! Inoltre c’era anche puzza di disinfettante e alcool!» urlò Tomoe attraverso il telefono.
«Nii-san ha partorito oggi... corri all’ospedale *** dove hanno fatto le ecografie... quello abbastanza vicino casa, ce l’hai presente?»
«Corriamo!» proferì Tomoe alla fine, staccando la chiamata.
«Chissà che faccia faranno quando sapranno tutta la storia...» Morinaga si incupì nuovamente e Kanako lo capì subito.
«Mi sa che dovresti chiamare al lavoro no? Dai, nel caso ci sono novità, ti chiamo io! Tieni il mio cellulare...» disse Kanako, tentando di sviare il discorso.
Dopo aver sospirato, Tetsuhiro si issò in piedi e, prendendo il cellulare, compose il numerò del suo senpai.
Dopo aver fatto squillare il telefono una decina di volte, una voce irritata rispose con un “Che vuoi?” molto burbero.
Morinaga, facendosi pazienza, spiegò con calma tutta la situazione e l’espressione del vecchio cambiò, o per lo meno così si poteva intuire dalla sua voce cambiata.
«Mi spiace moltissimo averti risposto a telefono in quel modo prima, spero che tutto si risolva. Ti do una settimana libera e, nel caso tua figlia non ce la facesse... ti lascio un mese a casa... spero che la bambina ne esca sana.» proferì la voce del senpai anziano, il quale, poi, staccò la chiamata.
Tetsuhiro sospirò e, girandosi per raggiungere nuovamente Kanako, si trovò faccia a faccia con un Tomoe preoccupatissimo.
«Morinaga-kun, allora? Cos’è successo??» chiese il ragazzo «Come sta nii-san? E i miei nipotini?» continuò, riempiendolo di domande fin quando, Kurokawa, non lo baciò per farlo stare zitto.
«Scusalo... è preoccupato, comunque racconta pure...» disse, con voce più pacata, il marito del Tatsumi.
Morinaga cercò di trattenersi dal non piangere ancora, anche se il solo ricordo lo faceva stare male.
«Souichi... è entrato in travaglio quando eravamo a casa,,, infatti ha partorito lì. Dopo aver partorito il maschietto, essendo senza anestesia, ha perso i sensi. Quando è nata la bambina abbiamo scoperto che il cordone ombelicale la soffocava. I dottori hanno fatto il possibile, ma non si è svegliata. Giusto in tempo hanno messo i bambini accanto a Souichi, e infine siamo giunti qua. Il senpai ora forse dorme, la bambina è in rianimazione... il suo battito è lentissimo e probabilmente... non ce la f-farà...» le ultime parole lo fanno esplodere e comincia a piangere. Tomoe e Kurokawa lo abbracciano, augurandogli un po’ di serenità e sperando che tutto vada a finire per il meglio.
«C-Ci accompagni?» domandò Tomoe, asciugandosi gli occhi per il pianto a cui aveva dato sfogo anche lui.
Morinaga non fece altro che annuire.
Raggiunta Kanako, la videro piangere.
«Kanako... novità?» chiese Tetsuhiro, con un tono mezzo allarmato. La ragazza annuì e, facendosi forza, fece fuoriuscire dalla bocca parole dure.
«Hanno fatto... di tutto...» disse, lasciando intendere.
«Non è possibile... è uno scherzo, vero?» chiese Morinaga, sul punto di piangere nuovamente.
La ragazza, però, scosse la testa, accennando un “no”.
Morinaga la fece spostare usando modi abbastanza rudi. Entrò in quella stanza dove ancora c’era qualche dottore.
Senza ragione, si avvicinò all’incubatrice della bambina, nonostante due dottori lo avessero pregato di uscire,
«Piccola... mi senti? Dai, vieni dal tuo papà... la strada che hai scelto non è quella giusta... segui l’altra,,, io, mamma e il tuo fratellino ti aspett-ehi! Ti aspettiamo!» gridò alla fine, dopo esser sbattuto fuori.
 

Papà! Papà! Sei tu? Mi hai detto... di seguire l’altra strada? Quella bianca allora? La rossa la lascio stare? Papà, parlami ancora... la tua voce mi piace... io... io ti sto raggiungendo!
 

Uscì un dottore dalla porta della stanza, un altro rimase dentro.
«Mi dispiace... abbiamo fatto il possibile... purtroppo, durante il coma, ha avuto anche un infarto e dopo di esso... il suo cuoricino ha smesso di battere... Mi dispiace.» proferì il dottore con un velo di tristezza ben mascherato.
«No... lei non può morire... lei mi ha sentito... ritornerà da noi, dal suo papà e dalla sua mamma...» disse Tetsuhiro, con una voce da psicopatico e con gli occhi rossi di pianto.
«Mi dispiace... Non sarà cos-»
«Senpai! Senpai! La bambina... il battito... è viva! La bambina è viva!» disse il medico che era rimasto dentro, tirandosi contro anche l’altro medico,
Entrati, la bambina aveva raggiunto i suoi normali livelli ed era sveglia. Aveva un dito in bocca e muoveva le piccole gambe. Improvvisamente un pianto stridulo riempì la stanza e Morinaga, che aspettava fuori, quasi si sentiva morire di gioia.
«A-Avevi ragione... c-congratulazioni!» dissero in coro Tomoe, Kurokawa e Kanako.
«Sono il papà più felice del mondo!» gridò Morinaga, crollando a terra. Kurokawa fermò l’impatto giusto in tempo.
Lo stress l’aveva logorato dentro, facendolo svenire, ma col sorriso sulle labbra.
Quando si riprese, in altre parole dopo qualche minuto, vide la sua bambina uscire dalla stanza in una piccola culla trasparente. Indossava una tutina rosa e aveva un aspetto arzillo. La seguì, liquidando i parenti che lo guardavano stupefatti. Gli porse il mignolo e la bambina lo afferrò.
«Benvenuta nella famiglia Morinaga, piccola...» sussurrò Morinaga. La bambina sorrise per un istante e il cuore del moro si riempì di felicità.
Entrarono in stanza dal senpai, il quale era accoccolato su se stesso e dormiva.
«Senpai... sveglia...» sussurrò Morinaga, prendendo, con l’aiuto del medico, la piccola tra le braccia.
«Mh... c-cosa vuoi...?» chiese, sussurrando, il senpai, svegliandosi lentamente. Con altrettanta lentezza si stropicciò gli occhi e alla fine mise a fuoco cosa aveva davanti agli occhi. Morinaga teneva in braccio la loro bambina, la quale giocava pacatamente con il dito di Tetsuhiro.
«Bella, vero? È viva, senpai... è viva!» disse il kohai, passandogliela e mettendogliela accanto.
Il senpai rimase muto: era una gioia indescrivibile a parole. Dopo pochi secondi, un’altra piccola culla fece il suo ingresso trionfale. All’interno c’era il maschietto che dormiva beato, spaparanzato.
L’infermiera lo posò in braccio al papà con estrema delicatezza. Tetsuhiro lo guardò in maniera dolce, cullandolo.
La femminuccia si mise a piangere dopo un po’, dimenandosi. Souichi fece attenzione a non farla cadere, la stessa infermiera che aveva portato il piccolo, porse al biondo un biberon con del latte tiepido.
«Molto probabilmente ha fame...» pensò, ad alta voce, la ragazza, facendogli vedere come doveva allattarla. La bambina succhiava a tratti vorace e, a tratti, lentamente.
Dopo poco anche il maschietto si svegliò con un sonoro sbadiglio e cominciò a piangere anche lui. L’infermiera pose a Morinaga l’altra bottiglina, insegnandogli a farlo mangiare.
Ora sì che sembrava una famigliola felice...

 
La porta si aprì con un sonoro cigolio. I bambini erano tutti e due accanto a Souichi sul lettino. Dalla porta, tre testoline apparvero: Kurokawa, Tomoe e Kanako.
«Si può?» chiese Kanako a nome di tutti. Il senpai annuì, accarezzando i suoi piccoli.
«Mica corro il rischio di essere menato?» chiese il povero Kurokawa prima di varcare la soglia. Il senpai rise.
«Se fai del male ai bambini, sì.» rispose, giocando con la bambina.
«Eh? Non lo farei mai!» disse il giovane, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
Il biondo non gli diede retta. Si sentiva così felice e tranquillo in quel momento...
«Avete scelto i nomi per i bambini?» domandò Tomoe, prendendo una sedia e sedendosi, tirando fuori dalla giacca il cellulare e fotografando la famigliola, togliendo il flash.
«Uhm... per il piccolo io avevo pensato a Kichiro... mi piace tanto quel nome...» disse il senpai, accarezzando il suo bambino.
«S-Senpai, quello della bimba posso sceglierlo io?»
«No.»
«M-Ma senpai! Per favore...» chiese Morinaga, quasi disperato.
«No.»
«Aiko. Morinaga Aiko.» disse alla fine il kohai, assumendo un tono autoritario, tanto da far sbalordire Souichi. «Voglio che la bambina si chiami così.» concluse, accarezzando quel piccolo angioletto dalla tutina rosa che dormiva.
«E va bene...» sospirò il senpai.
 

Quel giorno di metà primavera, il 18 maggio per la precisione, nacquero Aiko e Kichiro Morinaga.
 
 


-Qualche mese dopo...-
 

«Senpai! Perché da quando sono nati i bambini sono stato costretto a dormire nella camera degli ospiti?»
«Perché ho i bambini sotto controllo se dormono con me! E ora sta zitto e cambia Aiko!»
«Senpai... quando faremo l’amore?»
«Quando saranno cresciuti!»
Intanto i bambini crescevano a vista d’occhio: la piccola era arrivata a tre chili e cento grammi e a cinquanta centimetri d’altezza, il bambino, invece, era arrivato a quattro chili e a cinquantotto centimetri.
Il senpai era diventato quasi più tirannico di com’era e il povero Morinaga è costretto a sopportarlo ogni giorno.
Ma ne è felice: lui e il senpai presto si sarebbero... sposati. Il moro gliel’aveva chiesto due settimane prima, mentre facevano l’amore.
Il senpai si prese una settimana per decidere,  ma alla fine proferì il tanto atteso “sì”.
Si sarebbero sposati a settembre, il 23. Giorno in cui avevano deciso anche di celebrare il battesimo.
La vita, per Morinaga Tetsuhiro, non era mai stata così... dolce.
 


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Spero di non aver deluso le vostre aspettative. Ecco qui l’ultimo capitolo di “nient’altro che noi”. Spero di rivedervi alla prossima con -forse- un extra...
Alla prossima avventura, Panny_


                                                    
  
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